“You certainly have a type, don’t
you?”
Quella sera il maltempo
aveva deciso di investire la città di New York decretando pioggia incessante, vento
e freddo, e chiunque con un tempo del genere sarebbe rimasto a casa al caldo e
al riparo; chiunque, eccetto Alec Lightwood.
Si era presentato davanti la
porta di Magnus Bane bagnato come un pulcino, alcune
ciocche dei capelli neri gli si erano incollate alla fronte e gli abiti lo
fasciavano come una seconda pelle zuppi come erano, e lo stregone non aveva
potuto nascondere la sorpresa di vederselo lì davanti. Lo aveva fatto
accomodare in casa sua, gli aveva dato indumenti asciutti e offerto una bevanda
calda, il tutto accompagnato da lunghe conversazioni che Magnus aveva scoperto
piacergli.
I due avevano preso a
trascorrere molto tempo assieme, solo loro due, tanto che capitava che il
giovane Nephilim rimanesse a dormire dallo Stregone,
come in quella occasione. Magnus aveva insistito affinché Alec si sistemasse
nel letto, ma il ragazzo, facendo tingere di un rosso accesso il viso, aveva
risposto di preferire il divano; a mente fredda, lo Stregone aveva ringraziato
la scelta di Alec.
Quel ragazzo lo incuriosiva
come pochi erano mai riusciti a fare in tutti quei secoli. Alec Lightwood, così diverso dai suoi antenati, nessuna malizia
in quegli occhi di color azzurro che si discostava dal solito verde che aveva
caratterizzato i suoi predecessori.
E adesso, seduto sul pouf di
fronte al divano su cui riposava il Nephilim, Magnus
non poteva non osservare quel ragazzo apparso dal nulla. Lo osservava in
rigoroso silenzio, memorizzando nella sua testa ogni dettaglio, ogni
caratteristica: la forma del viso, degli occhi, le labbra piene in quel momento
lievemente dischiuse…
Scosse il capo, prima di
volgere lo sguardo verso la finestra presente nella stanza. Un giovane Nephilim era comparso di nuovo a sconvolgergli la vita,
questa volta in maniera ancora più prorompente della prima volta. La prima volta.
Will.
Lo Stregone non riuscì a
trattenere un sorriso malinconico nel ricordare il nome del giovane Herondale. Un secolo e mezzo circa era trascorso dal
lontano 1878. A quel tempo, lo Stregone viveva in Inghilterra, a Londra, ed era
impegnato in una relazione con la vampira Camille Belcourt. Era stata proprio la vampira ad avvisarlo che
avrebbero collaborato con gli Shadowhunters in una
missione e durante quella, gli occhi di Magnus caddero sulla figura di William
– “Will” – Herondale, Shadowhunter
non ancora diciottenne, proprio come Alec. «Il
viso di un angelo cattivo e gli occhi come il cielo notturno dell’Inferno»,
erano state queste le parole con cui lo Stregone aveva descritto il giovane Herondale alla dolce e ingenua, a suo tempo, Theresa –
“Tessa” – Gray. Ricordava come lo aveva osservato, di
aver percepito in lui qualcosa di cupo, qualcosa di segreto e nascosto celato
al suo interno; da lì a poco i due ne avrebbero passate di tutti i colori.
Il sorriso malinconico si spense completamente. Will, per Magnus, era un
argomento delicato e non perché ne fosse innamorato; non lo era mai stato. Si
era sentito responsabile per quel ragazzo, ma sentiva di averlo deluso: non era
riuscito a fare in modo che il legame di Will con il suo parabatai
sopravvivesse e questo lo rendeva triste. Ma questo non era la sola cosa.
Pensare a Will portava
Magnus a scontrarsi con la propria immortalità, con il fatto che tutte le
persone a cui teneva erano morte o sarebbero andate incontro alla morte.
Si era affezionato a tutte
le sfaccettatura di quel ragazzo, lo aveva visto conquistare la ragazza di cui
era innamorato, avere un lieto fine, invecchiare e morire. L’effetto che
l’assenza di Will aveva avuto su Tessa, anche lei creatura immortale,
spaventava a morte lo Stregone. L’aveva vista struggersi per la morte del suo
amato, soffrire, versare lacrime infinite. Aveva visto gli effetti devastanti
che l’amore e in particolar modo la morte della persona amata poteva avere su
una creatura immortale.
Tutto questo era racchiuso
nel ricordo di Will Herondale.
Sospirò pesantemente mentre
si passò una mano sul viso, stanco. Aveva paura di affezionarsi ad Alec più del
dovuto, di soffrire per una nuova perdita che gli avrebbe finito di strappare
un cuore già danneggiato. Se si fosse innamorato di Alec e lui fosse morto,
sarebbe mai sopravvissuto a tanto dolore?
Alec improvvisamente mugugnò
nel sonno, muovendosi leggermente sul divano, catturando l’attenzione di
Magnus, il quale sorrise involontariamente. Tese un braccio verso il ragazzo,
sfiorandogli i capelli neri con le dita. Il giovane Nephilim
sollevò lentamente le palpebre, puntando gli occhi azzurri in quel momento
velati dal sonno verso lo Stregone.
«M-Magnus…?»
«Ssh…
- posò delicatamente l’indice sulle labbra di Alec – Riposati, Alexander.
Veglierò io su di te» mormorò dolcemente incapace di non sorridere, specie
quando Alec rispose al suo sorriso prima di chiudere nuovamente gli occhi.
Magnus continuò a guardarlo ancora per diversi minuti prima di alzarsi dal pouf
e dirigersi in camera da letto. Sulla soglia della stanza si fermò, voltandosi
in direzione del divano.
«Capelli neri e occhi azzurri saranno sempre
la mia combinazione perfetta».
~
Quando si è
masochisti, lo si è fino in fondo – anche nel cuore della notte.
Dopo aver riletto TMI e aver quindi sofferto per i Malec
in un modo atroce, ho ripreso in mano Le Origini e adesso mi ritrovo a soffrire
nuovamente a causa di Tessa, Will e Jem.
Perché non unire le sofferenze? Sofferenza x Sofferenza = Sofferenza2 ,
per cui ho deciso di soffrire scrivendo di Magnus che nel cuore della notte,
osservando Alec, ripensa a Will.
Detto questo, vado a piangere in un angolo della casa!
Bye bye :*