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Autore: Feyaury11    10/05/2016    3 recensioni
׀one shot -1000 parole circa׀ Hunger Games׀ Everlark׀
è una delle mie prime volte che scrivo qui, spero vi piaccia :3
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questa one shot è ambientata subito prima dell'epilogo di Mockingjay parte 2, nella scena in cui Katniss torna al distretto 12, ho voluto riscriverla un po' a modo mio
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dal testo:
"Si, da questo lato le assomigliava, a quella primula, anche lei era stata tolta dalle sue radici e poi però riportata al suo vecchio mondo"
Genere: Fluff, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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-UNA BREZZA DI RICORDI E PETALI-

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La ragazza dai capelli corvini e gli occhi d'argento uscì di casa, se quella si poteva definire una vera casa non se l'era mai chiesto, forse troppi ricordi, troppe cose inutili, troppa solitudine, troppo spazio vuoto, troppa nostalgia di momenti felici.

E intanto riassapora quell'aria leggera che le sfiora le spalle nude, ma che le opprime il cuore come un'insistente forza di gravità comparabile al senso di colpa che la accompagna spesso.

Indossa una di quelle camice da notte inviategli dalla città, una di quelle con gli spallini larghi, forse non dovrebbe dormire così scoperta, considerando il suo freddo letto troppo grande solo per lei, per un periodo della sua vita quel giaciglio le era sembrato anche troppo piccolo in verità.

 

Scorge un fiore, non un fiore sconosciuto alla sua memoria instabile, una primula. Dai colori sgargianti. Viola e giallo. Una festa per gli occhi di quella giovane che avevano perso la lucentezza e i riflessi marmorei e quasi d'argento puro che la caratterizzavano e la facevano riconoscere fra mille. E intanto le sue mani arrossate e screpolate catturano quel fiore passeggero che le passa davanti cullato dalla brezza leggera. Deve essere stato appena strappato: ancora le radici attaccate, ancora lo stelo fresco, ancora le gocce di rugiada che cadono pesanti sulle dita di lei alle quali non fa caso se non per il fresco brivido che le causano sulle epidermidi ancora indolenzite.

Lei e quel fiore sono simili; sente qualcosa dentro guardandolo.

Lui, bagnato dalla notte come lei, ma lei bagnata di sudore dopo essersi alzata da qualche incubo spaventoso che mai la fa dormire la notte su ricordi che svaniscono al suo risveglio e la riportano a momenti che aveva cercato di dimeticare fino a quel momento, in cui si alza piangendo e sussurrando parole che vorrebbe sentirsi dire. Già , non c'erano braccia a rassicurarla, a stringerla, nè labbra morbide pronte a sussurrargli quelle frasi.

No, lei non può essere paragonata a quel bocciolo delicato, lei è solo una creatura che si trascina per vivere mentre aspetta invano un segnale dalla sua memoria confusa e in cerca di risposte, in cerca di compagnia, di qualcuno.

Con una semplice spinta ridona il fiore alla brezza che si è fatta più insistente, e questo vola verso orizzonti lontani. Ma lei sa a cosa ha donato il fiore, lo ha donato alla morte, non sopravviverà senza le radici e fluttuerà fino a che l'ultima goccia d'acqua non evaporerà, però forse consegnerà il suo messaggio a sua sorella ormai lontana, che aveva sperato di raggiungere presto.

Si, da questo lato le assomigliava, a quella primula, anche lei era stata tolta dalle sue radici e poi però riportata nel suo mondo, ma in un modo rude e del tutto inaspettato, brusco, che l'avevano confusa più di quanto non fosse già stata nei mesi, o forse negli anni precedenti. E così guarda il fiore lasciarsi trasportare e disfarsi in mille petali sottili.

Si allontana dal porticato della casa buia, illuminato dalla fievole luce dell'alba sfumata di colori indecifrabili fra il freddo blu della notte e il caldo rosso del tepore del sole mattutino.

Gira l'angolo del giardino mentre scorge qualcosa, sì, il suo arco, le sue frecce.

