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Autore: Eleonoruccia    05/05/2016    0 recensioni
La vita di Lexie Evans si intreccia con quella di uno sconosciuto dal quale è attratta e al contempo infastidita. Se cercate una storia d'amore, non è quello che troverete. È piuttosto un incontro-scontro tra due estranei, vittime di un'incoercibile attrazione. Ipnotica. "Non ho mai amato gli spazi angusti. Non che la redazione di una testata giornalistica così importante avesse degli ascensori angusti, intendiamoci, ma la gente a volte sa essere terribilmente ingombrante". Assaggio di una divina tossicità o di un infernale sublime?
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4
 
 
 
La settimana a lavoro è stata pesante, anzi, a dirla tutta, la prima esperienza lavorativa si è rivelata completamente diversa da come me la sarei aspettata, e sicuramente meno entusiasmante. I giorni si susseguono in un andirivieni di giri in metro per assolvere le deleghe di Edith, che per lo più consistono nel ritirare il pranzo di Mrs Carter al Sushi all’angolo di Medison Square Park, tra la Quinta e la Ventisettesima, oppure nel passare a fine giornata dall’edicolante per verificare quante copie del Times siano state vendute.
D’accordo, ad essere onesti, ho anche avuto modo di conoscere Brian, un simpatico afroamericano dall’accento meridionale, con il quale intrattenere piacevoli conversazioni sulla politica socioeconomica del Paese mentre ci dirigiamo da Starbucks per i nostri dieci minuti di quella che possiamo definire la nostra pausa pranzo, il ché rende le dieci ore di lavoro molto meno noiose del previsto.
 
Per questo motivo, quella di trascorrere una serata con Sarah mi era sembrata una buona idea quando, proprio nel bel mezzo di una riunione ai piani alti del Times a cui Edith mi aveva concesso di assistere a patto della mia più assoluta invisibilità, il suono del suo sms risuona durante il discorso di Mrs. Carter, invitandomi a casa sua per quella sera. Inutile sottolineare le occhiatacce di tutti i presenti nello studio, e la gomitata di Edith non appena nessuno ci presta più attenzione.
 
Al quarto Long Highland mi sento notevolmente più disinvolta. Provenendo da una piccola cittadina in cui il più grande divertimento consiste nell’intrufolarsi a notte fonda nell’unico pub della zona per scroccare qualche birra al barman ubriaco, una serata in discoteca è quanto di più trasgressivo io abbia fatto finora, figuriamoci poi se la discoteca in questione è un locale alla moda nel centro della movida newyorkese. Insomma, il Top dell’esperienza mondana nella mia breve maturità da poco più che ventenne.
Come se non bastasse, a dieci metri da me, c’è un ragazzo fantastico dagli occhi azzurri che non ha mancato di farmi provare il ‘brivido’ di essere ancora più piccola e provinciale di quanto io già non mi senta in questa grande e alla moda metropoli. Ma l’alcol si sa, fa apparire gli altri più interessanti, quindi mi è facile dimenticare il risentimento più o meno giustificato nei confronti di quell’insolente per focalizzarmi sulla sua mano che proprio in quel momento sta passando con nonchalance tra i capelli.
 
Il liquore contenuto nel long drink mi rende decisamente più audace di quanto io sia in realtà e, spinta dal coraggio liquido, pochi minuti dopo mi ritrovo, non so come, ad ondeggiare leggermente a ritmo di musica vicino al privé; gli occhi socchiusi e le labbra ammiccanti, animata da una sensualità che io stessa non sapevo assolutamente di possedere.
È allora che intuisco il suo sguardo addosso. Schiudo leggermente gli occhi e incontro i suoi, azzurri e bellissimi come li ricordavo, ma non più freddi e distratti come quella volta al parco. Caspita quanto è figo. Rimprovero Savannah per questa sua riflessione impertinente, ma senza troppa convinzione; in fin dei conti, la sua opinione coincide esattamente con la mia.
Mi propongo mentalmente di non bere più così tanto, non sono abituata a essere dominata dagli ormoni, e devo fare appello a quel che rimane della mia lucidità per mantenere un atteggiamento dignitoso.
Oddio. Eccolo, lo vedo. Viene proprio nella mia direzione. Eccola lì, la buona Lily che immancabilmente mostra il suo lato puro ed emotivo.
Non ti fermare Lexie, il piano funziona, si sta avvicinando. Savannah è molto più schietta e  per nulla ingenua.
Non posso fare  a meno, in mezzo alla dicotomia tra sentimento e ragione, di chiedermi se effettivamente avessi mai pensato a un piano.
Che domanda stupida, Lexie. No. Certo che no. Questa è forse una delle poche cose, se non l’unica, sulla quale Lily e Savannah concordano. Bene, sono spacciata.
Ormai non posso più tornare indietro senza fare la figura dell’insulsa e noiosa fotografa di cani impacciata. Armata della mia alcolica fermezza, accetto l’invito a seguire  la mia ‘preda’ al tavolo degli Snob, come li definisco io.
Inaspettatamente, non mi sento per nulla a disagio come mi è accaduto in ascensore, ma attribuisco questa sicurezza al Long Highland. Scopro così che lo sconosciuto dagli occhi azzurri è brillante e divertente, a volte irriverente, lo ammetto, ma la cosa non mi dispiace. Anzi, mi sento stranamente rilassata al suo fianco, e mi stupisco di quanto sia stata stupida ad agitarmi così tanto per quest’incontro.
 
Complice il rum - o forse il gin, chissà -  trovo i loro discorsi sul primato del Fay sul Woolrich persino divertente, e addirittura azzardo con convinzione un intervento in difesa delle pellicce, facendo sfoggio di tutta la vena animalistica, eredità di mamma Evans. 
Il mio sguardo, è ipnotizzato da quello dello sconosciuto-non-più-sconosciuto dell’ascensore, che si sposta da me a qualcosa alle mie spalle, accendendosi di luce nuova.
Istintivamente mi volto incuriosita e, nell’attimo in cui focalizzo ciò che ho davanti resto pietrificata.
I miei occhi fissano quelli freddi e cerulei di un ragazzo in tutto e per tutto identico allo sconosciuto dell’ascensore che è seduto di fronte a me, ad eccezione dell’espressione impertinente e arrogante. Avverto un brivido di elettricità percorrermi da capo a piedi.
In un istante riacquisto tutta la lucidità che mi sembrava di aver perso fino a pochi secondi prima e, al contempo, esaurisco l’audacia che mi sembrava di aver acquisito. 
  
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