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Autore: Becky2000GD    29/04/2016    1 recensioni
Le relazioni non sono mai rose e fiori. Dylan l'ha imparato a sue spese. Il suo principe azzurro non esiste.
DAL TESTO:
Con il dorso della mano la ragazza si pulì qualche goccia densa e rossa che le stava scivolando lungo il mento. Aveva il labbro rotto e sanguinante. Mugolò per il dolore.
Certo, da quando stava con Syn c'era abituata ai suoi attacchi d'ira, specie quando finiva per ubriacarsi con gli amici. Però ora era davvero troppo: erano caduti in un circolo vizioso, in una spirale di insensata violenza che avrebbe solo finito per uccidere Dylan. E lei lo sapeva. Le previsioni non potevano essere rosee.
-PRECEDENTEMENTE PUBBLICATA SU WATTPAD-
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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"E se ti mostro il mio lato oscuro, mi stringerai ugualmente questa notte?"

-Pink Floyd, The final cut

 

 

 

Passo dopo passo, le sembrava di allontanarsi kilometri e kilometri. Ogni centimetro che guadagnava era un traguardo. Brian non sarebbe riuscito ad acciuffarla.

Purtroppo Dylan non era mai stata così tanto veloce a correre, altrimenti tante volte prima di quel momento si sarebbe risparmiata innumerevoli lividi. Tuttavia, questa volta il suo ragazzo non sembrava avere la benché minima possibilità di fermarla.

Nervosismo e adrenalina le stavano dando la carica necessaria per continuare a fuggire. Le gambe stavano diventando sempre più deboli, le facevano male ... ma la ragazza non riusciva proprio a pensarci. L'istinto di sopravvivenza stava avendo la meglio su qualsiasi altra sensazione.

D'altra parte però la vista le stava dando non pochi problemi. Per lei quello era uno sforzo enorme, non era mai stata una tipa particolarmente atletica e di certo non era abituata a fare sport. Figuriamoci se poteva correre come una forsennata per quaranta minuti, senza interruzione. Iniziava a vedere tutto a chiazze.

-Dove sono finita ...

Sussurrò, parlando da sola.

Uscendo in fretta da casa Haner non aveva fatto caso a quale strada stava imboccando. E nei dintorni dell'enorme villa c'erano non pochi sentieri percorribili. Alcuni portavano al centro di Huntington Beach, altri finivano verso il boschetto poco distante. In ogni caso, appena fuori dal grande cancello nero della dimora di Synyster, tutte le strade potevano sembrare uguali. Soprattutto di notte.

Dylan si fermò, guardandosi attorno. L'ipotesi d'essersi persa non era troppo rassicurante. E là fuori con il buio potevano esserci bestie peggiori del suo ragazzo di cui preoccuparsi.

Tentò di riprendere fiato mentre con la visuale offuscata intravedeva le cose tutte attorno.

C'erano delle case, case gigantesche, proprio a poche centinaia di metri di distanza.

Un sorriso enorme le si dipinse sul viso terribilmente tumefatto. Il primo sorriso pieno della serata ...

Non solo era finita in una delle strade che conducevano ad Huntington, aveva persino percorso quella più corta. Riprese a camminare, anche se più lentamente. Ormai era al sicuro. O almeno, questo era ciò che sperava.

Scrutò il quartiere che le si apriva davanti. Era il più prestigioso della città. Lì dimoravano star del cinema, musicisti, scrittori, artisti . C'erano anche gli avvocati, gli imprenditori ... i più ricchi, l'alta borghesia. Nessuno escluso. Tutti concentrati in un unico luogo.

Syn sembrava proprio essere l'unico ad aver deciso di vivere più lontano, in un posto isolato.

Dylan sospirò e scosse la testa.

Cosa poteva esserci di strano? Brian sentiva sempre il bisogno di distinguersi. Le sue scelte erano dettate dal suo ego e dal sentimento di superiorità che nutriva nei confronti di ogni altro essere umano.

La ragazza riprese a camminare in mezzo alle enormi ville, cercando di scacciare dalla mente quei pensieri. La strada era larga e sgombra, in giro non c'era nessuno. Le luci nelle case sembravano essere tutte spente, il silenzio regnava padrone. Tutto ciò che si poteva udire era il frinire delle cicale.

Ormai aveva del tutto recuperato la vista, anche se era piuttosto stanca. Dovevano essere circa le tre di notte, e lei non aveva idea di dove sarebbe potuta andare.

