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Autore: eleCorti    28/04/2016    2 recensioni
E mi chiedo: ma tu mi pensi mai? Quando sei da sola o quando cammini per strada in mezzo alla folla? Pensi mai alla nostra fantastica storia – finita da poco –, pensi mai che, grazie a me, ti sei risollevata da uno dei periodi più brutti di tutta la tua vita? No... secondo me no, non lo pensi.
[Fanfiction partecipante al contest All the songs make sense, indetto dall'autrice Hypnotic Poison sul furum EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Where are you now?

 
But where are you now?
Do you ever think of  me in the quiet, in the crowd?

 
Sono qui: in mezzo alla folla... solo. Di nuovo. È vero, ci sono molte persone in quest'affollata strada di Shibuya, ma per me è come se non ci fossero. Mi passano davanti come se fossi invisibile, o forse sono io che lo penso.
La verità è che io penso sempre a te, quando sono solo a casa nella tranquillità più assoluta, quando cammino per strada in mezzo alla folla. Sempre.
E mi chiedo: ma tu mi pensi mai? Quando sei da sola o quando cammini per strada in mezzo alla folla? Pensi mai alla nostra fantastica storia – finita da poco –, pensi mai che, grazie a me, ti sei risollevata da uno dei periodi più brutti di tutta la tua vita? No... secondo me no, non lo pensi.
Lo ricordo. Lo ricordo ancora quel lontano giorno in cui tu sei venuta da me... eri a pezzi. Che fine aveva fatto la buffa ragazzina che sorrideva sempre? Mi chiesi allora. Giurai a me stesso che da quel giorno ti avrei protetto.
Sorrido, ripensando a quel giorno. La mia mente, come un libro, viene trasportata a quel giorno di sette anni fa...
Un’altra stressante giornata di lavoro è finita e Strawberry non è venuta. Di nuovo. Se la becco, mi sente, penso mentre passo lo straccio a Lory.
Sono tre giorni che non viene, sono tre giorni che non chiama, sono tre giorni che non abbiamo notizie di lei. Inizio a preoccuparmi, ma forse non dovrei: sarà sicuramente impegnata con quell’odioso del suo ragazzo... Mark... quanto lo detesto!
Tutte. Se ne sono andate tutte. Sono rimasto solo – Kyle è giù in laboratorio (sebbene siamo in pace ormai da cinque anni, lui non ha mai smesso di fare ricerche) – nella vasta sala ricolma di tavolini e sedie.
Mi siedo su un tavolo di fronte al vasto portone e chiudo gli occhi. Finalmente un po’ di tranquillità, penso.
La porta si spalanca. Apro gli occhi di scatto, pensando che sia un ladro. No, è Strawberry, penso tranquillizzandomi.
Mi alzo. Sto per dirgliene quattro, quando noto una cosa: Strawberry ha gli occhi rossi... ha pianto. Ma perché? Mi chiedo. Mi sto preoccupando. Non è che quell’arrogante di Mark le ha fatto qualcosa?
“Strawberry che ti succede?” le domando, assumendo un tono molto dolce. Non è da me.
Non risponde. Si butta tra le mie braccia, scoppiando in un pianto isterico. La stringo a me e le accarezzo i capelli – sciolti – pensando che sono molto più lunghi rispetto a prima – ora le arrivano fin sotto le spalle –. In quel momento il mondo si è fermato per me.
“Strawberry...” le sussurro. Non la posso vedere così. È una stretta al cuore per me.
“Mark... Mark mi ha lasciato” mi confessa tra i singhiozzi. Ancora non si è scostata da me.
Vorrei mostrarmi dispiaciuto per lei, ma la verità è che sono molto felice: finalmente quel pappamolle si è tolto di mezzo!
“E reagisci così? Per una sciocchezza? Il mondo va avanti cara la mia Strawberry!” la riprendo, tornando in me. A volte non la capisco.
“Ryan, Mark mi ha tradito!” urla più forte che può. Le lacrime ancora inondano il suo viso.
“Capisci? L’ho beccato con un’altra!” sembra un’isterica, penso.
Poi torno in me. Come si è permesso? Come si può fare una cosa del genere ad una ragazza come Strawberry? No, non si può fare. O almeno io non lo avrei mai fatto. Mai. Io amo Strawberry. Nonostante tutto.
“Strawberry...” attiro la sua attenzione.
“Io... ti prometto che mai nessuno ti farà soffrire...” sono serio come non lo ero mai stato.
