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Autore: AlnyFMillen    06/05/2016    4 recensioni
Warning!spoiler retrace XC/CIV
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Nell'universo parallelo sognato da Oz, non perdetevi i piccoli happy ending fatti di the e biscotti, tra ricordi, crescite, lacrime, morti e resuscitati, segreti, gelosie, rivelazioni, divertimento e tanti, tanti, tanti casini. Buona lettura e grazie per essere qui!
~Un po'tutti, rigorosamente vivi e vegeti {Vincent; Ada; Leo; Elliot; Oz; Gil; Alice; Echo; Sharon; Break; Reim; Sheryl; Rufus; Lottie; Lacie; Jack; Oswald}
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❦dal primo capitolo❦
"Ed è forse paura quella che vedi ad incrinare la perfezione dei suoi occhi smeraldo, la stessa che hai cercato di farle provare nei tuoi confronti ma non si é mai presentata. Eccola lì, finalmente ha capito chi sei veramente.
Sorridi senza un briciolo felicità tra i denti.
Un rifiuto.
Un ingannatore.
Un ladro.
Un burattinaio ma assieme una marionetta.
Un assassino.
Un...
Un... Uomo? Anche tu? Persino tu?"

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||raccolta di oneshot happlyeverafter ispirata a long non ancora pubblicata||
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Elliot Nightray, Oswald Baskerville, Oz Vessalius, Vincent Nightray, Xerxes Break
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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||ATTENZIONE||
||raccolta di oneshot happly ever after ispirata a long non ancora pubblicata||
 



 

Mi odierai, forse si, ma lo fai sorridendomi



 
 
 
Portami in mezzo ad un temporale...
 
É una splendida giornata.
Troppo, pensi, per uno come te.
Hai sempre odiato il sole, come i suoi raggi si riflettessero sulla tua pelle senza modo di passarle attraverso. Quel calore, lo stesso che aleggia nell'aria adesso, così piacevole da scaldare almeno un po' il ghiaccio di cui é fatta la tua anima. Non gli permetti nemmeno di sforarti, nascosto dietro le tende spesse che incorniciano la finestra.
É tutto così danntamente verde. Verde smeraldo, puro. Ti costringi ad osservarlo, preda della sadicità verso il tuo intero essere. Sei veramente arrivato ad odiarti tanto da riempiti la testa con quel colore che ricorda perennemente i suoi occhi? Oh, no, non sono quelli di Jack che vedi, lui torna a farti visita nei tuoi incubi la notte, mentre cerchi di prendere sonno. Lui é prevedibile. Questi sono un paio più subdoli, si infiltrano tra le pieghe della tua mente quando meno te lo aspetti, lasciandoti indifeso.
Ridono e piangono gli occhi di Ada.
...Abbracciami...
 
Di tanto in tanto solo a Gilbert é permesso varcare la soglia della tua camera: sembra volerti controllare, proprio come se fosse ancora bambini. Ha paura, tuo fratello, che possa fare qualcosa di stupido come... Ma perché, poi? Aaaah i perché della vita ti hanno sempre affascinato e proprio per questo li ritieni inutili. Hai smesso da tempo di tormentarti con le tue domande, le uniche che ti sei posto sono rimaste comunque senza risposta. Una tra le tante non accenna a voler andarsene e pensi che morirai con quelle parole in testa.
Perché anche Gil? Perché anche Gil? Perché anche Gil? Perché anche Gil? Perché anche Gil? Perché anche Gil?
Chissà se sei nato già rotto, se il tuo sangue era lurido e la tua anima lercia sin dall'inizio. Deve esserlo per forza, non sai darti altra spiegazione.
Nonostante ciò, persino il pensiero di quella donna torna ricorrente.
 
...Voglio cadere insieme a te...
 
