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Autore: KiarettaScrittrice92    16/05/2016    0 recensioni
Anerion.
La terra dove risiede il male.
Vi sono tante storie e tante vicende che riguardano questa terra infestata da spettri, demoni, vampiri e licantropi.
Ma io ve ne voglio raccontare una in particolare.
Una che parla della vicenda di un gruppo di Stenzl nella loro prima missione assieme.

La storia della Luna di Sangue.
Questa storia è tratta da una campagna di Dungeons&Dragons.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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La città invisibile

Si misero nel limitare della foresta. Non avrebbero voluto rientrare in quel luogo lugubre, ma allo stesso tempo non se la sentivano di rimanere scoperti in bella vista di fronte al lago.
Come aveva promesso, fu Korhan a fare il primo turno di guardia. E mentre Stor e Kirka si misero ai piedi di due alberi, Varlinox decise di arrampicarsi su uno di essi.
Non si sentiva sicuro a stare in basso, inoltre l’aria lì sù sembrava un po’ più fresca. Si sistemò comodo su un ramo che sembrava abbastanza resistente, prese una corda dalla sua bisaccia e s’imbragò per bene, facendola passare prima attorno al tronco dell’albero e poi attorno al suo busto proprio sotto le ascelle.
I turni di guardia, passarono alquanto in fretta. Dopo Korhan fu il turno di Kirka e, a quel punto, la barbara poté riposarsi, ed anche lei decise di salire e imbracarsi su un albero. Poi a dare il cambio alla giovane maga, ci fu Stor, che per passare il tempo della veglia si mise a cercare di scrostare il coltello che aveva trovato tra le gabbie del triste.
Era passata poco più di mezz’ora da quando Stor aveva iniziato il suo turno di guardia. Varlinox stava ancora dormendo tranquillo, quando all’improvviso il ramo su cui si trovava cedette, con un sonoro schiocco, lasciandolo penzoloni, appeso all’albero per la vita. Il rumore, non solo attirò l’attenzione di Stor, che scoppiò immediatamente a ridere, ma svegliò anche di soprassalto le due ragazze, tanto da far fare a Korhan la stessa fine del compagno.
Stor allora smise di ridere e corse subito a soccorrere la giovane barbara, mentre Varlinox, che era comunque già a pochi centimetri da terra, scese da solo, e recuperò la corda, rimettendosela nella bisaccia.
Essendo ormai tutti svegli decisero così di riprendere il cammino. Riuscirono dalla foresta e si trovarono di nuovo di fronte a quello spettacolare panorama.
Il sole era nel punto più alto del cielo, il che confermava che fosse mezzogiorno, e si rifletteva in modo frastagliato nell’acqua cristallina del lago, finalmente del suo colore chiaro naturale. Ma qualcosa di diverso c’era.
“Che spettacolo meraviglioso!” esclamò il giovane ladro stiracchiandosi, poi però si accorse che i suoi compagni guardavano stupiti un punto preciso di fronte a loro.
Solo a quel punto si accorse di cosa li aveva stupiti. La città, che la sera prima era dall’altra parte della sponda del lago era sparita.
“Com’è possibile?!” chiese Korhan stupita.
“Forse è qualche incantesimo di protezione…” ipotizzò Kirka, ma non ne era molto sicura.
Nei suoi studi aveva anche imparato l’incantesimo per riuscire a vedere gli oggetti resi invisibili, ma mai aveva sentito parlare di una città intera che spariva nel nulla.
Poi qualcosa attirò di nuovo la sua attenzione.
“Che stai facendo?!” chiese sconvolta, vedendo Varlinox, seduto a terra, tagliarsi il palmo della mano con un coltello e buttando qualche goccia sul terreno.
“È un’incantesimo di divinazione… Voglio capire se ci sarà utile andare a vedere quella città!” disse deciso, poi chiuse gli occhi e cadde in trance.
“Ma Varlinox, la missione è…” Kirka schiaffò la mano sulla bocca di Stor, per farlo tacere.
Sapeva che un’incantesimo di divinazione aveva bisogno della massima concentrazione, ed effettivamente anche lei era curiosa di sapere perché quella città era sparita nel nulla.
Appena caduto in trance Varlinox chiese mentalmente, come se parlasse tra sé e sé, se andando verso la città avrebbero trovato pericoli. Poco dopo, sempre nella sua testa rimbombò una voce. Non era né maschile, né femminile. Era afona e melodica.
“La città è importate… Ma fate attenzione… Potrebbe richiedere un prezzo più grande di ciò che vi aspettate…”
Dopo quella frase, il druido tornò in sé.
“Allora?” chiese la giovane barbara.
