Shakespeare in Love {Romeo and Juliet Style}
Dedicata
alla mia gemu puccia *O*
(che
potrebbe far concorrenza a Darth Vader in quanto a Dark Side,
ma
anche lei ha il suo lato lolloso, e soprattutto ha la pazienza
di
sopportare una dolly nevrotica come me XD)
Quindi
è tutta per te, tesoro! Buon compleanno!! Ti voglio un mondo
di
bene!! <33
P.S.
Sappi comunque che l'accenno ShikaTema è tutto tuo,
perciò
pigliatelo così com'è ù.ù
Vedi
cosa mi tocca fare per colpa tua? X°°°D
Scheerzo, sarei persa
senza di te XD
Tanti
Auguri e mangia tanta torta anche per me mi raccomando ^O^
Romeo:
Oh! Insegna a splendere alle torce!
Sembra
pendere sulla guancia della notte
Come
un ricco gioiello all'orecchio d'un Etiope - (…)
Finora
ha mai amato il mio cuore? Negalo, vista!
Fino
a questa notte, la bellezza vera
io
non l'ho mai veduta.
Un
ballo che fosse veramente degno di tale nome, era sempre un'ottima
scusante intorno alla quale ruotavano gli interessi più
disparati.
Era
da considerarsi un'occasione non troppo formale per unire gli affari
al dilettevole, dove i signorotti locali potevano discutere dei loro
contratti tra un giro di pista e l'altro, e farsi un bicchierino in
compagnia di nascosto dalle loro mogli, troppo impegnate a civettare
con le amiche per controllarli. Le matrone invece ne approfittavano
per indossare i loro abiti più ricchi e i gioielli
più vistosi,
contendendosi con grande eleganza il titolo di tappezzeria
più
appariscente.
Alcuni
popolani si accodavano dietro ai nobili, mescolandosi nella folla,
altri rimanevano nei giardini del palazzo, chi semplicemente
osservando, chi facendo battute di poco gusto, chi alzando il gomito,
mentre i bambini sgusciavano sotto i tavoli carichi di prelibatezze e
sgraffignavano pani bianchi e frutta candita, complici il gran
trambusto generale e la musica vivace.
Ma
un ballo, prima di ogni altra cosa, era soprattutto un ballo.
Nello
spazio centrale del salone illuminato a festa, le gonne ampie e
colorate si aprivano a campana seguendo i movimenti delle fanciulle,
che giravano sulla punte sorrette dai loro cavalieri, ebbri dei
sorrisi e degli sguardi che le dame rivolgevano loro, nell'allegra
frenesia delle danze.
Oh,
se soltanto fosse stato per lei, avrebbe continuato a danzare per
tutta la notte, ininterrottamente, fino a cadere a terra, stremata e
senza più fiato ma felice come non mai. Accettava con un
moto di
intensa gratitudine le mani tese dei giovani, lasciandosi sollevare
nelle piroette e atterrando a terra subito dopo, più
euforica di
prima e assolutamente incurante delle occhiate ammirate che attirava
da ogni parte. Perchè un ballo era fatto per danzare e
divertirsi,
non per cercare a tutti i costi di incrociare i propri occhi con
quelli di qualche gentiluomo di bell'aspetto che poi - come aveva
già
avuto modo di sperimentare - le si sarebbe appiccicato addosso per il
resto della serata, annoiandola con sproloqui inconcludenti sul suo
presunto ardente amore e chissà cos'altro.
Oh,
no, un ballo era un ballo in quanto tale, e lei non ci aveva
mai
visto alcun secondo fine.
Ma
in quel momento, talmente presa dal ritmo, avvertì
distrattamente di
passare da un cavaliere a un altro, e nella piroetta successiva
dimenticò tutti i suoi buoni propositi e finì per
abbassare lo
sguardo sul viso del giovane che la reggeva. Era un biondino dallo
sguardo sveglio, che le rivolse un gran sorriso da sotto la zazzera
di capelli spettinati. Perfino i suoi grandi occhi azzurri sembravano
sorriderle, rifletté lei con un improvviso moto di simpatia.
