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Autore: Arbiter Ex    17/05/2016    0 recensioni
Il regno di Boletaria, governato da Re Allant XII, fa fronte alla più grande crisi che l'umanità abbia mai affrontato. L'Antico si è risvegliato, e una densa Nebbia incolore è scesa sulla terra. Da essa, terribili Demoni emergono, rubando le anime degli uomini, e facendole proprie. Chi perde la propria anima perde il senno, e i folli attaccano i sani, mentre imperversa il caos. Presto o tardi la Nebbia ammanterà ogni terra, e l'umanità è soggetta ad una lenta estinzione. Ma Boletaria ha ancora una speranza: un prode guerriero, che ha attraversato la Nebbia. Nella sua lotta non sarà da solo, e di lui verrà raccontata la sua storia, narrata da chi lo ha seguito nella speranza che portasse la fine della Piaga e ristabilisse l'ordine del mondo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Uno dei finali. Decidete quale vi piace di più, tra questi due antipodi complementari. Vi ringrazio tantissimo per il tempo passato insieme (anche se mi piacerebbe sentirvi di più!) e per l'attenzione che avete dato a questa mia piccola storia. Aggiornerò la mia pagina per farvi sapere del prossimo progetto. Intanto, vi auguro una buona lettura. 
 

Demon’s Souls:
Le cronache dell’uccisore di Demoni
Le Anime del Demone
 
“Come avete fatto a distruggere il mio prezioso demone?”
Claire e Firion si guardarono intorno freneticamente, cercando chi stesse parlando, ma nella sala del trono non vi era nessuno a parte loro. La voce sibilò, come un’eco lontana, insinuandosi subdolamente ed ostruendo i sensi ed i pensieri.
“Nessun umano è affamato di amine quanto voi…Spetterà all’Antico decidere…Verrai evocato, se così deve essere…”
Dopo di ché la voce si spense. Claire e Firion, che ne stavano ancora cercando la sorgente, smisero di agitare gli occhi solo quando fu chiaro che nessuno si sarebbe mostrato.
“Cosa è stato?” chiese Claire esitante. Firion scosse la testa, a corto di idee.
“Non lo so…”
“Cosa succederà, adesso? Abbiamo sconfitto l’ultimo Arcidemone, la Nebbia non dovrebbe cominciare a ritirarsi?”
“No, non ancora. Non finché l’Antico non verrà messo nuovamente a riposo…”
“A riposo?”
Quelle parole apparvero a Claire senza senso, ma quando lesse il suo medesimo dubbio sul volto di Firion, capì che nemmeno lui era davvero in grado di capirle.
“D’ora in poi, neanche io so cosa accadrà. Quando mi è stata data la mia missione, non si è mai parlato di uccidere l’Antico: quasi non ho nemmeno l’idea di che forma abbia…Il Monumentale ha sempre detto che, quando sarebbe arrivato il momento, la Fanciulla in Nero avrebbe messo a riposo l’Antico, questa volta per sempre. Il mio compito, è semplicemente aprirle la strada: sarà lei a salvarci dai Demoni, anche se non so come…Torniamo al Nexus. Lì avremo le risposte di cui abbiamo bisogno.”
Claire diede un cenno affermativo, nonostante non sembrasse molto convinta. Era una strana verità quella che il Cacciatore aveva appena condiviso con lei, e così tardi per di più: la Fanciulla in Nero, una figura così appartata, innocua, quasi passiva, aveva tra le mani il potere d’ingannare l’Antico? Un potere tanto grande da inganare il Demone primordiale? Le fu più che ovvio che il quadro fornito dal Cacciatore era stato volutamente privato di dettagli fondamentali, ma non le fu chiaro perché l’altro aveva appositamente deciso di ometterli.
Firion si voltò in direzione della gabbia elevatrice che li aveva portati al cospetto del Re.
“Prima, però, vorrei dare una degna sepoltura ad Ariona: senza la guida del loro sovrano, i demoni rimasti si staranno disperdendo velocemente. E’ il momento adatto per attraversare la Cittadella.”
