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Autore: AliceDelFiore    06/05/2016    0 recensioni
Dal testo:
"I miei pensieri corrono, corrono anche più veloci delle mie gambe, troppo veloci, tornano a un anno fa quando tutto ebbe inizio, quando ancora non sapevo che il 15 Giugno, oggi, mi sarei ritrovata a partecipare a una specie di 100m contro il fato."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                 Mezzo sorriso
 
Salgo le scale correndo, il sudore imperla la mia pelle che trema al pensiero della scena che potrei trovare appena salite le scale e aperta quella porta; quarto piano, camera 4B, queste sono le informazione che sono riuscita a procurarmi da quella scorbutica che sta al bancone di questo motel da due soldi, e ora sto cercando di sconfiggere il tempo per arrivare prima che la situazione degeneri.
Arrivo al piano, sono esausta, le gambe vacillano un istante ma non è il momento di fermarsi, non posso permettermelo, quei pochi secondi potrebbero essere quelli necessari; continuo a correre per il corridoio lanciando sguardi che zigzagano da una porta all’altra, da un lato all’altro, cercano quel numero e quella lettera, cercano la fatidica porta.
I miei pensieri corrono, corrono anche più veloci delle mie gambe, troppo veloci, tornano a un anno fa quando tutto ebbe inizio, quando ancora non sapevo che il 15 Giugno, oggi, mi sarei ritrovata a partecipare a una specie di 100m* contro il fato.
 
Ripenso a quando i miei occhi hanno scontrato i suoi la prima volta, di come si sono sfidati a duello, e come in seguito, quello stesso sguardo mi abbia accarezzato e tenuto al sicuro nei momenti di debolezza.
Tratteggio coi pensieri il suo volto e quel mezzo sorriso che mi ha rivolto la prima volta, rifletto su come dopo sia diventato la mia dipendenza, adesso come potrei pensare di fare a meno di quel mezzo sorriso sempre un po’ tirato, sempre un po’ arrabbiato e pensieroso, mi domando mentre un’immagine di quelle labbra leggermente piegate all’insù in quel suo fare da stronza mi compare davanti agli occhi spiazzandomi.
Il sangue si gela durante il percorso, non tutto l’ossigeno necessario riesce ad arrivare al mio cuore per rimettere in moto il mio corpo, i muscoli sembrano non rispondere per alcune frazioni di secondo, l’immobilità prende il sopravvento in me, forse non voglio davvero aprire quella porta e vedere cosa sta succedendo all’interno, forse dovrei solo voltarmi e tornare indietro fingendo che nulla stia succedendo, ignorando l’avvertimento di Lucia, ignorando i miei presentimenti che da settimane mi inondano la testa di dubbi e paranoie a cui non volevo dare ascolto fino a oggi.
 
Oggi quando Lucia si è presentata davanti a me con uno sguardo colpevole, come quello di Amy* dopo la prima stagione e tra le labbra una spiacevole e crudele verità che stentava a confessare, la paura aleggiava nei suoi occhi, così come nei miei, paura di aver rovinato qualcosa, un’amicizia o anche di più.
Le sue parole andarono dritte al mio cuore, come il pugnale di Giulietta* si conficcò preciso nel suo petto dopo un ultimo addio sussurrato; nessun giro di parole poteva preparare il mio animo a quello che dovette sentire e provare.
Il dolore mi soffocò tanto da farmi mancare il respiro e rendere il viso più pallido di quello di uno spettro, forse proprio uno spettro mi stette vicino strappando la vitalità dal mio corpo; le sue lacrime fuoriuscirono come un fiume troppo a lungo intrappolato dalla diga, come se la vittima fosse lei.
Le mie stettero ad aspettare una negazione di tutto ciò detto poco prima, aspettando una qualche smentita, come ancora a sperare in un penoso scherzo del destino; le parole di diniego non arrivarono al contrario di nuove calde gocce di pioggia dei suoi occhi insieme a quei tuoni che le scuotevano il petto.
Il mio corpo stremato dai fremiti che lo percorrevano per lungo e largo, cedette un istante alla disperazione che aveva atteso dietro la porta il suo momento che era arrivato; caddi al suolo, nessun braccio provò a darmi sostegno, perché l’idiota che da tempo era diventato il mio punto di appoggio era compromesso da quella verità tanto crudele che mi stava devastando.
 
