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Autore: Anastasija00V    12/05/2016    0 recensioni
La rivoluzione era appena iniziata. E io avevo bisogno di bere.
Kamijo
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La rivoluzione era appena iniziata. E io avevo bisogno di bere.

Corsi lontano, nella foresta, fra gli alberi e le foglie, sentendo i rumori del buio, quelli che affascinano, quelli che spaventano.

Avevo bramato a lungo quel momento.

Più correvo, più diventavo forte, irraggiungibile.

Ricordo come se fosse accaduto ieri, la nitidezza delle immagini che mi si paravano davanti, e quella limpidezza del suono di un ululato lontano.

Suona orchestra!

Risveglia le arpe, i violini e le trombe!

Suona ancora una volta l'antica canzone dei Discendenti della Rosa!

Feroce, assassino, più che mai vampiro.

Le luci e i colori del paesaggio stavano cambiando.

Ero vicino ad un centro urbano.

Osservai dall'alto di un dirupo le meraviglie e le nefandezze che il trascorrere del tempo aveva apportato.

Allora erano i primi albori del '900, ma io naturalmente non lo sapevo.

Rimasi incantato dallo splendore della modernità, una realtà dove si ergevano palazzi imponenti con le industrie, e le strade larghe.

Chissà se la mia giacca e la mia camicia di volant erano ancora attuali.

Sorrisi divertito a quel buffo pensiero.

Ma non c'era tempo di pensare a cose così frivole, dovevo agire, affondare i miei denti affilati nella carne fresca, viva, rosea...

Saltai giù, sfidando la gravità e la morte.

Si è più coraggiosi quando non si può morire, più presuntuosi beffandosi del cielo.

Incominciai a camminare.

Le strade deserte, luci accese.

Nessun rumore, solo qualche vettura in lontananza.

Procedetti scanzonatamente, di tanto in tanto gettando la testa all'indietro e scrollando i miei lunghi capelli dorati che si attorcigliavano in regali onde.

So a cosa state pensando.

Si sono un grande narcisista, eh allora?

Sfiderei chiunque a guardarmi senza restare folgorato dal mio aspetto.

Pelle bianca come il marmo, delicata come la porcellana, fredda come il ghiaccio, e occhi color cristallo incorniciati ciglia lunghissime. Un fisico perfetto.

Non ci credete ancora?

Vi auguro di non incontrarmi mai.

Cullato dalla brezza estiva, mi lasciavo trasportare dai miei sensi amplificati, quando all'improvviso qualcosa attirò la mia attenzione. Lei.

Oh, si, lei era la preda perfetta.

L'odore del suo sangue saliva in fretta su per le mie narici inebriando quel poco di ragione che mi era rimasto.

Corsi fino al fulcro di ogni mio desiderio, quasi volando.

E così che volo da te ma chére,

Veloce come una furia,

Solo per stringerti a me,

Per bagnare i miei sensi con le tue emozioni,

Per baciare la tua fronte,

Il tuo collo fragile che si spegne nel mio buio,

Accendendo l'incanto dell'amore.

La giovane donna di cui mi ero innamorato quella notte, era affacciata alla finestra e fissava la luna piena con aria sognante.

Sognava un uomo, bello e forte che l'avrebbe portata via un giorno, chiedendo la sua mano e che l'avrebbe amata per sempre.

Orsù, giudicatemi pure!

Ma voi non sapete cosa significa avere sete di vita, una di quelle che non vi appartiene, e che vi lacera tutto il corpo se non assecondate il funesto bisogno!

Accecato dalla passione sempre più crescente mi avvicinai cauto e attento.

Cantava.

Aveva una bellissima voce.

Dovevo fare qualcosa!

Mi nascosi sotto la sua finestra e al momento giusto, mi intromisi nella canzone.

Mia madre amava l'Opera.

- Mi spiace se vi ho spaventato ma chére.- Recitai dispiaciuto.

- Chi siete?- Mi domandò incredula con il cuore che batteva forte per lo spavento.

Bramosia di sensi.

- Un uomo innamorato, ahimè! Ma il mio amore è folle, precipitoso, irrazionale e fatale!

- Ma l'amore non può essere tale!

Lo stupore iniziale andava spegnendosi accendendo la curiosità verso un uomo molto strano vestito come il principe di una fiaba.

Principe lo ero, ma di una realtà cruda come la distruzione.

- Invece si, ma petite chére!- Mi colpii il petto con fare drammatico.

- E di chi siete innamorato?- Mi incalzò lei.

- Di una voce.

- Una voce? Non siate ridicolo!- Rise.

- Sì, ma petite chére. Una voce che ha incantato la notte e spento le stelle! Anche la luna impallidisce e si nasconde dietro una nuvola perché non riesce a competere con il romanticismo delle note intonate!

- Cosa siete? Un poeta?

- Io mi definisco un povero mendicante.

Rise divertita.

Fece una pausa.

- Come vi chiamate?

- Il mio nome non è importante di fronte a cotanta bellezza che i miei occhi non meritano di ammirare.

Arrossì appena.

- Voi mi lusingate, ma forse non dovrei parlare con voi. Siete solo un sogno.

- Voi credete questo?

- Siete questo. Ed è un peccato, sapete? Voi sembrate il principe azzurro di qualche fiaba, così bello e affascinante.

- E voi?

- Io cosa?

- Siete una principessa perfetta.

Arrossì di nuovo e abbassò lo sguardo.

- Vedete, non riesco a spiegare come, ma dal primo momento che vi ho vista ho sentito qualcosa nel petto...ho udito la vostra voce e mi sono lasciato guidare da essa. E ora sono follemente innamorato di voi!

- Ma cosa dite?- cercò di ridere.

- Quello che vi sto dicendo. Venite via con me, o concedetemi solo il sapore del vostro bacio.

- Voi siete pazzo!

- Si, signora! Di voi!

Scorgevo la paura nei suoi occhi eppure anche lei provava qualcosa per me.

- L'avete detto prima. Sono solo un sogno, cosa c'è da aver paura?

- Il risveglio...

Sussurrò la risposta così piano che sembrava essere la voce di un pensiero.

Le tesi la mano.

- Cosa intendete fare?- Domandò allarmata.

- Vi prego esaudite i miei desideri e che dopo possa morire!

- Non fate così! Mi state spaventando!

- Vi prego...

Mi guardò dritto negli occhi.

Ah! Se non l'avesse fatto!

Diventò pallida e mosse appena le labbra.

- Cosa siete?

Lo stava capendo, anzi, forse l'aveva già capito.

Barcollò.

L'afferrai.

Si strinse a me.

Ipnotizzata.

- Siete così freddo...

- Ho bisogno del vostro calore. Me lo donerete, vero?

Annuì.

In quel momento ogni cosa divenne color rosso acceso.

Il battito del suo cuore si faceva sempre più forte come un rullo di tamburi.

La parata della morte.

La festa della Rosa.

Le accarezzai il volto, come fosse una delicata neonata, la cosa più preziosa al mondo.

Lo era. Davvero. Solo per me.

Con la punta del naso le sfiorai il collo e il viso.

Gemette.

Ardevo dal desiderio di farla mia.

La posai per terra, ancora fra le mie braccia.

Le scoprii il seno e il collo.

La morsi.

Lei gemeva di piacere.

Incurante della morte, mentre io le risucchiavo la vita tramite il sangue.

E lei moriva.

Felice.

Aveva coronato il suo sogno d'amore, incorniciato dal dolce affievolirsi del respiro.

 

   
 
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