Anime & Manga > Creepypasta
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Autore: CassandraBlackZone    05/05/2016    0 recensioni
Tutto accade il 29 giugno del 2016, data in cui viene ritrovato il cadavere di Slenderman, leggenda metropolitana reputata da sempre una mera invenzione di Internet. Questa scoperta non può far altro che suscitare una curiosità tale da spingere un gruppo di scienziati a studiare il corpo della Creepypasta; curiosità che portò alla rovina la razza umana. Bastò una sola incisione e un potente virus si diffuse indisturbato in tutto il mondo confondendosi con l'ossigeno. Esso venne denominato CRP. Le conseguenze? Quando una Creepypasta muore, essa rinasce successivamente in un qualsiasi individuo in cui il virus si è ben sviluppato. Pur sapendo la sorte che l'attende, l'umanità è tenuta a proteggersi dai soggetti infetti, i quali sono destinati a seguire il loro istinto di uccidere.
Genere: Azione, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jeff the Killer, Nuovo personaggio, Slenderman
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Annabelle non si lasciò sfuggire neanche una briciola delle frittelle. Il succo d’arancia, fresco e dolce, scivolava liscio come l’olio in gola fino all’ultima goccia. Era proprio quello di cui aveva bisogno: una bella colazione sostanziosa.
«Piaciute?» chiese Jeff sogghignando. «Masky ne sarà felice.»
La ragazza si irrigidì di colpo, non appena si accorse che stava pulendo il piatto con le dita. Imbarazzata, ritrasse la mano.
«Oh, andiamo. Eri di una tenerezza infinita.»
«Smettila» mormorò Annabelle.
«Giusto, scusa. Non è così che si fanno nuove amicizie. Ricominciamo da capo. Vuoi?»
«Posso farti una domanda?»
Il CRP allargò le braccia. «Spara.»
Guardatasi attorno, Annabelle scrutò perplessa i tavoli vuoti e spogli e domandò:«Come mai ci sono solo io a far colazione?»
Jeff alzò le spalle. «Semplice. Perché tutti gli altri l’hanno già fatta. Si sono svegliati presto perché oggi è il giorno degli allenamenti.»
«E perché non sei con loro?»
Jeff allungò  una mano verso il piatto per finire le ultime ditate di sciroppo d’acero. «Ordini del capo. Voleva che mi occupassi di te. E direi che ha fatto bene» schioccò la lingua irritato. «Dannato Laughing Jack. Ti aveva proprio messo gli occhi addosso. Comunque non penso che ti creerà altri problemi.»
Annabelle forzò un sorriso,ricordando il complimento inaspettato del clown. «Mi chiedo… se mai andrò a genio a tutti gli altri.»
«Be’, non contando Slenderman vai a genio a Masky e Hoodie. Poi ci sono Liu, Jane, Smile Dog e Sally. Forse anche Eyeless Jack, ma lui è indifferente. Si adatta a qualsiasi cosa» all’ultima leccata Jeff si schiarì la voce. «E… vai a genio anche a me.»
Annabelle addolcì il sorriso e annuì. «Grazie.»
«E di che? Sono io che ti devo ringraziare. Mi hai davvero salvato la vita.» Jeff superò il tavolo con un salto per sedersi vicino ad Annabelle e prenderla per il collo con un braccio. «Stai tranquilla. Ora il numero di persone che ti considerano parte della famiglia sta sulle dita di due mani, ma col tempo vedranno il tuo potenziale e ti accetteranno. Senza fare storie.»
«Il mio potenziale?»
«Oh, tu ne hai da vendere, ragazzina. Fidati.»
Quella pelle biancastra, i bulbi oculari fuori dalle orbite e quel sorriso scarlatto che avevano terrorizzato Annabelle tre giorni fa erano diventati nel giro di un’ora la migliore compagnia che potesse desiderare in quel momento. Dopo aver lavato i piatti, Jeff mostrò alla nuova sorellina le altre stanze comuni a tutti, tra cui l’enorme soggiorno, la sala dei giochi dei ragazzi posta nel secondo corridoio del primo piano e la mansarda. Il resto delle stanze venivano usate per tenere alcuni computer o come librerie.
«Non sarà come la tecnologia sofisticata del campo, ma per noi questa è casa» annunciò Jeff fiero.