I pensieri continuano lungo quel flusso irrazionale che non so controllare, avanzano, mi riportano al tragitto in macchina: il piede che premeva sull’acceleratore, gli occhi fissi in un punto lontano che cercavo di raggiungere disperatamente, quel luogo in cui adesso mi trovo.
Tutte le verità di un anno insieme scacciate da quelle poche parole, nessun risentimento anima il mio cuore che si chiede di quale colpa mi sia macchiata per dover subire questo trattamento; quali errori ho commesso per dover pagare a così caro prezzo questa storia che continua a insinuarsi nelle pieghe della mia anima tormentandola fino alla follia.
 
Tre mesi fa il suo addio era stato pieno di parole sprecate, perse nella brezza fredda di quella giornata, portate lontano da noi, come a volerci proteggere da qualcosa di più grande che stava bussando a una porta che nessuna delle due era pronta ad aprire; adesso il vento, che spalanca le finestre e che rende agli altri sopportabile questa infernale giornata di Giugno, sembra riproporle alla mia attenzione.
Quei ‘mi dispiace’ sussurrati e non pensati, quei ‘forse un giorno’ in cui nessuna credeva, il dolore che si sostituiva al piacere delle notti cariche di quei desideri che adesso consumati come una fiamma lasciavano dietro solo ceneri che il vento stava spazzando via insieme a quelle parole.
I ‘vorrei ma non posso’ di cui non sapevamo dare spiegazioni né riguardo al volere né al potere che usavamo come scusa; la sua voce falsamente sicura che tremava, roca, spezzata, in disaccordo con le parole pronunciate un istante prima.
Avrei voluto interrompere quella serie di stronzate ma l’orgoglio non poteva cedere il passo a dei sentimenti ancora confusi che credevo di zittire in pochi giorni.
 
Ripasso qualche istante in rassegna di quelle serate passate con amiche troppo ubriache o troppo distratte per stare ad ascoltare una storia mai iniziata, i giochi dovuti a un’età di sperimenti non sempre positivi, quei ragazzi con cui ho passato le notti che come Dorian Gray* si erano lasciati corrompere negli anni non più da Lord Henry ma dai vizi di questo nuovo secolo che hanno compromesso per settimane anche la mia anima sbandata.
Maggiore è il ricalco di quella sera in cui all’angolo la rividi, la prima volta da quel momento di frattura; la mia mente delinea nuovamente i contorni di quel suo corpo che ha sempre provocato in me delle inflessioni di sicurezza, di quel sorriso falso che usa ogni qualvolta parla con altri al di fuori di me, e in particolare si abbozza nella mia mente il moto di stupore e di insicurezza che per qualche momento l’ha contagiata quando i nostri occhi si sono nuovamente scontrati.
Il suo sorriso sarcastico scomparso per lasciare il posto a un’espressione causa di una visione non prevista nei suoi calcoli; la bocca semi aperta in un sussurro spezzato, un saluto mai pronunciato dalle labbra su cui ancora aleggiava la parola: ‘addio’.
 
Da quella sera strane voci la circondavano, sempre la fama ha preceduto il suo passo, al suo passaggio gli occhi tutti erano volti a lei, tutti conoscono le sue imprese e le sue conquiste che sono più numerose e più famose rispetto a quelle compiute dal grande impero romano sotto il prode Ottaviano Augusto*; il suo passato riecheggia di miti e leggende, forse nessuna vera.
La sua attitudine al mistero e alla riservatezza me l’hanno resa sempre un cubo di Rubik: fatta una faccia le altre erano sempre più confuse di quando avevo cominciato; durante i mesi della nostra non-storia ho imparato a captare ogni segnale che potesse minimamente farmi intuire i sentimenti che animavano il suo essere, ho conosciuto tramite numerosi scontri il suo passato che perennemente sospira aria gelida sul suo collo indifeso.
Dalla nostra rottura echi sempre più angoscianti erano arrivati alle mie orecchie che non volevano ascoltare, una chiusa e l’altra sempre aperta a recepire notizie su come lei stesse superando un storia mai esistita che io stentavo ancora a oltrepassare; dopo quel nostro incontro in quella strada solitaria, le voci andarono ad aumentare ancora più fino a oggi.
Oggi quando Lucia insieme a quella verità inconfessabile a un’amica, imperdonabile forse, ha profetizzato come una sibilla* il triste destino che la attendeva e contro cui io sto lottando in questo momento, sperando con ogni mia cellula di arrivare in tempo per aver la vittoria.
 
