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Autore: tectonik978    12/05/2016    0 recensioni
Mi chiamo Keiran Nightingale, e sono un…, e difficile trovare una vera definizione, per quello che sono diventato nel corso della mia vita, quindi lascerò a voi il compito di immaginarvi un nome. Sto per raccontarvi la mia storia è di quelli che mi hanno conosciuto, amici o nemici.
In questo libro sentirete parlare di umani, di Deva esseri che usano i poteri dei elementi come armi, dei Lycan ibridi di umani e lupi, di ninfe e di draghi. Ci sono complotti di esseri venuti da un passato ormai dimenticato, e di relazioni impossibili.
e il mio primo racconto, ve ne sarei grato se mi darete le vostre opinioni o critiche produttive. spero che vi piaccia buona lettura
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

 

   Quando la trasformazione fini, con essa scomparve anche tutto il dolore. Il mio corpo stranamente non era esausto ma al contrario riposato e in forza. Durante quel procedimento avevo perso la cognizione del tempo. con quelle torture avevo l’impressione che fossero passati anni, se non decenni. Ma poteva benissimo essere trascorso solo un paio di giorni. Quando apri gli occhi, riuscì a vedere solo alcuni spirali di luce. Quelli che riuscivano a passare tra le fessure delle ditte di Aqua.

  Ci misi qualche secondo per abituare la mia vista a quella flebile luce. Quello che vidi, mi lascio sorpreso. Il corpo di Aqua, era diventato interamente di pietra. Tra le zampe in cui ero rinchiuso si era formata una bolla d’aria, riempita per metta d’acqua. Io stavo galleggiando sull’acqua, e quando mi alzai in piedi, e tocai il fondo della bolla, scoppio sommergendomi d’acqua.

   Nuotai e mi cercai un spiraglio trai i suoi artigli. Con gran fatica riuscì a uscire dal interno delle sue zampe. Prima di risalire in superfice, mi voltai e guardai il suo corpo. Era diventato tutto di pietra, e le ali erano spianate, coprivano quasi tutto il fondale del lago. La osservai per qualche altro secondo, per poi voltarmi e risalire.

   Quando emersi la luce del solo mi abbaglio. Mi ci vogliono diversi minuti per abituarmici e riuscire a guardarmi in giro. La prima cosa che notai erano le foglie verdi e i germogli sui alberi. Non riuscivo a credere che ero rimasto sott’acqua per quasi nove mesi interi senza mangiare o respirare. Mi girava ancora la testa, era qualcosa che non riuscivo nemmeno a comprendere come fosse possibile.

   Abbassai subito la testa per guardare la mia ferita sul petto per vedere se era guarita. La ferita si era rimarginata alla perfezione. Era rimasta solo una cicatrice nera a forma di sole, con un cerchio perfettamente rotondo al centro e delle saette di bruciature intorno. Una copia esatta della cicatrice cera anche sulla mia schiena, nel punto d’uscita. Esaminandomi meglio notai che avevo persino guadagnato un paio di centimetri in altezza, adesso arrivavo quasi a un metro e settantacinque. Mi sentivo più forte e l’acqua del lago in qualche modo mi stava attraendo e mi dava un senso di tranquillità.

   Per cera qualcosa che non andava, sentivo come un enorme vuoto dentro di me. Provai a trasformarmi e ad assumere la mia forma selvaggia, e fu allora che scopri quello che mi mancava. Non riuscivo più a trasformarmi. Tutto quello che cambio nel mio corpo erano i miei sensi, gli artigli e le mie zanne, per il resto ero un semplice uomo. Mi prese il panico, e persino una tristezza senza fine. Una parte del mio essere era stato cancellato, e sostituito con una parte draconica. Andai vicino al lago per vedere quale altro cambiamento avevo ricevuto nel diventare un deva.

   Quando mi ci specchiai nel lago vidi che i miei occhi non erano più rossi, ma erano dello stesso colore di Aqua di un azzurro limpido e con sfumature fredde. Per un momento impallidì e mi feci sopraffare delle emozioni. Questa mia tensione fece trasformare i miei occhi in quelli di un Lycan, con le pupille sottile e una vista molto acuta. Ma la cosa più importante, erano di nuovo rossi. Quel colore a me nostalgico, odiato ma allo stesso tempo che avevo imparato ad apprezzato.

