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Autore: la luna nera    13/05/2016    5 recensioni
Un tempo esisteva un regno minuscolo e pacifico, affacciato sul gelido mare artico. Il Cuore di Ghiaccio, antico amuleto la cui origine si perde nella notte dei tempi, garantì pace e prosperità fino al giorno in cui il giovane erede al trono compì il gesto che avrebbe cancellato ogni cosa, compresa la sua memoria.
Una lunga avventura lo attende e lo fa vagare senza una meta ben precisa per le fredde lande gelate alla ricerca del suo sconosciuto passato. E il destino lo porta nel piccolo villaggio di Beflavik dove qualcosa sembra esserci veramente......
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA RICOMPARSA DI BADENEISTEN
 
 
 
 

“Accidenti a lui! E’ ancora vivo?!”
Theon si frappose fra Galdramardur ed i ragazzi: essendo una sorta di spirito poteva fare da scudo con i suoi poteri e non rischiare di rimanere ferito.
“Mi duole impedirvi di far ritorno alle vostre dimore, vi rammento che non è buona educazione lasciare i conti in sospeso. Non ho ancora avuto il piacere di entrare in possesso di ciò che vi ho chiesto e mi appartiene di diritto.”
“Ti appartiene di diritto? E da quando?”
“Oh, basta domande insensate! Adesso sono davvero stanco di aspettare! Sono secoli che il trionfo mi attende ed ora è giunto il momento che tutti quelli a me avversi si inchinino alla mia onnipotenza!” Alzò le braccia al cielo, sulla mano destra era ben evidente la ferita seppur non più sanguinante.
Burian afferrò Ranja per un braccio e la portò a distanza dal fulcro della battaglia. “Ascoltami bene: io, tu, il Cuore di Ghiaccio ed il Pugnale di Bloch concentrati in uno spazio ristretto generano una potentissima energia che lo può sconfiggere con una certa facilità.”
“Cioè lo elimina dalla faccia della Terra?”
“Non proprio. Lo mette a tappeto per un po’ di tempo che può rivelarsi sufficiente per colpirlo con il Pugnale. Solo trafiggendolo possiamo considerarlo morto a tutti gli effetti.”
“Insomma dovremmo andare lì e….”
Purtroppo la ragazza non poté concludere la sua frase perché la terra sotto i suoi piedi prese a traballare, dalle cime dei monti si staccarono blocchi di ghiaccio e di neve ed uno schianto provocò una profondissima frattura sulla montagna di Slottbergen lasciando intravedere una torre. Gli occhi di Burian si riempirono di meraviglia e di speranza: lì c’era il suo castello! Finalmente lo aveva trovato davvero dopo tutti quegli anni, finalmente un segno tangibile di Badeneisten, dei suoi genitori, di quelli di Ranja e di tutta la corte, la sua gente e il suo popolo! Un nodo di commozione gli si formò in gola, ma doveva fare l’impossibile per tenere i nervi saldi e la concentrazione necessaria per andare fino in fondo con coraggio e senza paura. Anche se quest’ultima gli scorreva in ogni angolo del corpo.
Si portarono presso lo spazio in cui lo stregone stava esternando tutta la sua ira, Theon era avvolto di luce bianca tentando il tutto e per tutto di arginare quello che Galdramardur avrebbe potuto fare, pregando ed invocando l’aiuto non solo di Odino, ma di tutti i numi del cielo.
“Tieni.” Burian prese il Cuore di Ghiaccio e lo affidò a Ranja, poi afferrò il Pugnale di Bloch e si mise in posizione di attacco. “Stammi sempre vicino e non lasciare mai la mia mano, per nessuna ragione.”
“Ok…” La ragazza aveva una paura matta, le sue gambe tremavano rendendola impacciata nei movimenti. Strinse l’amuleto nella mano libera sperando di trovare la forza  ed il coraggio per essere d’aiuto a Burian.
Il cielo era plumbeo, soffiava un vento imprevedibile e freddissimo, nell’aria turbinavano fiocchi di neve e cristalli di ghiaccio; poco più in là il mare era sconvolto da onde altissime che si infrangevano sulla costa martoriandola e ferendola nel profondo, già Beflavik iniziava a contare i danni del fenomeno che si stava abbattendo sulle sue piccole casette variopinte che loro malgrado si trovavano al centro di una lotta antica come il mondo.
In quelle mani scheletriche innalzate verso il cielo colmo di oscurità iniziavano a concentrarsi tutti i venti esistenti sulla faccia della Terra, erano accompagnati da fulmini e nubi nere come la pece. Theon indietreggiò poiché riconosceva quello che il nemico stava preparando. “Via, via! Allontaniamoci, presto! Sta richiamando tutti i venti esistenti per raccoglierli in un unico attacco! Quello è un incantesimo che potrebbe spazzare via ogni cosa nel raggio di moltissime miglia!”
“No! Io non fuggirò mai!” Burian si lanciò in una corsa dall’esito imprevedibile con il Pugnale ben stretto in una mano, mentre con l’altra stava trascinando con sé una Ranja terrorizzata con le lacrime agli occhi e la voce che le si strozzava in gola nel disperato tentativo di dissuaderlo da quella pazzia. Correva con gli occhi chiusi davanti ai quali aveva portato il Cuore di Ghiaccio nella remota speranza che potesse fare qualcosa per scongiurare l’inevitabile quanto imprevedibile scontro fra loro, piccoli moscerini, e lui, il mostro gigante dai poteri insormontabili.
“Non osate avvicinarvi a me!”
Ma Burian non sentiva ragioni.
“Avete un grande coraggio, devo riconoscerlo!” Galdramardur raccolse tutti i venti nel palmo delle mani. “Vediamo come ve la cavate con questo!”
Fece partire un bolide impressionante che incendiò l’aria rendendo praticamente impossibile vedere qualsiasi cosa. In questo consisteva il suo piano: cancellare ogni traccia di vita ricorrendo al suo incantesimo più distruttivo, concentrando l’energia in particolare sui due insetti per ridurli letteralmente in polvere ed entrare così in possesso dell’amuleto.
