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Autore: lady igraine    11/05/2016    0 recensioni
"Forse siamo solo questo, una figlia che non ha mai avuto il padre che meritava e un padre che non ha mai avuto la figlia che desiderava.
Siamo mutilati a prescindere"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN'ALTRA LETTERA CHE NON VERRA' SPEDITA

 
 
A volte farci del male è l’unico modo che abbiamo di salvarci, non lo avevo mai davvero capito, ma forse noi ne siamo la prova, ci siamo feriti a morte e abbiamo gettato sale sulle nostre ferite solo per dimostrarci vicendevolmente quanto eravamo forti e che neanche un dolore così grande avrebbe potuto veramente abbatterci.
Avrei voluto davvero vederti fare un passo indietro, avrei voluto che lo vedessi, quel mio orgoglio troppo ferito per riuscire a ritrarsi, mi ci sono consumata su quei ricordi, li ho spiegazzati e lisi al punto che forse, ormai, di loro resta realmente gran poco, forse ricordo solo quello che voglio, non tutto il resto, ma non importa, per quanto me li rigiri tra le mani e li guardi da diverse prospettive, non avrei potuto essere diversa. Sono fatta così, mi ci hai fatta tu in questo modo, guardarci negli occhi e sfidarci in silenzio è stato come guardarsi allo specchio.
Mi sento annientata dalla verità, sono come te.
Non voglio essere come te, voglio essere diversa.
Ma il mio silenzio è stato specchio del tuo, la mia incapacità di piegarmi, di dire che forse non è vero che non ti volevo più, forse volevo solo che non fosse accaduto nulla, quell’incapacità è stata la tua medesima.
E così sono come te.
Un’incapace di vivere e un’incapace di amare, che hai potuto lasciare indietro con la semplicità con cui si toglie della fastidiosa polvere da una giacca.
Avrei voluto che riuscissi ad amarmi come avresti dovuto, così magari anche io avrei imparato ad amare come si dovrebbe, senza riserve e senza dubbio.
Perché si pensa che nessuno è in grado di amarci come chi ci mette al mondo?
Nessuno ama veramente una copia di sé, e guardaci, come avremmo potuto perdonarci l’uno l’esistenza dell’altro se la grettezza che disprezziamo con  tanto disgusto è in realtà specchio della nostra stessa?
Perché dovevo essere come te?
Perché dovevi cercare per forza di manipolarmi, di usare l’affetto che nutro per te per ferire qualcuno che amo?
Lo sapevi cazzo, lo sapevi che non poteva funzionare, lo sapevi che non sono mai quello che volete, che le aspettative non funzionano, che sono egoista e seguo solo me stessa. Lo sapevi che ti avrei abbandonato piuttosto che contraddirmi… ma tu dovevi provarci lo stesso… tu dovevi categoricamente avere un’inetta con una fede assoluta in te o nessuno. E la mia rabbia e rendermi conto che lo capisco, cerco la stessa cosa, so circondarmi solo di persone che accettino incondizionatamente i miei capricci, le mie prese di posizione, senza contestarmi, che tutti hanno paura di contestarmi, sanno che sparirei.
Mi chiedo che cacchio ci facciano ancora con me, io uno come te non lo seguirei mai, quelli come noi la solitudine la meritano per principio, non siamo amabili, l’amore non lo meritiamo.
 Ieri mi hanno detto che ricordo te, in verità quasi ogni giorno qualcuno me lo dice. È passato un anno e mezzo dall’ultima volta che ti ho visto, eppure ancora sono in grado di incrociarmi per strada e chiedermi come stai e che cavolo, passa il tempo ma io te siamo simili. Ridiamo allo stesso modo, abbiamo lo stesso pungente e sottile sarcasmo, ci prendiamo gioco del mondo e beffiamo chi ci circonda nella stessa snervante maniera.
A volte penso che mia madre voglia ammazzarmi per questo, per quella vena d’ironia che la fa sentire umiliata e che le ricorda te. Bisogna avere più accortezza nel decidere con chi mettere al mondo la futura piaga della propria vita, voi avete sbagliato alla grande, tu non puoi sopportare un altro te stesso, la mamma non può sopportare di non potersi liberare in alcun modo di te, perché resto io, una copia sbiadita.
La genetica è spietata e non mente.