   Questo mi tranquillizzai tornarono normali e azzurri. Anche le mie orecchie cambiarono un po’, erano a punta, simili a quelle delle ninfe, cosi buffe da farmi sorridere. Feci diversi respiri per trovare la mia calma interiore, e con essa arrivo anche il suono del mio stomaco che brontolava per la fame. Quella situazione mi faceva quasi ridere, con tutto quello che avevo passato, il mio corpo desiderava solo il cibo.

   Stavo per addentrarmi nella foresta, quando le mie amiche ninfe arrivarono. La Driade aveva tra le braccia della frutta, mentre le altre avevano diversi oggetti nelle mani. La Driade mi fece segno di sedermi e mi passo la frutta per potermi sfamarmi. Fu allora che provai una piccola fitta di dolore sulla schiena. Girai la testa per provare a vederne la causa. Non ci riuscì molto bene, e l’unica cosa che vidi fu solo un pezzo di tatuaggio di un’ala.

   Mi alzai in piedi e andai vicino al lago per guardare il riflesso della mia schiena. Rimasi senza parole quando vidi il ritratto identico del corpo di Aqua tatuato sulla mia schiena. Il disegno era perfetto in ogni minimo dettaglio, con la sola differenza che era senza cicatrici e ferite. Mentre osservavo il tatuaggio, mi pare di vederlo mentre spostava un’ala. Nel primo momento, pensai di essermelo immaginato, ma poi il drago sulla schiena si sposto su una spala, per poi uscire dal mio corpo.

   Al inizio il tatuaggio si trasformo in acqua, per poi assumere un corpo reale uguale al drago che si trovava in fondo al lago. Era uguale in ogni minimo dettaglio, con la sola differenza che aveva le dimensioni del tatuaggio, non più grande della mia schiena.

·         Vedo che ripore le mie ultime speranze in te, non e stato del tutto uno sbaglio. Mi disse Aqua, nel suo nuovo e piccolo corpo.

·         Sei proprio tu Aqua? Che cosa ti e successo? Li chiesi io sbigottito.

·         Ormai questa e la forma che posso assumere, ti ricordo che il mio vecchio corpo e in fondo a questo lago, e adesso io vivo in te.

·         Che cosa faremo adesso? Le chiesi io mentre mi sedevo e ripresi a mangiare la frutta, con le ninfe che ci guardavano e Aqua che volava intorno a noi.

·         Questo dipende tutto da te, ma se vuoi un suggerimento ti direi che potremo cominciare a farti usare i miei poteri. O forse sarebbe meglio dire i nostri poteri.

·         A già mi hai accennato che sarei diventato un Deva. Visto che sei un drago d’acqua, i miei nuovi poteri dovrebbero avere a che fare con questo elemento.

·         Proprio cosi Keiran, adesso dovresti avere un certo controllo sull’acqua, ma ti servirà un po’ di tempo per poter attingere ad esso e controllarlo.

·         E da dove cominciamo? Le chiesi io quasi impaziente.

·         Vai piano ragazzo, non essere così impaziente. Dobbiamo fare prima un'altra cosa.

·         E sarebbe?

·         Limitare il tuo potere, e sigillarne una parte. Non fare quella faccia, pensi di riuscire a controllare un potere che prima era nel corpo di un drago?  Guardati in giro ragazzo, quel lago l’ho creato mentre dormivo, senza nemmeno rendermi conto. Pensi che il tuo corpo appena trasformato, sia in grado di gestire tutto quel potere? Dovrai prenderne il controllo un pezzo alla volta. Dovremo essere pazienti e stare molto attenti. Se lasciamo il tuo potere come adesso, e tu lo usassi interamente, potresti benissimo morire. O anche peggio perdere un braccio o una gamba nel tentativo. Ti ricordo che adesso vivo anche io nel tuo corpo, e ci tengo che tu rimanga in vita, e possibilmente in salute.

   Fu allora che la Naiade fece un tuffo nel lago. Mi alzai in piedi e andai a guardare. Vedere una ninfa nel suo ambiente era sempre uno spettacolo. La vidi andare verso le mascelle del drago, e stacco un suo canino. Era una zanna lunga quanto il mio braccio, e di un azzurro chiaro quasi bianco trasparente. La vidi risalire con quella lunga zanna ed uscire dall’acqua in modo elegante.