Sette mesi, Vincent.
Sono passati solo duecentodieci giorni da quando l'hai respinta e sembra che non voglia ugualmente lasciarti in pace. E poi ti dici che le cinquemilaquaranta ore passate senza averla piú tra i piedi non siano poi così male ed anzi, stai meglio. E poi ti dici che i trentaduemilaquattrocento minuti passati altrove anziché vicino a lei non possano far altro che giovarti.
Ridi di te stesso, della tua ingenuità. Cosa potrebbe mai farti bene, ti chiedi.
Eppure lei é sempre lì, che girovaga tra i tuoi neuroni portandoli alla pazzia, persino più profonda di quella che ti appartiene già.
É la tua nuova persecuzione, come se non ne avessi già abbastanza.
Magari, magari in quest'istante, mentre stai qui a torturarti, é da qualche parte a discutere con delle amiche, ignara che la stai pensando.
Ancora.
Forse--
Forse, forse é con un uomo, sussurra una vocina dai reconditi della tua testa.
A quell'affermazione i tuoi pugni si stringono in una morsa involontaria sull'orsetto di peluche che tieni tra le mani,  il quale si trova presto stritolato, senza via di scampo. Serri la mascella fin quando non senti i denti scricchiolare.
La tua reazione totalmente insensata peggiora le cose: ti infastidisce il fatto che potrebbe importarti qualcosa di lei.
Come se ci tenessi, quasi.
Scagli le forbici lontane, da qualche parte le senti tintinnare, e ti alzi di scatto afferrando malamente la giacca che riposa sul tuo letto sfatto e distrutto da almeno... Sette mesi? Eviti di concentrarti su quel particolare mentre sbatti la porta con furia ed i giunti tremano.
Hai bisogno di uscire.
 
...Ma consapevole...
 
Ne é passato di tempo da quando hai respirato aria fresca. Il primo impatto con la realtà ti fa barcollare all'indietro e rimani quasi stupito che possa esistere ancora un mondo al di là delle quattro mura che ti sei costruito intorno, dopo tutto quello che é successo, per giunta.
Non sai dove stai andando, sono i piedi a giudarti. Ancora non hai imparato che il corpo segue il cuore non appena ti distrai?
Lo capisci solo quando é troppo tardi, quando ti accorgi di aver percorso gran parte della città ed essere arrivato in periferia, dove il verde si fa più fitto. Ti volti, alla ricerca di... non sai nemmeno tu cosa, almeno fino al momento in cui non lo trovi, nelle iridi della sua proprietaria.
Brami quella luce, la senti chiamare, ti ha trovato nella fortezza che continui a portare dietro.  
Non é cambiata, non é passato poi molto dall'ultima volta che vi siete visti. Che lei ha visto te, almeno.
Avrebbe potuto essere in casa, o meglio ancora non esserci affatto. Girata, indaffarata, distratta.
No.
Ha il viso volto nella tua direzione, come se t'aspettasse, come se sapesse.
Stai cominciando a rivalutare le sue doti di chiromante -ha finalmente capito come funzionano le carte del destino?- perché rimani pietrificato, incapace di muovere anche un solo dito. Ti fissa, gli occhi leggermente dilatati per la sorpresa e le guance imporporate, neanche fosse stata sorpresa a far chissà cosa.
Stringe tra le mani un mazzo di fiori campestri tenuti assieme da uno spesso laccio, un po' grossolanamente. Alcuni scivolano dalla sua debole presa e si schiantano a terra con un piccolo tonfo secco. Concentri la tua attenzione sul suo corpo, scivolando dolcemente sulla curva del seno, risalendo sul collo, la bocca, il naso, gli zigomi. La sua pelle candida pare brillare sotto gli spicchi della luce solare.
Sei costretto alla tua ultima risorsa -seppur sembra sempre la prima- l'unica cosa sei capace di fare: scappare.
Caro Vincent, non si può scappare poi così a lungo, il verde ti sta già rincorrendo.
 
...Che come la pioggia...
 
