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Autore: SpicyTuna    07/05/2016    1 recensioni
Sullo sfondo grigio e piovoso di Sheffield si intrecciano le storie di tre personaggi alla ricerca del loro raggio di sole: Evangeline, ragazza di buona famiglia che tenta di sfuggire al futuro pianificato dai genitori in un modo tutto suo, Joel, ventottenne accecato dall'amore per lei e incurante del divario di età, e Marshall, studente senza regole che vorrebbe non aver mai incontrato la biondina sulla sua strada.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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 Heliophilia
Heliophilia
(n.) desire to stay in the sun;
love of sunlight


12 Ottobre, Venerdì - Sheffield (Inghilterra)

Evangeline rimase immobile fra le coperte, incapace di lasciare il loro tepore per affrontare il mondo esterno.
Dalla finestra vedeva la pioggia incessante infrangersi sui vetri, deformando il paesaggio grigio di Sheffield come attraverso una lente appannata.
In quel momento nulla l'avrebbe resa più felice di un raggio di sole sul viso.
La sveglia sul cellulare di Joel suonò a tutto volume, con una vibrazione talmente forte da far tremare il comò, e lei si sorprese nello scoprire
che fossero già le sei del mattino. L'uomo mise un palmo aperto sull'apparecchio per spegnerlo, ma con scarso successo.
Quando cadde a terra con un tonfo, Joel biascicò la prima imprecazione del giorno.
« Per fortuna c'è la moquette sul pavimento » disse Evangeline, ridacchiando.
« Eri già sveglia? ». Gli occhi scuri dell'uomo, ancora offuscati dal sonno, la squadrarono mentre se ne stava seduta con la schiena contro la testiera del letto, immobile e serafica come suo solito. La ragazza accennò un sorriso, e con molta fatica abbandonò il caldo giaciglio per iniziare a rivestirsi.
La divisa scolastica giaceva sparpagliata per la stanza, e dovette fare una  piccola caccia al tesoro per ritrovare tutti i componenti.
Intimo, camicia immacolata, gonna al ginocchio, cravatta. Per ultimi indossò i collant coprenti che l'istituto femminile Ellsworth aveva dichiarato obbligatori da quell'anno, non potendo più tollerare le calze di mille fantasie che le studentesse adoravano sfoggiare.
Trattandosi di una scuola privata e facoltosa, era chiaro che tenesse a dare una bella immagine di sè.
Joel la seguì in tutti i suoi movimenti, beandosi della pelle candida e le forme aggraziate che man mano nascondeva sotto formali abiti scuri.
Nessuno avrebbe mai sospettato che dietro a quell'apparente coltre di serietà si nascondesse una seducente giovane donna, ed era un bene che rimanesse segreto.
« Facciamo una doccia? » chiese, speranzoso. Lei dissentì, e andò a cercare la spazzola nello zaino di scuola. « Non posso, rischio di perdere l'autobus ».
« Ti posso accompagnare in macchina, se vuoi ».
Evangeline sollevò i profondi occhi grigi, e l'uomo fu trafitto dall'autorevolezza di quello sguardo.
« Meglio di no, Mr. Darren » rispose seccamente, pettinando con vigore i lunghi capelli biondi davanti allo specchio del bagno.
Finite le sue abluzioni mattutine, la ragazza indossò il cardigan recante lo stemma dell'Istituto, che coprì saggiamente con una lunga sciarpa.
Non era consigliabile uscire da un hotel a ore e far sapere a tutti dove si studiava, specie se si aveva solo diciotto anni.
Evangeline salutò l'uomo con un casto bacio sulla fronte, netto contrasto con le follie della notte precedente, e raccolse la busta che lui aveva lasciato sul tavolino accanto all'uscita. Con duecento sterline avrebbe potuto estinguere i suoi debiti senza doversi preoccupare di rimanere a stomaco vuoto, e il pensiero la fece sorridere. L'affitto attendeva di essere pagato da ben due mesi.
« Evie, aspetta ». Joel si era alzato, vestito solo di un paio di boxer e la sua virilità. Aveva un'espressione strana, combattuta.
« Domani sarò a cena con i colleghi a Whitwell. Possiamo vederci, dopo? Pensavo di passare a bere qualcosa ».
Whitwell, vicino al locale dove lei lavorava tre volte a settimana. Si trattava di un pub sconosciuto ai più, frequentato solo da gente del posto e cultori della birra artigianale. Non avrebbero destato sospetti comportandosi come cameriera e cliente.
« Perchè no. Scrivimi quando sei in zona » rispose, facendo un cenno di congedo mentre controllava l'ora sul piccolo orologio da polso.
« Ci vediamo, Joel. Non fare tardi ». Gli dedicò un ultimo sorriso fugace prima di precipitarsi giù per le scale e fuori dall'hotel,
il tutto sotto lo sguardo indifferente della receptionist, che probabilmente aveva visto la stessa scena un centinaio di volte.