Forse protetto dal Cuore di Ghiaccio, forse da Odino o forse guidato solo dal suo cuore, Burian riuscì a ridimensionare quel colpo evitando la catastrofe totale e quando riaprì gli occhi vide che in quel turbinio di luci ed incantesimi era stato capace di affondare la tagliente lama del Pugnale di Bloch nel corpo dello stregone. Questi, colto totalmente alla sprovvista, era rimasto paralizzato sia dal dolore che dall’incredulità di quanto accaduto. Era ad un passo dalla vittoria e invece si era trovato a dover assaggiare l’amaro gusto della sconfitta. Da quella ferita iniziò a sgorgare sangue, tanto sangue che andò ad imbrattare anche la mano del suo uccisore, quel maledetto ragazzino che un tempo lo aveva liberato dal suo limbo di oscurità. Allo stremo delle forze e prima di soccombere sotto il colpo letale del Pugnale, strinse il medaglione che portava al collo e vi concentrò gli ultimi brandelli di potere di cui ancora si sentiva padrone. “Mi hai colpito, maledetto…. Ma non credere di aver vinto, se io non posso avere il Cuore di Ghiaccio, non lo avrai neppure tu….”
Burian lo fissò negli occhi, poi sentì una botta fortissima che gli tolse il respiro, dalla sua bocca uscì di getto del sangue che andò ad imbrattare la sua candida uniforme. Fu scaraventato a terra e sbatté violentemente la testa, Ranja venne trascinata con lui avvolta in una nuvola di polvere di neve: quando questa si dissolse poté assistere alla lenta disgregazione del corpo di Galdramardur. Vide lo stregone rannicchiato su se stesso con la mano nel punto in cui il Pugnle di Bloch era conficcato nel suo copro esanime. Si accasciò al suolo e, sotto le ali del vento ormai in procinto di placarsi, divenne polvere nera che si disperse nell’aria scomparendo definitivamente dalla faccia della Terra. Al medaglione che portava al collo non toccò fine diversa poiché espulse tutta la sua negatività in una fiamma oscura prima di venir portato via dal vento sotto forma di cenere. Su quello che era stato il campo di battaglia non restava che il Pugnale di Bloch dal quale per altro erano scomparse tutte le tracce del sangue nemico. Dopodichè le nubi furono squarciate da un raggio di sole che andò ad illuminare l’elsa del Pugnale: brillava come una stella nel cielo e da quel meraviglioso bagliore partì un fascio di luce che colpì dritto la cima della torre apparsa poco prima fra i ghiacci. Ed avvenne il miracolo: quel sarcofago gelato si sbriciolò in miliardi di minuscoli cristalli riflettenti la luce solare che finalmente era tornata a splendere sulle terre del nord. Il cielo aveva ripreso il consueto colore azzurro, non vi erano più tracce di nubi ed il vento prese ad accarezzare delicatamente quei luoghi troppo al lungo martoriati raccogliendo e depositando sul mare tutti i piccolissimi frammenti. Il leggendario Castello di Badeneisten stava risorgendo dai ghiacci, le alte guglie ed i torrioni brillavano al sole i cui raggi stavano sciogliendo la neve che tornava al suolo sotto forma di gocce d’acqua, scorrevano sui tetti aguzzi, sulle candide pareti, sulle mura e sui vetri delle finestre. Era una vista assolutamente magnifica, era tutto ciò per cui Theon si era sacrificato dieci anni prima. “Tutto è compiuto finalmente.” Il Gran Sacerdote si avvicinò ai due ragazzi reduci dalla battaglia. “Il mio tempo è giunto al termine, ciò che dovevo fare adesso è stato fatto.” Ranja si voltò verso di lui appena in tempo per vederlo diventare evanescente e scomparire in un soffio di vento. Era sola in mezzo a tutti quegli eventi fantastici, Burian giaceva immobile e muto presso di lei che non lo aveva mai liberato dal suo abbraccio. “Amore mio, riesci a sentirmi?” Gli spostò una ciocca di capelli dalla fronte, fu allora che notò le pupille dei suoi occhi quasi inesistenti ed il respiro appena percepibile. “Ci sei riuscito… Hai sconfitto quel maledetto e il tuo castello è libero dai ghiacci.” Lo accarezzò, i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime.
“A-amore mio….” La voce di Burian era debolissima. “E’ tutto nelle tue mani…”
La sua mano si posò delicatamente sul terreno ferma ed immobile, nei suoi occhi si spense l’ultimo brandello di vita ed un rivolo di sangue gli uscì dalla bocca. Il respiro scomparve così come il battito del suo cuore.
E in quel momento il Cuore di Ghiaccio si spezzò in due.
“Burian…. Burian… Per l’amor del cielo, rispondimi!” Ranja lo sollevò da terra stringendolo al petto, affondò il viso nei suoi capelli biondi continuando a chiamarlo disperatamente. Con gli occhi rigati di lacrime si staccò da quell’abbraccio per guardarlo in volto. “Amore mio rispondimi ti prego….” Lo accarezzava nel vano tentativo di svegliarlo da quel sonno senza ritorno. “Ti prego…. Non può finire così… No! ….No!... No!” Scoppiò in lacrime sul corpo dell’amato senza vita. “Odino, se davvero ci sei, come puoi essere così crudele?! Perché non hai fatto nulla per salvargli la vita dopo tutto quello che ha fatto?!” L’aria era satura della sua disperazione, delle sue urla di dolore, le lacrime sgorgavano dai suoi occhi andando a bagnare i capelli del ragazzo il cui nome veniva invocato all’inverosimile. Non accadeva niente, pareva che ogni cosa girasse attorno a loro senza sfiorarli, impotente, forse pure insensibile allo strazio di una giovare donna rimasta vedova ancor prima delle nozze. Burian era morto da eroe, ma a le non importava un bel niente: cosa poteva farsene della gloria se lui non c’era più?
 