Sguisci dietro ad una casa e scivoli lungo la parete, esausto. Diamine, quella ragazza é un osso duro, ti ha cercato per più di un'ora e hai dovuto nasconderti nei più svariati posti. Ma alla fine c'è l'hai fatta, l'hai piegata. É bastata un'occhiata al locale molto poco raccomandabile dietro l'angolo per accendere la lampadina e portare a galla l'idea.
Agendo con disinvoltura, hai corrotto una delle ragazze all'entrata, come stessi chiedendo una mela al fruttivendolo, e non é servito poi molto altro.
Immaginavi che prima o poi la bionda sarebbe venuta a cercarti persino in quel buco di quartiere: é bastato farti vedere avvinghiato a quella tizia contro il muro, per sentire il ticchettio dei suoi passi sempre più veloci riecheggiare lontano da te. Non hai avuto nemmeno bisogno di inscenare gesti osceni con quella sgualdrina, il che avrebbe comportato qualche problema dato che non sopporti minimamente il puzzo emanato dalla sua pelle.
É strano, solitamente non ti fai di questi problemi.
Fatto ciò, hai pagato quanto dovuto e ti sei allontanato a passo spedito verso un punto ignoto della cittadina. Non hai paura dei "tipi loschi che girano la notte" da cui spesso ti mette in guardia Gil, perché sei tu stesso uno di questi. Diciamo solo che non sei molto affidabile ed incontrarti in un vicolo buio non farebbe piacere neanche a te, ma non puoi permettere che qualcuno ti riconosca, visto e considerato che in realtà saresti presunto morto e comunque -anche in veste di fantasma o demone- trovarti a girovagare per viette isolate e nascoste non sarebbe proprio il massimo per la tua reputazione. Dato che di quella non ti importa, pensi solo a quanto questo influirebbe su tuo fratello, il quale perderebbe inevitabilmente credibilità per averti coperto.
Svolti un angolo e delle grida ti giungono alle orecchie. Muovi su e giú la mano accanto all'orecchio destro come a scacciare una mosca fastidiosa: non é affar tuo, vuoi solo tornare a casa. Ma la voce continua ad urlare, a perforarti le tempie così da far spostare la scarsa attenzione che ti caratterizza, su di lei.
 
...Atterreremo su due foglie...
 
Ah ah ah, strana la vita eh? É quello che rimbomba nella tua mente quando noti che la voce assillante, circondata da tre uomini in preda a rise sguaiate non é altro che Ada.
Uno del gruppo, quello riccio e grassoccio, la prende per un braccio e...
“Buona sera”
Ti appoggi con fare quasi -quasi- annoiato al muro lercio lì accanto, mentre tieni d'occhio ogni eventuale movimento  spostando le iridi eterocromatiche da un individuo all'altro con fare frenetico.
Senti un singulto e nello stesso istante il trio si volta nella tua direzione.
“Deimos”
Una parola, un nome e tre teste rotolano fino ai tuoi piedi. Una di queste ha la bocca ancora semiaperta come a pronunciare parole che non verranno mai dette.
Meglio così, non ti interessa cosa ha da dire una feccia del genere: persino tu non scendi a tali livelli.
É stato tutto molto veloce, se non fosse per gli schizzi di sangue che imbrattano il tuo cappotto e la presenza di quei cadaveri sembrerebbe la stessa serata di prima.
Non un urlo o un rumore di troppo.
Silenzio.
É per questo che trovi il... coraggio? di alzare gli occhi sull'esile figura sconvolta della donna a pochi metri da te. Avanzi di un passo e lei si ritrae portandosi le mani alla bocca. Soffoca un urlo muto.
Ed è forse paura quella che vedi ad incrinare la perfezione dei suoi occhi smeraldo, la stessa che hai cercato di farle provare nei tuoi confronti ma non si é mai presentata. Eccola lì, finalmente ha capito chi sei veramente.
Sorridi senza un briciolo felicità tra i denti.
Un rifiuto.
Un ingannatore.
Un ladro.
Un burattinaio ma assieme una marionetta.
Un assassino.
 
...Tanto il rancore non mi da...
 