Il centro di Sheffield, con i suoi contrasti tra abitazioni moderne e antichi edifici vittoriani, era ancora immerso nel silenzio.
La gente che camminava per strada era assonnata, già stanca ancora prima di iniziare il lavoro, ma Evangeline non potè far altro che condividere il loro stato d'animo. Il giorno prima aveva frequentato le lezioni integrative di storia dell'arte per guadagnare qualche credito, poi c'era stata la riunione con i mebri dell'associazione studentesca per il famoso ballo di fine anno e la raccolta fondi. All'ora di cena Joel l'aveva contattata per invitarla in un nuovo ristorante dalle parti di Park Square, ma era talmente esausta da aver perso l'appetito. Così, in mancanza di altre idee, avevano occupato una stanza d'albergo e ordinato il servizio in camera. L'uomo si era dimostrato insaziabile sotto molti punti di vista, e lei non potè far altro che adempiere ai suoi doveri prima di crollare in un lungo sonno senza sogni. Sapeva che se avesse confessato a Joel quanto stanca fosse, lui si sarebbe preso cura di lei in quel modo esageratamente compassionevole, e non voleva la sua pietà. Si sedette su una panca e attese l'arrivo dell'autobus, coperta da una tettoia in alluminio dall'aspetto poco stabile.
Accanto a lei, una signora vestita di tutto punto telefonava al marito, o presunto tale, tempestandolo di domande.
- Ecco perchè Joel è divorziato - pensò, tendendo l'orecchio e guardando dalla parte opposta.
Il consorte si chiamava Charles, nome che assumeva diverse sfumature a seconda del contesto: un attimo prima era Charles, dove cazzo eri finito,
l'attimo dopo era Charles, non dimenticare la recita di nostra figlia, e infine Charles, mi manchi tanto.
La vita da sposati doveva essere davvero uno strazio. Quando Joel parlava della sua ex moglie non era mai per tessere le sue lodi, ma nemmeno per infamarla.
"Una donna con hobby costosi e occhi perfino nel sedere. Vedeva tutto, anche quello che non c'era", diceva, senza mai sbilanciarsi. Non vi era fiducia tra loro, e il matrimonio era durato giusto il tempo di qualche lite domestica. Dopo due anni si erano lasciati, ma il fatto che lavorassero per la stessa azienda non facilitava la separazione. Spesso Joel si lamentava con lei di quanto difficile fosse parlarle normalmente, dato che era il tipo di donna che poteva serbare rancore per secoli.
All'arrivo del mezzo, la signora bisbigliò un saluto e rimise il cellulare nella borsa in pelle, con un sorriso soddisfatto ad illuminarle il viso.
Evidentemente Charles sarebbe andato alla recita della figlia, alla fine. Evangeline la osservò di nascosto per buona parte del viaggio, non trovando niente di più interessante da fare. Pensò a sua madre, e a quello che avrebbe detto sapendo che si svendeva per condurre una vita agiata.
Lei, una delle studentesse più promettenti e discrete. Mai una parola scurrile, mai una nota di demerito.
A poche fermate di distanza dall'istituto, prese un elastico nello zaino e legò i capelli in una treccia ordinata,
controllando con la fotocamera interna del cellulare di non avere segni della notte precedente sulla pelle candida del collo.
Joel non era stato particolarmente rude, ma meglio evitare pettegolezzi, che erano il nutrimento delle ragazze.