“Oh Ryan... “ si ributta tra le mie braccia.
La stringo ancora me, accarezzandole i capelli. Prima ero serio. Avrei fatto di tutto pur di farla tornare a sorridere.
Quello era stato l’inizio di tutto: da quel giorno lei si era avvicinata a me, da quel giorno lei aveva iniziato a interessarsi a me. Ed io... io ero, per la prima volta dopo anni, felice. Mi sbagliavo.
Mi fermo. Ho camminato un bel po’ mentre ero perso nei miei pensieri. Sono finito al parco.
Stringo i pugni, ripensando a quel giorno: lei mi lasciò proprio lì.
Ancora una volta, la mia mente venne trasportata in quel triste giorno. Ancora una volta, sono costretto a ricordare, quando voglio dimenticare.
Il parco. Avevo deciso di portarla al parco. L’avevo vista strana nell’ultimo periodo, forse aveva qualcosa e non me lo voleva dire, forse aveva qualche problema con il lavoro e non me lo voleva dire. Ero, insomma, sicuro che la mia Strawberry avesse qualcosa.
Eccola. La vedo arrivare. Indossa il suo cappotto preferito – rosso – e quella gonna che avevamo comprato insieme, tempo fa.
Mi sorride. Forse mi sbagliavo quando pensavo che avesse qualcosa.
“Finalmente! Sei in ritardo!” la rimprovero. E lei si arrabbia. Sì, forse mi sbagliavo.
Passeggiamo per il parco, ci prendiamo anche un gelato. Poi... poi ci sediamo su una panchina. All’improvviso si è fatta seria.
“Ryan...” attira la mia attenzione. È ancora seria. Che cosa deve dirmi?
“Io... devo dirti una cosa...” evita di guardarmi negli occhi. Si fissa, infatti, i suoi stivaletti neri.
“Ti ascolto...” incrocio le mani dietro la nuca ed accavallo le gambe. Sono in ascolto.
“Io... ho capito di essere innamorata ancora di Mark...” s’interrompe, aspettando una mia qualsiasi risposta. Non arriva.
“Io... ti lascio...” stringe la sua gonna rossa.
“Va bene...” le dico, sembrando indifferente. No, in realtà non lo sono. Dentro piango.
“Addio...” si alza di scatto e corre via. Sta piangendo.
Oh Strawberry, penso, dovrei essere io a piangere non tu. Me ne vado. Ho bisogno di sfogarmi.
Da quel giorno tutto è cambiato. Sono sprofondato nel baratro della depressione. Mi sono allontanato da tutti, persino da Kyle, preferendo affondare nella mia solitudine.
Avevo anche scoperto che lei... che lei mi aveva tradito. Sì, Strawberry mi aveva tradito con quel pesce lesso di Mark.
Illuso. Lei mi aveva illuso. Avrei dovuto odiarla, ma la verità è che, nonostante tutto, io continuo ad amarla. Sempre.
Continuo a camminare, uscendo da quel parco. Mi farà bene, mi dico.
Mi trovo in uno strano quartiere, pieno di graziose villette – sicuramente piene di allegre famigliole – chissà dove sono finito, mi chiedo. Poi, vedendo il nome della strada, mi accorgo che non sono poi così lontano da casa mia.
Mi fermo. Ho notato qualcosa. Mi volto di nuovo verso quella finestra e la vedo. Lei: Strawberry.
Sorride come non faceva da anni ormai – nemmeno quando stava con me, sorrideva in quel modo – mentre serve la cena a due bambini – i suoi figli, mi dico – e a lui... Mark.
Abbasso la testa sconsolato: avrei dovuto esserci io al posto di quello lì. Forse mi sono illuso troppo, mi dico.
Allora capisco. Capisco che tu mai mi hai pensato né quando sei da sola, nella tua quiete, né quando sei per strada in mezzo alla folla. E forse dovrei farlo anch'io, mi dico.
Me ne vado. Torno a casa. Scopro con grande stupore che io e lei non abitiamo poi così lontano – io abito solo due isolati più avanti –, in tutto questo tempo noi eravamo vicini e non lo sapevamo.
Basta pensare a lei, mi dico mentre entro in casa, devo trovare un modo per distrarmi.
Lo dico da sempre, ma in verità non ci riuscirò mai, anche se dovesse arrivare un’altra ragazza che mi sconvolgerebbe la vita. Io penserò sempre a te Strawberry.
Chiedendomi: dove sei ora? Mi addormento così: con questa domanda, cui ancora non ho trovato risposta.
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