“Lo capisco, ma…posso chiederti di andare da solo, Firion?” disse Claire a testa bassa.
“Qualcosa non va, Claire?”
“Non è niente. Vorrei solo fare una cosa prima di tornare…”
Firion rifletté lunghi attimi su cosa volesse dire. Non era certamente da lei comportarsi in maniera così schiva, ma non aveva intenzione di chiederle che ragioni avesse.
“Ma certo. Dopotutto, non c’è bisogno che venga anche tu. Qui sarai al sicuro. Tornerò a prenderti quando avrò finito.”
Le rivolse un sorriso e la salutò accennando un gesto con la mano. Lei restituì entrambi. Dopo di ché, Firion si chiuse dentro la gabbia metallica e cominciò la sua discesa. Attraverso le sbarre, lui e Claire si guardarono finché possibile. Poi Firion sparì sotto il pavimento, e Claire rimase da sola. Per lunghi momenti, rimase ad ascoltare il silenzio che l’attorniava. Si portò vicino alla breccia nel muro che dava sull’intera Boletaria: sulle macerie del trono, si trovò un posticino comodo tra i cumuli petrosi su cui sedersi. Pescò il suo manoscritto dal borsello, insieme alle ultime gocce d’inchiostro ed alla penna sfilacciata. Respirando a fondo l’aria del vento morbido che soffiava tra le rovine del Castello, appoggiò la punta macchiata sulla pagina ed impresse i suoi ultimi pensieri, ispirata da un’angoscia insopprimibile, nata dal suo animo irrequieto.
 
Firion affrontò a ritroso la strada tra il Castello ed il ponte della Fontana, il corpo di Ariona tra le braccia. I pochi demoni girovaganti, ormai ridotti a poche decine, si agitavano e si muovevano senza meta e senza ordine, persi nel labirinto della Cittadella. Solo in un paio di occasioni Firion fu costretto a difendersi, ma senza più una guida, quei mostri senza intelletto non erano capaci di coordinarsi, ed il Cacciatore passò inosservato nonostante quegli scontri. Non gli ci volle molto per raggiungere il ponte ed il sito di esecuzione. Aprì col suo spadone un’altra fossa, vicino alle tre che già ospitavano i resti dei suoi compagni. Adagiò il corpo e richiuse quell’umile tomba, così inappropriata al figlio di un regnante. Pieno di rammarico, si abbandonò il tumulo senza nome alle spalle, pensando al futuro spento che avrebbe atteso Boletaria senza la luce di un principe tanto votato ai suoi sudditi.
Tornando da Claire, Firion si concedette di rallentare il passo ad un’andatura comoda e noncurante della crisi attorno a lui. Rifletté sul fatto che il momento che tanto agognava, sin da quando aveva realmente compreso la natura della anime demoniache, era ormai a portata di mano: la Fanciulla avrebbe addormentato l’Antico, Claire avrebbe saputo la verità, e lui avrebbe finalmente potuto abbandonare ogni bugia, ogni segreto, ogni dolore e compiere il suo scopo. Poiché, di lui, non rimaneva niente se non la sua missione e tutta la corruzione che aveva accumulato nel suo essere durante il suo viaggio. L’unico modo che aveva di salvare realmente Claire ed il mondo, prima che fosse troppo tardi, era di svanire insieme all’Antico come il demone che era diventato: Claire lo avrebbe dovuto uccidere.
Oltrepassò l’arco d’ingresso al Castello, ne percorse i numerosi spazi e corridoi, e si ritrovò nel salone sottostante il trono che una volta era appartenuto a Re Allant. Si fece trasportare da quella sorta di montacarichi fino all’apice del palazzo. Quando ne uscì, vide Claire appoggiata ad uno dei pilastri in fondo, in attesa che tornasse. Lo sentì arrivare, quindi si alzò e gli andò incontro, un sorriso stanco sul viso. In quel momento, Firion si perse nei suoi pensieri, tutti focalizzati su di lei. Vederla lo saturò di un tale desiderio che, a stento, la sua parte più ragionevole fermò l’impulso di lanciarsi e farla sua. Sognò di assaggiarla, dominarla, possederla in ogni modo possibile, plasmarla e modellarla per mezzo di violenza e carnalità. Quando finalmente si rese conto delle immagini che stava producendo la sua mente, le distrusse una dopo l’altra, inorridito da quello che era arrivato a concepire.
