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Autore: Scarlett_Brooks_39    08/05/2016    1 recensioni
Ognuno di voi conoscerà Mary Tudor e la sua sorellastra Elizabeth. Vi sono stati scritti molti libri ed altrettanti film. La storia ci trasmette che fossero rivali, gelose del trono ed avide di potere. Ma non ha mai messo in primo piano il fatto che fossero sorelle. Quale era stato il loro rapporto? Dietro alla patina formale a cui dovevano sottostare, come erano veramente?
[Questa storia partecipa al contest Sibling memories - Di sorelle e fratelli, indotto da Angyefp sul forum di efp]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Maria Tudor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Golden and the Red Queen


 

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- Titolo: The Golden and the Red Queen
- Fandom: I Tudors
- Coppia di fratelli: Mary ed Elizabeth Tudor

Un nodo le si attorcigliò attorno allo stomaco non appena la vide.
Distesa sul letto, morente. Si avvicinò, non sapendo bene come comportarsi. Che cosa avrebbe dovuto dirle?
“Oh, Mary”- sussurrò, con voce spezzata dal pianto. Le sue guance, una volta rosee, erano scavate. La sua pelle, vellutata e candida, adesso stava via via diventando sempre più spenta. “Elizabeth, vienimi più vicina”- la sua voce era flebile, usciva quasi in un soffio. Irrefrenabilmente stoica, non dava molta importanza al male che la stava divorando dentro, e stava ancora sperando che la causa di esso fosse, in realtà, un bene. Una grazia di Dio. Povera Mary, quante ne aveva dovute passare. La sua vita non era mai stata facile, eppure non lo aveva mai dato a vedere a nessuno. “Volevo..”- tossì - “volevo parlare con te, prima che il Signore mi chiami al suo cospetto.” - “Mary, non dite così… vedrete che i dottori troveranno una cura per la loro Regina” - si mise a sedere sul suo letto, vicino a lei, tenendole la mano ossuta e debole - “Vedrete che tutto andrà bene..”- non poteva dire di credere davvero in quelle parole, però in cosa altro avrebbe mai potuto sperare? - “Quando io morirò, non so se prenderai il mio posto sul trono, ma se ciò accadrà, voglio che tu sappia che devi portare onore alla nostra dinastia e devi mantenere vivido il nome dei Tudor.”- le strinse la mano con più veemenza, a queste parole, come a supplicarla, ma allo stesso tempo come ad ordinarglielo.
La fragile Elizabeth si limitava ad annuire, catturata e quasi intimorita dai suoi occhi vitrei. Aveva sempre avuto timore della sorella, ma fra loro vi era stata una perenne ed indifferente tolleranza, eccetto quando Elizabeth era piccola. Quelli, per la ragazza, erano stati i momenti più belli vissuti con la sorella. “Adesso che il momento si avvicina, vorrei chiederti perdono, per tutto ciò che ho fatto”- Elizabeth sgranò gli occhi, stringendo più forte le sue dita - ”Oh, ma cara sorella, voi non avete fatto nulla di riprovevole, nulla di cui dovete chiedermi perdono! Voi siete stata la mia fonte d'ispirazione, fin da quando ero solo una bambina. Sono cresciuta con l'adorarvi, sorella mia, col venerarvi. Voi siete stata il mio esempio, la mia guida. E' merito vostro se adesso conosco il coraggio, la bellezza più nascosta delle cose, la forza.” - “Elizabeth, ti prego, lasciamelo fare.”- la giovane fanciulla si ammutolì e Mary strinse a sé la croce che pendeva dalla sua collana, decorata con piccoli smeraldi, come a chiedere un aiuto per rievocare alla mente ricordi che aveva preferito seppellire- “Fin da quando sei nata, io ti ho considerata il frutto del male, poiché eri stata concepita con la seduzione, con l'inganno e dopo la tua nascita, le cose per me non facevano che peggiorare. Allontanata dalla corte, odiata da mio padre, il Re, separata da mia madre. Ero convinta nel credere che tua madre fosse l'incarnazione di Satana ed ho sempre provato odio per voi, odio alimentato dalle situazioni difficili e dalle umiliazioni che ho dovuto subire.”- fece una pausa, la voce sottilmente rotta da un accenno di dolore -”Quando mio…. Quando nostro padre mi ha riammessa a corte, fui pervasa da un'immensa gioia, ma in seguito scoprii che il mio compito era quello di occuparmi di te. Dunque pensai che fosse uno scherzo, poiché mio padre non mi avrebbe mai sottoposta ad una simile umiliazione, a dover crescere la sorella non riconosciuta da Dio, concepita del Male in persona!”- la tosse le impedì di continuare, il suo tono era via via aumentato, così come il peso dei ricordi.. Elizabeth non era indifferente alle parole con cui era stata descritta sua madre, una madre portatale via troppo presto e troppo ingiustamente.
La fanciulla aveva un ricordo poco nitido di lei ed un'immagine contrastante. Alcuni dicevano che era stata una donna dal grande coraggio e dalla bellezza unica; altri, come Mary, la descrivevano come nient'altro che una sgualdrina manipolatrice. Elizabeth era sicura che fosse entrambe le cose, perché in ognuno vi era una parte buona ed una cattiva, e nessuno avrebbe saputo vivere senza una delle due - “ma poi, vedendoti crescere, ridere…. ho pensato che non potevi essere il male, che non avevi nessuna colpa e che forse saresti stata l'unica a volermi bene. Sai, nessuno mi ha mai voluto bene. Mia madre voleva solo controllarmi. Mio padre, tanto meno, per lui ero solo la figlia della vedova cattolica di suo fratello. Diventavo sua figlia solo quando lo riteneva più opportuno. Philip poi, colui che credevo fosse la mia via d'uscita dalla tristezza di una vita infelice, si è dimostrato solo una continuazione di essa. Parte del mio popolo mi ha odiata e mi odia, i tentativi che ho fatto per sanare gli sbagli di mio padre sono stati inutili, forse perché ho usato il modo sbagliato. Ho risposto alla violenza con la violenza. Ma con cosa avrei potuto rispondere, se non ho mai conosciuto altro all'infuori dell'odio e della cattiveria? Riguardo a te, mia cara Elizabeth, ti ho sempre allontanata, e ti chiedo scusa per questo. Proprio tu, piccola, indifesa, che male avresti mai potuto farmi?” La ragazza non riusciva a frenare le lacrime, singhiozzando senza sosta. Non c'era mai stato un grande rapporto fra le due, ma nonostante tutto Elizabeth voleva bene a Mary.
Un bene incontrastabile, alimentato dai continui rifiuti della sorellastra. Già, perché ogni volta che Mary tentava di allontanarla, non faceva altro che avvicinarla, anche se non aveva mai avuto occasione di dirglielo. Beh, fino ad ora. “Mary, io vi voglio bene”- le parole le uscirono tra un singhiozzo e l'altro, e quasi si pentì di ciò che aveva appena detto, forse perché era stata troppo avventata, troppo sconsiderata ed era pronta ad un suo solito rimprovero su come una reale dovesse gestire i propri sentimenti. Mary, invece, le portò una mano sulla guancia, accarezzando la sua pelle candida dolcemente.
Elizabeth tremò a quel contatto, come spaventata, incredula da quel gesto nuovo e strano, ma allo stesso tempo bellissimo. “Anche io ti voglio bene, cara e dolce Elizabeth”- e dopo quelle parole, i suoi occhi si chiusero lentamente, e la sua bocca esalò l'ultimo respiro. La sorella, incredula, si portò una mano alla bocca per soffocare un urlo strozzato.
Vederla così, spenta, come addormentata, fu per lei struggente.
Magari si era solo addormentata, magari si sarebbe svegliata da un momento all'altro. Ma Elizabeth purtroppo sapeva che non poteva essere così.
Subito accorsero in molti, per compiangere la loro regina.
Lei invece indietreggiò, accasciandosi a terra. La pioggia scrosciava, al di là delle finestre, ed Elizabeth pensò che fossero le lacrime di Dio per la morte della sua seguace più fedele. Anche se non era una fervente cattolica, in quel momento pensò che fosse davvero così.

