Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Elisa Ristori    07/05/2016    0 recensioni
E se la storia di Romeo e Giulietta non fosse mai andata cosi? E se questa non fosse solo la storia dei due giovani amati sventurati?
Questa non è solo la storia di Romeo e Giulietta. Questa è la storia di Romeo, Benvolio e Mercuzio. E' la storia di Giulietta, Gaia e Isabella. E' la storia di sei giovani che amano e amano in maniera incondizionata. Amano di quell'amore cosi forte e devastante da vincere anche il più infido dei mali: l'odio.
E' la storia di sei giovani che saranno disposti a tutto pur di difendere la purezza del loro sentimenti. Perchè si può amare cosi tanto da cambiare anche il destino.
Verona sarà lo scenario della nostra vicenda. E se anche un pò vi ho incuriosito non vi resta che continuare per sapere come andrà a finire.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Nel cuore di Verona, teatro della storia, la ruggine di cui non si ha memoria corrode senza pace. Due nobili casate: Montecchi da una parte, dall’altra Capuleti.

Dai due fatali lombi poi sbocciano due fiori, ragazzi che alla grida oppongono sospiri. 

Segnati dal Destino.

Andranno fino in fondo lasciando scritto in terra: Ama e Cambia il Mondo.”

Verona. 1600. Primavera.

Il sole quella mattina era più splendente che mai già dalle prime luci dell’alba, l’aria di primavera si faceva sentire calda e frizzantina, i prati verdi fuori le mura cominciavano a riempirsi di fiori, piccoli puntini colorati, mentre le chiome degli alberi tornavano a prender vita e i rami si caricavano dei primi frutti dolci e succosi.

Il sole aveva messo tutti di buon umore quella mattina le strade della città iniziavano a riempirsi di gente, i mercanti in piazza avevano già disposto i loro banchetti con i prodotti da vedere e le donne iniziavano ad avvicinarsi e prender vivande per il pranzo. I bambini giocavano allegri sulle scale della cattedrale e del palazzo che sovrastava imponente la piazza, mentre un gruppo di giovani chiassosi battibeccava allegramente accanto all’immensa fontana.

Neanche l’ombra quella mattina delle antiche rivolte che per mesi avevano scosso le strade della bella Verona. Ormai erano all’ordine del giorno: due delle famiglie più importanti si facevano guerra da anni, senza un apparente motivo, quello che gli antenati aveva iniziato come odio reciproco, veniva portato avanti dai figli e coinvolgeva tutta la città che si era schierata in due fazioni. Montecchi e Capuleti, eccole le due famiglie in lotta tra loro da secoli. Spesso il sangue aveva avuto la meglio, giovani vite erano state spezzate a causa di questo antico odio, tanto che il Principe Escalus aveva proibito categoricamente risse in piazza, condannato alla pena di morte chiunque infrangesse la regola. Ma neanche quello era servito al placare la rivalità, che seppur non si trasformava in rissa per le strade, veniva consumata nel segreto delle case.

Palazzo Capuleti era una delle antiche dimore di Verona, la famiglia vi viveva ormai da generazioni. Era un palazzo imponente, un enorme scalinata portava all’interno impreziosita da colonne decorate. Tutto intorno un enorme giardino sempre rigoglioso, fontane da cui zampillava acqua chiara e cristallina ed enormi mura di cinta a proteggerlo dall’esterno.

Il vecchio Conte Capuleti vi viveva con la sua sposa, Lady Capuleti e la loro giovane figlia Giulietta.

Giulietta era una fanciulla gentile e di rara bellezza, la pelle chiarissima, il viso incorniciato da una morbida chioma di lunghi boccoli castani e due occhi color nocciola, il perfetto ritratto di sua madre. Appena 14 anni e già una piccola donna, viveva felice e protetta dall’affetto della sua famiglia, dall’amore della sua dolce balia che l’aveva vista crescere fin da quando era in fasce.