-
Scusate, mia signora, è vostro padre che ha organizzato
questa
meravigliosa festa? - domandò lui mentre la riappoggiava a
terra con
premura. Lei annuì, accaldata e col respiro accelerato, e
non
potendo fare altro accettò il suo braccio che la invitava a
scostandosi giusto un attimo dalla folla danzante per riprendere
fiato.
-
Ah, mia signora, tutte le bellezze di Verona si sono riunite qui
stasera. Sento che potrei farmi rubare il cuore mille e mille volte,
e non esserne ancora soddisfatto … - ridacchiò il
biondino
aggiustandosi il colletto e ammiccando. Lei sorrise gentilmente, e
mentre lasciava vagare distrattamente lo sguardo intorno a
sé, si
accorse che ora il suo accompagnatore si stava rivolgendo a qualcun
altro - … allora perchè intanto non fai tu da
cavaliere alla
padrona di casa? Un giro di danze soltanto, eh? Guarda com'è
graziosa - Si voltò di nuovo a fissarlo confusa, e
alzò timidamente
gli occhi sul nuovo venuto.
Un
giovane dai capelli scuri che la degnò poco più
di un'occhiata di
cortesia.
-
Sono qui per Rosalina - replicò quindi con aria cupa,
mandando giù
un lungo sorso dal suo calice di vino pregiato - E dovresti saperlo
che le ragazzine non mi interessano, Benvolio - aggiunse con una
mezza smorfia di scherno, voltandosi finalmente a guardarla. La
ragazza lo fissò sconcertata per un attimo, non tanto sicura
di aver
capito bene.
-
Come prego? - boccheggiò, aggrottando la fronte - Non
… non
prendevi il disturbo di invitarmi a ballare, in questo caso -
-
Non ve lo avrei domandato comunque - concluse quello con
un’alzata
di spalle annoiata - E ora, se volete scusarmi … - fece poi
inchinandosi con eleganza e rivolgendole un’ultima occhiata
divertita prima di allontanarsi verso la pista da ballo. Lo intravide
di sfuggita avvicinarsi a una dama dai riccioli dorati e sussurrarle
qualcosa in un orecchio. Vide che lei stava ridendo, portandosi il
calice di vetro alle labbra vermiglie.
Si
volse di nuovo a fissare il biondino, che con lo sguardo luccicante e
un sorrisetto a mo' di scusa si strinse nelle spalle.
-
Oh, non prendetevela, mia signora. Fa' sempre così
… -
L'istante
successivo aveva già accettato l'invito di un altro, le
labbra
leggermente contratte dall'irritazione.
Il
vestito candido le oscillava intorno alle gambe mentre si muoveva,
lasciando che la musica, le luci e colori abbaglianti le svuotassero
nuovamente la testa da quell'incontro ben poco edificante. E
così
fece, abbandonandosi alle danze. E gli occhi scuri e ironici del
giovane impudente divennero ben presto solo un distratto e vago
incidente di percorso. O almeno, così si disse.
Romeo:
Quale luce appare attraverso quella finestra?(...)
Sorgi,
bel sole, e uccidi l'invidiosa luna, già
ammalata
e pallida per il dolore
che
tu, sua ancella, sia più bella di lei.
Il
suo abito di vestale è spento e verde, e lo indossano solo
le
sciocche. (…)
Oh,
è il mio amore. Oh, potesse sapere che lo è!
Si
era ritirata nelle sue stanze molto prima di quanto si sarebbe
immaginata, meravigliando persino la sua cara balia, che l'aveva
vista stendersi sul letto e rifiutarsi di toccare cibo,
inspiegabilmente corrucciata. La festa ai piani di sotto continuava,
ma aveva improvvisamente perso tutta l'attrattiva che l'aveva
circondata per settimane. Juliet sedette scalza sull'ampia ringhiera
lignea del balcone, appoggiandosi con la schiena al muro e
raccogliendo con una mano la camicia da notte che la intralciava nei
movimenti; la lanterna dentro cui bruciava un mozzicone di cera
faceva ancora abbastanza luce da permetterle di leggere.