   La ammirai per qualche istante prima di ricordarmi che non lontano da lì si doveva trovare la mia tribù. Così mi addentrai nella foresta, lasciando le ninfe a fare quello che avevano cominciato a costruire. Sorpassando la nebbia arrivai nei pressi del villaggio per vedere l’orrore che ci aveva colpiti. Tutto era rimasto come mi ricordavo in quella notte. Persino i corpi dei miei genitori erano nello stesso posto dove li avevo visto morire.

   Se non fosse stato per gli oggetti che portavano con loro, avrei potuto anche non distinguerli dagli altri visto le loro condizioni. Ormai il loro corpi, cosi come quasi tutti gli altri della mia tribù, erano in uno strato avanzato di putrefazione, e molti cadaveri erano stati sbranati e mangiati dagli animali. Trovai resti di persone, portati dagli animali persino fuori dai confini del villaggio. L’odore che si percepiva li era nauseabondo, e il mio olfatto sviluppato non aiutava molto a star meglio.

   Presi quello che rimaneva di mia madre e la portai vicino al corpo di mio padre. Poi mi lasciai cadere in ginocchio, e per la prima volta da quella tragedia piansi. Un pianto pieno di tristezza, rammarico e di impotenza. Odiavo chi aveva fatto quel macello, ma allo stesso tempo odiavo me stesso per non aver potuto fare niente di più, o per non essere morto con loro.

   Diedi sfogo a tutte le mie lacrime e frustrazioni, finché il mio cuore non si alleggerì e la mia mente non si calmo. Dovevo cominciare a dare una degna sepoltura ai miei genitori, e a tutta la mia gente. Con gran fatica mi alzai e cominciai il lavoro che dovevo fare.

   Cominciai a entrare in ogni casa della tribù e portare fuori tutto quello che si poteva bruciare, tavoli sedie e altri mobili. E allo stesso tempo cercavo cose che mi sarebbero potuto servire, come vestiti soldi e mappe. Fu un lavoro enorme ammucchiare abbastanza legna da cremare più di duecento Lycan. Ci missi quasi una settimana a sistemare la legna ed i cadaveri al centro del villaggio.

   Basto una piccola fiamma, per dare fuoco a tutto e far riposare i corpi della mia gente. Rimasi li a guardare e a mostrare rispetto per tutti quei guerrieri e persone valorose che erano morte combattendo. E solo quando le fiamme diventarono deboli, mi avviai verso casa mia. Mi rimaneva solo un ultimo funerale da fare, il più doloroso di tutti, quello dei miei genitori.

   Avevo posto quello che rimaneva dei miei cari genitori nel loro letto, e stavo facendo gli ultimi preparativi per il loro funerale. Dal loro armadio presi i vestiti che mi potevano stare, come gli stivali di mio padre, visto che il resto era troppo grande per me.

   Prima di uscire sfilai a mia madre il suo bracciale. Era un regalo di mio padre per lei quando io ero nato. Sul bracciale era ricucito in maniera sublime un maestoso lupo scarlatto. Un simbolo di quello che lui credeva che io sarei diventato. Lo indossai sul polso sinistro come un ricordo dei miei genitori prima di uscire da casa mia.

   Una volta fuori, diedi fuoco a tutta la casa e rimasi li a piangere e a temprare il mio cuore, con la speranza che nel mio futuro avrei presso solo decisioni per le quali loro potessero essere orgogliosi. Fu un supplizio guardare la mia casa andare a fuoco, e con essa tutto quello che io amavo al mondo. Ma mi feci forza e rimasi immobili finche ultima striscia di fumo non svani.

   Mi ero preparato qualche sacca da viaggio con le cose che avevo trovato nel villaggio. Erano piene di vestiti che mi stavano su misura, qualche cappotto e stivali. Avevo trovato anche due sacchetti di monete. Su uno sacchetto cera il simbolo degli umani e sul l’altro quello dei deva. Fui fortunato a trovare anche diverse mappe che conducevano a diverse città nei pressi della nostra foresta.