«Io la trovo fantastica» rispose entusiasta Annabelle. «C’è altro da vedere?»
Jeff ci pensò su. «Ci sarebbero i sotterranei, ma non spetta a me mostrarteli. È compito di Slenderman. Io ti ho mostrato solo la casa di giorno, non so se mi spiego.»
«I sotterranei?» ripeté curiosa la ragazza. «E cosa c’è lì?»
«Te l’ho detto. Non spetta a me farteli vedere. È… complicato.»
«Come se tutta questa faccenda non fosse abbastanza complicata» rise quasi sofferente.
«Senti, te l’avrà detto Slenderman o anche Masky un sacco di volte, ma c’è un motivo se tu ti trovi qui. Non è stato un caso.»
«Fin qui c’ero arrivata» disse lei ironica.
Jeff le prese la mano, sorprendendola. «Bene. Allora non farti troppe domande.»
«Dove andiamo ora?» chiese Annabelle. La mano di Jeff tremava. «Jeff?»
«Ecco… l’effetto della Dose finirà fra qualche ora» rispose lui grave. La ragazza si zittì all’istante. «Avrei bisogno che me la iniettassi.»
Annabelle annuì, ripetendo tra sé e sé le parole di Slenderman di quella notte. «Certamente.»
 
Masky alzò gli occhi al cielo e sospirò per la quinta volta. La sua attenzione, che doveva essere tutta rivolta a Slenderman, era invece attirata all’idea che Annabelle si fosse finalmente risvegliata.
«Terra chiama Masky. Non è il momento di pensare alla tua bella, la potrai rivedere a lavoro finito.» lo ammonì Hoodie sventolandogli una mano davanti agli occhi.
«Ma di quale bella parli?»
«Sì, nega pure. Tanto ho capito che sei attratto da lei. Peccato che verresti considerato un pedofilo.»
Sotto la maschera nera Masky arrossì violentemente dalla vergogna.
«Oh, amico. Quel rosso buca la maschera, lo sai?»
Involontariamente,  Masky si portò le mani al volto. «Smettila, Hoodie!»
«Vedete di calmarvi, voi due. Rimanete concentrati.» ordinò Slenderman attraverso la telepatia. I due proxy obbedirono, riportando gli occhi sui nuovi arrivati al campus.
Come ogni settimana, Slenderman, sotto le vesti del signor Kuro, accompagnato dai due servitori vestiti di bianco, si occupava dell’accoglienza di soldati molto speciali da lui stesso selezionati.
«Signor Kuro, vedo che questa volta ha aumentato il numero» dichiarò il generale Cherubi al suo fianco. «Posso sapere perché?»
«Inutile lasciarli dov’erano. Almeno qui potranno sfogarsi o comunque rendersi utile. Non trova?»
Annuì massaggiandosi il mento. «Se è un inferno lì, qui non è poi così diverso. Concordo in pieno con lei.»
«Inoltre, loro sono sacrificabili» disse Slenderman sicuro di sé.
«Sa, le devo confessare che quando una decina di anni fa mi aveva proposto questa soluzione, non ero molto d’accordo.» disse Cherubi portandosi le mani dietro la schiena. «Trovavo l’idea eticamente scorretta.»
«E come mai ha cambiato idea?»
Una lunga pausa separò i due uomini. «Perché anche noi siamo eticamente scorretti.»
Slenderman volse la maschera oni verso Cherubi. «Si spieghi meglio.»
«Lei non trova questa battaglia, questa guerra… inutile?»
Silenzio.
«Cosa ci porta ad attaccare i soggetti infetti quando loro in realtà non hanno colpa? Delle volte ci penso e me ne vergogno. Decisi di mia spontanea volontà di entrare nel campo, ma di certo non per uccidere i CRP solo per il gusto di farlo.»
«E allora perché l’ha fatto? Se posso permettermi» chiese Slenderman.
«Io credo che ci sia un’altra soluzione oltre alla violenza» si interruppe.« È palese che loro non lo facciano perché vogliono, bensì perché ne sono costretti.»
Masky e Hoodie, pur essendo girati verso la folla di nuove reclute, poterono sentire la conversazione e percepire lo stato d’animo di Slenderman.
L’uomo senza volto era rimasto colpito dalle parole del generale, provando anche ammirazione nei suoi confronti. Tuttavia, si accorse che stava per esultare troppo presto.