Mentre si fasciava la mano con un pezzo di stoffa preso dalla borsa, l’uomo spiegò ai suoi compagni cosa aveva scoperto, o meglio riferì le parole che aveva sentito nella sua mente.
“Quale prezzo richiederà quindi?” chiese Stor, nervoso per quella risposta enigmatica.
“Questo non lo so… Comunque a questo punto dobbiamo decidere se andare avanti con la missione oppure, passare dalla città.”
“Ha detto che è importante?” chiese la maga.
“Già!”
“Ma importante, può esserlo in generale e non per la missione.” intervenne Korhan
“Perché non facciamo così… Adesso proseguiamo nella missione, in modo da arrivare in tempo al villaggio prima che arrivi la Luna di Sangue. A fine missione torniamo indietro e prima di fare rapporto, passiamo per la città.” propose Kirka.
“Sì, forse è l’idea migliore…” acconsentì il druido.

In mezza giornata attraversarono la radura che precedeva il lago. La percorsero in diagonale, in modo da arrivare alle montagne che costeggiavano il lago, così che poi riprendessero il cammino da là.
Decisero quindi di fermarsi a dormire proprio alle rive del lago.
Si diedero gli stessi turni di guardia e, proprio mentre era il turno di Kirka, la città riapparì pian piano, come se l’incantesimo protettivo che l’avvolgeva si affievolisse. A quella constatazione, prese una decisione, in fondo tentare non costava nulla. Quando la mattina dopo la città sarebbe sparita di nuovo, avrebbe provato a fare l’incantesimo per riuscire a vedere gli oggetti resi invisibili.
Dopo non molto, le diede il cambio Stor, che come la sosta precedente si mise a pulire il suo nuovo coltello in argento, finendo finalmente l’opera. Non era affatto una cattiva arma, e poteva usarla come alternativa al suo stocco.
L’ultimo turno fu di Varlinox, che passò il suo tempo da sveglio a meditare. Fu proprio durante il suo turno, all’albeggiare del sole, che la città svanì di nuovo.
Dopo poche ore dall’alba anche gli altri tre si svegliarono.
“Quando è sparita?” chiese subito Stor, dopo un lungo sbadiglio.
“Appena si è fatta l’alba…” commentò il druido alzandosi.
A quelle parole, Kirka, con sguardo deciso si mise proprio sulla riva del lago e chiuse gli occhi.
“Che sta facendo?” chiese Korhan stupita.
Non ebbe bisogno della risposta di nessuno, perché subito dopo la giovane maga recitò un’incantesimo e riaprì gli occhi, che apparivano strani.
Erano sempre azzurri come il ghiaccio, ma in quel preciso istante sembravano quasi iridescenti, come se delle pagliuzze di altre milioni di tonalità di azzurro le fossero entrate nelle iridi.
Attraverso quegli occhi finalmente Kirka vedeva la città anche di giorno.
“È un incantesimo! – disse mentre continuava a scrutare la città e l’alone di magia che lo avvolgeva
 Una volta durava sempre, ma con il tempo si è indebolito e la notte cede.”
“Quindi è qualcosa che gli Stenzl vogliono tenere nascosta…” commentò Varlinox pensieroso.
La giovane maga sbatté un po’ le palpebre e le sue iridi tornarono normali.
“Nascosta? Insomma noi siamo Stenzl, lo dovremmo sapere.” commentò Stor.
“Dici?
 chiese il druido quasi ironico  Io credo proprio che ai piani alti dell’ordine ci siano segreti che non direbbero mai a gente come noi…”
“Concordo!
 confermò Kirka  Se c’è una cosa che ho imparato al collegio è che ognuno si tiene i propri segreti per sé, soprattutto quelli più pericolosi.”
“Sentite,
 intervenne Korhan  è inutile stare qui a rimuginare su questa stramaledetta città, dobbiamo andare. Al ritorno ci passeremo e forse scopriremo qualcosa, ma adesso abbiamo una missione da compiere.”
“Giusto!” esclamò Stor deciso.
E a quelle parole ripresero il cammino.

Dopo non più di una mezz’ora il gruppo entrò di nuovo nella folta vegetazione. Non era cupa e inagibile come quella da cui erano usciti il giorno precedente, ed anzi permetteva di avere una protezione dalla vasta pianura che costeggiava il lago. Quella vegetazione costeggiava tutti i monti fino a congiungersi con l’altro bosco, dall’altro lato del lago. Quel bosco che, per la sua estensione e la sua fama di dimora delle più disparate creature oscure, era il più conosciuto nelle terre dell’Arebon, come anche in tutta Anerion.
Dopo qualche ora di viaggio, i due uomini della compagnia, che marciavano davanti, si fermarono.
“Che succede?” chiese Korhan vedendo i compagni fermi.
Non sembravano paralizzati, più che altro incuriositi.