Svolto l’angolo e una scritta indelebile lungo quelle tristi pareti porta i miei pensieri a continuare il loro volo in dietro nella mia memoria; la stessa scritta era impressa su un muro vicino alla pista da skateboard in cui lei era solita passare i pomeriggi con i suoi amici tanto sbagliati, e dove io mi ritrovavo a passare durante i miei allenamenti quasi ogni giorno, per vedere anche un solo istante il suo viso tormentato e il suo mezzo sorriso.
Dopo mesi che la osservavo correndo mi accorsi che al mio svoltare sulla strada maestra il suo sguardo si soffermava sulla mia figura sorridendo leggermente, e fu proprio una volta di quelle in cui la voglia irrefrenabile di voltarmi mi fece girare la testa che i miei occhi e i suoi si scontrarono per la prima volta; fu come una saetta durante una tempesta che si sfracella al suolo distruggendo e polverizzando ogni cosa intorno.
Questo è l’effetto che fecero i suoi occhi penetranti al mio corpo che cominciò a correre tanto veloce, scappando da qualcosa che ancora non potevo sapere sarebbe stato la causa di una mia così grande sofferenza.
Quella volta lei non si mosse, restò ferma a parlare con gli altri, fingendo che il nostro sguardo non fosse stato nulla, mandando me in una confusione quasi totale; la volta dopo non fu lo stesso: al voltarmi lei mi stava correndo in contro, con quel suo mezzo sorriso.
 
Vedo la scritta: 4B; sto arrivando, sto per varcare la porta, afferro la maniglia, è fredda e mi manda centinaia di brividi lungo il corpo che trema per la paura di qualcosa che la mente non ha modo di prevedere.
In quell’istante un ultimo ricordo percorre la mia mente, quella paura ha riportato in me il ricordo di un timore uguale che attanagliava il mio stomaco quella sera, la nostra prima sera insieme; gli stessi brividi li sentii quando le sue mani percorsero il mio corpo lentamente, senza fretta di concludere l’atto che ci avrebbe reso una cosa sola.
Le sue labbra che si posavano sulle mie, dolcemente poi più affamate, così come tutto il suo corpo che si schiacciava sempre più verso il mio che sembrava scomparire davanti alla perfezione delle sue forme.
L’immagine del suo corpo nudo davanti a me è un qualcosa che mai potrò dimenticare per quanto in questi mesi abbia tentato disperatamente di eliminare tale visione dalla mia memoria: le sue curve ognuna al posto giusto, i suoi muscoli accennati tanto piacevoli alla vista e al tatto, perfetta come una dea greca; sento nuovamente quel senso di inferiorità di fronte a quella grazia e quella bellezza a cui non sono mai riuscita a paragonarmi.
Nell’istante in cui mi sento così piccola e fragile risuonano nella mia testa le sue parole di rassicurazione e a quel tempo pensavo anche di amore, quel suo modo un po’ rude di dirmi che ero bellissima, e quel suo modo di calmare il mio battito o di farlo correre veloce così come ho corso io in questi pochi minuti lungo la strada che mi porterà nuovamente a vedere il suo viso.
 
Apro la porta e l’immagine che ho davanti è qualcosa che la mia mente non poteva immaginare in alcun modo, qualcosa che il mio cuore non può sopportare: il suo corpo steso a terra, la sua bellezza leggermente sciupata, la fa sembrare una statua romana, perfettamente immobile, come se fosse fatta di marmo, come se fosse una dea.
Una dea con un ago infilato nel braccio e un mezzo sorriso.
 
 
 
 
 
 
 
NOTE:
*100m = gara in cui si valuta la velocità nelle brevi distanze.
*Amy = personaggio della serie tv Faking it, nell’ultima puntata va a letto con Liam, l’ex di cui è ancora innamorata la sua migliore amica Karma.
*Giulietta = tratto da Romeo e Giulietta di Shakespeare, nell’ultimo atto al suo risveglio trova l’amato Romeo morto per il veleno, così decide di uccidersi col suo pugnale dopo un ultimo addio e un ultimo bacio.
*Dorian Gray e Lord Henry = tratti dal Ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde, Dorian inizialmente è un giovane di provincia che arrivato a Londra conserva la sua purezza, fino all’incontro con Lord Henry che rappresenta la tentazione, e il quale lo spinge in un vortice di piaceri proibiti e di vizi che corromperanno la sua anima precedentemente immacolata.
*Ottaviano Augusto = imperatore dell’impero romano nel periodo di massima espansione.
*sibilla = nella mitologia greca le sibille prevedevano il futuro.
  
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