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Autore: __Light    30/04/2016    1 recensioni
La storia di un piccolo riccio, tra momenti di gioia, guai e solitudine. La morale e il finale sono a libera interpretazione (positiva o negativa).
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta, in un boschetto, una mamma riccio che aveva appena avuto una cucciolata.
I piccoli erano giocherelloni e crescevano felici; l’ultimo nato, in particolare, pur essendo più minuto dei fratellini, era molto vivace e spesso, per questo, dava alcune preoccupazioni alla mamma.
« Non allontanatevi troppo! », così li ammoniva quando andavano a giocare fuori dalla tana, ma essi il più delle volte l'ascoltavano poco. Il piccolo si allontanava più degli altri, per esplorare il mondo che lo circondava e fare nuove amicizie, ignaro dei pericoli cui andava incontro.
Un giorno pagò cara la sua curiosità: si allontanò troppo e scoppiò un temporale, così che per ripararsi dovette allontanarsi ancora di più dalla sua tana e non vi fece più ritorno. Si perse e la sua famiglia non fu in grado di ritrovarlo.
Trascorso il temporale, vagò nel boschetto in cerca della sua casa, stanco e bagnato fradicio, finché non perse le forze e la speranza.

Il piccolo riccio si svegliò sentendo caldo. Si trovava in una tana mai vista prima, avvolto in qualcosa di morbido e peloso: era la coda di una mamma volpe.
Guardandosi intorno si rese conto che c'erano anche dei cuccioli che lo guardavano curiosi. Accortisi che fosse sveglio, lo circondarono e iniziarono ad annusarlo, pungolarlo con le zampette, fargli tante domande. Il piccolo riccio si sentiva di nuovo al sicuro; quella tana fu la sua nuova casa e le volpi la sua nuova famiglia.
Trascorsero insieme giornate felici, finché una delle volpi-sorelle non si fece male giocando con il fratellino acquisito: i aculei erano diventati più grandi e pungevano tanto!
L'incidente provocò un tale sgomento nel piccolo riccio che esso decise di scappare via; non faceva altro che provocare guai.
Vagò senza meta, ininterrottamente, per ore, fino a raggiungere il ciglio di una strada, ormai esausto; stavolta nessuno l'avrebbe salvato, né desiderava che ciò accadesse. Pregò perché potesse smettere di ferire chi gli era caro.
Un ragazzino che passeggiava in bicicletta si fermò per soccorrerlo, prendendolo in mano. Il padre, accanto a lui, gli raccomandò di stare attento a non farsi male con gli aculei e la bestiola, quasi come avesse capito, tentò debolmente di muoversi, con il desiderio di sfuggire da quella mano per non ferirla. Il ragazzino però non se ne preoccupò e prese ad accarezzarlo,confortandolo con parole tenere e promettendogli di prendersene cura.
Il piccolo riccio sentì un calore che lo ristorò fuori e dentro, per poi chiudere gli occhi, finalmente in pace.

 
   
 
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