A 14 anni Giulietta non conosceva ancora nulla della vita, eppure sognava l’amore, quello si. Sognava di trovare un ragazzo bello, gentile e buono, che l’amasse e le facesse battere il cuore. Sognava la storia d’amore più bella che si potesse desiderare, sognava quell’amore disperato, quell’amore cosi forte e grande capace di vincere anche l’odio. Ma sapeva che niente di tutto questo le sarebbe stato permesso, lei era una donna e come tale avrebbe solo dovuto sottostare alle regole di suo padre.

A 14 anni Giulietta, come le altre ragazze di Verona, era in età da marito suo padre le avrebbe trovato uno sposo degno del suo nome e cosi lei sarebbe stata consegnata nella mani di un altro uomo e avrebbe dovuto accettarlo, senza poter obiettare. Ma Giulietta era ancora una bambina, non sapeva nulla della vita, non sapeva nulla del matrimonio, lei che non era quasi mai uscita dal palazzo se non per andare a confessarsi da Frate Lorenzo, non conosceva ancora il mondo eppure presto sarebbe dovuta diventare donna.

Sua madre quella mattina era venuta a parlarne in camera. C’era un giovane conte, un certo Paride, di bell’aspetto, gentile e nobile di cuore che chiedeva la sua mano. - Cosa ne pensi?- le aveva chiesto sua madre

-Sei disposta a maritarti con Paride?

- È un onore che io non sogno nemmeno!- le aveva ingenuamente risposto la ragazza, sorpresa da questa improvvisa richiesta, perché tutta questa fretta di maritarla, lei non si sentiva pronta, si sentiva ancora una bimba.

Eppure sapeva che non avrebbe potuto opporsi, suo padre aveva invitato Paride al famoso ballo che si teneva in casa loro ad inizio primavera, il giovane sarebbe venuto appositamente per lei e come le aveva detto sua madre, Giulietta l’avrebbe guardato, gli avrebbe concesso un ballo e alla fine i genitori si sarebbero messi d’accordo sulla data delle nozze. Ormai era scritto.

A Palazzo Montecchi, invece, antica dimora della famiglia, situato dall’altra parte della città, Romeo, figlio del Conte Montecchi e di Lady Montecchi, camminava inquieto tra gli alberi dell’immenso parco che circondava tutta la proprietà.

Romeo era un giovanotto buono e gentile, appena 16 anni, conosciuto in tutta la città per il suo bell’aspetto e i suoi modi signorili. Neanche il cieco odio delle famiglie era riuscito a scalfire il suo animo buono, per questo si teneva sempre fuori da quelle assurde lotte a cui non era mai riuscito a trovare una spiegazioni.

Ma Romeo in quel momento aveva ben altro per la testa e nel cuore: amava una donna, una fanciulla che era tra le più belle di Verona, ma che non sarebbe mai stata sua. Rosalina. Ne soffriva il giovane Romeo, soffriva per il suo amore disperato e non corrisposto, soffriva a non averla accanto, soffriva a non poterle stringere le mani, non poterla fare sua.

“Dimenticala, guardati intorno” gli diceva i suoi amici, il suo confessore Frate Lorenzo, ma Romeo non riusciva proprio a scordarsi di lei, era impossibile dimenticarsi di colei che ha trafitto il cuore con il suo dardo più appuntito?!

- Non puoi insegnarmi a scordarmi di lei!- aveva fermamente detto a Benvolio.

- Lo farò invece, o morirò con questo debito sulla coscienza!- gli aveva risposto suo cugino.

Benvolio faceva presto a parlare, ma lui non sapeva come si soffriva per amore, non sapeva quanto potesse pesare il cuore di un amante non corrisposto, quante lacrime si potessero piangere invano, quante promesse lasciate al vento.

Benvolio, suo cugino e inseparabile amico fin dalla tenera età, amava si ed era ricambiato.

Poco tempo prima aveva incontrato una giovane di nome Isabella, una fanciulla graziosa, gentile e dall’animo buono.

Benvolio se ne era perdutamente innamorato, le aveva fatto la corte per mesi e alla fine l’aveva conquistata. Lei, figlia di un ricco conte amico del Montecchi, non si era tirata indietro di fronte ai modi gentili del giovane Montecchi, era un vero cavaliere e con le donne sembrava saperci far, tanto da aver fatto breccia nel cuore della sua bella.