Si fermò di colpo: barcollando ed emettendo respiri affannosi, si mise una mano in fronte e coprì gli occhi nel tentativo di scacciare quelle scene orripilanti. Cosa gli era preso? Come aveva potuto pensare cose simili? Era forse colpa dell’anima di Arcidemone che aveva assorbito? Stava, infine, per cedere al potere demoniaco? Qualunque fosse la risposta, gli fu chiaro che, ormai, non gli rimaneva molto tempo. Doveva riuscire a portare il più velocemente possibile la Fanciulla in Nero al cospetto dell’Antico: non sapeva come avrebbe fatto a calmare il Demone primordiale, ma l’importante era che lei adempisse al suo compito e che anche Claire fosse presente. Tuttavia, doveva al contempo evitare che la ragazza e gli altri s’insospettissero e si spaventassero, non poteva permettere che loro pensassero al di fuori dei suoi piani. Si sarebbe dovuto controllare, per ogni secondo fino alla fine di tutta quella storia. Era l’ultimo sacrificio da fare.
Claire lo svegliò da quei lugubri pensieri posando la mano sulla sua guancia.
“Ti senti bene, Firion?”
“Sì, sono solo un po’ spossato. Dai, sbrighiamoci.”
Firion allontanò la mano di Claire e portò la sua sul Marchio che portava al polso: il gesto la ferì per il distacco con cui lo fece. Prima che entrambi svanissero nel nulla, richiamati dalla magia arcana dell’eremo grigio, Firion lanciò un ultima occhiata alla sala del trono. Al capo opposto della grande stanza, sul cumulo di pietre che una volta era il trono, scorse le pagine del libro di Claire, sfogliate con indifferenza dal vento invasivo. Nello stesso attimo, riportò gli occhi su di lei: non le poté chiedere perché stesse abbandonando il libro per cui aveva quasi messo a rischio la sua vita, ma la curiosità scemò velocemente, e l’interesse lasciò il posto all’indolenza. Poco dopo, entrambi scomparirono.
 
Il Nexus era silenzioso. Le uniche persone che erano rimaste ad abitarlo erano il Collezionista Thomas, il fabbro Boldwin, la strega Yuria, l’Adoratrice pentita, un bambino e la Fanciulla in Nero. La misteriosa ragazza cieca se ne stava per conto suo, in piedi col naso all’in su vicino il centro del salone, come per osservare le rune antiche che decoravano quell’oscuro ospizio. Gli altri se ne stavano vicini e rannicchiati al pilastro della forgia del fabbro, muti e con espressioni perse. Che fosse per cercare chissà quale conforto o per attenuare il senso di solitudine, si erano stretti come mai prima di allora, cercando sanità nella disperazione altrui.
“E’ tempo…” sentirono improvvisamente dire alla Fanciulla.
D’un tratto, dall’alto soffitto del Nexus prese a cadere polvere, e le pareti tremarono sotto la forza di una scossa potente. I poveri superstiti non poterono fare altro che stringersi ancora di più, in preda alla confusione, allo smarrimento, ed alla paura che tutto intorno a loro stesse per crollare. La figura in nero, invece, senza ombra di turbamento, aprì le braccia come in attesa di un segno dall’alto. La truculenta statua che occupava il tetto del Nexus, la cui mano serrava l’enorme spada in pietra che pendeva verso il fondo, vibrò come animata. Dalla presa del suo palmo, la spada ciclopica si liberò facilmente, rovinando in basso con estrema velocità. Ai sopravvissuti sconcertati, bastarono appena i pochi attimi a loro disposizione per assistere alla scena del pavimento al centro dei monoliti cedere sotto la pressione della lama gigante, che scomparse alla vista con un boato. Con fragore ineguagliabile, un pozzo circolare si aprì dove prima stava solido terreno, ed un polverone di detriti si alzò al momento dell’impatto. La Fanciulla in Nero, imperturbabile, stava esattamente ad un passo da quella bocca enorme. Alcuni momenti dopo, a poca distanza da lei, comparvero avvolti di luce azzurra Claire e Firion. La vista del nuovo aspetto del Nexus sconvolse anche loro, soprattutto per la vicinanza che avevano al grande buco al centro. Thomas e gli altri stavano per raggiungerli, quando un lamento cavernoso proveniente da quell’apertura echeggiò tra le mura del Nexus. Una, due, tre volte quel verso si ripeté e rifletté sulla pietra grigia e sui loro corpi, investendoli di bramosia. Nessuno proferì parola finché la Fanciulla non si portò davanti a Firion, attirando la sua attenzione e quella degli altri.