“Là!” disse Stor indicando un punto preciso del costone che stavano fiancheggiando.
Quando fu indicato anche a loro, le ragazze capirono il motivo della curiosità dei ragazzi.
Proprio nel punto in cui il giovane ladro aveva indicato, vi era una rientranza nella roccia, come se fosse una specie di grotta. Poteva essere a non più di un quarto d’ora da dove si trovavano in quel momento.
“Non sarebbe una cattiva idea usarla per fermarci.” commentò di nuovo Stor.
“Ma potrebbe essere la tana di qualche animale.” constatò Korhan.
“O anche peggio…” aggiunse Kirka.
Ci fu qualche minuto di silenzio, in cui probabilmente ognuno di loro pensava a quale alternativa o soluzione sarebbe stata la più adeguata.
Poi come al solito fu Varlinox a prendere una decisione.
“Vado a vedere io, vedo se è sicuro e torno!” disse deciso.
“Avevi promesso che non avresti più fatto tutto tu.” protestò la giovane maga.
“Ci metto poco, vado e torno. E prometto che non affronto nulla senza di voi. Ok piccoletta?”
Non aspettò la risposta di Kirka, che era nuovamente arrossita per gli sguardi divertiti che gli aveva lanciato mentre diceva quelle parole. Si trasformò in una marmotta dalla pelliccia color cannella e schizzò via, arrampicandosi sulla scarpata e dirigendosi verso la grotta.
Non ci mise molto ad arrivare. Entrò con cautela, sempre sotto le sembianze del piccolo roditore. Si guardò intorno, per assicurarsi che non ci fossero pericoli. Dopodiché tornò alla sua forma normale.
Il posto era angusto. Anche avessero voluto rifugiarsi lì, ci sarebbero stati a malapena tutti e quattro, seduti, di certo non sdraiati.
Di fronte all’entrata, proprio dal lato opposto, c’era un muro levigato e una porta di legno massiccio a doppie ante. Senza pomelli, maniglie o battenti. Senza cardini ai lati. Solo due piani di legno uno di fianco all’altro. Provò a spingere, ma esse sembravano irremovibili.
Decise così di tornare indietro per raccontare ai suoi compagni cosa aveva visto. Così si trasformò di nuovo nel piccolo animale e rifece la strada all’inverso, fino a raggiungere il terzetto.
Appena arrivò tornò con il proprio aspetto.
“Allora?” chiese subito Korhan
“È libera e vuota, ma non è una grotta normale.”
“Cioè?” chiese nuovamente la barbara.
È piccola, ma è stata chiusa. – fece una pausa, cercando di spiegare cosa intendesse dire, ma le parole non venivano, così con un sospiro decise di cambiare sistema  Forse se venite a vedere è più facile che tentare di spiegarvelo.”
I tre acconsentirono e seguirono il loro compagno, che ovviamente, viste le loro sembianze umane dovette scegliere una strada più agibile e più lunga per arrivarci. Come avevano calcolato non ci misero comunque più di quindici minuti.
Arrivati alla grotta Kirka notò qualcosa che il druido non avevano notato nella sua prima visita. Era un mucchietto di ossa, accatastate in un angolo della grotta, ossa che appartenevano probabilmente a qualche piccolo animale.
“Siamo sicuri che non sia la tana di qualche animale?” chiese dubbiosa, facendo notare anche ai compagni il mucchietto d’ossa, indicandolo con l’indice.
“Ed un animale, potrebbe costruire quella?” chiese Varlinox indicando, a sua volta, le due tavole di legno.
A quella segnalazione del druido il primo ad avvicinarsi fu il ladro.
Per qualche secondo regnò il silenzio assoluto, mentre Stor poggiava l’orecchio nella piccola fessura che c’era tra le due ante della porta per cercare di capire se c’era qualcosa dall’altra parte. Non ci mise molto a staccare la testa e scuotere il capo.
“Non sento assolutamente nulla. Sembra tutto statico là dentro, non credo ci sia qualcuno.” sentenziò.
“Sì ma come l’apriamo?” chiese scocciata Korhan, quella situazione stava iniziando ad irritarla.
“Potremmo usare la testa di Varlinox, secondo me è abbastanza dura…” scherzò il giovane ladro.
“Ah… Ah… Molto spiritoso Stor…” rise il druido con un’evidente risata finta, tirandogli poi un buffetto alla nuca e scompigliandoli i capelli corvini.
“Ah, basta!
 li interruppe Korhan  Ci penso io!”
Presa da un moto di rabbia furiosa, che solitamente caratterizza le giovani guerriere barbare della Confederazione, sfondò con un paio di spallate le massicce lastre di legno.