Non aveva amici nei dintorni, nessuno che potesse ospitarla. Per un attimo le balenò in testa l'idea di andare alla centrale di polizia più vicina e, finalmente, denunciare Brian. In fin dei conti, lui non meritava altro. Era solo in grado di alzare le mani, ogni pretesto era buono per prendersela con la sua ragazza.

Una sensazione di freddo gelido avvolse la giovane, facendola rabbrividire.

Se Synyster se la prendeva sul serio, calci e pugni lasciavano il posto a qualcosa di peggio. Solo un mese prima era addirittura arrivato a picchiarla usando una mazza da baseball, rompendole più di una costola e provocandole un'emorragia interna. E quando aveva ormai recuperato la lucidità e si era reso conto di cosa aveva fatto a Dylan, aveva persino indugiato nell'accompagnarla in ospedale. Preferiva lasciarla morire che finire in manette con l'accusa di violenza domestica. Ecco quanto valeva il suo amore.

La ragazza cadde in ginocchio, sul cemento freddo e duro.

Come poteva essersi innamorata di qualcuno così crudele? E come poteva avergli permesso di trattarla in quella maniera?

Portò le mani sul viso. Per l'ennesima volta quella sera le lacrime le stavano pungendo gli occhi, ma cercò di essere forte e ricacciarle indietro. Ora era lontana da lui, non c'era motivo di piangere. Anzi, avrebbe fatto meglio a godersi il tempo di pace che aveva, perché sicuramente già dalla mattina successiva Brian avrebbe aperto una vera e propria caccia, pur di catturarla.

Catturarla, sì. Lei non sarebbe stata altro che una preda, in questo gioco malato.

Proprio mentre era giunta a questa conclusione, incominciò a sentire come un ronzio in lontananza. Si guardò attorno spaventata, con gli occhi sgranati per lo stupore ed il terrore.

Il ronzio si avvicinava sempre di più, ma allo stesso tempo Dylan non vedeva nulla di diverso da quelle parti.

In fretta si alzò da terra, e prese a camminare a passo spedito. Aveva un brutto presentimento.

E più gli istanti passavano, più il fastidioso rumore prendeva la forma di una canzone. Una di quelle che lei conosceva fin troppo bene.

Allora capì.

Corse più veloce, più in fretta che poteva, fin quando ancora una volta non sentì male alle gambe e le venne a mancare l'aria.

Si sentiva braccata, come un animale selvaggio.

Le note di "Die,die my Darlin'" dei Misfits erano sempre più vicine e avrebbero fatto da sottofondo alla sua fine.

Pochi istanti dopo una Porsche grigio metallizzato le stava alle calcagna. Passò di fianco a Dylan, la superò e infine si fermò a una ventina di metri da lei, sbarrandole la strada.

Il motore dell'auto rombava ma era coperto dalla canzone sparata a tutto volume dallo stereo interno della macchina.

La ragazza si bloccò istintivamente. Non aveva più la mente lucida, non sapeva cosa fare in quella situazione.

E comunque, qualsiasi escamotage per provare ancora a fuggire sarebbe risultato vano.

Sapeva bene a chi apparteneva quella Porsche. Il proprietario dell'auto avrebbe fatto di tutto pur di far felice Brian.

Gli sportelli, anteriori e posteriori, si aprirono immediatamente. Dalla vettura scesero quattro ragazzi.

-Dove vai di bello a quest'ora, Dolcezza?

Domandò Johnny, con fare ironico.

-Non sai la fatica che abbiamo fatto per trovarti. Ora basta capricci, fa' la brava bambina e vieni con noi. Syn ha bisogno di discutere con te.

Mormorò Zacky, mentre si accendeva una sigaretta. Il suo tono non ammetteva repliche.

L'unica cosa che Dylan poteva fare senza rischiare la pelle era salire in macchina e non dare a quei quattro ulteriori grane di cui occuparsi.

Jimmy intanto si avvicinò, afferrandole un braccio. Non era un tipo violento, e forse era l'unico tra i presenti a non apprezzare l'atteggiamento che Brian aveva nei confronti delle ragazze. Il suo modo di trattarle lo disgustava semplicemente.

Ma sapeva anche di non poterlo cambiare. Se in trent'anni il chitarrista non era stato capace di capire che non poteva sempre e solo risolvere tutto con la violenza, Rev non poteva fare nulla.

-Torna a casa, Dylan.

La voce calda e rassicurante di James era ammaliante, certo. Però non era la prima volta che lui la convinceva a tornare tra le braccia del suo amico. Ed erano sempre dolori.