Chissà, potrebbe fare uno strappo alla regola. Buttarsi fuori da quella casa malinconica e abbracciare di nuovo quegli alberi che tanto amava e rispettava, sui quali si arrampicava e trascorreva splendide giornate soleggiate o piovose.

Rientrò, si vestì, riprese quella giacca di pelle ammorbidita dalle innumerevoli volte che era stata usata, a volte la teneva vicino, solo per fare volare via la nostalgia che si impossessava di lei.

Si mette in spalla una bisaccia: qualcosa da bere, non da mangiare, avrebbe raccolto delle fragole se ancora ci sarebbero state. Riprende l'arco già incordato e le frecce per niente usurate, le osserva e ne accarezza le piume per essere sicura che non la tradiranno nei suoi tiri precisi.

Esce di casa dando uno sguardo alle stanze vuote che si affacciano sui corridoi per intravedere il gatto, quel gatto che lei tanto odiava, ma a cui tanto voleva bene per i ricordi che le teneva vivi.

Uscì, scavalcò la recinzione con estrema facilità e tornò nel fitto di quella foresta che a volte sognava solo di rivedere, tanti mesi fa.

Usa un passo felpato, riprende le sue vecchie abitudini, piazza trappole, caccia silenziosa e nel primo pomeriggio si ferma a spennare e scuoiare le sue prede in riva al fiume facendosi solleticare le caviglie da quell'acqua gelida, ma piacevole.

Torna a casa, è ormai pomeriggio inoltrato, il frutto della sua battuta mattutina nelle mani e il viso che riprende un po' di colorito dopo tutte le settimane passate in quella casa.

Entra dal cancello, qualcosa è diverso. C'è più colore, non solo quello spento dell'ingresso della serie di villette ormai spoglie.

Fa qualche altro passo in direzione di quella specie di spiazzo dove un tempo c'era un aiuola.

Sì, c'è qualcuno.

Un ragazzo biondo, occhi chiari, vestito semplice e tutto sporco di terra è seduto sulle ginocchia intento a colorare quello spiazzo con... Primule...

Lo osserva, guarda i suoi movimenti calmi e il suo sorriso appena accennato che si formula sul suo viso leggermente paffuto, quasi fa bambino. Gli occhi di quel colore azzurro inconfondibile. Sente il sangue affluirle alle gote.

Il sorriso del ragazzo si fa ancora più convinto quando, sentendosi osservato, si volta.

Vede lei. Lei sussulta. Il suo cuore manca un battito. Si, è lui. Quel ragazzo con cui ha passato tanti momenti meravigliosi e altri a dir poco opprimenti. Lui che in quegli incubi c'era sempre, ma anche lui che la stringeva quando, tempo prima, si svegliava di soprassalto. Ma è lui. Ed è lì.

«Katniss...» sussurra piano mentre si alza in piedi. Non è cambiato.

«Peeta...» risponde la giovane dopo pochi e lunghi secondi.

«sei tornato a casa» aggiunge dopo essersi buttata fa le braccia forti del biondo che ora la stringono. Si alza quasi in punta di piedi, raggiunge l'incavo del suo collo, nasconde il viso, si perde nei riccioli chiari di lui.

Sì, non è uno di quei suoi incubi da cui si svegliava sola. Sono lì. Ora.

Le labbra della giovane dai capelli neri assumono un lieve sorriso che era sparito da tempo. I suoi occhi forse torneranno a brillare. Non è sola. C'è lui con lei. Lui che sognava tanto, ma di cui aveva quasi paura. Paura dei suoi sentimenti e di quello che avevano passato entrambi negli ultimi anni.

Forse sarebbe tornata a paragonarsi con quella primula... un giorno.

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-note dell'autrice autriciosa(?)-

finalmente finitah. Ho scritto questa one shot di getto ieri sera e non mi sembrava male. A parte la mia esagerata dolciosità a volte (non tanto ora, fidatevi). Grazie e mille se recensirete e alla prossima! -Maki-chan

  
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