Aveva chiesto la mano ai genitori di lei, dopo aver ricevuto il benestare dello zio favorevole all’unione, e presto i due giovani si sarebbero sposati.

Romeo li invidiava, erano felici, erano innamorati, non soffrivano come lui. L’unica donna che avrebbe amato e voluto al suo fianco, era colei che non lo ricambiava in alcun modo. Meglio la morte allora, pensava il giovane maliconicamente, che vita sarebbe senza Rosalina al mio fianco?.

-Fatti prestare le ali da Cupido e vola al di sopra delle tue pene!- lo canzonava, invece, Mercuzio cercando di tirarlo su di morale.

Mercuzio era uno dei suoi migliori amici, parente del principe, si conoscevano sin dalla tenera età. Lui, Benvolio e Romeo erano inseparabili, sempre insieme a far baldoria per le strade della città. I re del Mondo amavano definirsi. E forse un po’ lo erano davvero, ancora giovani, ancora spensierati, si sentivano forti e invincibili, con il mondo ai loro piedi e tutta la vita per viverlo a pieno.

Mercuzio dei tre era il più incontrollabile tanto che Romeo e Benvolio dovevano placare quel suo animo tanto libero e irrequieto. Se ne andava in giro per la città facendosi beffa di chiunque, era bello Mercuzio con la sua chioma color dell’oro, una massa di riccioli disordinati che incorniciavano il bel viso chiaro e risplendevano alla luce del sole come fili di grano.

A Mercuzio piaceva vivere, vivere e prendere tutto il meglio della vita, non si faceva problemi, non c’era pena che potesse scalfire il suo animo allegro. Sapeva inebriarsi dei piccoli piaceri ogni giorno, sapeva gioire di ogni cosa, riusciva a trovare nel peggio qualcosa che per riderci su. Anche le pene d’amore di Romeo non erano altro per lui che un modo per prendere in giro l’amico.

Ma non lo faceva con cattiveria, ma era il suo modo di prendere la vita, con leggerezza. E un pizzico di follia.

 

Spazio Autrice: 

Ciaoo allora come avete potuto già leggere dalla breve descrizione questa non sarà la classca storia di Romeo e Giulietta. Ma potremmo chiamarla una rivisitaizone, una rivisitazione che la mia mente malata è riuscita a partire, perchè da quando è andato in scena Ama e Cambia il Mondo e da quando ho conosciuto Loro, la mia vita è completamente cambiata. Si lo giuro prima ero una persona normlae. 

Come leggerete da alcune caratteriste i persaoggi rispecchiano fedelmente i loro interpreti nello spettacolo (io vi ho avvertiti prima quando vi ho detto che da quando li conosco non sono più normale eh). 

Be diciamo che da li nella mia mente sono successe una serie di cose, che qualcuno mi ha fatto da spalla nell'accentuarle, perchè nel disagio non si è mai da soli, ed è nata questa storia.

Mi sono chiesta come sarebbe andata con un'altro finale? E se anche Benvolio e Mercuzio avessero qualcuno di tanto caro da arrivare a rinunciare alla vita pur di non riunciare a quella persona? E se l'Amore è una forza cosi devastante,  perchè non potrebbe riuscire a vincere l'odio e cambiare un destino che sembra già scritto. Perchè spesso siamo noi e solo noi che decidiamo dove guidare il nostro destino.

Come avete potuto vedere questo prima capitolo non è un granchè ma mi serviva semplicemente da introduzione, presentare i personaggi, l'ambiendazione e un pò la storia per sommi capi. Avete visto anche che viene introdotto uno dei nuovi personaggi, Isabella appunto, la promessa sposa di Benvolio. Più avanti conosceremo anche l'altro personaggio, che viene solo accennato nella trama, Gaia? Chi sarà? E che ruolo avrà nella storia? Pazientate ancora un pò e tutte la vostre domande troveranno una risposta.

Bene io penso di aver parlato anche troppo, quindi me ne vado. Al prossimo capitolo. 

  
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