Anime & Manga > Ace of Diamond
Ricorda la storia  |      
Autore: Notturno    14/05/2016    4 recensioni
«Le scuse non ti porteranno da nessuna parte. Non puoi continuare a nasconderti... E’ ora di darci un taglio, in tutti i sensi», sussurrò criptico Ryousuke mentre già si avviava a riporre i piatti e le posate.
[Furuharu] [Fluff, fluff, e ancora fluff!] [Con un pizzico di problemi di imbarazzo e autostima]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruichi Kominato, Satoru Furuya, Seidou High
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un, due, tre… Sorpresa!

Piccola cosina a cui pensavo da tempo, dedicata alla fantastica Audrey. (My dear, meriteresti decisamente di meglio rispetto a questa cosa, ma porta pazienza: questo passa il convento. Spero non faccia troppa pena.)

E’ semplicemente un’accozzaglia di fluff e problemi di autostima. Non c’è una trama e probabilmente sono andata tranquillamente e beatamente OOC. Abbiate pietà di me. Ah, dimenticavo, prima fanfic su Daiya!

Dopo aver abbassato decisamente le vostre aspettative, vi lascio alla lettura, ringraziando chiunque arriverà alla fine o/e lascerà un commento a questa povera autrice spiantata. 

A presto,

Notturno (in attesa del cambio di nick in Clizia Pendragon ;))

 

DARCI UN TAGLIO

 

«Sei sicuro? Non si torna indietro.», chiese la donna abbozzando un sorriso.

Haruichi annuì appena, deglutendo e chiudendo gli occhi.

La forbice fece un rumore sottile e lo specchio gli restituì l’immagine di un nuovo sé.

 

 

Haruichi aveva appena varcato la soglia della porta quando gli occhi di Sawamura diventarono rotondi come due palline da baseball mentre la sua bocca assumeva la forma di una “o” perfetta. Il ragazzo più basso rimase per un momento così, immobile; gli sembrava quasi di poter toccare lo stupore che emanava dal corpo dell’amico.

«O mio Dio, Harucchi!»                             

Haruichi strizzò forte gli occhi e incassò la testa fra le spalle, infastidito dall’urlo che, ne era certo, gli aveva appena perforato i timpani. Chissà perché ma se l’era aspettata, una reazione del genere, dal suo amico, anche se, in tutta onestà, dubitava che un nuovo taglio di capelli fosse un evento così straordinario; conosceva ormai il livello di volume che poteva raggiungere la voce di un Sawamura Eijun sorpreso. Quello che non aveva preventivato era che la scenata in questione sarebbe avvenuta nella stanza comune del Seido. Gremita. Haruichi riusciva a percepire gli occhi di tutti i membri della prima squadra puntati addosso e pregò di non essere diventato rosso come un pomodoro, sebbene sentisse già le punte delle orecchie bollenti.

Gli ci volle un attimo per trovare il coraggio di socchiudere le palpebre quel tanto che bastava per vedere Eijun, circondato dal resto della squadra, continuare a fissarlo come se, di punto in bianco, gli fosse spuntata una seconda testa che, dall’espressione vagamente indignata del ragazzo, doveva essere decisamente brutta.

«Harucchi! Come hai potuto?!», gridò il lanciatore dimenando le braccia come un ossesso e assomigliando sempre più a un polipo gigante in preda a una crisi di nervi. «Come hai potuto tagliarti i capelli?!», domandò con tono accusatorio, puntandogli contro un indice inquisitore. «Harucchi, sei entrato nella fase della ribellione?! Da t-»

Qualsiasi cosa Eijun stesse per aggiungere terminò in un piagnucolio grazie a Kuramochi che gli assestò un colpo–degno di un maestro, avrebbe osato dire- sulla collottola.

«E smettila, Bakamura! Così ci farai diventare tutti sordi!», sbraitò Kuramochi, non preoccupandosi minimamente di star facendo concorrenza  a Sawamura nel tono di voce.

«Ma… Ma Cheeta-senpai!», protestò Sawamura strofinandosi, risentito, la parte lesa. Lo sguardo truce che ebbe in risposta dall’altro fu più che sufficiente a farlo tacere istantaneamente ma non bastò a impedirgli di continuare a guardare come uno stoccafisso appena pescato l’amico. Haruichi era in grado di distinguere le piccole rotelle girare all’impazzata dentro la testa del lanciatore nel disperato tentativo di mettere assieme i pezzi di qualcosa, anche se quel qualcosa, lì per lì, gli sfuggiva. Eijun, nella sua sbalorditiva semplicità, era spesso un mistero.

Haruichi sospirò sollevato; odiava essere al centro dell’attenzione ma il peggio sembrava essere passato. Almeno era questo ciò che aveva pensato finché non aveva scorto Haruno avanzare dal fondo della stanza con gli occhi brillanti.