   Una volta che fini tutto, missi le sacche sulla schiena e mi lasciai il mio villaggio alle spalle e tornai al lago. Questa volta fu facile da trovare forse perché era Aqua a condurmici. Per tutto il tempo che eravamo rimasti al villaggio era rimasta in silenzio, lasciandomi a piangere i miei cari in pace. E per questo li fui enormemente grato.

   Nel tempo che ho trascorso nel mio villaggio, le ninfe avevano lavorato duramente su richiesta di Aqua. Non sapeva di cosa si trattava, ma l’avrei scoperto molto presto. Quando tornai al lago, le trovai tutte e cinque che aspettavano il mio ritorno. Avevano qualcosa da farmi vedere, cosi posai le sacche e le raggiunsi. La prima a parlare fu Aqua, che usci dal mio corpo e si posso sulla spala della Driade.

·         In nostra assenza ho chiesto alle tue amiche, di usare le loro capacita per creare dei oggetti da usare come catalizzatore per limitare per il momento i nostri poteri. Spero che ti piacciono. Mi disse lei.

 

   La Naiade da dietro la schiena tiro fuori un fodero nero, di circa quaranta centimetri. Il fodero era attaccato in orizzontale a una cintura dello stesso colore, per poter essere legato alla vita. All’estremità del fodero usciva il manico di un’arma, con un bellissimo pomo a a forma di testa di drago. Il pomo era molto piccolo e discreto, per non essere d’intreccio. Era fatto di un metallo a me sconosciuto, e gli occhi del drago erano di zaffiro blu.

 

   Il manico era bianco, un bianco puro come la prima neve dell’inverno. Era fatto di un unico pezzo di corno di cervo, e rivestito da una tela di ragno bianchissima. Era curvato in modo appena percepibile, e al centro di esso cera un pezzo rivestito di un metallo nero. Lo stesso metallo cera alla base del manico, dove la lama era incastonata.

 

   Con il consenso di Aqua provai a sfoderare l’arma, questa usci solo per un centimetro per poi bloccarsi. Ci provai ancora diverse volte, ma la lama non voleva ancora uscire. A quel punto alzai lo sguardo e guardai le ninfe incuriosito.

 

·         Come mai non vuole saperne di uscire? Chiesi io, a quel punto.

·         E un sistema a doppio incastro, pensato apposta per te che non usi armi. Poi ti spiegheremo meglio. Per sfoderarla devi estrare fino a che non si blocca, per poi rinfoderare e solo allora estrare di nuovo. Provaci su. Mi disse lei.

 

   Come mi aveva appena indicato, segui le sue istruzione, e finalmente riuscì a sfoderarla. Era una daga bellissima, la lama era lunga circa quaranta centimetri e larga sei, sottile e il colore azzurro li permetteva di essere quasi trasparente. Le estremità erano incurvate alle punte, dando alla lama una forma leggermente ad “S”. Sul dorso della lama cerano due piccole sporgenze a punta con al loro interno una goccia d’acqua. Una delle estremità della lama era collegato al manico grazie ad un’elsa di metallo nero, che segue la curvatura della lama per circa otto centimetri.

   Tenerla in mano, mi dava una sensazione intimidatoria e di pericolo, ma anche di potere. La driade mi venne vicino, e mi mise una mano su quella con cui tenevo la daga. Il fascino che mi mostrava in quel momento mi svuoto del tutto il cervello, e non riuscivo a pensare a quello che stava facendo.

   Porto la lama sul palmo della mia mano sinistra, e con un movimento brusco mi taglio. Il dolore mi riporto alla realtà e cercai di togliermi alla sua presa. Ma lei insistete per non muovermi. Stava facendo colare il mio sangue sulla lama, finché non la ricopri del tutto. Poi ne verso alcune gocce anche sul fodero. Quando fini di ricoprire la daga con il mio sangue, la Oreade mi si avvicino.

   Porto la sua mano sotto la mia insanguinante e la apri. Nel palmo della mano cera un grosso orecchino a forma di orecchio. Intanto che si dipingeva del mio sangue, osservai alcuni particolari. Per prima cosa era fatto interamente d’ambra. E guardandolo meglio si notava benissimo che erano cinque orecchini distinti. Erano rotondi e con una larghezza di circa due centimetri, e ognuno si incastonava nel altro dandoli la forma esatta del mio orecchio.

