Gambe di carta
Gli occhi disabili cercavano, rincorrevano e, quando trovavano, lasciavano macchie d’indelebile invidia lì dove si posavano, avidi delle felicità altrui, mendicanti di speranze, fantocci impotenti di una vita ormai persa.
Malato, denutrito, vuoto: queste erano le parole che chiunque avrebbe usato per descriverlo. Catelyn lo immaginava sveglio, appoggiato alla finestra e ancorato al vano sogno di poter riottenere l’autonomia ingiustamente perduta, mentre i capelli crescevano, si allungavano e, ormai, raggiungevano il petto, dove il cuore martellava, come per uscire in cerca della libertà che meritava.
Catelyn lo immaginava così: distante d’animo, prima ancora che materialmente. Ricordava che, a volte, in qualcuna di quelle notti passate al suo capezzale come fosse un cadavere, le sembrava di averlo sentito soffocare il pianto, tradire quel sonno profondo nel quale era precipitato senza alcuna scelta, ma, poi, si era accorta che i singhiozzi erano i suoi, che le lacrime la prosciugavano di ogni vitalità e bagnavano il corpo ferito di suo figlio. Sperava, quasi credeva, che l’acqua salata che versava su suo figlio, presto o tardi, lo avrebbe fatto rinvenire, che se solo fosse morta di pianto e di dolore Bran si sarebbe finalmente svegliato.
“Mi caverei gli occhi” rifletteva, disperata “glieli donerei per fargli vedere la parte buona di questo mondo sbagliato, se fosse possibile”.
Con un moto di egoismo, fu felice di essergli lontana perché vederlo in quello stato, sarebbe stato mille volte più doloroso.
“Mi amputerei le gambe e gliele regalerei, se servisse a farlo tornare a camminare” si disse Catelyn, fissando il suo destriero e la via che l’allontanava sempre di più da suo figlio.
“So che sei forte” immaginò di sussurrargli, mentre era affacciato alla finestra con i lunghi capelli, mossi dal vento. Chi glieli avrebbe tagliati, ora?
“So che sei forte” ripeté con decisione a quel senso di colpa che aveva il viso smunto di Bran Lo Spezzato. “Robb ha bisogno di me, ora” si giustificò con convinzione. Non poteva vacillare.
Lo aveva capito quando la nebbia del dolore le aveva, in parte, abbandonato la mente ed era stata nuovamente lucida. Capace di vedere Robb partire per una guerra più grande di lui, farsi chiamare re prima di esserlo davvero; non poteva fare nulla per Bran che non avesse già fatto, ma poteva vegliare su almeno uno dei suoi figli, proteggerlo e restare al suo fianco nel momento di maggior bisogno.
E pregare la Madre di ridare a Bran almeno il sorriso.
NdA: Ciao a tutti! Che piacere fare il mio trionfale ingresso in questo fandom (?). Spero vi piaccia l'idea di questa raccolta. Avevo in mente varie flash di questo genere quindi eccomi qui a pubblicare qualcosa di tanto tanto introspettivo (quanto mi piace! **). Questa flash descrive il momento in cui Cat riceve la notizia che Bran si è svegliato. Se avete voglia, lasciate una piccola recensione :)
Bacioni,
Fangirl23