Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: PeterPan_Sherlocked    17/05/2016    0 recensioni
Sequel de: "Il fabbricante di dei"
Nazelie pensa solo a se stessa. È convinta di essere nata nell'epoca sbagliata, ama la storia ed è decisa a creare quanti più danni possibili nel mondo. Studentessa ripetente di giorno e capitano della Resistenza di notte.
Jules è uno scrittore di giorno e un serial killer al comando di Nazelie di notte.
Il loro è un mondo distrutto, in cui i dittatori terrorizzano la popolazione.
------------
Uno squarcio di proporzioni colossali sta attraversando il continuum e la Storia è scomparsa.
L'unica speranza sono i due Agenti, le due leggende immortali che venti anni prima avevano salvato il mondo, ma Thomas e Neumalea non intendono salvare quell'umanità così distante da loro, quell'umanità che si accartoccia piano piano su se stessa.
L'Agenzia non ha ancora finito di svelare i suoi segreti e questa volta solo un legame di sangue può essere più forte della distruzione totale.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Call Trilogy'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Jules era in ritardo. Era sempre in ritardo, ma poteva permetterselo. I suoi capelli ricci e il suo sorriso da divo del cinema, insieme alla fortunata capacità di inventare mondi d'inchiostro, lo avevano reso amato dalla stampa e dalle persone. Il suo ultimo libro parlava di un viaggio oltre i confini dell'Universo in cui esseri più evoluti degli uomini combattevano per la salvezza della Terra. Alcuni mesi dopo, Jules avrebbe trovato piuttosto ironico il fatto di aver pubblicato quel libro proprio quel giorno e Nazelie avrebbe parlato delle equazioni, del fatto che sono uguali a destra e a sinistra e di come il Tempo è come un'equazione. Uguale prima e dopo, destra e sinistra, all'inizio e alla fine. Ancora però la sua vita era perfettamente normale, per quanto può essere normale la vita di uno scrittore di successo che fa il serial killer e Jules camminava tranquillamente per la strada. Un gentiluomo cammina, non corre mai. Una folla di ragazzine adoranti, di donne insoddisfatte che trovavano nel suo sorriso la ragione di vita e di uomini che giocavano a fare gli intellettuali lo stava aspettando all'entrata della sala comunale. Il suo libro sarebbe stato disponibile in tutti i tablet e gli apparecchi elettronici da quel giorno. Naturalmente erano state stampate anche copie cartacee, ma il governo scoraggiava questo tipo di lettura, in quanto meno controllabile. Riuscivano a capire come eri anche dalle frasi che sottolineavi ed era più complesso vederle se acquistavi un libro cartaceo. Nonostante tutto però non erano riusciti a eliminare la carta. Jules firmò tutti i notes elettronici che le persone gli porgevano, sorridendo e ammiccando a tutti. Si accomodò dietro al tavolo che gli era stato riservato. L'intervistatore, un uomo sulla quarantina che da almeno venti anni serviva il Partito, iniziò a parlare. "I suoi romanzi sono sempre perfetti, signor Rochery." La folla lo interruppe con un fragoroso applauso e Jules sorrise di nuovo. Gli sarebbe venuta una paresi facciale a forza di sorridere - pensò annoiato mentre giocherellava distrattamente con il microfono. Quelle presentazioni duravano sempre poco per fortuna, i funzionari governativi si limitavano ad esaltare la folla e a fare domande per scoprire se eri abbastanza devoto al governo. Abbastanza esaltato da osannare il Partito in ogni tuo gesto. Jules, che di libri ne avea già scritto sei, ci era abituato, eppure sapeva anche quanta cautela usare per rispondere. "Il mio è un dono che serve un ideale." rispose infatti il nostro serial killer, facendo passare nei suoi occhi una scintilla di follia. Essere pazzi aveva qualche lato positivo. Potevi