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Autore: LunaMag    11/05/2016    0 recensioni
Tratto dal primo capitolo.
"Non sopportavo l’idea di trovarmi tantissime persone dinanzi. In realtà non sopportavo l’idea che mi guardassero o parlassero. Ero arrabbiata con il mondo per la morte di mio padre, ma con i ragazzi della mia età più di tutti perché mi avevano sempre messa in ridicolo per i miei gusti musicali e per il modo in cui mi sono sempre vestita. "Sei troppo punk", "Sei una sfigata metallara" mi dicevano. ".
Onice senz'altro non poteva nemmeno lontanamente immaginare quello che le sarebbe accaduto...
Adolescenza, amori, tradimenti, divertimento. Tutto racchiuso in una semplice fanfiction. Buona lettura! :3
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
Capitoli:
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Brian divenne pallido, allargò gli occhi più che mai e rimase sbigottito. Sembrava sentirsi male. Poco dopo strinse i pugni, i suoi occhi divennero iniettati di sangue e gli zigomi riacquistarono colore. Le nocche gli si fecero bianche, strinse i pugni talmente tanto da farli tremare e le vene erano ben visibili. 
La sua reazione mi lasciò sconvolta.
"L-lei ti ha fatto questo?" La sua voce era colma d'ira, non riusciva nemmeno a parlare.
Abbassai lo sguardo, mi accasciai. Dovevo farmi, altrimenti sarei impazzita.
"Calmati, cazzo. Ti spiego tutto, ma calmati." Cercai di non scoppiare ancora a piangere, dovevo calmarmi, nonostante mi stessi facendo prendere dal terrore che Brian potesse farsi prendere da un attacco d'ira.
Lo abbracciai, lo strinsi il più possibile a me. 
-Dovrei essere io quella che deve essere consolata ed abbracciata.-
Lo baciai, finchè non sentii le sue labbra ricambiare ed i suoi nervi distendersi.
Mi strinse con le sue braccia calde e forti. Una scarica di energia e di forza mi penetrarono l'anima. Era il momento giusto, dovevo dirgli ogni cosa, aprirmi.
"Tutto iniziò con la morte di mio padre. Un incidente d'auto mentre tornava da lavoro, e non c'è stato nulla da fare, è morto sul colpo. Mio madre e mio padre erano due persone in un'anima sola, e credimi quando lo dico, in quell'incidente è morta anche una parte di lei.." Sospirai. Poi ripresi. "Iniziò bevendo un po' dopo il lavoro, prima di andare a letto. Poi aumentò, sempre più, in brevissimo tempo. Ed ogni volta che perdeva il controllo, mi faceva del male. Non se ne accorgeva nemmeno, perchè era sempre ubriaca. Io dovevo nascondere tutto, ogni tumefazione, ogni dolore, ogni sfumatura violacea della mia pelle, e ci riuscivo bene. 
Un giorno, dopo scuola, tornai a casa. Trovai mia madre sul pavimento, inerte. Chiamai l'ambulanza ed era in forte rischio di coma etilico. La tennero in ospedale per qualche giorno, e lei riacquisì lucidità e...e si rese conto di tutto." Senza che me ne accorgessi le lacrime iniziarono a rigarmi il viso, sentivo le forze venire a mancare, così mi rannicchiai con le spalle poggiate al muro. Merda, mi sarebbe venuta una crisi d'ansia. 
Iniziai a regolare il respiro, a concentrarmi. Brian era immobile, non sapeva cosa fare, o cosa dire, glielo leggevo negli occhi. Mi ripresi in qualche minuto, lui si sedette accanto a me.
"E poi ha frequentato una comunità, e ci siamo trasferite, per cambiare vita. Ed oggi sono due anni che lui è morto, e lei ieri sera ha bevuto, e mi ha lanciato la bottiglia." 
Quelle parole mi uscirono con naturalezza, come se stessi parlando della partita di rugby della settimana precedente.
"Tu a casa tua non ci torni." Digrignò i denti. Riuscivo quasi a sentire il rumore della sua mandibola che si contraeva.
"Tu non capisci. Se la dovessi lasciare sola adesso, lei riprenderebbe. Non lo farà più, ma solo se ci sarò io." 
Si girò, i suoi occhi mi entrarono fin dentro l'anima. Erano di un'intensità strabiliante. Sembrava che stesse cercando di leggere il futuro attraverso i miei occhi, per capire se fosse stato meglio portarmi via con sè.
"Okay, va bene. Ma ti giuro, che se dovesse succedere ancora una volta, ti porterò via da lei. Intesi? Nessuno può far del male al mio scricciolo" Continuava a fissarmi, mi sentivo in trance.
"Intesi." 
Mi baciò a lungo, mi strinse a sè. Non c'era bisogno di dire nulla. Ero il suo scricciolo, e in quegli istanti solo quello contava.
Prima di alzarci, mi lasciò un lieve bacio sulla fronte, poi uscimmo con disinvoltura da quello stanzino. 
Una miriade di sentimenti mi attanagliavano lo stomaco, sentivo e provavo una forte confusione. 
Non mi preoccupavo che la gente mi notasse, perchè ero con Brian, ero certa che con lui sarei stata sempre al sicuro. 
Mi accompagnò davanti alla classe di letteratura,mi baciò un'ultima volta, poi se ne andò verso la sua classe. Controllai che se ne fosse andato, e mi diressi in fretta in bagno. 
Avevo davvero bisogno di farmi. Non riuscivo a pensare a nulla che non fosse la droga. Sarei stata meglio, sarei stata in pace ed in armonia con me stessa.
-In fondo non è così male-
Mi preparai la dose. 
-Non soffro le crisi d'astinenza, e sto da dio quando mi faccio.- 
Preparai la vena.
-...-
La pace dei sensi. Non pensavo più a nulla. Rimasi seduta lì per un po', mi sentivo felicemente stordita. Sentii la gola secca, così bevvi subito un po' d'acqua, ma subito dopo sentii risalire tutto, così rigettai nel wc. 
Mi venne una bella botta, le labbra mi divennero pallide. Dopo un po' mi ripresi, e mi trascinai in aula, dove rimasi buttata sul banco per entrambe le ore. Non avevo voglia di fare nulla, ero così in pace che quasi mi ero convinta che muovermi avrebbe scombussolato quel precario equilibrio che mi si era creato dentro. 