«Ho sempre pensato questo e lo faccio tuttora, ma poi… se ripenso a quel giorno...» Cherubi strinse i pugni fino a sbiancare le nocche. Il ricordo di quella notte ritornò vivido nella sua mente, amaro e con il sapore ferroso in bocca. La sensazione della pelle fredda della sua amata Stephanie tra le sue braccia rievocò quella insana rabbia e il profondo odio che provò verso i CRP. Aveva quasi perso del tutto la ragione, poiché tutto ciò che pensava in quel momento era eliminare chiunque avesse fatto quell’atrocità, ma subito rilassò i muscoli, appena il suono del pianto della speranza riecheggiò dai ricordi. Annabelle. La sua piccola Annabelle avvolta in un lenzuolo bianco e abbandonata nei pressi del campo, chiamava lui, con tutta la voce che il suo corpicino esile aveva.
Con cautela, Slenderman aveva usato le sue abilità per poter intercettare i pensieri del generale. Gli si strinse il cuore.
«Purtroppo siamo esseri umani. Ipocriti fino al midollo» riprese Cherubi sorridendo. «Non ci è facile dimenticare un torto subito, ma nemmeno un dono dal cielo.»
«Presumo si riferisca ad Annabelle» disse Slenderman con falsa ingenuità.
Annuì, intristendosi. «Posso chiederle una cosa?»
«Mi dica.»
«Annabelle. Come sta?»
«Si è ambientata bene. Ha ancora qualche difficoltà a fare nuove amicizie al collegio, ma ci sta lavorando.»
Con le mani dietro alla schiena, Cherubi gonfiò il petto per nascondere la sua felicità e, senza scomporre la sua immagine di generale, disse:«Bene. Ne sono felice.»
«Ora è abbastanza impegnata con lo studio. Dopotutto deve recuperare non poche materie, ma appena ne avrà occasione chiamerà.»
Gli occhi dell’umano si illuminarono dalla felicità. «Non vedo l’ora.»
«Anche lei.»
Tra i due uomini calò un breve silenzio, spezzato dai brusii dei nuovi ospiti. «Mi deve promettere una cosa.» parlò Cherubi. «La prego di essere un buon padre. È stato difficile per me separarmi da lei, ma d’altra parte sarebbe stato ingiusto nei suoi confronti, dato il suo passato, signor Kuro.»
Slenderman annuì, volgendo lo sguardo verso gli ultimi dieci neo-soldati.
 «Se scopro che le fa del male, giuro sulle mie medaglie che non la passerà liscia.»
Slenderman sogghignò divertito. «Me lo ricorderò, generale.»
 
Arrivati nella stanza di Jeff, Annabelle iniziò subito a prepararsi per l’iniezione. Diversamente da quella sera, questa volta si assicurò di avere tutto l’occorrente necessario: disinfettante, siringa e cosa più importante la fiala di Dose.
Jeff sussultò, appena Annabelle tirò su lo stantuffo e vide salire il liquido giallastro. «Sembra piscio.» cercò di nascondere la sua preoccupazione.
«Cos’è, hai paura?» chiese la ragazza mentre tirava fuori l’aria in eccesso.
«Se ti dico di sì cambia qualcosa?»
Annabelle non rispose e si limitò a sorridergli dolcemente. «Stai tranquillo. Sarò la più delicata possibile.»
Agli occhi del giovane killer quella minuscola siringa appariva come l’arma bianca più letale di sempre, vogliosa solo di tagliare la sua carne. Nonostante ormai fosse ritornato alla normalità, quell’immagine era rimasta impressa nella sua mente. Il panico iniziò a manifestarsi attraverso un violento attacco di tachicardia. «Annabelle, non credo di essere pronto. Possiamo…»
«Poche storie, Jeff. Se aspettiamo oltre potrebbe succedere di nuovo. E tu non vuoi, vero?» Annabelle si sedette sul letto vicino al ragazzo spaventato, fissandolo dritto negli occhi.
Di nuovo Jeff si incantò davanti a quel viola danzante, a quei vortici irreali, ma meravigliosi e il suo cuore riprese a battere regolarmente.
«Si tratta di una questione di pochi secondi. Non te ne accorgerai nemmeno» gli disse Annabelle facendolo ritornare alla realtà.