«Kominato-kun, stai davvero benissimo con questo taglio!», gli disse la ragazza con un sorriso a trentadue denti e delle morbide fossette sulle guance. Inconsciamente il ragazzo prese tra le dita una ciocca di capelli rosa e la arrotolò attorno all’indice, smozzicando un ringraziamento sussurrato.

Un mormorio di assenso percorse la stanza. Persino Zono – cosa che l’aveva preso in contropiede- emise un mugugno d’approvazione prima di asserire che quel taglio gli sembrava più pratico. «Almeno così siamo sicuri che ci vede davvero…» era stato il bisbiglio, non così discreto da non essere captato da Haruichi, rivolto a Shirasu.

«Secondo me, era carino anche prima», disse una voce con tranquillità.

Improvvisamente il brusio generale si spense e prese il suo posto un silenzio talmente assoluto che ad Haruichi sembrò quasi di poter sentire scricchiolare i muscoli e le giunture quando tutte le teste si voltarono a fissare chi aveva parlato. Tuttavia Furuya non sembrava per nulla toccato dalla situazione; anzi, si poteva benissimo affermare che non avesse fatto una piega, il suo volto inespressivo e rilassato come se avesse detto la cosa più banale del mondo. A volte Haruichi invidiava questa capacità –o forse beata ignoranza?- del ragazzo, specialmente quando era lui a sentirsi andare a fuoco per l’imbarazzo. Sentiva il pavimento vacillare sotto di sé e, pieno di speranza, abbassò lo sguardo per controllare se non si stesse per aprire una qualche voragine pronta ad inghiottirlo. Ma no, nessuna voragine in vista. In compenso Haruichi trovò molto interessante il motivo delle fughe delle mattonelle e perciò fu costretto a tenere lo sguardo incollato a terra. Non lo faceva perché, senza la sua lunga frangia, non poteva più nascondere il viso dietro una cortina di capelli. No, assolutamente.

Immerso in quella insostenibile quiete forzata Haruichi fu davvero tentato di girare i tacchi e andarsene in qualche posto, possibilmente molto lontano. Il silenzio era soffocante come una maglia di lana in un giorno d’agosto e lui non sapeva cosa fare. Forse, se avesse…

«Ommioddio, Harucchi, tu hai due occhi!», strepitò di punto in bianco Sawamura facendo sobbalzare tutti e spostando l’attenzione su di sé. Eijun, a quel punto, si guardò attorno confuso. Probabilmente era convinto di aver fatto una grande scoperta. «Che avete? Perché mi state fissando tutti? Con tutti quei capelli se ne vedeva solo uno ogni tanto!»

 Haruichi lo squadrò sbalordito e senza parole. Non sapeva cosa pensare, davvero; e così ci rinunciò.

«Non l’hai detto veramente», sbottò Miyuki incredulo, il divertimento sul punto di esplodere nella sua fastidiosa risata ad ogni sillaba scandita , «nemmeno tu puoi essere così scemo, Bakamura!»

Tutti scoppiarono a ridere fragorosamente e Haruichi fece giusto in tempo a intravvedere l’occhiolino di Miyuki al suo indirizzo prima che il capitano fosse arpionato per la maglia senza tante cerimonie da un Sawamura decisamente irritato, tra gli strepiti di tutti. Nessuno sembra ricordarsi di quello che era accaduto qualche minuto prima e il giovane battitore ne approfittò per scivolare via indisturbato.

Era in debito con Miyuki e la cosa non gli piaceva nemmeno un po’ ma almeno aveva evitato una morte lenta e dolorosa per l’imbarazzo.

 

 

«Dovresti tagliarteli, sai?»

Ryousuke era seduto di fronte a lui al tavolo della mensa. Era uno degli ultimi giorni in cui avrebbero potuto mangiare assieme alla mensa del Seido; il momento del diploma si avvicinava sempre di più.

Haruichi alzò gli occhi dal piatto e gli lanciò uno sguardo interrogativo.

«Che cosa, onii-san?»

Suo fratello inclinò leggermente la testa di lato, studiandolo attentamente. Haruichi si dimenò impercettibilmente sotto quello sguardo penetrante, a disagio.

«I capelli.»

«Ma a me piacciono…», disse Haruichi, confuso. Che cosa c’entravano i suoi capelli?

L’altro sbuffò appena ma continuò il pasto in silenzio. Non aggiunse altro finché non si fu alzato, il vassoio vuoto già in mano e le spalle rivolte al fratello minore.

«Le scuse non ti porteranno da nessuna parte. Non puoi continuare a nasconderti... E’ ora di darci un taglio, in tutti i sensi», sussurrò criptico mentre già si avviava a riporre i piatti e le posate.

