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Autore: destiel87    04/05/2016    0 recensioni
Sette sono le Dee che cambieranno il destino dell' eroe Sigfried, giunto dalle terre nordiche fino alle sponde della grecia.
Afrodite, dea dell' amore, Ixchel, dea della passione, Hel, lunare e gelida come i monti dove dimora.
Ecate, dea degli incantesimi, Atena, dea della saggezza e della guerra, Artemide, la vergine cacciatrice.
Ed infine, Perfesone, malinconica regina dell' oltretomba...
Ad accompagnarlo nelle sue avventure, il fidato destriero alato Pegaso, e la veggente guerriera Cassandra.
A sfidare la sua ira e la sua spada, il valoroso e crudele Ares, ed Ade, dio dei morti e delle ombre.
(Nota: I personaggi della storia sono ispirati alla mitologia greca, romana e normanna)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5: LA DEA DEGLI INCANTESIMI






La grotta di Ecate era fredda e buia, silenziosa e profonda come gli inferi.
Sigfried camminò a lungo nella totale oscurità, senza sapere quale fosse la via giusta.
Dopo tanto camminare si sentiva perso e confuso, dove doveva andare?
"Dei, datemi un segno ve ne prego!" Urlò esasperato.
Poco dopo tra le tenebre vide muoversi qualcosa, così sfoderò di nuovo la sua spada e si preparò alla lotta.
Più l' ombra si avvicinava tuttavia, più sembrava avere sembianze umane.
Il suo viso era illuminato da una candela, e quando fu vicino a Sigried, potè notare che si trattava di una donna anziana, avvolta in dei vecchi stracci sporchi e rotti.
La vecchia era piccola e gobba, i lunghi capelli grigi le ricadevano sul volto rugoso, i suoi occhi erano quasi chiusi e le sue labbra inaridite.
Emetteva uno strano rantolio, e l' eroe ebbe l' impressione che stesse per cadere da un momento all' altro.
Quando la vecchia perse l' equilibrio lui la prese subito tra le braccia, facendola sedere.
"Mia signora? Mia signora mi udite? Vi sentite male?"
Lei aprì un poco gli occhi e con fatica iniziò a parlare.
"Oh Dei, finalmente incontro qualcuno... Sono venuta qui molto tempo fà per aiutare mia figlia che è molto malata, ma non sono riuscita a trovare la strega... Mi sono cibata di ratti e pipistrelli pregando gli Dei di mandare qualcuno a salvarmi... E finalmente siete arrivato!"
Il cuore di Sigfried si intristì per la storia di quella povera donna, persa in quell' orribile caverna per chissà quanti anni, sola e spaventata.
"Non vi preoccupate mia signora, vi condurrò fuori di qui! Ho dei diamanti nel mio sacco, quando sarete al sicuro ve li donerò, in modo che possiate aiutare vostra figlia e stare tranquilla per il resto dei vostri giorni!"
Gli occhi della vecchia si riempirono di lacrime, poi pianse di gioia.
"Che cuore grande avete mio caro ragazzo! Siano ringraziati gli Dei! Temevo che avrei finito i miei giorni in questo inferno!" Rispose la donna accarezzando il suo volto, finendo per toccare la sua cicatrice.
"Oh cielo, che è successo al vostro bel viso ragazzo?"
"Una bestia mi ha ferito, ma non abbiate paura, è morta ora!"
La vecchia saltò di paura, così Sigfried la strinse a sè sussurrandole dolci parole.
"Non piangete mia signora, usciremo di qua e voi potrete tornare a casa dalla vostra famiglia..." Dicendo così la prese in braccio e la fece sedere sul cavallo.
"Forza Pegaso, dobbiamo trovare un uscita al più presto!" Esclamò. "Penseremo dopo alla Dea..." Aggiunse a bassa voce, rattristato di non averla ancora trovata.
Si passò le dita sulla mano che Hel aveva toccato, congelandola, e ripensò a lei cercando il coraggio di andare avanti.
Camminò a lungo, ma quella caverna si era rivelata un labirinto infinito.
"Sapete, non mi stupisco che vi siate persa, io stesso non riesco ad orientarmi qui dentro!" Disse alla vecchia.
Non udendo alcuna risposta si voltò verso di lei, bloccandosi quando non la vide.
"Pegaso! Ma dov'è finita la signora? Non capisco, l' avrei sentita se fosse caduta..."
Confuso e preoccupato, Sigfried tornò indietro per cercarla, maledicendosi per la sua poca attenzione.
Dopo molte ore, ancora non era riuscito a trovarla, e iniziava a perdere le speranze, così si sedette a riposare un momento.
Poco dopo sentì in lontananza un pianto, pareva provenire da una bambina, così si ricompose e corse a cercarla.
"Piccola! Piccola non temere non voglio farti del male! Vieni fuori così posso aiutarti!" Urlava mentre il pianto diventava sempre più forte.
Finalmente riuscì ad intravedere una piccola luce alla sua destra, corse verso la luce fino a trovare rannichiata a terra una bambina di circa sette anni; I suoi capelli erano neri e i suoi occhi verdi erano ricoperti di lacrime.
Aveva un corpo minuto e gli abiti erano stracciati e luridi, anche se si vedeva che dovevano essere stati molto belli ed eleganti. Tra le mani reggeva una piccola candela e una bambola di pezza.
Sigfried pensò che dovesse trattarsi di una piccola lady; Forse i genitori erano morti ed era rimasta tutta sola, pensò.
"Piccola non avere paura, ci sono io adesso! Sono un eroe, ti porterò fuori da qui..."
