LA LEGGE DEL MALANDRINO
Prologo - La
Leggenda dei Grandi Quattro
“Questa è la
storia di come quattro
ragazzi, appartenenti a quattro casate diverse..“ - Narratore
“No! La storia
parla di come una
ragazza cambiò il suo destino, e di come ha evitato di sposarsi!” -
Merida
“Silenzio
Ricciolina! La storia parla
di un ragazzo che salvò sua sorella e di come sia diventato una
leggenda! -
Jack
“Che storia
orribile! Meglio la mia”
- Merida
“Ragazzi, state
sbagliando, la storia
parla di come un ragazzo non diventò come suo padre.” - Hiccup
“Wow! Che storia
intrigante! Che pathos!”
- Jack
“La storia non è
nessuna di queste..”
- Rapunzel
“Esatto! Sono io
il Narratore e
decido io!” - Narratore
“Guastafeste..”
- Merida
“Come stavo
dicendo, questa è la storia di quattro ragazzi, destinati ad
incontrarsi.
Ripercorrendo le orme dei Grandi Quattro riveleranno grandi poteri che
non
sapevano di possedere, ma un grande male stava per risorgere portando
oscurità
in tutto il mondo. Ecco cominciamo da lì.” - Narratore
Era una
notte buia e inquieta, il cielo era pervaso da enormi nubi oscure che
espellevano fulmini e saette dal bianco più puro ma, che sprofondavano
nell’oblio di quella foresta. La Foresta Proibita. Era buia e lugubre
come i
suoi rumori e le sue ombre, e tutto ciò che si nascondeva dietro di
esse. Le
folte chiome degli alberi s’irroravano di un grigiastro perlaceo, i
rami bassi
sembravano braccia e mani scheletriche. Il vento muoveva le foglie e
creava
rumori spettrali, le ombre sembravano creature feroci pronte ad
assalire
qualsiasi cosa si muovesse.
Il terreno
scalfito ripetutamente da quell’acqua gelida e pervasa da saette,
portava in
una grotta, stretta e lunga simile a un corridoio, illuminata solo da
una tenue
luce rossastra che si scorgeva lontano. Aveva un soffitto basso pieno
di fori
rocciosi nei quali fuoriuscivano piccole gocce d’acqua che cadevano
nelle
numerose pozze d’acqua stagnante, appartenenti alla tempesta che ergeva
all’esterno; negli angoli bui si nascondevano neri pipistrelli, che di
tanto in
tanto aprivano i loro occhietti rossi e spiegavano le ali in un breve
volo.
C’era un silenzio quasi innaturale, destinato a durare poco. Nelle
profondità
della grotta si rilevava un’ampia stanza costellata da candele
decomposte.
Una leggera
brezza spense l’unica candela rimasta accesa, rendendo la stanza nera
come la
pece. I pipistrelli diventarono irrequieti, come se qualcosa riempisse
il vuoto
tombale che si era creato. Volarono via, lasciando quel silenzio che
stava per
avere fine.
Una figura
oscura
si erigeva e due occhi ambrati osservavano il posto. Scivolò come
un’ombra
fuori dalla grotta e attraversava quella foresta mentre una flebile
luce lunare
lo accompagnava mostrando il suo volto. Pitch era tornato.
A.A.
Eccomi qui, dopo un bel po’ di
tempo che
non aggiorno.
Dopo aver
riletto i capitoli e leggendo
le vostre recensioni, ho voluto riscrivere il prologo, un vero prologo.
La
storia procedeva troppo veloce e non rispettava ciò che avevo in mente
inizialmente.
Quindi ho deciso di “riscrivere” gli altri capitoli, saranno simili a
prima ma
mi soffermerò su molte cose. Detto questo ringrazio i recensori e spero
continuate nella lettura! Un bacio ;)