-
Vi prego, almeno stanotte, ponete fine alla mia agonia, mio amore -
Trasalì
talmente violentemente che rischiò quasi di lasciarsi cadere
il
libro di sotto.
Si
sporse a guardare battendo le palpebre nell'oscurità della
notte,
sconcertata. Eppure quella voce … le venne improvvisamente
da
ridere.
-
Mio signore, temo abbiate fatto male i vostri calcoli -
replicò alle
ombre davanti a lei, il tono che sapeva di risata trattenuta a stento
- Ma mi auguro per voi che non crediate davvero di riuscire a
incantare qualcuno in questo modo … - aggiunse ruotando gli
occhi
con uno sbuffo divertito.
Per
un attimo ci fu silenzio, rotto solo dal rumore di alcuni passi, poi
di nuovo silenzio. Fino a che il baldo giovane comparve alla luce
della lanterna, issandosi a sedere a cavalcioni del balcone, una
gamba penzolante oltre la balaustra e l’altra
all’interno. Juliet
richiuse spazientita il libro, alzandosi e avvicinandosi a lui, la
lunga e pesante camicia da notte che si arricciava buffamente intorno
alle caviglie e gli strani capelli sciolti sulla schiena, ancora
morbidi di spazzola.
-
Voi?! - esclamò, fissandola, a
metà tra il fastidio e la
sorpresa.
-
Proprio io, che disdetta - replicò lei stringendosi nelle
spalle.
Lui
le rivolse un’occhiata di sbieco, divertito suo malgrado.
-
Posso farvi una domanda? - chiese quindi Juliet.
-
Anche se vi dicessi di no, so che lo fareste comunque -
-
Perché rimanete qui a perder tempo con me? Non vi sta
aspettando la
vostra … Rosapina o come si chiama? -
- Mmh. Questo sì che è interessante.
Neppure mi conoscete ma siete
già gelosa di me - osservò lui con una smorfia di
scherno che la
fece avvampare -
Niente affatto - replicò lei con uno sbuffo impermalosito -
Anzi,
andatevene immediatamente o giuro sul mio onore che chiamerò
le
guardie e … ! -
-
Ah, non c'è alcun bisogno di scomodare il vostro onore - la
interruppe - Me ne vado più che volentieri -
-
Sì. Bene. Andatevene dalla vostra Rosapina, benissimo -
borbottò
lei a bassa voce, senza guardarlo.
-
Ma signora, questa vostra gelosia è del tutto immotivata,
lasciatevelo dire - fece lui scoppiando a ridere.
-
Posso almeno sapere il vostro nome? - domandò lei alzando il
viso di
scatto e facendosi improvvisamente apprensiva, e le sue mani si
strinsero esitanti attorno al bordo ruvido del balcone;
tralasciò
perfino di smentirlo riguardo al suo irritante commento.
-
Che importanza ha? - fece lui voltandosi a fissarla con una punta di
sarcasmo.
-
Ne ha invece, e molta - replicò lei risoluta. Lui le rivolse
una
breve occhiata, aggrottando leggermente la fronte.
-
Romeo - disse infine, voltandole nuovamente le spalle per poi
domandare, cercando di suonare del tutto casuale e rendere esplicito
il suo totale disinteressamento al riguardo - E il vostro? -
La
giovane lo guardò sorpresa. Lui rimase in attesa, fissandola
accigliato.
-
Juliet - replicò appena, in un sussurro - Mi chiamo Juliet -
ripeté
poi quando ebbe ritrovato la voce.
Sul volto di lui comparve una
piccola smorfia.
-
Lo immaginavo. Proprio un nome da ragazzina … -
sbuffò, ruotando
gli occhi divertito.
-
Ma voi siete un Montecchi - Juliet la fece suonare come una semplice,
innocua constatazione.
-
E voi una Capuleti - replicò quello col suo stesso tono. Si
squadrarono in silenzio per un attimo che parve eterno.
-
Allora saprete anche che questo non promette nulla di buono, vero? -
sussurrò infine lei con un mezzo sorriso, inclinando la
testa di
lato.