Un... Uomo? Anche tu? Persino tu?
Perché é questo che vedi quando una cascata di boccoli dorati ti travolge, mentre con gli occhi sbarrati percepisci dei singhiozzi trattenuti scuotere quello che pare il tuo petto ma solo perché é così vicino ad esso da sembrarlo. E senti di dover stringere il corpo di vetro tra le tue braccia che vuole dirti disperatamente qualcosa,  qualcosa che non ti riesce di mettere a fuoco bene, ma sta chiedendo proprio a te, te e nessun altro.
Non ti é capitato spesso di dover consolare qualcuno piangente. In un primo luogo, perché sei sempre stato tu quello con le lacrime agli occhi e Gil colui che ti é stato costantemente vicino. In secondo, hai sempre creduto che anche se mai  fosse accaduto, non ti sarebbe passato nemmeno lontanamente per la testa di dover aiutare.
Tutto ciò ti ricorda pericolosamente quel giorno. Quello "della Fine", come ormai lo hai battezzato, mentre nel turbine di ricordi che vi inghiottiva hai inconsciamente stretto la presa su di lei, proteggendola.
Le lanci un'occhiata e la scopri svenuta. Almeno non dovrai sopportare per tutto il viaggio la sua parlantina molto poco discreta.
Ma "viaggio" per dove? Lasciala qui, non ti interessa di lei, hai già fatto la tua scelta tempo fa.
Tentenni. Non ti é mai piaciuta, ogni cosa di lei non la sopporti. Poi però ti dici che non avrebbe senso averle levato di dosso quei tre per poi lasciarla di nuovo lì buttata al pari di una prostituta. Così per una volta, forse l'unica nella tua vita, decidi di essere coerente.
Sarebbe stato meglio se avessi lasciato che il corso degli eventi scorresse indisturbato, ricordatelo.
Già, lo stai solo riportano sul suo asse.
 
Lasci che il tuo sguardo si perda nell'arazzo dei suoi capelli, seguendone i fili ricamati messi in risalto dalla tenue luce emessa dal camino. Ormai il sole é stato inghiottito dalle colline già da un pò e non ti é parsa una brutta idea far scoppiettare qualche fiamma in più considerato che siete in pieno inverno. É qualche tempo che la osservi dormire, non hai idea se sia da qualche minuto o più da qualche oretta buona, sai solo che hai provato a riportarla a casa sua ma che a poche miglia dalla tua destinazione hai inchiodato, invertito la rotta, ignorato gli sguardi obliqui della servitù ed ora lei si trova nelle tue camere. Alla prima cameriera di turno hai chiesto di farle indossare una camicia da notte, specificando che sarebbe dovuta servire esclusivamente per tenerla al caldo, così da evitare brutte sorprese.
Perché diamine ti é importato che avrebbe potuto prendere freddo poi? Il tuo lavoro lo hai fatto, anche  egregiamente e corrode le pareti della gabbia toracica il fatto che tu ti stia preoccupando senza che nessuno te l'abbia chiesto.
 
...La stessa libertà...
 
Sei passato a controllare che i tuoi ordini fossero stati eseguiti, con tutta l'intenzione di andartene un po' in giro a schiarirti le idee, magari in qualche locale. Ma arrivato alla porta... Semplicemente non ci sei riuscito, per quanto volessi uscire ed allontanati da lei -ma oh, se lo volevi.
Le voci nella tua testa non si placavano da tempo ed ora riesci a guardare tutto con più chiarezza. Somiglia ad una specie di rimedio per il mal di testa. Sarà l'espressione beata che ha stampata in volto mentre dorme? No, persino quando il suo sonno si fa agitato e tu ti volti nella sua direzione senti solo il silenzio più totale. Nessuna domanda scomoda, niente di niente. Nemmeno Jack. Sembra di essere tornati indietro nel tempo ad un anno fa, quando l'unica preoccupazione era quella di cancellare la tua esistenza. Con la sua presenza, quella fastidiosa vocetta che continua a domandarsi perché ti debba interessare anche minimamente di lei é il piccolo prezzo da pagare per la prima serata di tranquillità dopo tanto.
Giochi con l'imbottitura di una bambola di pezza trovata in un angolo della tua stanza, poi la getti tra le fiamme, guardando come il suo corpo brucia lentamente.
Chissà se anche gli uomini all'inferno bruciano così?
Ti sposti accanto alla finestra poggiando i polsi sulla finestra appannata per la condensa, senza distogliere lo sguardo dal fuoco. La camicia leggera che hai indosso basta ed avanza per proteggerti dal freddo così la tiri  su fino al gomito, quando l'attenzione ti cade su una ciocca di capelli. Te la rigiri tra le mani come fosse letame e sai che dovresti tagliarli perché, che tu prova a coprire il segno della tua dannazione oppure no, quello resterà sempre lì.  
Continui ad osservare le goccioline di condensa venute a formarsi sul vetro, poi sospiri con rassegnazione.
Probabilmente si é svegliata, hai sentito il suo respiro regolare rompersi, ma essendo girata di spalle non puoi esserne certo. Tieni gli occhi fissi sulla sua schiena mentre dopo un profondo respiro la vedi mettersi seduta, indecisa, rigirarsi un lembo del lenzuolo tra le dita e poi finalmente voltarsi a cercare la tua ombra.
 