“Alla presenza del potere del Monumentale, il Nexus rammenta la sua ragione d’essere, ora che la via è stata aperta. L’Antico ti sta chiamando, Cacciatore di Demoni. E’ tempo di scendere nella sua tana.”
“Finalmente…” sospirò lui.
“Firion, che succede?”
La domanda veniva da Thomas, la cui espressione impaurita ben riassumeva in sé quelle indossate dal piccolo gruppo che aveva dietro. Firion si voltò verso di lui distrattamente, pensò rapidamente alle parole migliori da rivolgergli.
“Non dovete preoccuparvi di niente. Presto, tutto avrà fine. Claire, andiamo.”
“Dobbiamo buttarci di sotto?” chiese lei scettica.
“Non c’è nulla da temere, la Fanciulla ci mostrerà cosa fare.”
“Sarò pronta tra un momento, Firion…” disse dopo lunghi momenti silenziosi senza guardarlo, avvicinandosi agli amici confusi.
“Fa’ in fretta” disse lui velocemente, asciugandosi una goccia di sudore sulla fronte.
Claire arrivò a pochi centimetri da Thomas e Boldwin, mentre Yuria e l’Adoratrice chiusero il cerchio intorno a lei.
“Claire, cosa sta succedendo? Dov’è il principe?”
La richiesta di Boldwin di sapere del destino di Ariona le riaccese il dolore dentro. Riluttante, lo condivise anche con loro.
“E’…morto.”
La notizia tolse loro il fiato. Ariona, un ragazzo gentile, premuroso, onesto e giusto prima che principe saggio e pacifico, era stato strappato alla vita anzitempo nonostante i suoi buoni propositi ed il suo destino di regnante. Con lui, moriva l’ultima speranza di riportare alla vita Boletaria, insieme ad un amico ed una personalità insostituibili. Boldwin si portò le mani ai capelli e scosse il capo, l’Adoratrice portò le sue alla bocca, inorridita. Thomas e Yuria non poterono che ammutolirsi. Un altro di loro che se ne era andato: quanto tempo poteva rimanere prima che facessero la stessa fine?
“Non so cosa accadrà adesso. Prima che possa essere troppo tardi, voglio che sappiate che avete significato tanto per me, più di quanto pensiate. Grazie di tutto…”
Li sfiorò tutti toccandoli sulle spalle e stringendo per sottolineare quanto fosse sincera. Davanti al fagottino in braccio a Yuria, Claire si chinò e baciò la fronte del piccolo che aveva imparato ad amare, proprio come aveva fatto Serah prima di lei.
“…Prenditi cura di lui, Yuria…”
La strega sbatté le palpebre per la confusione che suscitò in lei quell’affermazione. Avrebbe voluto chiedere un chiarimento, ma le mancò il coraggio, prevedendo cosa avrebbe potuto dirle. Claire voltò loro le spalle, allontanandosi verso il Cacciatore e la Fanciulla.
“…Addio.”
Poi se li lasciò dietro, tutti persi ed attoniti.
“Assisterai anche tu, compagna del Cacciatore?” le chiese la Fanciulla, ma fu Firion a rispondere per lei.
“Sì, verrà con noi.”