   Quando sia la daga che gli orecchini furono totalmente coperti di sangue, successe qualcosa di molto strano. All’improvviso mi senti molto debole, tanto da farmi cadere in ginocchio. Sia la lama, il fodero e gli orecchini assorbirono al loro interno il mio sangue. Su tutti e tre gli oggetti comparve la stessa frase scritta con il sangue, in una lingua e con caratteri mai visti prima. Sulla lama la scritta era ben visibile, e andava dall’elsa fino quasi alla punta della lama. Sul fodero la scritta era in cerchio, mentre sui orecchini la frase era minuscola e si poteva leggere solo quando essi erano uniti.

   Passarono diversi minuti finché io non mi ripresi e ritrovai le forze. Ma intanto che mi riprendevo le mie amiche ninfe stavano finendo gli orecchini. Ognuna di esse si punse un dito e verso una goccia di sangue su un orecchino.

   Il sangue della Naiade, fece cambiare il colore dell’orecchino in un azzurro acqua, e al suo interno si vedeva comparire un bellissimo corallo arcobaleno. Quello della Oreade, li diede un colore rossastro scuro, e dentro l’ambra si vedeva innalzare una montagna in ogni suo minimo dettaglio, aveva persino la neve sulla punta. La Lemoniade trasformo l’orecchino da giallo in un verde chiaro, e al suo interno si vedeva crescere un quadrifoglio. Con il sangue della Agrostine, il colore dell’ambra non cambio per niente, rimase giallo, ma dentro l’orecchino stava crescendo un campo di erba e di fiori selvatici. Per l’ultima era rimasta la Driade. Il suo orecchino assunse le tonalità di un verde scuro, come le foglie dei alberi, e dentro di esso si vedeva crescere un albero.

   I cinque orecchini visti insieme, facevano uno strano effetto. Guardandoli si poteva intravedere tutto quello che la natura poteva contenere. Una ad una mi venne vicina, e mi bucarono l’orecchio sinistro e incastonarono i loro rispettivi orecchini. Quando finirono, andai vicino al lago e mi rispecchiai per vederli. Uniti insieme gli orecchini mi ricoprivano alla perfezione l’orecchio, erano fatti su misura e a quanto pare non si potevano più togliere.

·         Adesso se non e troppo disturbo per voi, potrei avere qualche spiegazione su quello che avete fatto? Chiesi io mentre mi avvicinavo a loro.

·         Ti avevo già avvertito che avremo provato a sigillare parte dei nostri poteri. Stai tranquillo sono tutti sigilli temporanei. Mi disse Aqua.

·         Potresti spiegarti meglio? Prima ho avuto un mancamento. E per via dei sigilli che si sono attivati? Chiesi io.

·         Proprio così. Il primo e sulla daga. Quando e infoderata il tuo potere e al minimo, in questo modo potrai cominciare ad imparare a gestire il nostro potere. Quando la estrai, avrai accesso a un potere simile a quello di un deva. Visto che tu non sai come usare un’arma, abbiamo fatto in modo che il fodero fosse a doppio incastro. In questo modo non servirà tenere la daga in mano per attingere al potere. I sigilli nei orecchini sono un po diverso. I dei primi quattro, dentro di loro hanno sigillato un ramo del potere dell’acqua. Mentre il quinto, ha il resto del mio potere, quello che sommato al tuo sprigiona il vero potere di un drago. Il primo sigillo nell’orecchino azzurro e già sciolto, e ti dà il controllo sull’acqua liquida. Quando maturerai nel controllo del potere, e il tuo corpo comincerà a supportare lo stress e la fatica, anche gli altri sigilli si scioglieranno.

·         Va bene, ho più o meno capito quello che avete fatto. Adesso da dove inizio con gli allenamenti? Le chiesi.

·         Vedo che sei ben motivato, mi piace. Penso che dovremo cominciare con la meditazione. Dovrai immergerti dentro la nostra essenza e trovare la fonte del nostro potere e attingerci. Solo quando questo esercizio ti risulterà facile potremo cominciare con la pratica.

   
 
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