"Amore, svegliati!" Sentivo la voce di Brian arrivarmi leggera al cervello.
"Dai, ti sei addormentata! E pensare che io ti aspettavo fuori!" Disse ridacchiando. Aprii gli occhi. Il down era finito, e sentivo ancora gli effetti, seppure deboli, dell'eroina. 
Alzai la testa dal banco sbadigliando. -Strano, sta durando molto meno.- 
Sorrisi a Brian, abbracciandolo e raggiungendo gli altri. Nel corridoio tutti si giravano verso di noi, ma la cosa non mi turbò. E come avrebbe potuto? Con la mia droga tutto andava per il meglio.
Decidemmo di mangiare tutti insieme, quindi andammo ad un sushi da asporto e portammo tutto alla casa.
Il branco iniziò a divorare cibo, come se fossero appena tornati da un campo di concentramento e fossero stati a stecchetto per mesi, io, invece, non avevo affatto fame. Avevo solo voglia di farmi ancora, perchè il mondo stava tornando normale, ed i sentimenti iniziarono a ronzarmi nel petto e nel cervello.
"Ho una sorpresa per voi." Dissi sorridendo compiaciuta. Gli porsi le bottiglie, animando un po' quella giornata.
Mi riempii un bicchiere, poi lasciai che gli altri svuotassero entrambe le bottiglie, come erano soliti fare e finissero di mangiare anche il mio pranzo, che non avevo toccato.
Mi sedetti su uno dei divani, da sola, e bevvi lentamente, attendendo che si ubriacassero almeno un po'. 
Appena ebbi finito, mi alzai, andando in una stanza, e preparando tutto l'occorrente per farmi ancora. 
Due buchi in un giorno. -Quel bastardo deve avermi fregata, me ne ha data di meno, ne sono certa, non può durare così poco.- 
Ormai i movimenti per prepararmi la roba erano diventati abituali, non mi ci voleva più la concentrazione della prima volta. Riposi tutto l'occorrente già nella borsa, per non destare sospetti, lasciando solo la siringa tra le mani, che era sempre la stessa, quella che mi aveva dato Henk.
Mi bucai, e la botta arrivò subito. 
Mi prese così tanto che non riuscii a fare a meno di rimanere immobile, con l'ago ancora nel braccio. Gli occhi mi si chiusero da soli, e la mia anima partì da qualche parte, lasciando il corpo lì, per terra.













*Jimmy's P.O.V.*

"Brian, vai a fare compagnia ad Onice. Lo sai che gira gente strana qui ogni tanto." Lui non rispose. "Brian..?"
Si era addormentato. Alcool, tanto cibo e un pò di fumo l'avevano piegato completamente. -Mi sa proprio che dovrò andarci io-. 
Mi alzai, iniziando a cercare in ogni stanza che la ragazza già conosceva, cioè solo un paio rispetto a tutte quelle che la casa conteneva, però non la trovai.
Ed ecco una nota di panico presentarsi. 
Controllai tutto il primo piano, ma niente.
Il panico iniziava a salire. 
E se le fosse successo qualcosa?
L'ansia cresceva, come una pianta con il concime. 
Salii al secondo piano. C'era una piccola stanza, e vidi qualcuno sul pavimento, con la testa poggiata al muro. Non riuscii a capire chi fosse, ma nella penombra, riuscii a vedere solo la pelle più che pallida del corpo, sembrava un cadavere. 
Mi avvicinai, con il terrore nel cuore. Spesso si trovava gente morta nei posti abbandonati.
Più mi avvicinavo, più riuscivo a vedere. Riconobbi i capelli corvini ed il giubbotto buttato proprio accanto al corpo. Il cuore mi si strinse, non riuscii a parlare. 
"O-Onice.." Mi avvicinai. Rimasi fermo impalato. Si era addormentata? Ma che senso aveva? Non riuscivo a muovermi per controllare che fosse viva. 
Iniziai ad avvicinarmi, come se si trattasse di un cane feroce, e avvicinai la mano al suo naso: percepivo un lieve spostamento d'aria. Era viva. 
La morsa allo stomaco si allargò, ed allo stesso tempo, la foschia che stava bloccando il mio cervello, iniziò a dissolversi. 
"Onice, Onice mi senti?" Le sue palpebre si mossero. 
"Onice, cazzo, che ti prende?" Cercai di farla stendere, per migliorarle la respirazione, e fu in quel momento che la vidi: aveva una siringa conficcata nel braccio. 