«Ne dubito. Il tempo da battere è di un’ora.»
«Ti sbagli. Il tempo da battere è di dieci minuti. Ricordi il nostro scontro?» Annabelle sorrise soddisfatta. «E… credo proprio di averlo appena battuto.»
«Cosa?»
Annabelle divise il loro contatto visivo portando davanti agli occhi di Jeff la siringa completamente vuoto.
«Ma… non è possibile.» balbettò confuso lui. «Non ho sentito niente!»
«Te l’avevo detto di stare tranquillo.» con lo sguardo indicò il punto in cui aveva iniettato la Dose. Un piccolo foro nero sull’avambraccio sinistro attirò l’attenzione di Jeff.
«È incredibile. Ma come hai fatto?»
«È una semplice iniezione sottocutanea.» rispose lei semplicemente.
«Se lo dici agli altri con lo stesso tono sarcastico, ti ucciderebbero di sicuro.» ridacchiò Jeff.
«Poco ma sicuro.»
I due ragazzi ridacchiarono divertiti, lasciando che il ricordo dell’iniezione passasse in secondo piano, ma l’arrivo di Liu zittì bruscamente quel liete momento fra i due.
«Liu, ciao!» lo salutò Jeff agitando un braccio. «Che si dice?»
Il biondo alzò un sopracciglio, e scosse la testa ridendo. «Ma bene. Vedo che gli hai dato la Dose» osservò la manica della felpa del braccio sinistro arrotolata del fratello. «Ben fatto, Annabelle.»
«Di niente.» rispose la ragazza semplicemente.
«Be’, direi che hai finito di fare colazione. È il momento di un buon allenamento.» Liu sorrise allargando le suture oltre gli zigomi. «Anche se dubito che ti serva.» si rivolse verso Annabelle.
«Liu, lei ha bisogno di memorizzare i nostri percorsi.» si intromise Jeff grave. «Potrebbe anche essere una valida combattente, ma sarebbe completa conoscendo la Black Forest.»
«Rilassati fratellino. Scherzavo. »
«Bene. È deciso. Annabelle, è il momento di renderti ufficialmente una CRP. Sei pronta?»
Annabelle annuì decisa. «Sì, Jeff. Sono pronta.»
«Non così in fretta, little Jeff.» occhiali da sole alla John Lennon, un boa di piume fucsia e trucco mal assortito. Nina the Killer entrò in scena saltando su un tavolo, con la bocca a papera e una ridicola posa da pseudo-detective.
«Nina… Cosa cavolo stai facendo?» chiese Jeff inorridito. «Dove hai trovato quel boa?»
«L’ho preso in prestito da Toby» rispose Nina abbassando gli occhiali dal ponte con un indice e sogghignando davanti all’incredulità dei due fratelli. « Prima che sorella Annabelle si alleni a diventare una CRP, deve innanzitutto sembrare una CRP. Non so se mi spiego.»
Annabelle guardò prima Jeff e poi Liu, confusa. «Devo… travestirmi?» osò Annabelle.
«Bingo
«Parli sul serio?» domandò Liu squadrando la CRP pazzerella.
«Oh andiamo! È una cosa importante, no? Non deve essere riconosciuta! È Annabelle! A-N-N-A-B-E-L-L-E! Mi spiego?»
«Veramente no.»
«Concordo con Liu» ne convenne Jeff.
«Maschi» disse Nina con falso disgusto. Superati i due, prese per mano Annabelle. «È il momento di farsi belle, bella.»
 
Le dita del dottor Dallas scorrevano veloci sulla tastiera virtuale, quasi anticipando le parole stesse. Annuendo e ridendo, non si lasciò sfuggire nessun particolare di quei tre giorni. Finalmente, dopo diverse settimane, poteva aggiornare il suo diario riguardante i CRP.
«Dottor Dallas, vuole del caffè?» chiese gentilmente Angela.
«Decaffeinato?»
«No.»
«Zucchero?»
«No.»
«Perfetto. Sul tavolo.»
Spostati diverse scartoffie, l’infermiera appoggiò con cautela la tazza fumante, buttando un occhio sullo schermo. «Sta ancora scrivendo il fatto che Jeff sia ritornato?»
«Assolutamente sì.»
«Ma perché è così importante?»