Alle sette e mezzo in punto, Evangeline oltrepassò i cancelli dell'Istituto Ellsworth, ringraziando che nel frattempo la pioggia fosse cessata.
Scivolò tra gli sguardi indagatori delle compagne, che come ogni mattina la esaminavano da capo a piedi per trovarle qualche difetto, e giunse alla sua aula incolume. L'edificio era stato costruito sulle antiche spoglie di una chiesa gotica, la cui campana segnava l'inizio delle lezioni con i suoi lugubri rintocchi.
Cominciò a suonare nel momento esatto in cui mise piede nella stanza, e ancora una volta la ragazza si congratulò con sè stessa per il tempismo perfetto.
Prima di spegnere il telefono lesse un messaggio appena arrivato.

- C'è una cosa di cui vorrei parlarti, ma aspetterò domani per farlo. Buona giornata -.

Premette il tasto a lato del cellulare e lo schermo si oscurò. In cuor suo sapeva di cosa voleva parlare, e non era pronta.


• • •

« Non posso credere che tu mi abbia trascinato qui anche stamattina, Luke » disse Marshall, appostato dietro alla siepe nel parcheggio dell'Istituto Ellsworth.
In quel mare di auto lussuose si sentiva ancora più a disagio, e la sua uniforme scolorita sembrava attirare l'attenzione come un'insegna al neon in piena notte.
Gli autisti che passavano di lì per recuperare i loro mezzi lanciavano occhiate sdegnose ai due ragazzi, evidentemente impegnati in un'opera di spionaggio.
« Dammi un attimo, fratello. Passerà tra poco ». Luke, che dal suo metro e ottantasette era tutt'altro che invisibile, si accucciò fino ad arrivare a un'apertura fra i rami, facendosi spazio per vedere meglio l'entrata dell'Istituto. Ragazzine agghindate a festa camminavano in gruppi di tre o sei, con le loro risatine composte e i capelli in perfetto stile Jane Austen. Sembravano uscite da un'altra epoca.
« Le persone ricche mi fanno incazzare ».
« È la sesta volta che te lo sento dire ».
« Perchè è la sesta volta in un mese che mi costringi a seguirti! » rispose stizzito Marshall, tirandogli un calcio alla gamba.
L'omone non lo sentì nemmeno, facendogli segno di abbassare la voce.
« Oggi è diverso. Pensavo di parlarle. Sai, cose tipo come ti chiami, quanti anni hai... ».
« Bleah. Ma ti prego ». 
Lui sospirò, dandogli una pacca sulla schiena in segno di conforto.
« So che sei un bastardo senza cuore, ma sei anche il mio migliore amico. Non potevo chiedere a nessun altro. Giuro che stasera ti offro una birra ».
Marshall sembrò rabbonirsi all'idea, e si scansò dalla mano gigante del ragazzo prima che diventassero troppo intimi. Luke era il tipo da storie sdolcinate, fiori, cioccolatini e passeggiate al parco. Il suo carattere docile e accondiscendente l'aveva messo spesso nei guai con le femmine della loro scuola, che lo usavano come copertura o come spalla su cui piangere. Di recente aveva puntato questa sorta di Madonna Vergine dell'Ellsworth, dicendo che credeva nel colpo di fulmine e cazzate simili. Gli era bastata un'occhiata per abboccare all'amo della riccastra snob, e da lì era iniziato il piano di stalkeraggio.
Come sempre, la biondina comparve ai cancelli alle sette e mezzo in punto, tutta candore e santità nella sua divisa scura da suora.
I lunghi capelli erano acconciati in una treccia anonima, non era truccata e non indossava nessun accessorio, ad eccezione della sciarpa bianca e voluminosa. Quando la vide, Luke si mise a scodinzolare e indicarla, squittendo come una teenager davanti al suo idolo.
« Eccola, te l'avevo detto! Che faccio, vado? Potrei farla sembrare una coincidenza ».
« Ti scambierà per un maniaco ».
L'espressione gioiosa di Luke si sgretolò in un istante. « Oh no, non ci avevo pensato... Sarebbe un bel casino. Sai cosa? Mi invento che sono amico di una sua amica ».
Marshall guardò alle sue spalle, poi riportò gli occhi burrascosi su di lui. « Magari un'altra volta. Se n'è appena andata ».
L'imprecazione del giovane fece voltare un paio di chaperon, e la Vergine scomparve nell'immenso giardino interno, mescolandosi tra le compagne.