-
Oh, ci porterà dritti alla catastrofe, Juliet -
concordò lui con un
breve cenno del capo, incapace di non sorridere a sua volta - Dritti
alla catastrofe -
Giulietta:
Te ne vuoi già andare? Non è ancora giorno
(…)
Canta,
la notte, su quell'albero di melograno. Credimi, amore, era
l'usignolo.
Romeo:
Era l'allodola, araldo del mattino, non l'usignolo. Consumate sono le
candele della notte,
e
il giorno si muove giocondo in punta di piedi. Ma mi prendano pure,
mi mettano a morire, se tu vuoi così.
Come
va, anima mia? Parliamo. Non è ancora giorno.
Giulietta:
Oh, lo è! Lo è! Vattene, via di qui! Alcuni
dicono che l'allodola
separa con dolcezza.
Questa
non fa così perchè separa noi. Oh, va' via,
c'è sempre più luce!
I
capelli le si erano sparsi sul cuscino di raso come seta colorata, e
il suo respiro basso e regolare si condensava nell'aria calda del
mattino; le coperte e le lenzuola si erano arruffate intorno ai due
corpi addormentati nel grande letto. Lui riaprì gli occhi e
lasciò
vagare per qualche attimo al soffitto le due iridi scure.
-
Mmh, è già mattino? Sento l'allodola cantare -
sussurrò Juliet
senza ancora aprire gli occhi.
-
No, ti sbagli, è solo un usignolo che canta col buio -
replicò lui
sfiorandole una guancia col dorso della mano.
-
Ma no, no, che stai dicendo? - replicò subito lei nel
sentirsi
contraddire, e si levò a sedere mettendo su un piccolo
broncio
mentre lui si girava a osservarla con aria perplessa - Ma se vedo
benissimo che il sole è già alto fuori dalla
finestra! … ma come,
il mio dolce Romeo dorme anche da sveglio, che non riconosce
più il
giorno dalla notte? - concluse lei con sorrisetto sfacciato.
-
Oh, perdonatemi. Avete ragione. Deve essere stata colpa del vostro
continuo russare, mia Juliet, che mi ha tenuto sveglio tutta notte -
La
bocca di lei si spalancò scandalizzata, e afferrato uno dei
cuscini
glielo tirò dritto in faccia scoppiando a ridere.
-
E che dire allora del vostro comportamento,
messere? Si
supponeva che fosse la nostra prima notte d'amore, ma se posso
parlare francamente, decisamente il gioco non vale la candela - Al
che lui le si gettò sopra, cominciando a farle il solletico,
con lei
che cercava di divincolarsi con le lacrime agli occhi. Ma il riso
morì a entrambi sulle labbra quando si accorsero della loro
posizione. Juliet gli era finita sopra a cavalcioni, la camicia da
notte scomposta e i capelli lunghi tutti spettinati, mentre lui le
teneva ancora fermi i polsi con entrambi le mani. Si fissarono l'un
l'altro a occhi sgranati per qualche secondo. E infine lui si sporse
in avanti, la frangia che gli scivolava sparpagliata sugli occhi,
mentre lei schiudeva appena le labbra, avvertendo il suo respiro
caldo che premeva contro il viso, e …
-
STOP! STOOP! Fermi
tutti! Che
storia è questa? Che accidenti state combinando, si
può sapere?!
-
Si
alzarono improvvisamente le luci sul palcoscenico, facendo sbattere
gli occhi ai due giovani, che si affrettarono ad allontanarsi.
Dalla
prima fila della platea, Tsunade si premette due dita sulla fronte,
squadrandoli con una faccia decisamente esasperata.
-
Ragazzi, state a sentire, lo so che abbiamo deciso
di dare
un'ottica diversa al testo originale, ma non mi pare di aver detto
che questo prevedeva che due amanti sul punto di separarsi per sempre
finiscano a rotolarsi sul letto facendosi il solletico! -
Sakura
arrossì, Sasuke distolse lo sguardo sbuffando.