Elizabeth fissava tristemente la tomba di sua sorella, pensando a quanto fosse assurdo il destino, poiché aveva sempre pensato che sarebbe stata lei la prima a finirci dentro. Si sentiva persa, sola.
Ripensava a tutto ciò che avevano fatto, lei e Mary, ai momenti più belli vissuti insieme.
Come quando, al tempo in cui Elizabeth era solo una bambina, stava correndo nei giardini reali e, non vedendo un sasso, vi era inciampata sopra. Mary, che doveva occuparsi di lei, accorse subito e la portò nelle sue stanze. Tirò fuori uno strano unguento puzzolente, e ne spalmò un po' sulla sua ferita. Ricordava che era freddo, ma che le faceva passare il bruciore.
Quando Mary alzò lo sguardo, distogliendolo dal piccolo e sottile ginocchio della sorellina, trovò i suoi occhioni che la scrutavano. Bastò un sorriso gentile per sciogliere il freddo cuore di Mary, anche se ovviamente non lo diede a vedere.
Le rivolse appena un piccolo sorriso, complimentandosi con lei per non aver pianto più di tanto.
Ricordava queste parole: <<   Non farti mai vedere debole, Elizabeth, non far mai capire agli altri come ti senti veramente. Non potrai fidarti di nessuno, in futuro. Ci sono persone cattive al mondo, ma ricordati sempre che le più cattive sono quelle più vicine a te. Ma sopra ogni cosa, ricordati sempre chi sei e da dove vieni   >> . E questo l'avrebbe ricordato, qualunque sarebbe stato il suo destino.

Ed avrebbe messo da parte la paura, sostituendola col coraggio e con la forza, prendendo esempio da sua sorella, dal suo ricordo. La giovane e fragile Elizabeth non c'era più, ormai.
Giurò, al momento della sua incoronazione, che sarebbe stata una grande regina. Per il suo paese, per la sua dinastia, per dimostrare a suo padre che anche lei era qualcuno, ma, soprattutto, l'avrebbe fatto per sua sorella.
Perché le aveva voluto bene.
E perché anche lei gliene aveva voluto.
  
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