...Di quando chiudo gli occhi...
 
Trattiene il respiro appena ti nota.
“Vincent-sama...” quando parla il suo tono é basso, si modula in modo tale che l'affermazione risulti una domanda.
“Allora é vero che non... Mi odi” continua con una nota di lacrime nella voce.
Ti infastidisce che l'abbia detto. Ti innervosisce che non sia affatto sorpresa di vederti, vivo specialmente. Odi che non urli, non scappi o chieda almeno spiegazione. Ma più di tutto non sopporti il modo in cui ti sta guardando adesso, come se tu fossi un angelo salvatore sceso dal Paradiso direttamente sulla terra anziché il Diavolo in persona.
Scatti, rabbioso ed a grandi falcate ti avvii verso l'uscio.
“Manderò qualcuno che possa aiutarla a vestirsi, una carrozza la riaccompagnerà a casa” le comunichi freddamente prima di sparire.
Non avevi messo in conto che avrebbe potuto svegliarsi prima dell'alba ma é ora di chiudere qui la storia.
Questi sono alcuni dei pochi momenti in cui ti rammarichi che Echo sia andata via, dai Vessalius, per cui non puoi sfogarti su nessuno.
Anche lei, alla fine, é stata una buona serva e hai acconsentito a licenziarla solo per tutti gli anni i cui ti ha prestato servizio.
Torni in camera tua dopo mezz'ora circa, sicuro di trovarla vuota. Ma quando entri lei é lì, la trovi seduta compostamente sul tuo letto, lo sguardo perso nel paesaggio buio fuori dalla finestra. Indossa lo stesso vestito che hai ordinato venisse buttato: la tua irritazione cresce.
“Non potevo certo andarmene senza salutarla, nobile Vincent. Non sarebbe stato educato e poi... L'ultima volta non abbiamo avuto nemmeno modo di dirci addio”
Lei  non aveva avuto modo di dirti addio. Dal canto tuo, il conto era saldato.
Alza il viso verso te e nonostante i suoi occhi siano lucidi sorride, quel sorriso puro che vorresti ancora incrinare.
 
...E tu ritorni qua...
 