Il ritorno a scuola fu molto silenzioso. Luke camminava a testa bassa, guardandosi le punte delle scarpe come un condannato a morte sul patibolo.
Era chiaramente troppo timido per avvicinare una sconosciuta, ma nella sua mente aveva già prefissato la data del matrimonio.
« Domani ci torniamo, vero? ».
Marshall decise che era il momento di mettere le cose in chiaro. Lo precedette e piantò i piedi a terra, bloccandogli il passaggio. Era più basso di qualche centimetro, ma di gran lunga più spaventoso. « Domani dormirò fino a mezzogiorno, e lo farai anche tu. Stai sprecando il tuo tempo con quella. Viene da un altro pianeta, dove tutto è bello e firmato ». I grandi occhi da orsacchiotto di Luke si inumidirono, così il ragazzo moderò il tono per non far accadere l'irreparabile.
« Sai che ho ragione. Levatela dalla testa e concentrati su qualcosa alla tua portata. Amanda Newport stravede per te, ricordi? ».
« Già, come amico ». Disse quella parola a mo' di bestemmia, poi,  colto da un'intuizione geniale, afferrò l'altro per entrambe le braccia e lo scosse con forza.
« Ma come ho fatto a non pensarci prima! ».
Stava diventando una scenetta troppo patetica per Marshall, che si dibattè nella sua stretta micidiale per liberarsi.
Quando fu chiaro che non l'avrebbe mollato, rimase ad ascoltare con l'espressione di un gatto indignato.
« Amanda ha un'amica all'Ellsworth! Chiederò se la conosce, che posti frequenta e dove abita ».
Marshall era così contrariato che temette di farsi venire un crampo alle sopracciglia, tanto erano aggrottate. « E poi che farai? Ti presenterai sotto casa sua con un anello di Tiffany  in mano e i preservativi in tasca? ». Luke parve inorridire solo all'idea. « Non mi chiamo Marshall Hawkings ».
« Già, altrimenti non saremmo qui. E io non ho bisogno dell'anello per farmi aprire la porta ».
La discussione proseguì fino all'ingresso dell'Istituto Wetherby, edificio risalente ai primi anni settanta malamente restaurato.
I cancelli non esistevano più da tempo, ma non vi era il pericolo che qualche malintenzionato andasse a compiere furti o atti vandalici: la scuola era sprovvista di qualsiasi tecnologia avanzata, distributori automatici a parte, e perfino un barbone avrebbe preferito un riparo sotto una tettoia, piuttosto che cercare asilo lì dentro. Le lezioni erano iniziate da almeno venti minuti, eppure metà degli studenti girovagavano ancora per il cortile, sigarette in bocca e divise sbottonate.
Il Wetherby era famoso per accogliere le famiglie più povere di Sheffield, con una retta irrisoria e la promessa di tenere i giovani lontani da droga e alcool per sei ore al giorno, il resto non era affar suo. Per entrambi i ragazzi la scelta vi era ricaduta a causa del misero stipendio percepito dai genitori, tutti impegnati come commessi nel grande Marks & Spencer della città. Mentre saliva i gradini crepati dal tempo, Marshall ripensò allo sfarzo del solo giardino dell'Ellsworth, verde e brillante in ogni stagione dell'anno e ricco di piante di cui non conosceva nemmeno il nome. Sul suo terrazzo crescevano spontaneamente delle erbacce tra le piastrelle, la cosa più simile ad un prato che potesse avere, altroché rose selvatiche. Un profumo dolciastro gli riempì le narici, e seppe che Amanda era nei paraggi senza nemmeno alzare gli occhi. « Luke! » cinguettò da in cima alle scale, ricevendo in risposta un entusiasta buongiorno dal gigante, che già progettava di usarla per i suoi