Si ritrovarono così in una grotta molto più grande, ma questa volta non era affatto vuota. Essa infatti era completamente attrezzata, come se una volta fosse stata abitata. Era nella penombra. La luce veniva solo dalle loro spalle che illuminava davvero poco. Il gruppo non vedeva il fondo della grotta, non sapevano nemmeno quanto fosse profonda.
Fu un’attimo. Varlinox aveva notato, nel buio assoluto di fronte a loro, due bagliori azzurri. Due occhi, due tizzoni ardenti che li fissavano. Poi da due diventarono, quattro, poi sei.
Capì subito che non erano esseri viventi, che erano creature oscure.
Non ebbe neanche il tempo di avvisare i suoi compagni o di tirare fuori la sua arma, che un paio di quegli occhi si avvicinano con uno scatto fulmineo, attaccando Korhan che, dopo aver sfondato la porta, era quella rimasta più avanti rispetto al resto del gruppo.
La ragazza però non si fece intimorire. E dopo aver schivato il colpo della creatura, tirò fuori l’ascia e lo attaccò tranciandogli un braccio di netto. La sua furia però non bastò a fermarlo, anzi attirò altri occhi bluastri e fluorescenti, altre creature mostruose.
Ormai li vedevano tutti, perché la distanza tra loro e quelle mostruose creature si era ridotta.
Erano Ghoul. Creature orripilanti, dall’aspetto evidentemente poco sano, mezze ingobbite e con la pelle bluastra. Due file di denti affilati e resistenti sbucavano dalla bocca fetida, avevano l’aria di poter staccare la carne a morsi. E quegli occhi. Quegli occhi blu fluorescenti che sembravano poterti paralizzare semplicemente con lo sguardo.
Il secondo ad agire fu finalmente il druido, ma invece di tirare fuori la sua arma, decise di aiutarsi con la magia. Con un breve sussurro levò la mano e proprio sotto il Gohul con il braccio mozzato dalla compagna, apparvero degli spuntoni acuminati che trafissero in più punti la gamba destra del mostro immobilizzandolo.
Quel gesto però non fece altro che far infuriare ancora di più le creature, che aumentavano ormai a dismisura e si avvicinavano pericolosamente.
Kirka ragionò in fretta e, con un veloce gesto della mano, evocò il suo muro di fuoco, bloccando completamente i Ghoul dall’altro lato della grotta.
“Non so quanto riuscirò a reggerlo!” disse tenendo le mani tese verso le fiamme.
“Tutti fuori, forza!” ordinò Varlinox.
Korhan e Stor corsero verso l’uscita, seguiti dal druido, mentre la giovane maga indietreggiava pian piano.
Appena anche lei fu fuori, l’uomo tentò attraverso un’incantesimo di evocare una vegetazione rigogliosa in modo da bloccare le creature dentro la grotta.
La vegetazione stava per bloccare la porta, quando all’improvviso svanì nuovamente nel nulla.
“Cosa diavolo è successo?” chiese Stor, stupito.
“Non lo so, è come se qualcosa avesse assorbito il mio incantesimo…”
Non ebbe tempo di spiegare altro, perché il ladro iniziò a tossire.
“Stor, che cos’hai?” chiese preoccupata Korhan, avvicinandosi a lui.
“Varlinox, non ce la faccio più!” protestò Kirka.
Si sentiva stranamente più debole del normale, come se qualcosa le stesse prosciugando tutte le energie.
Finalmente il druido capì da dove scaturiva il problema. Sulla sinistra tra le rocce c’era un piccolo fungo che sembrava emanare una nume tossica.
Con uno scattò ed un preciso fendete di spada lo distrusse, ma fu un errore fatale.
Non appena si disintegrò il fungo rilasciò tutto il gas che aveva ancora in sé.
Con le ultime forze che gli rimanevano evocò di nuovo la magia della vegetazione, bloccando finalmente la porta della grotta, dando la possibilità a Kirka di lasciare l’incantesimo.
Non appena vide l’entrata completamente ostruita la ragazza si afflosciò, e se non fosse stato per Varlinox che la prese al volo, probabilmente si sarebbe schiantata al suolo stravolta.
“Kirka, stai bene?” chiese preoccupato.
“Non lo so… Mi gira la testa…”
Effettivamente anche a lui girava la testa.
Si voltò verso gli altri due compagni, stavano parlando.
“Voi due tutto ok?” chiese.
“Io sì!
 rispose Korhan  Ma credo che Stor sia avvelenato. Quello era un tipico fungo dell’Arebon.”
“E cioè?” chiese lui avvicinandosi, ed aiutando la giovane maga a fare altrettanto.
“E cioè che se non facciamo qualcosa vi rimangono al massimo dodici ore di vita…” disse pallida la ragazza guardando il volto sudato ed emaciato del compagno.

  
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