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Autore: Siamo_infiniti    09/05/2016    2 recensioni
Il moro posò la fronte contro la sua spalla nuda, con le grandi mani gli accarezzò la schiena e lo strinse a sé, annuendo brevemente, più volte.
Sapeva quanto suo fratello avesse ragione, quanto non si sbagliasse. Era sempre stato così, quando si erano allontanati, poi si erano riavvicinati, erano capaci di farsi del male, [...] ma era difficile condividere tutto, aria compresa, sebbene indispensabile per la loro sopravvivenza.
“Devi guardare le cose positivamente” fece Bill a voce bassa contro il suo orecchio “[...] Ma non posso nemmeno scappare da te, amore, anche tu sei una mia responsabilità ed io voglio che tu lo sia per tutta la vita, adesso ho capito cosa voglio, ho capito che voglio amarti senza riserva, senza esclusione di colpi, voglio solo te, e Dio, [...] Camille non conta niente, per me[...]”
“Lo giuri?” sussurrò Tom, insicuro.
“Oh, Tom” borbottò Bill fingendosi esausto, “ti sto giurando il mio amore eterno da mezzora, come fai ad essere così ottuso?
Dal Capitolo 14
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Sorpresa, Tom Kaulitz
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Capitolo Ventuno – Hope is all you have got.

 

 

Era stato strano, per Tom, ritrovarsi per così tanto tempo senza suo fratello gemello in mezzo ai piedi, nonostante avesse fatto a meno di lui per molti mesi, nel passato; c’era una differenza sostanziale, però, perché quando era stato lui, Tom, a respingere Bill, Bill era comunque presente fisicamente, poteva guardarlo, poteva rivolgergli qualche sporadica parola, poteva vederlo sorridere durante le uscite pubbliche.

Adesso, invece, Bill era completamente sparito, si era rifugiato a casa della madre di sua figlia, Nicole, che cominciava a tirarsi su e a mettere un piedino davanti all’altro, per camminare.

Non glielo aveva detto Bill, lo aveva scoperto da Georg, durante una cena durante la quale anche gli altri due membri della band facevano fatica a decidere come comportarsi: avevano visto nel passato dei problemi tra i Kaulitz, ma mai si erano ritrovati ad incontrarli separatamente.

Tom si era visto con Anis ancora qualche volta, dopo la vacanza con Bill, ma si era reso conto che non era più come prima e che quando faceva l’amore con lui non provava niente, anzi, poteva considerarlo solamente sesso: puro e scadente sesso.

Si dava dell’imbecille ogni giorno per aver tradito Bill e soprattutto si sentiva orribile perché aveva capito che Bill sapeva tutto fin dal primo giorno, eppure non gli aveva detto niente, probabilmente il suo amore per Tom era così grande che lo avrebbe lasciato fare, pur di occupare un posticino nella sua esistenza e possedere un pezzetto del suo cuore.

Ma Tom, stupido Tom, aveva capito che Bill non occupava solo un posticino nella sua vita e che non possedeva solo un pezzetto del suo cuore, ma che prendeva la sua intera esistenza ed era l’unica persona che aveva intenzione di amare per l’eternità.

Come dirglielo, non lo sapeva, era consapevole di aver fatto troppi casini, di aver sempre mandato all’aria tutti i sacrifici che Bill aveva fatto per lui, come un fottutissimo ingrato.

Perché era questo, che era, un ingrato.

Quanto aveva fatto Bill, per lui?

Gli era sempre stato accanto, gradito o no, lo aveva sempre protetto, gli aveva sempre evitato ogni problema, lo aveva sempre amato. Era, anzi, l’unico che lo avesse davvero amato.

Non dubitava dei sentimenti di Anis, sapeva quanto fossero veri, ma si trattava di anni prima, di quando le cose erano diverse e Tom non era capace di capire quanto, invece, fosse vero il suo amore verso Bill, forse perché acciecato dall’errore e dal senso di colpa che provava nell’amare il proprio gemello.

Probabilmente era questo che lo aveva sempre bloccato, che lo aveva spinto ad amare e lasciarsi amare da un altro uomo che era in tutto e per tutto differente da Bill, ne era il contrario, e forse era così che Tom cercava di allontanarsi da Bill.

Solo ora pareva capire che il destino gli aveva sempre giocato un brutto scherzo, che era scritto nelle stelle e nei loro futuri che avrebbero passato la vita assieme, lui e Bill, come suo fratello si divertiva a dire mentre sul palco si sedeva sullo sgabello, un asciugamano sulle spalle, e Tom, come lui, seduto con la chitarra sulle gambe, mentre cominciava a suonare le prime note di In die Nacht davanti a tantissime persone.

Adesso, siamo solo io e Tom sul palco, perché questa canzone parla di noi, del nostro rapporto; penso che ciò che abbiamo io e lui sia piuttosto raro, probabilmente passeremo il resto delle nostre vite insieme, non ci divideremo mai. Tom ed io andremo via nella notte, assieme.*

E poi ecco Tom suonare le prime note della loro canzone e Bill guardarlo, con amore, per poi iniziare a cantare…

Come aveva fatto Tom a non capire che l’amore di Bill era sincero ed era sempre stato lì anche quando lo aveva tradito in ogni modo, facendolo quasi ammalare dalla depressione, ma non c’era mai, mai una volta che Bill, nonostante stesse male, gli riservasse un sorriso dolce e pieno di amore.