 

 

Niente era mai sembrato ad Haruichi più gradito che sedersi all’aria fresca sulla vecchia panchina scrostata vicino ai distributori automatici. Rovesciò la testa indietro, sentendo scivolare via i capelli dalla fronte e un sospiro dalla sua bocca.

Furuya lo trovava carino. E lo aveva detto davanti a tutti con molta nonchalance. Al solo ricordo poteva sentire le guance diventare calde come dopo un intero allenamento e non riusciva a impedire che le sue labbra si arcuassero all’insù. Doveva avere un’espressione da ebete ma non gli importava granché; nonostante l’imbarazzo era così dannatamente felice, anche se non sapeva ancora che cosa intendesse dire l’altro con quelle parole. Non osava sperare che Furuya provasse per lui quel genere di sentimenti. Sarebbe stato troppo bello.

Un rumore di passi farsi man mano più vicino a lui interruppe il flusso dei suoi pensieri e poco dopo l’alta figura di Furuya fece capolino dall’angolo dell’edificio adiacente. Senza esitazione il lanciatore si sedette accanto a lui, le lunghe gambe ben piantate a terra e lo sguardo fisso davanti a sé. Haruichi scattò sull’attenti, la schiena rigida e le mani appiccicaticce per il sudore. Si chiese se per caso l’altro sentisse quanto forte gli stesse battendo il cuore; lui non riusciva a sentire altro che quel rimbombare sordo e veloce.

Rimasero così per un tempo indefinito, con i gomiti che si sfioravano appena. Haruchi, ogni tanto, si azzardava a lanciare qualche occhiata furtiva accanto a sé, per poi riabbassare subito gli occhi. Quanto gli mancava in quel momento la sua lunga frangia! Non aveva più nulla dietro cui nascondere le sue iridi cremisi. Tuttavia ben presto il tarlo della curiosità ebbe la meglio sulle incertezze e, mentre si torceva una ciocca di capelli tra le dita sottili, il ragazzo prese un respiro profondo per farsi coraggio. Doveva sapere. Voleva sapere come stavano le cose tra di loro; era inutile arrovellarsi in ragionamenti quando la sola risposta veritiera gli era vicina, giusto a portata di mano.

«Furuya-kun, che…», iniziò e ringraziò il cielo che la sua voce non avesse tremato con aveva fatto il suo cuore di fronte allo sguardo così intenso e fisso che l’altro gli aveva rivolto. «Che cosa intendevi dire prima?»

Le sopracciglia del lanciatore si aggrottarono in un’espressione accigliata.

«Di cosa stai parlando?»

Haruichi tossicchiò e a mezza voce mormorò: «Prima hai detto che… Sì, be’, che sono c-carino…»

A quelle parole Furuya inclinò appena la testa come avrebbe fatto un cucciolo gigante di fronte a un atteggiamento strano e inspiegabile del suo padrone. «Che sei carino.»

Haruichi spalancò gli occhi e, con le guance in fiamme, capì di essere appena diventato una fragola. «Lo pensi davvero?», disse sottovoce come per non farsi udire dall’altro.

Furuya lo guardò negli occhi senza battere ciglio e annuì risoluto, nessuna barriera di sottili fili rosa ad interporsi fra loro. Haruichi non poteva sottrarsi. Ormai non poteva evitare più lo sguardo dell’altro e, sebbene fosse difficile da sostenere, fu in quel modo che si accorse di qualcosa che fino ad allora gli era sfuggito: non c’era un’ombra di dubbio negli occhi blu di Furuya; erano talmente limpidi da potercisi specchiare dentro ma allo stesso tempo trasmettevano un calore confortante a dispetto della loro tonalità fredda. Poteva leggerci a chiare lettere l’affetto. E Haruichi, in quell’istante, con il fiato bloccato in gola e le vertigini, credette per la prima volta nella possibilità di poter essere ricambiato.

Gli ultimi residui di insicurezza si dissolsero quando le labbra un po’ screpolate di Furuya gli accarezzarono la guancia e poi si mossero vicino all’orecchio per soffiargli un «mi piaci» con voce dolce.

Ad Haruichi non restò altro da fare che sciogliersi in un sorriso e gettargli le braccia al collo.

 

 

Finalmente aveva capito cosa aveva voluto dirgli suo fratello quella sera: le cose che lui considerava come difese – la sua frangia che non permetteva a nessuno di guardarlo negli occhi, l’ombra di suo fratello in cui cercava inconsapevolmente protezione - erano in realtà solo ostacoli alla sua felicità.

Quella sera, di ritorno dall’allenamento pomeridiano, Haruichi digitò in fretta un messaggio per Ryousuke prima di correre a fare il bagno e a cenare. Furuya lo stava aspettando fuori dalla porta.

Ci ho dato un taglio. Grazie.

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ace of Diamond / Vai alla pagina dell'autore: Notturno