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Autore: NWriter    02/05/2016    1 recensioni
Il sole era ormai tramontato dietro l'enorme Lago Ghiacciato, ma all'orizzonte si poteva ancora scorgere la sua luce rossastra, che insieme alla verde nebbia che occultava la Palude dei Mille Acri e al freddo azzurro del lago creava in cielo un incredibile alchimia di colori.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I suoi corti e brizzolati capelli castani ondeggiavano col caldo vento serale.

Il sole era ormai tramontato dietro l'enorme Lago Ghiacciato, ma all'orizzonte si poteva ancora scorgere la sua luce rossastra, che insieme alla verde nebbia che occultava la Palude dei Mille Acri e al freddo azzurro del lago creava in cielo un incredibile alchimia di colori.
La volta celeste era piena di nuvole, ma non di quelle grigie ed oscure che preludono la stagione delle piogge, ma di quelle che in realtà sembrano servire solo a rendere un tramonto ancor più magnifico, facendo filtrare quei pochi raggi di sole rimasti al di sopra di esse, creando così dei raggi di luce di diversi colori.

Da lassù riusciva ad osservare quasi tutta la landa; dalla Città D'argento, Mirthal; fino al Lago Ghiacciato; dalle Rovine degli Ameyd fino alla Palude dei Mille Acri, dietro il Tempio del Silenzio e ancora più lontano i Monti Koraki, tutto sotto la stupenda luce del tramonto

Non gli interessava di quante volte il Maestro superiore e gli altri adepti glielo dicessero, non avrebbe mai smesso di nascondersi sul tetto del palazzo di Giada.

Tutte le volte che era triste trovava conforto in quella stupenda vista, forse un po' malinconica ma allo stesso tempo così confortante.

L'unica cruccia che lo turbava era non poter vedere casa sua da quell'altezza, il Palazzo di Giada sorgeva su un alto monte proprio sopra Mirthal, ma non era abbastanza alto; essa era ben oltre l'orizzonte, oltre i Monti Koraki, dietro le Terre di Re Yoric e ben oltre il Mare del Risveglio.

Laggiù a migliaia e migliaia di leghe sorgeva Eodin, un piccolo villaggio di pescatori.

Non sapeva se da quando era partito vi erano stati cambiamenti, ma amava ricordarselo proprio come quando era bambino.
Un piccolo villaggio, non contava più di quindici case, tutti conoscevano tutti; e lui crebbe li, cullato a tratti dalla dolcezza delle onde sulla spiaggia e tratti dalla imponenza dell'acqua contro gli scogli durante le tempeste.

Era li che aveva maturato il sogno di viaggiare e di vedere cosa c'era oltre il Mare del Risveglio, di vivere incredibili avventure combattendo mostri di ogni tipo e proteggendo gli innocenti.

Eppure ora era li, stava vivendo il suo sogno, come Studente di alcuni dei più grandi Maestri di Combattimento della regione.
Era il pupillo del palazzo, il migliore, non conosceva rivali.

Ma non era felice.

Cos'era? Cos'era quella cosa che gli impediva di trovare la felicità e la sua pace interiore?

Tornò ancora indietro con la mente, al suo villaggio, a sua madre e suo padre;  chissà se erano orgogliosi di lui.
Ormai mancava da quattro anni a casa, e l'unica cosa che glieli ricordava erano le lettere che costantemente si scambiavano.
Chissà com'erano cambiati, era solito interrogarsi sulla cosa; I capelli di suo padre erano ormai diventati argentei? E sua madre com'era cambiata dopo l'incidente col peschereccio?

Domande che ora come ora non potevano avere risposta.
Una lacrima cadde dai suoi occhi verdi come due smeraldi, nostalgia di casa? Si, probabilmente.
Eppure sentiva nel suo cuore che quella non era la vera ragione della sua tristezza.

Pensò alla sua vita per un po', al viaggio compiuto, alla fatica fatta per far parte dell' Elite del Palazzo di Giada.

Era ciò che voleva e che aveva sempre voluto?

No.

Sognava di essere libero, di poter girare il mondo, di vedere il Mare di Sabbia, di combattere nella Città Corrotta, di vedere l'alba sorgere dalla Torre del Drago, di esplorare antiche rovine alla ricerca della sapienza perduta del mondo, di dimostrare quanto valesse davvero.

Ma ciò che bramava di più era di innamorarsi, di trovare la sua metà perduta, di lottare per lei, di viaggiare con lei, di proteggerla, di potere essere finalmente completo.
Ma a Palazzo non era permessa una cosa simile.

Aveva capito, dopo tanto tempo aveva finalmente capito.

Impugnò il suo stocco dorato e se lo portò davanti, inneggiando a bassa voce ciò che sembrava una piccola preghiera.

Quando riaprì i suoi occhi si accorse che il cielo era ormai ricolmo di lanterne di carta, erano rosse come il sangue e sopra recavano un simbolo nero.

Notò che una di esse era rimasta incastrata in uno dei capitelli del tetto, che servivano per sorreggere un altro piccolo tettuccio.

Sporgendosi l'afferrò e la liberò.

Il simbolo proveniva dalla lingua Aeyd: "Namar", "Ricordo" in lingua corrente.
Oggi era il Primo giorno del nuovo mese, le Lanterne erano ricordi per coloro che tempo fa ci avevano abbandonato.

Amici, genitori, fratelli; Oggi per il mondo era un giorno di lutto.

Ripensò a tutte le persone che aveva perso, a tutte quelle che non vedeva da tempo e a quelle che non avrebbe più rivisto.

Rinfoderò il suo stocco e mise mano nel suo zaino.
Tirò fuori un piccolo flauto intagliato nel bambù, era di un colore verdastro, schiarito dal tempo e recava molti segni di usura, ma nonostante tutto funzionava ancora come il giorno in cui gli venne regalato, circa 22 anni fa.

Cominciò così a diffondersi nell'aria una dolce melodia.

Il suo vero viaggio stava per iniziare, e con il cuore ricolmo di speranza era pronto a partire sotto la luce del tramonto.


   
 
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