 
 
Sconvolta da quanto accaduto Ranja non si era accorta dell’approssimarsi di un gruppo di persone: il grande portone della rocca che custodiva il Castello di Badeneisten si era aperto e tutti quelli addormentati da dieci anni si erano finalmente svegliati. Uscirono all’esterno seguendo re Bondhus e la regina Senja, immediatamente dietro di loro stavano Erik e Silke del casato di Bleikur di Rosenthal, vale a dire i genitori naturali della ragazza. E poi c’erano tutti gli invitati alla grande festa per il fidanzamento dell’erede al trono di Badeneisten, la Kasta dei Sacerdoti dei Ministri del Nord e tutta la corte al gran completo. Ognuna di queste persone faticava a vedere poiché gli interminabili anni di sonno forzato senza la luce solare aveva abituato i loro occhi all’oscurità, tuttavia i loro passi erano guidata dalle urla disperate della ragazza e ben presto furono presso quel luogo carico di dolore e, seppur con quell’handicap temporaneo, compresero la tragedia che si era consumata.
Erano liberi da Galdramardur, sconfitto una volta per tutte sotto il potere del Pugnale di Bloch grazie al coraggio del principe Burian, il loro sonno era terminato e la vita scorreva di nuovo nel loro regno. Gli sguardi dei sovrani si spensero all’istante, si fecero muti in una maschera di dolore composto. La regina si sorresse al consorte per non cadere a terra sotto i colpi che il suo cuore stava sopportando nel vedere il figlio tanto amato e desiderato giacere al suolo privo di vita. Lo stesso re era paragonabile ad una roccia fredda ed immobile poiché nel figlio aveva riposto tutte le sue speranze. Sapeva che in un modo o nell’altro sarebbe stato capace di dimostrare al mondo intero il suo grande valore ed effettivamente così era stato poiché se l’incantesimo era stato spezzato lo dovevano unicamente al coraggio di suo figlio.
 
Ma il prezzo pagato per tutto ciò era stato davvero troppo alto.
 
Ranja si voltò non appena percepì la presenza del re, lo guardò in faccia per poi passare in rassegna la regina e i suoi veri genitori: riconobbe tutti all’istante ma non aveva né la forza né la voglia di abbracciarli nonostante avesse immaginato a lungo come sarebbe stato bello incontrarli.
Purtroppo le cose erano andate diversamente da quanto aveva sperato ed ora il suo futuro era quanto mai incerto.
 
Cosa ne sarebbe stato di Badeneisten ora che l’unico erede al trono se n’era andato?
 
 





 
Ciao a tutti!
Dite la verità, immaginavate un tale epilogo?
Galdramardur finalmente è scomparso, purtroppo però è scomparso anche Burian. Ranja è sconvolta come è logico e lo è anche tutta la corte di Badeneisten che finalmente è tornata ad essere. Potrà esserlo di nuovo?
 
Ringrazio chiunque voglia commentare e vi do appuntamento alla settimana prossima (spero) per l’ultimo capitolo.
Permettetemi di ringraziare oltre ad Emmastory ed Eppy, lclementi2, autore di indubbie qualità che da poco si è unito al piccolo gruppo di lettori recensori.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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