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Autore: _MakaAlbarn_    09/05/2016    1 recensioni
Lilith è una giovane aspirante esorcista con un segreto da difendere.
Rin è un giovane aspirante esorcista con un segreto inconfessabile.
Sotto quale luce si incontreranno i due? Come riusciranno a nascondere le proprie origini?
E cosa succederà quando cominceranno a scivolare lentamente nella fitta rete di trappole tesagli dal preside dell'Accademia della Vera Croce?
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mephisto Pheles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Smisi di pensare quando suonò l’ultima campanella: il rumore delle sedie trascinate sul pavimento, la confusione di tutti i miei compagni che si alzavano e si avviavano come uno sciame verso la porta; e lui era già lì, davanti a me. Mi guardava sorridendo:
-Andiamo?-
-Certo!- balzai in piedi con un sorriso e uscii con Rin dall’aula. Poco dopo avevamo raggiunto la fontana al centro del cortile della scuola e ci eravamo seduti a bere delle soda che avevamo preso un attimo prima ai distributori.
-Allora...anche tu sei qui per un obbiettivo preciso, vero?-
-Già- fissavo i miei piedi, sorseggiando di tanto in tanto dalla mia lattina.
-Se non vuoi parlarne non importa: nemmeno io dovrei parlare con gli altri della mia vera identità, però sento di potermi fidare di te!-
-Mi fa piacere ... anche a me il preside ha detto che era meglio rimanere vaga, nel caso mi avessero fatto domande troppo personali-
-Meglio così- disse, interrompendosi per bere l’ennesimo sorso.
-Posso farti una domanda?-
Annuì e proseguii senza troppi scrupoli:
-Il professor Okumura non ha ereditato nessuna abilità particolare? E poi ... perchè, se è così giovane è già un professore?-
-Lui non ha ereditato nulla del genere. Solo io ho acquisito i poteri di Satana-
-Sei il figlio di Satana?- sgranai gli occhi: ero convinta che fosse figlio di un demone minore; nemmeno mia madre era poi un granchè. Ma lui, quel ragazzo di cui mai avrei sospettato, era figlio di Satana, del demone più potente di tutti. Del signore dei demoni.
-Per quanto la cosa mi infastidisca, sono la sua progenie-
-Scusa- sussurrai; capivo quanto potesse irritarlo parlarne, soprattutto con una mezza estranea.
-Il mio unico padre è Shiro Fujimoto- proseguì quasi ignorandomi -E io non perdonerò mai Satana per avermelo portato via. Io sono qui solo grazie al vecchio, eppure non sono nemmeno stato in grado di proteggerlo, dopo che lui mi ha cresciuto con tanto impegno. Hai idea del rimorso, della rabbia che nutro per me stesso ogni giorno?-
Mi gettai al suo collo non appena vidi una lacrima fare capolino nel suo occhio destro: era straziante vederlo soffrire in quel modo e non poter fare altro. Lui mi strinse con una forza quasi inumana, cominciando a singhiozzare mentre gli accarezzavo la schiena. La fronte premuta contro la mia spalla e i suoi capelli neri che mi solleticavano il naso. Nascosi il viso in quella chioma nera e morbida, continuando a far scorrere la mano su e giù lungo la sua schiena in un vago tentativo di farlo smettere.
Non appena mi accorsi che aveva ripreso a respirare normalmente mi spostai lievemente:
-Stai meglio? Avanti, va tutto bene...-
Sollevò la testa e mi guardò con gli occhi rossi e gonfi, occhi di chi aveva trattenuto a lungo lacrime su lacrime, di chi si era tenuto dentro il dolore peggiore. Sicuramente non potevo capire la sua esperienza, ma suonava come una cosa terribile. E lo era; certamente lo era.
-Mi devi scusare- abbozzò un sorriso, chiaramente forzato -Non mi capita spesso... evito di farlo anche per Yukio-
-Lo capisco...-
-Preferirei che te ne dimenticassi, ok?-
-Farò finta di niente, non preoccuparti-
-Ti ringrazio- si alzò, per poi stiracchiarsi -Sarà meglio che vada, adesso. Ci vediamo domani, va bene?-
-Certo!-
-Ah, domani andiamo a pranzo? Abbiamo il corso la mattina presto quindi...ti va di mangiare insieme?-
Era la prima volta che qualcuno mi faceva una proposta simile, soprattutto qualcuno che avevo appena conosciuto. La cosa mi faceva molto piacere: Rin era una persona davvero gentile e mi piaceva stare in sua compagnia.
-Va bene! Ma ...abbiamo la mensa?-
-No, però posso chiedere di usare la cucina! Mi piace cucinare e, modestie a parte, me la cavo abbastanza bene, quindi mi farebbe piacere preparare qualcosa per te! Come, mh... un benvenuto-
-Ti ringrazio,allora!-
-Ci andiamo insieme domani, ok?- disse mettendosi lo zaino in spalla.
-D’accordo! Allora a domani e grazie della compagnia- mi alzai, mentre lui si allontanava un po’ e cominciava a camminare verso i dormitori
-A domani, ciao!-
Lo guardai sparire in lontananza per poi rimettermi seduta; non avevo dimenticato di avere un colloquio con il preside a fine giornata per discutere con lui del mio primo giorno di corso, eppure volevo concedermi ancora qualche minuto. Volevo stare da sola, e soprattutto prepararmi. Il fatto di incontrarlo, per qualche motivo, mi rendeva nervosa e mi metteva a disagio: era una persona disponibile e affabile, almeno con me, e non dovevo certo temerlo, eppure la sua compagnia mi dava qualcosa di anormale. Una sensazione strana. Paura? Sgomento? Eccitazione? Era così, un mix letale di emozioni che turbinavano nel mio stomaco ad ogni sua parola, ad ogni sguardo che mi dedicava.
Lo avevo capito nei giorni precedenti l’iscrizione vera e propria all’Accademia della Vera Croce: avevo avuto diversi colloqui con lui, e ogni giorno era peggiore del precedente in quanto a battiti cardiaci.
  
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