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Autore: Learna    09/05/2016    3 recensioni
Non avrei più rivisto le sue lacrime, e questo in fondo sarebbe stato un bene. Lei non doveva piangere, mai. Non doveva averne motivo. Ancora ho impresse le sue lacrime mentre morivo tra le sue braccia. Ricordo che il mio ultimo pensiero è stato "Ti amo. Non piangere".
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho mai desiderato tanto che un giorno non arrivasse. Ho cercato in tutti i modi di rimandare il momento in cui sarei dovuto tornare a casa, ma alla fine il tempo ha vinto. Erano ormai giorni che me ne stavo chiuso in camera a pensare ai momenti passati con lei, a sognare un futuro insieme. Sapevo perfettamente che niente di quel che avrei potuto immaginare si sarebbe realizzato. Non avrei mai potuto guardarla ridere per qualche piccola sciocchezza senza dovermi nascondere, non avrei mai potuto baciarla per calmarla e fare pace dopo una discussione, non avrei mai potuto abbracciarla e sussurrare all'orecchio che era al sicuro, non avrei mai potuto starle accanto. Lei avevo scelto lui, non me. Sarebbe stato lui, un giorno, a godere della sua compagnia per sempre, legato a lei dal matrimonio.
Non avrei più rivisto le sue lacrime, e questo in fondo sarebbe stato un bene. Lei non doveva piangere, mai. Non doveva averne motivo. Ancora ho impresse le sue lacrime mentre morivo tra le sue braccia. Ricordo che il mio ultimo pensiero è stato "Ti amo. Non piangere". Lei piangeva per me, stava dimostrando un'emozione nei miei confronti. Quella però era l'unica emozione che non avrebbe mai dovuto provare. Poteva odiarmi, poteva arrabbiarsi con me, poteva ignorarmi, avrebbe potuto amarmi, ma non avrei mai voluto vedere il dolore sul suo viso. Quello non doveva provarlo. Non ero riuscito a proteggerla.
Quando mi ero svegliato e l’avevo vista sorretta dalle braccia di Mark, senza vita, mi ero sentito morire. Avevo capito di aver fallito,  di aver lottato per nulla. Avevo capito che era colpa mia se lei si trovava in quello stato. In quel momento avevo deciso che l'avrei lasciata in pace, sarei scomparso. Avevo capito che l'uomo giusto per lei era Mark, non avrei mai potuto essere io.
Potevo fare solo una cosa per lei in quel momento, aiutare i suoi amici ad uscire da quella che, dopo pochi istanti, sarebbe diventata la loro tomba.
Non sentivo più niente. Le sensazioni erano sparite. Nel mio corpo rimaneva come un buco che mi attirava al suo interno. Sentivo che tutti i miei sforzi, il dolore che avevo provato tutte le volte che l’avevo sentita rifiutarmi ed andare da quell’altro, non erano serviti a niente. Era tutto stato vano.
Da quel momento avrei messo la felicità di Ichigo davanti a tutto. Era questa la mia priorità, renderla felice.
Non pensavo che sarei sopravvissuto a quel giorno. Non avrei mai sognato di poterla rivedere, non ci avrei mai sperato.
 Oggi è la vigilia di Natale. Domani faremo ritorno sul nostro pianeta. Sento la porta della mia stanza scricchiolare ed aprirsi lentamente. Da quando la battaglia è finita, i miei due amici non sono più gli stessi, sono cambiati, sembrano condividere le mie sofferenze e rispettare il mio bisogno di stare solo.
-Kisshu. Posso entrare? –
Non gli rispondo. Sono sdraiato sul mio letto a fissare il soffitto, perso nei miei pensieri. Lo sento avvicinarsi e sedersi sulle coperte del mio letto.
-Kisshu non puoi continuare così! –
-E chi l’ha detto? –
-Io, perciò ora alzati e vieni con noi. –
-No Taruto, non vengo. –
-Invece si. –
-Ho detto che non vengo! –
Dico quest’ultima frase alzandomi di colpo a sedere sul letto e facendolo cadere dallo spavento.
-E va bene, fa come vuoi. –
Esce chiudendosi la porta alle spalle.
Mi ristendo. Nella mente inizio a rivivere alcuni momenti passati con la mia micetta. Quanto la facevo arrabbiare chiamandola così! Però non ci potevo fare niente, era troppo bella quando si arrabbiava e farla arrivare a questo era troppo divertente. Mi ricordo della prima volta in cui la vidi. Eravamo in una scuola, era notte e lei e Minto erano venute per vedere se i fatti inspiegabili di cui si raccontava in giro centrassero con dei chimeri. Bhe, la mia gattina aveva talmente tanta paura che ad ogni singolo rumore iniziava a saltare da tutte le parti chiedendo aiuto.
Da subito mi ero interessato alla ragazzina con i codini rossi, fino al punto di arrivare a rubargli il suo primo bacio il giorno seguente. In seguito la mia ossessione nei suoi confronti era mutata in un sentimento più profondo. Pian piano mi ero innamorato di lei. Ho cercato di farglielo capire in più occasioni, ma lei non mi ha mai creduto. Sono arrivato al punto di minacciare di portarla via con me, ma neanche allora mi ha creduto. Ho sofferto e non ho potuto fare nulla per placare quel dolore proveniente dal cuore.
Poi, il giorno della battaglia contro Deep Blue, mi sono sacrificato per salvare lei, l’unica ragazza della quale mi fossi veramente innamorato. Lei ha raccolto il mio corpo da terra e lo ha stretto a se, donandomi un po’ di conforto. Quelle lacrime. Cosa volevano dire? Si era finalmente resa conto di quello che provavo per lei? No, sono sicuro di no. Ma allora perché piangeva? Penso che questa domanda rimarrà senza una risposta. D’altra parte, chi sono io per avere il diritto a delle risposte? Sono solo un alieno venuto per conquistare la Terra, la loro casa. Come possono pensare che anche una persona come me abbia dei sentimenti?
-Ahhhhhhh, ora basta –
Mi alzo dal letto e esco dalla finestra, volando via. Non ho voglia di vedere gli altri. Non sopporterei ulteriori domande del tipo “dove stai andando?” tipica di Pai. Voglio solo starmene da solo.
Mi teletrasporto a Tokyo, nel punto in cui ho rubato il primo bacio a Ichigo. Che caso, ci faccio caso solo ora, l’edificio sul quale sono appollaiato è una chiesa. Che scherzo del destino.
Resto qui, fermo, per circa un’ora, poi, quando decido di andarmene, sento in lontananza le voci di due ragazzi, per la precisione, quelle di Ichigo e Mark.
Arrivano sotto la chiesa e si fermano. Si stanno per salutare. Fa freddo. Nevica. Entrambi indossano vestiti pesanti, una sciarpa e dei guanti abbinati. Li vedo andare ognuno per la propria strada.
Seguo la ragazza fino a casa sua, dove mi nascondo fuori dalla finestra. Osservo la scena familiare che si svolge all’interno.
Sono le 23:58.
Resto ad osservarli per ancora qualche minuto. Ripenso a tutto ciò che mi è stato negato, al calore di una famiglia in maggior modo. Sento le campane in lontananza battere la mezzanotte.
È il 25 dicembre.
Vedo la famiglia all’interno della casa scambiarsi gli auguri di buon Natale. Un’improvvisa tristezza mi assale.
-Buon Natale Ichigo –
Sussurro per poi sparire nella neve. Per poi sparire per sempre. 
   
 
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