"Davvero? Non mi piace questo posto, è brutto e pauroso, voglio la mia mamma!"
Disse piangendo la bambina mentre stringeva la bambola.
"Certo, fidati di me! Ma cosa ci fai qui tutta sola? Dove sono i tuoi genitori?" Chiese prendendola in braccio.
"Non lo so... Ero venuta qui con il mio papà, volevamo trovare la mamma che è scomparsa nella foresta, ma poi lui ha lasciato la mia mano e io mi sono persa nel buio!"
Sigfried asciugò le sue lacrime con la sua camicia e la strinse a se.
"Non preoccuparti, se è qui lo troverò!"
Decise di tenerla in braccio per non rischiare di perderla come era successo con la vecchia, così le disse di tenere in mano la candela e di fargli luce, mentre lui reggeva lei e conduceva Pegaso.
Camminarono a lungo in silenzio, finchè la piccola iniziò a canticchiare una melodia.
Sigfried si fermò un attimo, cercando di ricordare dove aveva sentito quella canzone...
Improvvisamente ricordò la dolce voce di Afrodite che cantava nel bosco.
"Com'è possibile? Come conosci questa canzone?" Chiese confuso.
"La cantava sempre la mia mamma..." Rispose la piccola.
"Come si chiama la tua mamma?" Esclamò Sigfried, sempre più confuso.
La piccola lo guardò profondamente negli occhi, poi si avvicinò al suo orecchio e sussurrò: "Gea..."
Al sentire quel nome Sigfried sbiancò... Possibile che fosse proprio lei?
Gea era la Dea primordiare, la madre di tutti gli Dei e creatrice della terra... Ma se era sua madre, dunque la bimba non poteva essere che...
"Vedo che finalmente l' hai capito straniero." Disse la piccola.
Poi, avvolta dalla luce si separò dalle sue braccia, rivelando la sua reale figura.
Una giovane donna, con lunghi capelli neri e occhi verdi, labbra rosse e un fisico alto e longilineo.
Portava un lungo ed elegante abito nero, una corona d' argento tra i capelli e uno scettro fatto di pietra nera, circondato da un serpente argentato.
"Ecate..." Sussurò esterrefatto Sigfried, inginocchiandosi di fronte a lei e bagnato dalla sua luce.
"Ma allora la vecchia..."
"Si straniero, ero io."
"Perdonatemi mia signora se non vi ho riconosciuto..."
"Non hai nessuna colpa, è una mia abilità non essere riconosciuta se non lo desidero!"
Ecate osservò per bene il giovane, poi sollevò il suo viso con le mani e scrutò nei suoi occhi.
"So perchè siete qui straniero..."
"Lo sapete?"
"Dubitate forse delle mie capacità?!" Esclamò irritata.
La luce intorno a lei si fece più forte, tanto che Sigfried dovette coprirsi gli occhi.
"Perdonatemi mia Dea... Sono solo un uomo, nulla posso contro la vostra saggezza e il vostro potere..."
Ecate rise divertita e poi aggiunse "Non è con le lusinghe che otterrete ciò che volete!"
"Perdonatemi mia Dea... cosa posso offrirvi dunque?"
"Non avete nulla che io possa desiderare..."
Sigfried riflettè un attimo e poi si ricordò delle due sacche che portava appese al suo cavallo, così si alzò in piedi ed esclamò:
"Posso darvi i fiori più belli del regno!"
Ecate rise di nuovo. "Oh come siete romantico, volete donarmi dei fiori che abbelliscano la mia umile dimora?"
Sigfried si vergognò di quanto aveva detto, tuttavia non possedeva altro che i fiori e i preziosi, così decise di provare con quelli, sperando nella sua buona sorte.
"Vi offrirò allora i più bei diamanti che esistano... Sono tutti vostri se li desiderate!"
Per la terza volta Ecate rise. "Certo, li indosserò nelle mie serate a corte, li sfoggerò davanti ai re e ai conti!"
Sigfried disperato non sapeva più cosa fare... Non aveva altro con sè da poter offrire.
Poi gli venne un idea, un idea folle, che forse l' avrebbe portato alla morte, ma ormai era li, doveva combattere fino al suo ultimo respiro, come in tutte le sue battaglie.
"Allora vi offrirò una cosa ben più rara e bella, che potrete tenere sempre con voi, e che vi riscalderà nelle notti di solitudine..."
Ecate lo guardò dubbiosa, cercando di capire a cosa si riferisse.
"E cosa sarebbe straniero?"
Sigfried si avvicinò a lei, accarezzando tra le dita i suoi capelli neri.
"Qualcosa che ogni donna desidera, anche se poche la ottengono, qualcosa che non ha prezzo... Un sogno ad occhi aperti..."
"Sogni? E che me ne faccio dei sogni io?" Rispose lei con disprezzo.
"Oh vedrete, non tutti i sogni sono uguali..."
Così dicendo Sigfried si avvicinò a lei e baciò le sue labbra, tenendo tra le mani il suo viso.
In quel bacio ci mise tutta la dolcezza che provava per Afrodite, tutta la passione che nutriva per Ixchel, tutto il desiderio che lo faceva sciogliere quando pensava a Hel...
Tutto l' amore che aveva provato in quei lunghi mesi, tutta la disperazione, l' aspettativa, la tenerezza, le mise in quel bacio, che sembrò durare una vita intera.

 
Nota: Ecate nella mitologia romana è Dea degli incantesimi e degli spettri,  in grado di viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli dei ed il regno dei morti.
Nota: Gea è nella religione e nella mitologia greca, la dea primordiale, quindi la potenza divina della Terra, Progenitrice dei titani e degli dei dell’Olimpo
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