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Autore: lapoetastra    07/05/2016    0 recensioni
Giuseppe è di veglia con gli altri soldati.
Gli altri soldati sono con lui.
L’inverno è con loro.
Genere: Angst, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il buio gli invade gli occhi, costante come il lezzo di morte e sangue che aleggia nel campo.
L’oscurità è divenuta la sua compagna imprescindibile, ed il suo sguardo non riesce a romperne la cortina di buio e tristezza.
Gli altri soldati sono nella medesima condizione: alcuni tremano, piano, forse perché ardono di febbre, a furia di sostare all’addiaccio notte dopo notte, o forse per la paura, che è ugualmente contagiosa e debilitante.
Altri, invece, piangono, e quella è la voce dell’angoscia, un suono che una volta udito non si cancella più dalla memoria.
Ci sono poi ancora quelli che semplicemente rimangono immobili, nell’oscurità, fissando un punto nel vuoto con un sguardo privo di qualsiasi luce che è ancora più inquietante del brillio della follia.
Giuseppe rientra in quest’ultimo gruppo.
È lì, seduto per terra da talmente tante ore che ormai non sente più il freddo penetrare come veleno dalla sottile stoffa della divisa.
Brandisce il fucile di fronte a sé, ma le mani sono di ghiaccio, e non percepiscono più da tempo il contatto con il lucido metallo.
Giuseppe è di veglia con gli altri soldati; gli altri soldati sono con lui; l’inverno è con loro.
La notte non finisce mai, lunga come una esistenza intera, imperitura come l’amore che nonostante tutto lega quei ragazzi alla vita.
Un attimo fugge via, inseguendo il precedente in una corsa folle che ha lo stesso ritmo affannoso del cuore di Giuseppe, tremante.
I nemici non ci sono, ora.
Il nemico più prossimo è l’inverno.
E la paura.
E la notte.
E loro sono sempre lì, a ricordare quanto è facile soffrire.
Ed il soldati non possono dimenticarlo, non ci riescono, per quanto lo vogliano.
I pianti sono un po’ più forti, adesso, ma sono immediatamente soffocati dalle braccia fredde premute contro le labbra umide, e Giuseppe li ode, ed è costretto a cercare di frenare anche i propri, di singulti terrorizzati.
Non vuole piangere, vuole solo perdersi nel nulla.
Vuole che la notte finisca.
Niente accade.
Fa solo tanto freddo.
Passerà, prima o poi.
Aspettano, tutti.
Aspettano qualcosa che forse non giungerà mai.
Non importa.
Loro continuano imperterriti ad aspettare, con la caparbietà che caratterizza i loro vent’anni e l’orgoglio racchiuso nelle loro medaglie.
E la notte cammina lenta.
Lenta se ne va.
Sparisce dietro i monti dopo aver accarezzato con le sue dita gelide i corpi stremati dei giovani soldati.
Spunta il Sole.
Arriva l’alba.
Il freddo allenta la presa, per un po’, per un attimo, ed il gusto della paura diviene meno acido.
Giuseppe si lascia avvolgere dalla luce delicata ed abbagliante, ed è costretto a socchiudere gli occhi, per troppo tempo abituati al buio.
Un’emozione nuova sorge nel suo cuore ferito.
< M’illumino d’immenso >, mormora con voce roca dopo il lungo silenzio.
Un soldato vicino a lui lo ode, e sorride.
Non aveva mai sorriso, prima.
< Mio Dio, Giuseppe, sei un poeta! >, esclama.
Ed il Sole reclama il suo posto nel cielo.
Ed i soldati sono sopravvissuti ad un’altra notte in trincea.
Ed un nuovo giorno comincia.
   
 
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