-
E va bene, va bene, per oggi basta così, siamo tutti
esausti. Lunedì
riproveremo la scena finale, d'accordo? Sempre che Sakura si ricordi
di non rispondere al bacio quando si suppone che sia morta …
-
Sasuke le lanciò un'occhiata sfacciatamente ironica.
-
Cos'hai da ridere tu? Stavo solo … improvvisando! -
sbottò lei
guardandolo male.
Tsunade
sospirò pesantemente, facendo segno ai due che potevano
andarsi a
cambiare.
-
Di questo passo non ce la faremo mai ad essere pronti per la prima!
Cosa andrò a raccontare al preside? Che i miei attori sono
in piena
crisi ormonale? -
-
Ma signorina Tsunade, secondo me hanno recitato tutti bene -
intervenne l'addetta scenografa scuotendo i buffi codini con aria
pensierosa - Peccato che nella scena precedente Shika abbia rovinato
tutto con la sua solita faccia da pesce lesso - aggiunse con la
lingua tra i denti, dando uno scappellotto in testa a Shikamaru,
chino a rassettare uno scatolone di costumi di scena.
-
Ah, che palle, ma ti sei mai vista allo specchio? -
-
Sto solo dicendo che il pathos non fa per te, cry
baby -
-
Grazie tante - borbottò lui rivolgendole un'occhiata storta
da sotto
in su.
-
Insomma, Mercuzio è un giovane esuberante e pieno di
spirito, e tu
non sei … esattamente il tipo che … come dire
… -
-
Insomma sono troppo noioso per interpretarlo - concluse Shikamaru
rimettendosi in piedi.
-
Non ho detto questo -
-
Ma è quello che pensi -
-
Non è vero! - scattò lei voltandosi a
fronteggiarlo, arrabbiata.
Shikamaru
la fissò battendo le palpebre - O-okay - fece poi
grattandosi la
nuca imbarazzato.
Lei
sorrise vittoriosa, tornando a fissare il palcoscenico vuoto - Potrei
darti una mano, magari, se ti va - buttò lì
casualmente, senza
guardarlo.
-
Ah, certo, certo, come no … -
-
Dico sul serio -
-
Ah. Beh, ecco, penso … che un po' di
pratica non può che
farmi bene -
-
Sì, però non farti troppe illusioni, per la
faccia da pesce lesso
purtroppo non c'è rimedio -
-
Grazie, lo terrò presente - fece lui ridendo.
-
Ehi, guarda che dovresti essermi grato. Sacrifico il mio tempo
prezioso per te -
-
Già. Spero solo che tu non ti aspetti che ti paghi -
Temari
si voltò a fissarlo, le mani sui fianchi e una luce diversa
negli
occhi.
-
Comincia a offrirmi la cena, cry baby, poi ne riparliamo -
-
Oh - fece lui, annuendo - Questo direi che si può fare -
~
Sakura
si slacciò il corsetto dell'abito con un respiro di
sollievo,
rovistando alla cieca nella borsa alla ricerca della spazzola.
-
Sai cosa ho sentito dire? - le chiese Hinata sorridendo; la moretta
era seduta sulla panca degli spogliatoi femminili a gambe incrociate,
il copione dello spettacolo aperto sulle gambe e la divisa
perfettamente in ordine - L'altra volta Ino ha trovato la sua
parrucca di Rosalina tutta quanta arruffata. È dovuta andare
in
scena che sembrava avesse un barboncino in testa … Non
è che per
caso tu ne sai qualcosa? -
-
Io? E cosa dovrei saperne io, scusa? -
borbottò Sakura
litigando con i lacci della gonna.
-
Non c'entra il fatto che Ino e Sasuke dovessero provare una scena
insieme? -
-
Assolutamente no, ma figurati! - esclamò Sakura, con un
acuto fin
troppo scandalizzato. Intercettò l'occhiata dell'amica, che
la
fissava con un sorriso che si spiegava da solo - E va bene, forse
ne so qualcosa. Dovrebbe imparare lei a tenere a posto le mani,
piuttosto. Sasuke di qui,
Sasuke di
là, ma per favore -
borbottò facendole il verso, mentre Hinata rideva.