“Allora è deciso…”
Sul margine del grande pozzo che guardava alle profonde ed indefinite fondamenta del Nexus, Claire e Firion fissarono sguardi circospetti e pieni di attesa. Persero gli occhi nell’oscuro abisso che si apriva sotto di loro, non riuscendo a penetrare e dissipare quel buio primitivo. Non sapevano cosa li aspettasse, né come sarebbero arrivati al cospetto dell’Antico: l’unica guida a loro disposizione, era la ragazza corvina su ciglio del baratro nero.
D’un tratto, la Fanciulla li prese per i polsi, si spinse indietro, e tutti e tre caddero giù. Il Cacciatore e la sua compagna, pieni di sorpresa, si allontanarono irraggiungibili dalle voci sconvolte dei loro amici, precipitando per un tempo che sembrò infinito. L’aria tagliente li graffiava al loro veloce passaggio, le pietre della voragine che li circondavano li schernivano con la loro immobilità. Claire, incapace di far rallentare il battito del suo cuore, chiedeva con forza che quella terribile esperienza avesse fine, nonostante sapesse cosa una tale fine avrebbe comportato, quando la caduta si sarebbe arrestata. Quando sentì che la sua coscienza stava per scivolare via, una luce al limite di quel passaggio sconfinato la riportò brevemente ai sensi. Il bagliore crebbe e l’accecò: fu allora che chiuse gli occhi e svenne.
Dopo non seppe quanto, si riprese, lentamente, e la prima cosa che sentì furono gli sfuggenti granelli di sabbia tra le dita. Con vista ancora sfocata, si mise carponi cercando un punto di riferimento. Ovunque si girasse vedeva solo una distesa sconfinata di dune aride e rovine sparse, illuminate da una forte luce di cui non capiva la sorgente, come un sole d’estate. Attorno a lei vi erano costruzioni isolate, scarne ed ormai incomprensibili, insieme a rocce dalle fogge alte e strane, spinose, cadenti.
“Dove…? Cosa…?”
Sotto la duna su cui si era risvegliata, vide Firion e la Fanciulla, sulla battigia di una spiaggia i cui limiti si perdevano indefinitamente oltre dove arrivava l’occhio, come quelli dello specchio d’acqua da cui veniva bagnata. Una strana nebbia indugiava su quel mare: Claire lo chiamò così, nonostante non avesse idea di quale potesse essere o in che parte del mondo si trovasse. Tuttavia, quel banco brumoso non sembrava appartenere ai fumi demoniaci, tanto era chiaro e limpido, come la nebbia del mattino.
Da esso, prese man mano forma qualcosa: legno, rami, alberi. Un corpo di corteccia dalle proporzioni indescrivibili ed estensioni coriacee e verdeggianti, quasi come la terra animata di volontà. L’unico tratto riconoscibile erano le fauci, larghe e di radici arboree, che contornavano il passaggio per l’interno di quel corpo legnoso. Giganteschi vincoli e catene limitavano ed infilzavano miseramente quell’enormità, che lentamente si estendeva verso la minuscola figura nera sulla spiaggia, alzando un vento prima inesistente.
“Antico, vi ho portato ciò che desiderate. Il vostro nuovo Demone. Avanti, comportatevi a modo…”
La Fanciulla protese la mano e l’Antico si abbassò sul basso fondale, adagiandosi quasi pigramente sull’acqua cristallina. Il grande Demone si fermò davanti alla piccola donna, in attesa di ciò che gli spettava. A corto di fiato, Claire fissava la scena incredula, anche se i suoi occhi non mentivano.
“Procedete nella sua tana.”
La Fanciulla in Nero indicò a Firion, rimastole accanto immobile ad ammirare la terribile grandezza di quella visione, la bocca dell’Antico, oltre cui era possibile vedere ombre di altra vegetazione. Firion non disse niente e, semplicemente, si mosse verso l’entrata. Claire, ancora incerta, dovette mettere da parte ogni sua esitazione e dubbio per affrettarsi dietro di lui. Scivolò dalla duna e superò la Fanciulla sulla battigia, rimasta indietro. Raggiunse Firion, che non diede segni di essersi accorto di lei, ed insieme oltrepassarono i denti legnosi dell’Antico. Si ritrovarono in un angusto corridoio di arbusti, piante ed alberi: sembrava un’intera foresta nello spazio di una stanza. Il solo eco dei loro passi che increspavano l’acqua ai loro piedi li accompagnò lungo quel passaggio altrimenti silenzioso come la morte, mentre si facevano strada tra i rami ed i rampicanti.