Gregory allungò una mano verso la tazza e bevve un sorso bollente. «È una domanda retorica, vero?»
Angela scosse la testa. «Temo di no.»
Dallas scivolò con la sedia sbuffando per raggiungere un'altra postazione. Digitati tutti i codici di sicurezza aprì una finestra proprio davanti alla donna. Una serie di filmati registrati da diversi soldati mostrarono un Jeff violento e assetato di sangue. Lei ne rimase inorridita.
«Questo è Jeff diverse settimane fa, mentre questo»,aprì l’ennesima finestra che proiettò un Jeff sano di mente e con il pieno controllo del suo corpo,«è quello della notte scorsa.»
«Ma… sembrano due persone completamente diverse.»
«Almeno su questo siamo d’accordo entrambi. Ora. Il motivo per cui Jeff è così importante è perché a differenza di molti altri CRP lui reagisce in un modo diverso nei soggetti infetti. Mi spiego meglio.» stoppati i filmati, il dottor Dallas aprì una nuova finestra, illustrando diverse foto con tanto di biografia. Angela ne contò ad occhio un centinaio, se non di più.
«Chi sono tutti questi ragazzi?» chiese lei sorpresa.
«Quelli che vedi sono i Jeff precedenti a partire dal 2016.»
«Oddio. Ce ne sono  stati così tanti?»
«Ci ho messo molto a raccogliere tutte queste informazioni, che fortunatamente ho preso legalmente e indovina perché?»
Angela ci pensò su . «Perché… a loro non interessa?» rispose insicura.
Gregory schioccò le dita. «Un po’ vaga, ma ci sei andata vicina. Ovviamente non è perché è Jeff, ma perché è un CRP. A nessuno importa - e sottolineonessuno – chi fosse o per meglio dire quanti fossero le vittime del virus.»
«Tutti tranne lei.»
«Precisamente.» con un indice fece scorrere le foto, evidenziando le date di nascita e di morte.
«Oddio. Sono… sono tutti dei quindicenni.» disse Angela portandosi le mani alla bocca incredula. «È orribile!»
«Così narra la leggenda. Jeff the Killer era un quindicenne quando perse la ragione e di conseguenza lo erano anche loro.»
«La prego, mi dica che c’è un errore. Loro non possono essere morti… nel giro di pochi anni se non anche mesi.» disse la donna con la voce tremante.
Il dottor Dallas si girò verso Angela. Gli occhi di quest’ultima erano lucidi davanti a quelle foto. L’idea che quei poveri ragazzi avessero perso la vita così giovani le si stringeva il cuore. Senza indugio l’uomo le si avvicinò, consolandola con un bacio sulla fronte. «Vorrei tanto dirlo, ma sarebbe una bugia.» con un pollice le asciugò una lacrima.
«Perché?» chiese l’infermiera scuotendo la testa. «Perché è successo tutto questo? Che cos’hanno fatto di male?» singhiozzò appoggiandosi al dottore.
«Come ho detto, il CRP di Jeff reagisce in modo diverso. È molto probabile che tutti questi ragazzi avessero rigettato il virus e di conseguenza siano morti. Non hanno sopportato la sua insanità mentale.» rispose lui dandole delle pacche sulle spalle.
«Non è giusto.» disse lei stringendo i denti. «Non è giusto…»
Gregory si staccò da Angela e si abbassò alla sua altezza. «Ora come ora non esiste il giusto e il sbagliato. Dipende tutto dai punti di vista. Non lo dico per cattiveria, semplicemente sono realista. È successo, punto. Tutto ciò che possiamo fare è andare avanti, ricordandoci sempre di non fare dell’erba un fascio. Mi spiego?»
Angela si asciugò le lacrime con i palmi delle mani. Nonostante fosse freddo e severo, sapeva che il dottor Dallas aveva ragione. «Non fare dell’erba un fascio. Sì, ho capito.» tirò su col naso.
«Bene. E visto che sei ufficialmente la mia assistente, diamoci da fare.»
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Mi dispiace per l’ennesimo ritardo, ma purtroppo sono successe delle cose molto spiacevoli che mi hanno e tuttora stanno segnando. Non sono molto in vena di scrivere, ma facendolo almeno evito di pensarci.
Scusate ancora.
Alla prossima!
 
Cassandra
   
 
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