Non sono nemmeno cresciuta  nella tua ombra, è mio fratello quello che ti ha idolatrato, io non ho ricordi delineati di te che risalgano a prima dei miei undici anni, quindi è proprio genetica, ero fottuta per principio.
Vaffanculo al mondo e alla sua ironia che mi prende per il culo.
Io non potevo sopportarti ed io mi ritrovo ad essere te, della serie che si può odiare solo ciò  che è in noi e ciò  che ci è estraneo non può toccarci,  quel libro aveva ragione. Ed anche se siamo simili, comunque mi aspettavo di più, mi aspettavo che fossi in grado di essere adulto, non volevo esserlo io per principio, ho bisogno di sapere che gli adulti possono esserlo di fatto e non solo di categoria, ho bisogno di credere che quando sarà il mio momento non mi trasformerò in un’ipocrita inconcludente più brava a parlare che ad agire.
E invece per causa tua probabilmente sarò una pessima grande, come lo sei tu, e non sarò in grado di fare nulla di buono.
Non sono pentita di quello che ti ho detto, lo penso davvero. Sei un inetto succube della vita, non ti si può incolpare di aver fatto qualcosa perché non sei in grado di fare nulla. non ritratto, ma resta il peso di sapere che queste sono le ultime parole che ti ho detto, pesa rivedere il tuo sguardo, mi brucia che tu non abbia nemmeno provato a difenderti.
Non lo sai, quanto sia stato difficile porgerti la mano, non hai idea di quanto sia stato difficile sorriderti in quel modo comune di derisione che abbiamo e liquidarti con quel “complimenti per essere un incapace e buona fortuna”.
Quanti figli pensano di volere il coraggio di riuscire a dire ai propri genitori quello che pensano. Io l’ho fatto, non mi sono sentita meglio. Neanche peggio, sono rimasta insoddisfatta, è stato come parlare ad un manichino. Già non t’importava più, lo vedevo, volevo essere cattiva perché lo avevo capito che non ti avrei toccato in nessun modo, ed io volevo solo lasciarti un’ultima cicatrice.
Sono patetica, avevo promesso che sarei stata una spina nel fianco fino alla fine, per non permetterti di andare avanti come niente fosse, ma forse non ne ho più voglia. Sono stanca di essere cancrena e far marcire tutto, non volevo lasciarti una serenità che non meritavi, era il mio modo per  ricordarti che io e mio fratello non possiamo scomparire e basta, per punirti di ciò che hai fatto a mio fratello, per non averlo saputo amare… ma sono stanca.
Io non elemosino attenzioni, doverti scrivere anche solo attraverso l’avvocato mi  fa desiderare d’infilarmi due dita in gola e rigettare l’anima. Quello che sei  adesso, questo non è mio padre, mio padre è morto dopo quella telefonata che non avrebbe mai dovuto esistere, mio padre è morto quando mi ha detto che mio fratello non era più suo figlio e mi ha chiesto di scegliere.
Sono ridicola, ho bisogno di saperti morto per scindere i pochi ricordi belli, di un bravo padre, con questi più nuovi, di un pezzente meschino ed egoista. Non sono amabile, ma credo di meritarmi almeno un poco dei ricordi di qualcuno che mi ha amato, anche se in modo dannoso. Se resettassi tutto sarei veramente patetica, eliminerei anche quel poco di buono che ho ricevuto e non mi resterebbe nulla di positivo addosso, sarei solo una raccolta di rancore e fallimenti e io voglio illudermi di essere più di questo, voglio darmi questa possibilità di pensarmi migliore, per compiere almeno qualche passo che mi allontani abbastanza da te da darmi nuove occasioni di essere diversa da ciò che ti rassomiglia.
Forse siamo solo questo, una figlia che non ha mai avuto il padre che meritava e un padre che non ha mai avuto la figlia che desiderava.
Siamo mutilati a prescindere.
Ma, anche mutilata, posso sempre strisciare lontano da te e da ciò che rappresenti.
Mi va bene così ora, tutti cercano di convincermi che bisogna perdonare, ma tu non vuoi essere perdonato ed è questo che non posso perdonarti, non voglio darti nemmeno la possibilità di fingere di essere un buon genitore, è un dono che non meriti, ti auguro solo, un giorno, di guardarti indietro e provare altrettanto forte quel senso di nausea e vuoto e nulla che mi hai lasciato, perché è tutto ciò che voglio ti rimanga di me.
 
 
 
  
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