*Onice P.O.V.*

"O-Onice.." Ero persa in un buio totale, in un mondo di vuoto e relax che mai ero riuscita a raggiungere. Sentii la voce di Jimbo, con la stessa intensità del fruscio di una brezza leggera.
"Onice, Onice mi senti?" La sentivo sempre più vicina, come se stesse per infrangere le barriere di quel mondo meraviglioso.
"Onice, cazzo, che ti prende?" Sentii il mio corpo muoversi, poi una strana sensazione al braccio, come se qualcuno stesse togliendo una scheggia. Aprii gli occhi, vedendo l'immagine di Jimbo che mi toglieva la siringa che era rimasta ancora conficcata nella carne.
Jimmy era pallido. Provai a parlargli, ma non ero ancora riuscita a stabilire il controllo pieno del mio corpo. 
"Cosa cazzo fai?! Sei impazzita!? Da quando cazzo prendi questa merda?! E cos'è?!" Mi prese per le spalle, scuotendomi con forza. 
Rimasi in silenzio. Lui si fermò, si inginocchiò a terra, io mi sedetti pian piano. 
"Non urlare cazzo." Dissi con voce flebile. Lui sgranò gli occhi. Abbassando il tono di voce.
"Non urlare?! Mi chiedi di non urlare?! Tu ti ammazzi ed io non devo urlare?!" 
Mi prese le braccia, cercando di vedere con chiarezza la zona delle mie vene. Vide gli altri buchi. 
"Cazzo Onice.." Ci furono due minuti di interminabile silenzio.
"è eroina. Non farmi cadere la siringa, che mi serve." Iniziavo già a riprendermi, quindi mi alzai, togliendogliela dalle mani e coprendola con il tappo.
"Non dirlo a nessuno, Jimmy." 
Feci per andarmene, ma lui mi fermò bloccandomi dal braccio.
"Ed hai intenzione di andartene?! Tu ora mi dici ogni fottuta cosa e poi troviamo una soluzione. Okay? Non mi aspetto un no come risposta."
Mi tolsi gli occhiali, lo guardai fisso negli occhi, cercando di trasmettergli in uno sguardo tutto il mio dolore. Dopo poco spostò gli occhi verso il muro, come pensavo: non avrebbe retto. 
"Non ho iniziato da molto e non sono dipendente. Non lo diventerò, stai tranquillo. Ho provato e basta, okay?"
"Tre buchi visibili secondo te sono un 'ho provato e basta'? E poi spiegami, perchè? E che cazzo ti è successo al viso?" Il suo viso si fece preoccupato.
"Diciamo che è uno dei motivi per cui ho deciso di provare. Ma ti ripeto, tranquillo, non diventerò dipendente da quella merda." Continuavo a ripeterlo, per convincere Jimmy, ma anche me stessa. Parlavo anche dell'eroina come se fosse una cosa a me estranea, mentre in realtà ce l'avevo in corpo.
"Per quanto riguarda il viso.." Gli raccontai, tutto. 
In mezza giornata avevo rivelato a due delle persone a cui tenevo di più il mio più grande segreto, e mi sentivo stranamente sollevata.
Lui mi abbracciò. "Non dirlo a nessuno Jimmy, ti prego. Sei l'unico che lo sa, okay? Si preoccuperebbero per nulla. Non voglio farmi del male, voglio solo allontanare il dolore quando diventa troppo opprimente, e non succede spesso, te lo giuro." 
Lui sospirò. "Non voglio vederti mai più fare una cosa del genere, cazzo. Quando starai male, chiama noi, non spararti merda nelle vene. Perchè quella è merda, credimi." Io annuii non convinta.
Mi abbracciò ancora, io lo strinsi. 
Ci dirigemmo verso gli altri. Brian si era addormentato sul divano, gli altri ridacchiavano e tentavano di fargli uno scherzo.
-Merda, la prossima volta devo stare più attenta.-
Mi stesi accanto a Brian, lasciando che il relax della dose mi attanagliasse le membra e mi facesse sprofondare in un piacevole e leggero riposo.

  
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