“L’Antico ha scelto te. Perseguirai le Anime Demoniache immortali, e diventerai un re su questa terra. Ti do il benvenuto…”
Claire riconobbe la voce che parlò nella sala del trono, ed instintivamente prese a cercarla dietro e sopra di lei. Stava per chiedere a Firion se anche lui l’avesse sentita, quando vide la Nebbia, sotto il tetto dei rami di due alberi.
“Com’è possibile?”
“Allant…” sussurrò il Cacciatore.
Attraversò il muro grigio senza spiegarsi o aspettarla. Claire ingoiò la titubazione e si forzò oltre quella barriera smorta, nonostante il suo animo le stesse gridando di tornare indietro. Dall’altra parte, una piccola radura aveva al suo centro un grande albero le cui fronde s’intrecciavano con il corpo dell’Antico ed il cui tronco aperto ospitava una magnifica sfera di luce. Davanti ad esso, stava ciò che rimaneva di Re Allant: una patetica creatura deforme, molle e corrotta oltre ogni possibiltà di rimedio dal potere concesso dall’Antico.
“Di certo avrete visto con i vostri occhi, il dolore e la sofferenza che albergano in questo mondo. Ma combatti il veleno col veleno: Dio è misericordioso, e così creò l’Antico…”
Dall’iniziale raccapriccio che provò nel vedere le mostruose sembianze del Re, Claire non poté fare a meno di rabbrividire e tremare di rabbia alle parole che sentiva. Firion, invece, rimaneva impassibile.
“…L’Antico si nutrirà delle nostre anime, e porrà fine alla nostra tragica esistenza!”
Claire non poteva crederci.
“Sei solo un folle…”
“Mi sono stancato di questo putrido mondo…”
“Hai scatenato la Piaga, hai distrutto la nostra casa, per colpa tua innumerevoli persone sono morte e le loro anime sono state uccise. Tutto ciò che ho passato, tutto il dolore, la paura, la disperazione che abbiamo dovuto sopportare. E’ colpa tua se i miei amici sono morti! E’ colpa tua se Serah è morta! E per che cosa lo hai fatto?!”
Claire estrasse la spada e corse contro l’abominio deturpato ed inerme, piangente e furiosa.
“Bastardo! Muori!”
Claire colpì, ancora ed ancora, sorda ai lamenti di quella storpiatura, incurante dello sguardo fisso di Firion.
“Muori!Muori!Muori!...”
Continuava a tagliare e trafiggere, sfogando con ogni lacrima tutta l’angoscia che aveva in corpo. Quando piantò per l’ultima volta la lama, il Re era morto da tempo. Claire cadde sulla sua spada, conficcata nella carcassa evanescente di Allant, piangendo afflitta sull’elsa. Firion assorbì muto l’anima del vecchio Re, limitandosi ad osservare Claire con occhi vitrei.
La Fanciulla in Nero comparve alle loro spalle. Superò entrambi con sicurezza, arrivando a pochi passi dal cuore dell’Antico.
“La missione è conclusa. Uccisore di Demoni, torna al mondo di sopra. Il Nexus rilascerà la tua anima. Io addormenterò di nuovo l’Antico, e cadremo in un sonno eterno. Alfine…Alfine avrò compiuto il mio dovere…”
La Fanciulla abbandonò il suo bastone e poggiò le mani su quel nucleo luminoso, assorta nel suo compito imminente.
Claire era troppo provata per potersi dire soddisfatta: potevano realmente dire di aver avuto successo? Cosa avevano concluso? Per che cosa avevano sofferto così tanto? Non tirò su gli occhi né trovò la forza di alzarsi.
Improvvisamente, sentì Firion muoversi. Le arrivò vicino e, tenendo lo sguardo fisso sulla donna in abiti neri, le tolse la spada. Claire non voleva capire, ma sapeva.