Chiamando a raccolta tutto il coraggio che aveva, la giovane mollò uno schiaffo fortissimo al batterista, colpendolo in pieno viso. Un po' come aveva fatto circa un'ora prima con Synyster, quando l'aveva spinto via.

-Non voglio farlo. E né tu né i tuoi amici potete costringermi, James. Avrò anche diciannove anni, ma so benissimo cavarmela da sola. Sono un'adulta.

Gridò la ragazza. La sua voce era chiara e forte, ma intanto tremava dalla testa ai piedi. Tutto quell'opporre resistenza non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua situazione.

-Oh, ma per favore. Quante altre stronzate mi toccherà di sentire stasera, prima di poter tornare a casa e dormire in santa pace?!

Sbottò Matt, spazientito. Fino a quel momento era rimasto appoggiato contro l'auto di Zachary, con le braccia conserte. Ora però le stava venendo in contro con fare minaccioso.

Senza che Dylan potesse avere il tempo di difendersi, Matthew la prese per i capelli e con poca gentilezza la trascinò fino alla macchina.

La buttò sui sedili posteriori.

-Ora te ne stai zitta, ferma e buona finchè non ti riportiamo a casa tua, dove vivi con il tuo ragazzo ...

La voce fu particolarmente marcata sull'ultima parola.

-A quel punto, lui farà di te ciò che preferisce, ma l'importante è che noi potremmo passare la notte come più ci va. Ti è chiaro il concetto, mocciosa?!

Matt era così adirato che non poteva far a meno di urlarle contro. Syn doveva avere esasperato i suoi amici per convincerli ad aiutarlo a cercare Dylan.

-Tu hai deciso di vivere con lui. Ti sembrava tutto bello e comodo quando vedevi solo i regali che ti faceva e i suoi soldi. Beh, ora sai che stare con Brian non è una favola. Ma questa è la vita che ti sei scelta, quindi benvenuta nel mondo reale, Tesoro.

Le parole di Johnny furono come una coltellata per lei. Aveva ragione, era solo colpa sua. Era stata troppo cieca, così ingenua da non essersi accorta dall'inizio che qualcosa in colui che amava non andava.

Salirono tutti di nuovo in macchina.

Zacky guidava la sua auto nuova, andando ad una velocità spaventosa. Matthew se ne stava in silenzio sul sedile del passeggero, guardando fuori dal finestrino. Jimmy e Johnny, invece, erano seduti di fianco alla ragazza, uno alla sua destra e l'altro alla sinistra. In effetti, tranne qualche rapida battutina tra il bassista e il secondo chitarrista della band, nessuno proferì parola.

Dylan tenne la testa bassa per tutta la durata del tragitto. Quelli che per anni e anni aveva considerato degli idoli erano gli stessi che ora la stavano facendo vivere un incubo ad occhi aperti.

 

 

 

***

 

 

 

Quando entrarono in casa, la prima cosa che subito saltò agli occhi di Dylan fu la confusione che c'era: le poltrone in salotto erano rovesciate, l'antico vaso persiano era stato gettato a terra ed ora giaceva ridotto in pezzi sul parquet, la televisione a schermo piatto era frantumata. Ovunque c'erano vetri verdi che somigliavano tanto a quelli delle bottiglie di birra ...

La ragazza deglutì e terrorizzata si portò le mani sulla bocca.

Quanto doveva essere arrabbiato Brian? Ma soprattutto, quanto doveva aver bevuto mentre lei non c'era?

Proprio al centro della stanza, sopra il camino, appesa al muro in una bellissima cornice dorata c'era una foto di Dylan e Synyster, che sorridenti si stringevano l'uno all'altra.

L'immagine risaliva a circa un anno prima, ovvero quando i due si erano appena messi insieme.

Anche quella era stata distrutta. La cornice sfondata era ancora appesa, ma al suo interno la foto era sparita.

-Cristo!

Commentò Zacky non appena vide tutto ciò.

-Che macello ...

Continuò James, sgranando gli occhi.

Johnny fu l'unico che non riuscì proprio a dire nulla. Lasciarlo senza parole non era una cosa facile.

-Synyster! Dove sei?! Synyster!

Più e più volte, in modo molto insistente, Matt chiamò l'amico. Era incazzato, così incazzato che non faceva neppure caso a come era ridotto quel posto.

Mentre gli altri rimasero fermi sulla porta, il vocalist degli Avenged Sevenfold si avventurò per le stanze della grande villa, continuando a cercare Brian.

-Allora?! L'avete presa?!

Il chitarrista scese in fretta le scale che conducevano al piano superiore. Aveva riconosciuto la voce dell'amico.