scopi. Era sempre gentile con le ragazze, quindi Amanda non si insospettì quando si propose di portarle la cartella e tenerle aperta la porta dell'aula. Marshall simulò un conato di vomito nel sentirlo tessere le lodi della compagna, in particolare alla parte che elogiava le sue mani di fata e i fianchi più sexy d'Inghilterra. « Sei in vena di complimenti, oggi » constatò lei, sedendosi sulle sue gambe prima dell'arrivo del professore. L'amico seguì la scena dal banco alle loro spalle, spalmandosi sul legno bucherellato del tavolo che odorava ancora di Coca Cola, quella spanta durante l'ora di educazione civica in un momento di distrazione. Il quaderno e il libro di testo erano da buttare, una magnifica scusa per saltare tutte le interrogazioni da lì fino a novembre.
« Ma senti, è vero che una tua amica va alla Ellsworth? Interessa a Marshall ». L'altro gli trapassò la schiena con un'occhiataccia, e Luke lo ignorò, fin troppo concentrato. Amanda era il tipo di persona che pur di circondarsi di amicizie vantaggiose avrebbe venduto anche l'anima, in modo da attirare le attenzioni su di sé e conoscere buoni partiti. Nonostante vivesse in uno degli appartamenti più datati di Bailey Street insieme a quattro fratelli e due sole stanze da condividere, con i suoi trucchi da discount e i vestiti dismessi di qualche parente riusciva a cammuffare bene la situazione familiare disastrosa. Alla domanda di Luke annuì con vigore. « Aubrey Leighton, ultimo anno. I suoi genitori sono i proprietari di tutti i cinema Odeon della zona. Ieri notte ha riservato una sala solo per noi! ».
La moretta si sporse per guardare l'espressione nauseata di Marshall. Tra i due non correva buon sangue.
« Cosa c'entri tu con quella? Non potresti fargli nemmeno da lavacessi ».
« Ha già scoperto che sei povera in canna? ». Il ragazzone si mise tra i due prima di vederli coinvolti in una rissa.
« Fagli un piacere, dai. Magari ce la presenti e vediamo come va ».
Amanda parve indifferente alle suppliche, ma un cenno del capo diede a Luke la conferma che aspettava. Era abbastanza ottimista (ed ostinato), da raggiungere un obiettivo ambizioso come quello che si era prefissato, in fondo. L'unico problema sarebbe stato spiegare alla ragazza comodamente seduta su di lui che era servita per un bene superiore, nient'altro. All'arrivo del professore, un uomo attempato e privo di vita, ognuno tornò al proprio posto, chi con il cellulare sotto mano, chi con del cibo infilato in bocca di fretta, e chi, come Luke, con lo sguardo trasognato di un bambino che aspetta la mattina di Natale.
- Io lo so già che ci resterà male - pensò Marshall, anticipando il lungo periodo di depressione che avrebbe colto l'amico fino alla comparsa di una nuova fiamma.
Sperò che stavolta avesse la compiacenza di cercare qualcuna della sua cerchia, senza doversi infiltrare in territorio nemico ogni mattina.
Odiava quella gente dal profondo del cuore.




{ Author's Note }
Heliophilia è una storia che ho in cantiere da un po'. Un esperimento, diciamo. Scrivere di cose frivole e love triangle mi rilassa, quindi non prendete la fic troppo sul serio.
Mi aspetto di arrivare ad un rating arancione in futuro, quindi l'ho messo come precauzione, but who knows.
Intanto grazie a chi avrà voglia di passare a dare un'occhiata (e magari lasciare un commento per farmi sapere cosa va e cosa non va).
Much love, people 
  
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