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Autore: il truzzo    12/05/2016    0 recensioni
Un serial killer misterioso diventa l'incubo sia della polizia sia dei malviventi. Un commisario di polizia indaga nel tentativo di capire chi si nasconde dietro questo "mostro", ma dietro l'uomo si nasconde un vero incubo. Tenbre ed oscurità la faranno da padrone fino a quando la verità non sarà portatrice di salvezza.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il “Piccolo” era diventato in breve il nuovo capo della mafia newyorchese.  Non aveva avuto pietà dei suoi avversari e, quando qualcuno non si faceva da parte di sua spontanea volontà, lo faceva fuori. Anche i più grossi nomi delle gang di quartiere avevano imparato a stare lontano da quell’ omino che superava a mala pena il metro e quaranta. La sua crudeltà era leggenda, tanto che la polizia stessa evitava di mettere il naso nei suoi affari senza nemmeno ricevere mazzette.  In un anno aveva scalzato dai loro troni tutti vecchi capi famiglia storici e un comportamento del genere non poteva che creargli alla fine un notevole numero di nemici.

Si aspettava che prima o poi gli avrebbero mandato un sicario o un gesto plateale per attentare alla sua vita. Per questo si era attorniato di un gruppo di guardie del corpo arruolate tra i peggiori esponenti del mondo del crimine americano.

Eppure adesso le sentiva urlare di terrore come nemmeno le sue vittime avevano mai fatto.
Il tutto era durato pochi minuti, il tempo di finire di lavare i piatti. Il Piccolo amava cucinare, aveva imparato da sua nonna, prima generazione di italiani emigrati ai primi del’900. Aveva ancora in bocca il sapore del guanciale che si era fatto spedire da Roma e che gli era arrivato pochi giorni prima.

L’unica luce accesa era quella della cucina che illuminava un triangolo di pavimento dell’adiacente salone. Camminò verso il tavolino che per metà era ancora illuminato, rovistò in un centro tavola e prese un pacchetto di sigarette e un accendino. Senza alcun tipo di espressione si sedette su una poltrona e ne accese una, infrangendo le tenebre attorno. Guardò verso la parete di fronte un punto dove tra le tenebre si stagliava una sagoma umana.

“Chi ti manda?”

“Uhm…. Mi pagano anche per tacere, e comunque non ti sarebbe utile:”

“Non sei da solo…. 5 tra i migliori scagnozzi d’America non possono essere battuti da uno solo...dimmi, dove sono gli altri?”

“Io lavoro da solo. A dir la verità nessuno vuole lavorare con me… non so, ma sono tutti terrorizzati!”

Il Piccolo aveva sentito parlare di un killer a pagamento spuntato fuori dal nulla circa 10 anni prima e che fin da subito si era dimostrato un valido e serio lavoratore. A quel pensiero un brivido gli attraversò la schiena. Era l’unico che nel mondo della malavita veniva considerato peggiore di lui. Adesso capiva la semplicità con la quale aveva sbaragliato i suoi protettori. Strane storie si raccontavano sul suo conto, in quanto le sue vittime finivano per essere ritrovate orribilmente straziate, tanto che i più lo consideravano un pazzo.

“Allora tu saresti Lo Strano?”

“Cosi mi chiamano tutti.”

Non sentiva alcun tipo di sentimento pervenire dalla voce di quell’ombra.

“Visto che sono condannato, fatti vedere in faccia.”

“Tutti me lo chiedete… non ho paura di far vedere il mio vol. Se anche qualcuno mi riconoscesse non ho paura, perché nessuno mi può battere.”

“Lo pensavo anche io di me, eppure guardami: son finito davanti al mio plotone di esecuzione”

Lo Strano con passo talmente tanto silenzioso che al Piccolo sembrò quasi non toccasse fisicamente il pavimento, avanzò fino ad essere illuminato per metà dalla luce dalle cucina. Il mafioso stette un attimo in silenzio e poi se ne uscì con un:

“Hai la faccia da pirla amico!”, ridendo quasi istericamente. Effettivamente nonostante fosse considerato il killer perfetto sembrava uno qualunque. L’unica cosa era lo sguardo che adesso fissava la preda. Sembrava di guardare nel vuoto più totale, come se dietro non ci fosse un’anima.

“Non perdiamo tempo” disse lo Strano facendo un passo avanti.

“Un attimo amico! Io sono il Piccolo, non una merda qualunque! Non morirò su una poltrona senza tentare di resistere!” fece l’altro, alzandosi dopo aver lanciato la sigaretta addosso al suo avversario.

“Se ti fa star meglio, per me non ci sono problemi”

Il Piccolo si avvolse le maniche della camicia sulle braccia, scoprendo dei tatuaggi ormai sbiaditi.

Un sordo ringhio rispose a quel gesto come se una belva si fosse svegliata.

“Cosa significa quel simbolo?” fece lo Strano indicando un disegno composto da strane rune.

“Fatti i cazzi tuoi e ammazzami!”

“Dimmelo!” fece il killer con la faccia che stava cambiando i suoi lineamenti e la voce completamente alterata

“Mai! E nessuno mi strapperà qualcosa su questo simbolo”

“Non ne essere cosi certo!” ed un ombra oscura gli calò addosso.

 

 

   
 
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