-
Oh, a proposito, oggi Naruto-kun è stato davvero bravissimo,
non è
vero? -
Sakura
ridacchiò, caricandosi la tracolla in spalla e alzando gli
occhi al
cielo - Dici così tutte le volte, Hinata -
-
B-Beh p-perchè è bravissimo tutte le volte, si
vede - replicò la
moretta arrossendo miseramente e affrettandosi a seguire l'amica
fuori dagli spogliatoi. Uscì con lo sguardo incollato al
pavimento e
il viso in fiamme, senza guardare nemmeno davanti a sé, e
così finì
direttamente addosso a Naruto, che stava passando proprio in quel
momento. Il copione e le varie cartellette le caddero a terra
sparpagliando fogli dappertutto.
-
Oddio, Hinata, scusa, non ti avevo vista arrivare - esclamò
il
biondino chinandosi immediatamente a raccogliere quel disastro.
-
N-non è niente, N-Naruto-kun - replicò lei
inginocchiandosi a sua
volta.
-
Ehi. Ma questo è il nostro copione! Ne hai una copia anche
tu? Ma
dai? Che forza! -
-
Aehm - fece lei arrossendo ancora di più e tenendo lo
sguardo basso
- c-certo. Vengo sempre ad assistere alle prove -
-
Dici davvero? Non lo sapevo! Mi fa piacere, Hinata. Ecco, tieni il
tuo copione - fece lui scrollandolo brevemente per dargli una
ripulita.
La
moretta tese una mano per riaverlo indietro, mormorando un timido
grazie e correndo via.
Naruto
abbassò lo sguardo sulla propria copia, sfogliandolo
soprappensiero
e rendendosi conto solo allora di aver appena scambiato il suo con
quello di Hinata.
Il
suo infatti era pieno di orecchie agli angoli e zeppo di correzioni e
scarabocchi, mentre questo invece era immacolato e conservato
perfettamente. Fece scorrere lo sguardo sulla lista dei nomi dei
personaggi, e sgranò improvvisamente i grandi occhi azzurri,
sbalordito.
Di
fianco al suo nome, Naruto Uzumaki _ Benvolio, era stato disegnato un
piccolo cuore dai bordi calcati.
Rialzò
la testa di scatto, osservando Hinata che si allontanava nella folla,
e gli venne da sorridere.
-
Beh, allora testa quadra? Non vieni? - fece Sasuke sopraggiungendogli
alle spalle insieme a Sakura.
-
No - replicò lui scrollando il capo - Oggi accompagno Hinata
a casa
-
-
Mh. Okay. Allora ci vediamo domani -
Sakura
e Sasuke lo osservarono correre a perdifiato lungo il corridoio per
raggiungere la moretta.
-
Sono talmente carini, non trovi? - commentò Sakura,
scrollando il
capo con aria sognante.
Sasuke
le diede una pacca scherzosa in testa, facendole cenno di
incamminarsi.
-
Beh, comunque, quello che ti stavo dicendo è che il cambio
di
sceneggiatura lo ha proposto proprio Tsunade-sensei. L'idea
è stata
sua, non ha ragione di lamentarsi in quel modo. Lo aveva detto lei
che così avremmo reso più reali i nostri
personaggi -
-
Infatti - concordò Sasuke - Non si era mai vista una
Giulietta così
noiosa prima d'ora -
-
Né un Romeo così arrogante e antipatico, d'altra
parte … -
I
due si squadrarono.
-
E dimmi, tu moriresti per me, Sasuke-kun? -
-
Ma nemmeno per scherzo - ribatté lui ridacchiando.
Sakura
gli mostrò la lingua, offesa, fermandosi davanti alle
macchinette
per prendersi da bere.
-
Lo sai, però … stavo pensando che in fin dei
conti, non lo vorrei
neanche un Romeo così perfetto … così Romeo
- fece lei
lanciandogli un'occhiata frettolosa mentre litigava con la levetta
della lattina di thé - E di sicuro, non lo scambierei mai
per il mio
Sasuke-kun acido e scorbutico -
Sasuke
si voltò a fissarla, interdetto, un sopracciglio inarcato.