Con gli occhi vagò lungo tutto il salotto di casa, fin quando il suo sguardo si posò su Dylan prima ancora che su gli altri.

Il cuore del ragazzo mancò un battito, come anche quello di lei.

 

 

 

***

 

 

 

Dylan era stata mandata in camera, come una bambina in punizione.

Syn le aveva detto di aspettarlo lì. La sua espressione irritata. Aveva la mascella contratta e un lampo di rabbia gli si leggeva sul viso ...

La ragazza era convinta che, questa volta, non l'avrebbe passata liscia.

Con le mani giunte in preghiera, se ne stava seduta sul letto.

-Fa' che non soffra, ti prego ... fa' che non mi faccia male.

Non era mai stata una tipa religiosa. Non credeva in Dio, né in nulla di vagamente simile ad una forza superiore che governa l'universo.

Ora come ora, però, aveva bisogno di qualcosa a cui appellarsi. Qualcosa che le desse il coraggio di cui aveva un disperato bisogno.

Sussurrò più e più volte le stesse frasi, mentre sentiva il cuore che stava per esploderle nel petto.

Poco dopo, la maniglia della porta si abbassò. Con il terrore negli occhi, Dylan si voltò a guardare la scena.

Brian entrò, chiuse la porta a chiave e ci si spalmò contro con la schiena. Aveva un bottiglia di Jack Daniels in mano. I suoi occhi, di un colore marrone ambrato, erano iniettati di sangue ma sembravano anche tremendamente smarriti.

Sospirando diverse volte, rimase fermo a guardare la giovane seduta lì, a pochi passi da lui.

Avrebbe solo voluto avvicinarsi e colpirla, dargliele di nuovo con tutta la forza che gli restava. Sarebbe stato capace di farle molto male, più del solito. Allora non avrebbe tentato nuovamente la fuga ...

Un bagliore di lucidità si affacciò alla mente di Synyster.

No. Non poteva picchiarla anche questa volta.

-Perché te ne sei andata così?

Chiese Brian, biascicando. Era stanco, assonnato ... e più ubriaco di prima.

Dylan, intanto, era così impaurita da non riuscire neanche a pensare.

-Sei un mostro, Syn. La persona peggiore che abbia mai conosciuto.

Buttò fuori la prima cosa che le venne in mente.

In vino veritas, certo, ma in questa situazione l'unica a parlare con sincerità fu propria la persona più sobria nella stanza.

-Sai, quando ero piccola io pensavo sempre che un giorno avrei trovato l'uomo perfetto per me. Tu sembravi somigliarci davvero al mio principe.

Voleva dire tutta la verità. Credeva ancora che sarebbe morta di lì a poco, quindi perché non liberarsi di un simile peso?

-Sei grande e forte ... e sei meraviglioso. Intelligente, bello, talentuoso. Hai carisma e fascino da vendere. Peccato che uno come te non sappia cosa farsene di tutte queste qualità. Hai buttato tutto all'aria per l'alcol e la droga. Non sei neanche in grado di goderti i soldi che hai senza vivere una vita d'eccessi. E soprattutto non sai tenerti me.

Sospirò.

-Mi perderai, Brian. O mi fai fuori con le tue stesse mani o sta sicuro che un giorno, prima o poi, mi perderai per sempre.

Il ragazzo restò in ascolto. Non mosse un muscolo, non disse una sola parola.

Da fuori non si notava, tuttavia lui stava soffrendo. Soffriva come mai prima nella sua vita.

Aveva fatto del male per mesi e mesi alla donna che amava, e senza il minimo rimorso. Si era sempre giustificato incolpando lei, dicendosi che Dylan non faceva altro che provocarlo, e che se le meritava le botte.

Adesso però non era più tanto sicuro che le cose stessero davvero così.

Lasciò cadere a terra la bottiglia, che si frantumò sotto i suoi piedi.

Dylan si coprì gli occhi. Cosa voleva fare?

Quando lo vide avvicinarsi temette che volesse pugnalarla usando i frammenti di vetro sparsi sul pavimento.

Invece, Brian si limitò a togliersi la maglietta e lasciarsi cadere sul letto, con ancora i jeans addosso. Nonostante i sensi di colpa, non appena venne a contatto con il cuscino si addormentò subito, complice anche il mal di testa che aveva da diverse ore.

Non sapeva però che avrebbe passato la notte più difficile e tormentata della sua vita.

La ragazza, stupita e sconvolta, si allontanò di scatto dal letto.

Si rannicchiò in un angolino dove, piangendo, rimase fino alla mattina successiva.

 

   
 
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