Tornando ad Anis, Tom aveva deciso di non vederlo più, proprio perché non era Bill e voleva indubbiamente riprendersi l’amore del gemello, non quello di un uomo violento.

Inoltre, aveva scoperto da un giornale di gossip –che sfogliava con aria annoiata a casa dell’amico Georg- che quel bastardo di Anis altro non era che sposato e, ciliegina sulla torta, stava per diventare padre.

Che Georg avesse messo lì quella rivista appositamente perché il chitarrista la vedesse? Non lo sapeva, ma era lì, quel giornale, e Tom aveva letto l’articolo, articolo che parlava di un matrimonio celebrato in gran segreto, lontano da giornalisti e fotografi, una piccola festa intima, e nelle ultime righe si accennava alla gravidanza della moglie.

Perché Anis non glielo aveva detto?

Forse voleva semplicemente prendersi la sua piccola vendetta, oppure mantenere il piede in due scarpe, o chi lo sapeva.

Fatto stava che Tom si era fatto fregare come uno stupido e si giocato Bill.

Quando aveva letto quella notizia, era quasi saltato in aria, il suo cuore non si era nemmeno frantumato in tanti pezzetti perché si era già spaccato quando Bill lo aveva lasciato, ma la rabbia lo aveva colpito ciecamente, lo aveva riempito del tutto rendendogli la lucidità un qualcosa di totalmente astratto.

Aveva preso la macchina e guidato come un pazzo fino a casa sua, come aveva fatto a non accorgersi che da quella casa usciva e rientrava sempre una donna? Come aveva potuto essere così cieco?

Mentre le ruote stridevano sull’asfalto e l’auto si arrestava violentemente davanti al vialetto, Tom vide una donna con un sacchetto ed una pancia ben visibile sotto un cappotto costoso; la donna stava uscendo e qualcuno aveva appena chiuso la porta di casa e Tom sospettava fosse proprio Anis.

Fuori di senno si era diretto verso la porta d’ingresso e lì aveva cominciato a tempestarla di pugni, per farsi aprire ed era proprio un sorpresissimo Anis che aveva fatto capolino con la testa, sul viso un cipiglio arrabbiato, chi si permetteva di disturbarlo?

“Tu! Brutto bastardo!” aveva urlato Tom e subito dopo lo aveva colpito con un pugno così forte da aver sentito le proprie ossa scricchiolare, lo aveva visto scivolare sul pavimento e lì si era accanito su di lui, mosso da una rabbia cieca.

Aveva notato come Anis nemmeno avesse tentato di difendersi, conscio del torto che aveva in quella situazione; e così, Tom, dopo essersi sfogato –ma essere riuscito semplicemente a rompere il naso all’uomo perché lui non era cattivo, non era capace di esserlo-, si era tirato su da quel pavimento costoso e se ne era andato, dando finalmente il suo addio ad Anis.

Aveva ricevuto una sorta di soddisfazione da quel gesto, anche se la violenza non era nelle sue corde.

Ma comunque, qualche giorno dopo, aveva inviato un sms al gemello, l’ennesimo, nonostante non avesse mai ricevuto risposta.

Amore mio, riesco solo a pensare a te, mi dispiace per come ho mandato a puttane tutto, ho sbagliato e tu hai pagato per tutte le mie cazzate. Ma ti amo e sei l’unica persona che voglio amare per il resto della mia vita. Mi manchi, piccolo. Tuo, Tom.

Era talmente abituato a non ricevere risposta da Bill, che aveva lasciato il cellulare in casa ed era uscito, per andare in palestra dove da qualche tempo praticava pugilato, per sfogarsi.

Quando era tornato, aveva preso l’IPhone per controllare l’ora, ma aveva trovato un messaggio, aveva aperto la conversazione e si era ritrovato davanti una foto di Bill con la piccola Nicole in braccio, sotto un piccolo, breve messaggio.

Anche tu ci manchi.

Tom era scoppiato a piangere nel leggere quella frase, nel vedere il volto sereno del gemello e quanto fosse cresciuta la nipotina.

Aveva pianto a lungo, sentendo improvvisamente il nodo in fondo allo stomaco sciogliersi.

Era sicuro, Bill lo aveva perdonato.

 

 

*

 

 

 

*Adesso, siamo solo io e Tom sul palco, perché […] andremo via nella notte, assieme. à Parole davvero pronunciate da Bill, nel DVD Zimmer 483

 

 

Angolino!

Sono stata assente tanto, troppo, ma avevo perso l’ispirazione e non volevo scrivere qualcosa che non mi appartenesse. Adesso sembro averla ritrovata, nella tristezza che domani i gemelli saranno a Milano ed io chiusa in università fino alle sette di sera, in un’altra città a solo un’ora e mezza da loro.

Nel prossimo capitolo, vi prometto che avremo l’incontro tra i gemelli e vi avverto che siamo quasi alla fine di questa storia.

Se, però, mentre io partorisco l’altro capitolo avete voglia di leggere qualcos’altro di mio, nella categoria di Mika trovate la mia nuova Fanfic, dal titolo (no) love, (no) hope, (no) glory à QUI

Grazie a chiunque commenterà, a chiunque leggerà, questa o l’altra fanfic.

Vostra M.

 

 

  
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