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Autore: Sam Lackheart    13/05/2016    0 recensioni
Dal primo capitolo:
"Amare non è respirare, è nuotare; è la simbiosi con un elemento naturale, è la vittoria sulla paura di essere sovrastati"
[Immensi e forse roboanti girotondi di parole]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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So di non poter essere amata. Ho solo scoperto di poter essere desiderata e pensavo, speravo che questo mi bastasse. Mi sbagliavo. Ho visto, letto, sentito amore per troppo tempo, ne sono assuefatta. Mi sono sempre chiesta come fosse viverlo in prima persona e cercavo di rinchiudere queste fantasie nella certezza di non essere in grado di ricambiare un qualsivoglia sentimento. Ma se potessi? Il fatto è che so che se permettessi a me stessa la possibilità di ricambiare un amore, mi accorgerei in maniera dolorosamente lampante che il problema sta alla base: Non ho amore da ricambiare.
Non riesco più ad accontentarmi. Ho avuto tanti, troppi assaggi finti di un amore che non ho. Che non posso avere. Che non merito. Che forse potrei ma sicuramente vorrei ricambiare. Non tutti meritano le stesse cose.
La verità ê che ho sempre perso contro l’amore. Per una volta ,stando alle sue regole, vorrei vincere. In amore. Ma è un nemico di cui non sempre riesco a fidarmi. Vorrei poter amare ed essere amata liberamente. Non dovermi nascondere ogni volta, come se il fatto che io possa vivere qualcosa di vagamente romantico sia un abominio che il resto del mondo non deve sapere. Non è normale che succeda ogni volta. Voglio qualcosa di normale. Qualcuno da poter baciare per strada. Sono stanca di perdere contro l’amore, sono stanca di trovarmi inevitabilmente contro di lui anche se non voglio, perché so che non posso batterlo. Voglio poter arrendermi e non dover più vivere queste missioni suicide. Ma sembra che non ne possa fare a meno. Forse è nella mia natura non essere capace di avere un rapporto sano con l'amore. Non dico felice, non sempre. Non dico perfetto. Dico sano.
Sono solo una patetica alternativa al nulla. Come quelle riviste che leggi in sala d’aspetto: Possono anche piacerti, puoi trovarle interessanti, gradevoli. Ma appena sarà il tuo turno, le lascerai senza troppi rimpianti sul tavolino basso di vetro e dopo un paio di ore, le dimenticherai. Sono nata per essere un piacevole intermezzo nella pausa della vita delle persone. Poi si rialza il sipario e non c'è più posto per me. Presumo mi debba andare bene così. Altro giro, altra corsa. Niente rimpianti, niente ricordi. Le persone non vogliono niente da me, mentre io sono la ridicola che crede di poter dare loro tutto e in questo modo di poter far loro dimenticate che quello che stanno vivendo con me non è amore, non è niente. Ma io non sono mai abbastanza. Non posso esserlo. Il mio nemico è troppo grande, io sono troppo debole, e non ho alleati.
Mi sento così annichilita. Mi dispiace così tanto. Avrei tanto voluto che le cose fossero  diverse. Avrei tanto voluto meritare una vita normale. Essere come tutti gli altri. Mi dispiace così tanto.
Non posso competere con nulla. O sono l’unica scelta, o non sono una scelta.
Vorrei non poter vedere tutte queste cose. Vorrei saper illudermi e cercare altrove il problema. Vorrei essere capace di incolpare gli altri, di avere delle difese. Ma è più che logico che le persone ricerchino la loro felicità, e non è così strano che non sia io quello che cercano. Non possono essere incolpati per questo. Sarebbe ingiusto e meschino. E non sono niente di tutto questo. O almeno lo spero.
Non ho rovinato. Ho distrutto. Non c’è nulla da recuperare, se non macerie inutilizzabili.

  
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