Non é cambiato molto dall'ultima volta: lei sorride, tu menti.
Cammina piano verso la porta quando ad un tratto si volta con ritrovata determinazione. Non può perderti di nuovo, non senza lottare.
“Mi... Mi ascolti bene” dice cercando il tuo sguardo. “Non so se le sembrava stessi scherzando quella volta alla villa, o dopo, in quella città nera, magari nemmeno si ricorda... Ma io... Io non credo sia stata colpa sua!”
Non ti vede sbarrare gli occhi per la sorpresa, stringe i pugni e continua.
“Ecco, si, io gliel'ho già detto e glielo dirò ancora se sarà necessario. Sarò sempre dalla sua parte, qualunque cosa accada perché... Perché anche se non c'è n'è bisogno, io la perdono, la perdonerò... I-io...”
“Zitta”
“Cos--”
Basta, non puoi sopportare oltre. Come può lei sapere i tasti da toccare per farti vacillare e poi cadere, una donna del genere che nemmeno ti conosce? Eppure continua a infilare le dita nelle tue piaghe, strappando la carne tenera con le sue unghie affilate senza alcuna pietà.
“ZITTA, zitta ho detto! Tu non sai niente, niente! Chiudi quella bocca e VATTENE!” urli alla fine.
Ti accorgi a malapena delle lacrime copiose che hanno cominciato a scendere dai quei occhi maledetti e volti il viso verso la parete più vicina appogiandovici un pugno chiuso.
Controllati urla la tua mente.
Fissi l'intonaco bianco, cerchi una briciola remota di ragione che tarda ad arrivare. Non devi mostrati tanto debole di fronte a lei. Chiudi gli occhi con lentezza e preghi con tutto te stesso che ascolti quel che hai detto, che se ne vada, sparisca per sempre, ti lasci macerare nella tua disperazione.
Ma non lo fa. Chiedi a te stesso quando mai ha agito come avevi programmato. Gentilmente, ti scosta e si infila nel piccolo spazio che separa te ed il muro, riempiendo il vuoto. Evita di forzare la vostra vicinanza più del dovuto, lo senti da come congiunge con delicatezza le mani dietro la tua schiena, piegata per il troppo peso accumulato anni che ora siede su di essa. Appoggia piano la guancia sul tuo petto, attenta, là dove teoricamente dovrebbe esserci il cuore.
E la stringi, forte, ma é lei che tiene insieme i pezzi della tua anima. La stringi forte, come quel giorno, ma sai che questo non é un addio e per una volta resterete entrambi lì, immobili.
Non dice niente ma, anche se ti viene da vomitare al solo pensare di aver ammesso una cosa del genere,  seppur solo nella tua mente, quel silenzio parla molto più di quanto le parole non potrebbero mai fare.
Qualcosa di umido e soffice ti sfiora le labbra. Sa di fresco, somiglia ad un pasticcino zuccherato. É timido, appena accennato e totalmente, inaspettatamente, incredibilmente... Dolce.
Ti annienta.
La vuoi plagiare, ma non lascerai che nessun altro la sfiori, mai. Perché vuoi avere la testa sgombra, poter respirare liberamente, sentire il suo profumo tutte le mattine, regolarizzare il battito in un suo abbraccio, guardarla negli occhi senza paura di essere giudicato.
Ma sia chiaro, non per amore.
É solo... Ada. E faresti meglio a starvi attento, trattarci con cautela perché, sappilo, tu le appartieni più di quanto rifiuti di ammettere.
 
Mi odierai, forse si,
Ma lo fai sorridendomi,
Dicendomi che anche se mi sveglio
Tornerai
-Modà
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A(l)n(y)golino:VICADAAAAAAAAAA VINCADA VINCADA VINCADA E ANCORA VINCADA*-* Il mio rosicamento pazzesco sul finale di PH sbarca sul fandom in veste di ff. Che dire? Happly ever after per tutti, era da tanto che volevo scrivere su loro due! Lo stile é un pò buttato lì, l ho scritta un po di tempo fa ma non ho avuto cuore di modificarla, per cui sentitevi liberi di criticare! Detto ciò, mi rifiuto categoricamente di accettare il finale del manga, *SPOILERISSIMI* tra Break, matrimonio random tra Sharon e Reim, Oscar, Zai a caso, Ellliot, Leo/Glen/Oswald con accenni Leviosi sclerati, Rufus che non si sposa con Sheryl neanche dopo millenni, Vincent scomparso, Ada che esce con il cicciociccione paesano coi baffi e facciamo pure un povero accento a quei due crepati di protagonisti che implodono *FINE SPOILERISSIMI* sono morta. Per quanto riguarda Vince, ammetto che mi ha deluso moltissimo il comportamento che gli ha rifilato Jun. Cioè, bene o male tutti i personaggi alla fine si evolvono e trovano la loro strada. Lui no. Lui rimane il solito cretino mongospastico che vuole decidere per gli altri. Sul genere yeah masochizziamoci! anche se ho trollato Gil dicendogli che non voglio più morire un po' di tagliamento di vene ci sta. No comment. Per cui é nata l'idea. E se facesi una mia personale raccolta happy ending per tutti? Quindi eccomi qui!
Aspetto vostri pareri,
AlnyFMillen
 
   
 
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