-
Ah no? -
Sakura
fece spallucce, arrossendo un po'.
-
Beh, no, sai come si dice … a ognuno il suo -
Lui
la fissò per qualche secondo, battendo le palpebre.
-
Scema - concluse poi con una smorfia divertita, tirandole
giù il
berretto sugli occhi.
Sakura
si sentì sfilare la lattina dalle mani, e nel sentire
scattare la
levetta stava già per ringraziarlo, ma quando poi
però si rimise a
posto il berretto si accorse che il suo presunto galante Romeo si era
già incamminato per i fatti suoi senza aspettarla, e che si
stava
pure bevendo il suo thé freddo senza nessun apparente
rimorso - Ehi!
- esclamò lei sistemandosi la tracolla in spalla e
correndogli
dietro arrabbiata.
Lo
vide voltarsi a guardarla e scoppiare a ridere, e per ripicca gli si
appese al collo di slancio, rischiando quasi di farlo cadere.
Certo
che dovevano offrire proprio un bello spettacolo, si disse Sakura
stringendosi forte. Lui in piedi che la guardava storto con la
lattina di thé ancora in mano, lei in salopette che
sorrideva
abbarbicata al suo collo, le gambe strette attorno alla sua vita e le
scarpe da tennis intrecciate una con l'altra per reggersi.
-
Oh, Sas'ke, Sas'ke, perchè
sei tu, Sas'ke? -
fece lei ridendo, i capelli che le scivolavano dalla spalla mentre si
sporgeva da un lato per fissarlo in viso - Rinnega tuo padre, e
rifiuta il tuo nome. O se non vuoi, giura che mi ami, e io non
sarò
più … -
-
… così scandalosamente petulante? - concluse lui
al suo posto
ridacchiando.
-
Oh, andiamo, stavo improvvisando! - rispose Sakura sbuffando
divertita e appoggiando la fronte alla sua nuca.
-
Improvvisi un po' troppo spesso tu, sai? -
-
Mh, seguire il copione non fa per me. E adesso tu
che stai
facendo?! - esclamò poi sgranando gli occhi, vedendo che lui
si
tendeva verso il suo viso.
-
Indovina - rispose Sasuke facendo spallucce con un mezzo sorriso - Mi
sembrava che ci stesse bene -
-
Ma davvero, tu guarda … - lei sorrise di rimando, a occhi
chiusi,
lasciandosi baciare.
Lei
non era la sua Giulietta.
Lui
non era il suo Romeo.
Ma
in fondo, che importanza aveva?
Erano
Sasuke e Sakura.
Era
tutto assolutamente, catastroficamente perfetto
anche così.
-
Questa è stata la lezione di biologia più noiosa
a cui abbia mai
assistito - borbottò Kankuro con uno sbadiglio.
-
Gaara-sensei, davvero, posso prepararle il pranzo anche domani se
vuole - si offrì gentilmente Matsuri con un timido sorriso.
-
Sì. Andiamo - fece il ragazzo scrollando le spalle, ma poi
fermò
voltandosi a fissare il fratello e la ragazza con aria scettica -
Aspettate un attimo … -
-
Che succede? - chiese Kankuro.
-
Dov'è nostra sorella? -
-
Ah - si intromise Matsuri - Ehm. Credo … credo che
Temari-san sia
ancora al laboratorio teatrale, con Shi... il su… quel tizio
che fa
Mercuzio nella recita - si corresse rapidamente. Gaara
scambiò
un'occhiata con Kankuro che, se possibile, aveva una faccia ancora
più torva della sua, e si volse di nuovo a fissare la
brunetta,
inarcando un sopracciglio.
-
E che stanno facendo? -
Matsuri
esitò un attimo, arrossendo, e fece per rispondere.
-
Lascia stare - la precedette Gaara ruotando gli occhi - Non voglio
saperlo -
Citazioni
tutte prese da Romeo e Giulietta, Shakespeare.
Grazie
mille per essere arrivati a leggere fin qui ^O^
Gemu,
se non sei ancora svenuta dall'orrore è già
qualcosa XD
Che
ne dite, commentino? <33