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Autore: Lesye    11/05/2016    2 recensioni
Loro si appartenevano e, questo legame non poteva essere sciolto nemmeno da Afrodite per la quale Ares spasimava.
Ares era suo, indissolubilmente e, inevitabilmente.
Gli eterni amanti erano legati tra di loro dal sangue e dalla carne.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incest, Violenza
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Incombente come l'oscurità, si stava aizzando contro quella massa smisurata di copri un temporale. Urla, di ogni genere riempivano l'aria. Alcuni lamentosi, altri supplichevoli, molti invece di incitamento. La guerra era qualcosa di orribilmente spaventoso, solo se a viverla erano gli uomini.
Gli Achei, continuavano a distruggere e saccheggiare, si avvicinavano sempre di più a Troia. Spietati, armati di coraggio e nervi saldi, uccidevano, derubavano e possedevano tutto ciò che infieriva sul loro cammino. A battagliare coraggiosamente tra di loro, un Dio. Molti l'avevano pregato altri, supplicato ma, tutti desideravano la stessa cosa: la vittoria.
Il potente Ares si aggirava, invisibile alla marmaglia affiancava i soldati, distruggendo i loro nemici con le sue potenti armi sacre. Godeva e scialacquava sul sangue dei defunti, un tremendo e raccapricciante sorriso gli dipingeva il volto ogni volta che, la sua lancia affondava sul petto di qualche umano. I tremendi gemiti di dolore erano per lui musica, come se a suonarla fosse un'arpa angelica. La faticosa giornata stava per concludersi, per lui.
Il sole era tramontato del tutto, il mondo era dominato dall'ombra e dalle grige nubi, l'aria era pesante, puzzava di ferro, polvere e paura.
Una giovane donna, si librava delicatamente su i corpi ormai smembrati e pallidi che giacevano sul solido terreno. Danzava sulla terra arida e i suoi piedi non si macchiavano al contatto con il sudicio suolo, impregnato di sangue e lacrime. Una risata di gioia echeggiava in quel silenzio mostruoso che poi, silenzio non v'era. Tra quella risata si distinguevano pianti, preghiere e maledizioni di soldati, desolati ormai senza più nulla, in una terra ancora di nessuno. Persino le piante s'erano avvizzite in quei aridi luoghi dove, l'ansia e l'angoscia regnavan sovrani.
- “Eris,”- ruggì una voce altisonante che, d'amorevole non aveva nulla.
La ragazza, al cui nome non rispose continuò, destreggiandosi tra i cadaveri. La morbida veste grigia velava le sue snelle e asciutte forme, i folti capelli corvini oscillavano, cadendogli fino alla sottile vita, appoggiandosi ai fianchi.
- “Eris.”- Urlò più severo, il Dio distruttivo e sanguinario. Ad ogni suo passo lasciava un solco su quell'argilloso terreno e accorciava furente la distanza che lo separava dalla fanciulla.
La mora creatura si voltò, vedendo gli occhi rossi d'ira del Dio. Anche lui aveva i capelli del suo stesso colore, neri come la pece. Naso dritto, occhi ambrati ed attualmente infuocati, fissi su i suoi. Corpo possente e muscoloso, coperto però da una pesante armatura bronzea che lo distingueva da tutti. Il suo brutale senso di violenza lo rendeva pericoloso, persino agli Dei stessi, tranne che...
- “Ares, mio adorato.”- Ruppe, con soave voce il silenzio la fanciulla. Sguainò come se fossero spade le sue ali, grandi si allargarono dietro la sua schiena, possenti e maestose si mossero. In un batter d'occhio, si trovò al fianco del suo caro fratello.
- “Oggi sei stato fantastico, hai ucciso più di duecento uomini!”- Canticchiò allegra la Dea della discordia che, sguazzava nella gioia della guerra. La sua figura minuta si strinse tra le braccia ancora macchiate di sangue del fratello, affondando il volto nel suo largo petto.
Il potente Dio, gettò a terra la lancia e, stanco sospirò.
- “Torniamo a Tracia, ho bisogno di riposare.”- Ordinò severo, contraendo la mandibola.
Eris, raccolse l'arma sacra del fratello.
Lei era l'unica donna che poteva toccare il suo equipaggiamento, solo lei.

Raggiunto il maestoso tempio, il forzuto Dio si rilassò nell'abbondante vasca in granito, riempita d'acqua calda. Dopo ogni battaglia era solito, lavarsi dalla sporcizia ed a farlo era proprio Eris.
La ragazza varcò la soglia del bagno, con le ali schiuse dietro la schiena. Lui l'accolse stringendola a se in un gesto amorevole, quasi umano.
Loro si appartenevano, questo legame non poteva essere sciolto nemmeno da Afrodite, per la quale Ares spasimava.
Ares era suo, indissolubilmente e, inevitabilmente. Gli eterni amanti erano legati tra di loro dal sangue e dalla carne.  
 

  
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