Firion, arrivato alle spalle della Fanciulla, ne trafisse l’esile corpo. Gemette di dolore mentre la spada veniva tirata fuori e lei veniva, morente, gettata via con violenza. Claire sviò lo sguardo pieno di rimpianto, incapace di sopportare quella vista. Firion lasciò incurante la spada e protese la mano al cuore dell’Antico, dandosi alla sua promessa di potere.
“…Avrò…Avrò il potere di…Posso sistemare tutto…Ora posso farlo…”
La luce crebbe, inglobando al suo interno sempre di più. Il Cacciatore fissò i suoi occhi cremisi brillanti sulla sua donna, il suo possesso. Claire, rassegnata al disastro, restituiva uno sguardo prostrato. Firion fu sopra di lei: facendole provare un dolore superato solo dai suoi sentimenti traditi, la tirò su per i capelli, e la baciò con veemenza. Era un bacio lussurioso e privo di amore, l’inizio della sua schiavitù a quel Demone insaziabile. Pianse incontrollata pensando ad ogni promessa infranta ed ogni sacrificio inutile, mentre l’ombra dell’uomo di cui era innamorata degradava il suo corpo ed il suo spirito con i suoi desideri. La luce crebbe ancora senza limiti, assorbendo loro e tutt’intorno. Presto, quella bramosia avrebbe divorato il mondo, e tutto ciò che su di esso viveva, sarebbe stato ingoiato dalla Nebbia e dai Demoni.
 
Nella sala del trono del Castello di Boletaria, il vento soffiava un’ultima volta mentre la bruma diabolica scavalcava le mura ed avviluppava le ultime testimonianze degli uomini. Sulle rovine del trono, le parole del diario di una ragazza svanivano, ignorate nell’oblio.
“…Ricordo ancora come l’aria di quel giorno sembrava schiacciarci e opprimerci, piena di polvere e cenere, sotto un cielo grigio e morto, che non avrebbe mai più permesso al sole di scaldarci la pelle col suo tepore. Ricordo i muri abbattuti ed in fiamme delle case ed i frammenti delle braci dei focolari, una volta così accoglienti, ora spazzati via da un vento lugubre, stanco e triste. Ricordo il miasma emesso dai corpi degli uomini che vennero spogliati della loro persona e che persero il senno, divenuti ora dei gusci vuoti, in attesa solo di essere abbattuti da me. Quante vite sono state spezzate? Quanti sentimenti sono stati infranti? Com’è potuto accadere che l’umanità cadesse in un baratro così profondo? Quel giorno, il giorno in cui io ho arreso la mia umanità, ho realmente compreso come il demone fosse riuscito a proliferare così a lungo, e perché noi ci siamo macchiati della perdita della nostra dignità.
Il potere è la causa dei nostri fallimenti, come uomini e come persone. Tendiamo ad esso, lo desideriamo, lo cerchiamo, e tutti noi siamo disposti a dimenticarci di ciò che ci rende unici per ottenerlo. Ci ossessiona, ci cambia. Vi è chi lo vuole per sé, chi lo vuole per proteggere gli altri: non fa differenza. Ci rende tutti folli, tutti disperati. Non fanno differenza i valori con cui ci auspichiamo di ottenerlo: ci corromperà, ed alla fine della nostra vita, avremo solo il rimpianto di ciò a cui abbiamo rinunciato per esso.
Una grande colpa attanaglia il cuore di Firion. Il peso dei suoi peccati per il potere che ha ottenuto lo schiaccia. Potrebbe non avere la forza di sopportarli. Allora, potrebbe cedere al potere demoniaco, per trovare sollievo e dimenticarsi di sé, per trovare una soluzione ai suoi misfatti.
Io sono stanca. Non posso e non voglio più soffrire. Non provo più speranza nel futuro che può avere questo mondo freddo e buio. Qualunque cosa accada, seguirò Firion. Esaurirò la mia vita standogli vicino. Sarò un’ombra pallida, tra le sue tante oscure.”
 
   
 
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