far credere al governo che quella follia era la stessa che cercavano di instillarti con la propaganda. L'intervistatore annuì soddisfatto e continuò a parlare: "Da fan numero uno c'è una domanda che mi assilla. Quale è il significato nascoto di questo libro? Con le storie fantastiche non è sempre facile, non siete d'accordo?" l'uomo si rivolse alla folla ottenendo un grido di approvazione. Jules sfoderò il suo miglior sorriso e il suo miglior sguardo da invasato, lo stesso sguardo di pura follia che aveva quando uccideva e quando torturava. "E' una metafora. Gli esseri più evoluti sono il Partito, che combatte per noi e ci protegge e ci ama, nonostante siano superiori a noi." Era diventato bravo a mentire - pensò mentre guardava la faccia soddisfatta dell'intervistatore. Dover nascondere un disturbo della personalità, una doppia vita e la sua appartenenza alla Resistenza, lo aveva reso esperto in quell'arte. All'inizio non era stato facile, aveva rischiato di essere scoperto. Non era come Nazelie, che sembrava riuscire ad adattarsi a qualsiasi ruolo le venisse imposto. Lei era come dell'acqua che prendeva forma a seconda del contenitore. Chi era la vera Nazelie però, nessuno lo sapeva. Era la ragazza estrema e ribelle, il Generale freddo e calcolatore, oppure era il dolore nei suoi occhi e la rabbia quando nessuno la guardava? O era tutte e tre le cose insieme? L'unica cosa di cui Jules era sicuro era la su sociopatia, quel disturbo della personalità che lo aveva attratto da subito. Avevano qualcosa in comune. Era anche intelligente, intelligente da far paura. Gli altri riconoscevano le sue capacità ma lui vedeva oltre, vedeva il genio dietro la follia, accanto ad essa, vedeva la superiorità di ogni suo calcolo. Quella ragazza non assomigliava a nessuno di loro, a nessun essere umano. Gli piaceva naturalmente. Non in senso romantico, lui non aveva mai capito cosa fosse la parola "romantico". Non gli interessava, i sentimenti erano noiosi. Però Nazelie gli piaceva. Gli piaceva la sua aria di sfida, il suo non aver paura di lui. Tutti hanno paura di un sadico, ma non Nazelie. Capivi che era una forza della natura da suoi capelli, rossi come il fuoco e dalla miriade di lentiggini che le attraversavano il corpo. Jules si trovava spesso a pensare a lei, soprattutto in quei momenti, quando si annoiava e sentiva le voci delle ragazzine urlargli dichiarazioni d'amore. Il suo fascino era stato costruito anche sulla sua indifferenza e freddezza, quindi dopo qualche bacio lanciato alla platea e qualche autografo in più, uscì dalla sala. Sapeva dove andare. La loro macchina teletrasportatrice aveva bisogno di manutenzione. Potendosi teletrasportare, potevano illudere il governo di uscire ogni mattina da casa loro e non dalla base operativa. Quella macchina era stata la loro salvezza e quella donna la loro benefattrice. Era stata Nazelie a portarli da lei. Lei era dappertutto, c'erano varie entrate nei punti ciechi delle telecamere. Jules prese la più vicina. Da lontano sarebbe potuta assomigliare a Nazelie, anche lei aveva i capelli rossi, gli occhi chiari e quella sensazione di non essere del tutto umane, eppure non sarebbero potuto essere così diverse. La donna che ora gli stava davanti aveva la pelle candida come la porcellana e lo sguardo velato. Se Nazelie era misteriosa e cristallina allo stesso tempo, quella donna era ambigua, con il sorriso perfettamente dritto e i capelli raccolti alla perfezione. "Sophie." Jules la salutò. La donna si sedette e lo invitò a fare lo stesso. Lo studio era piccolo e una serie di porte si aprivano ai suoi lati. Tutto era pieno di libri cartacei, di strumenti tecnologici. Su un vecchissimo mobile di legno c'era un cofanetto aperto, vuoto. Jules non aveva mai capito il perché di quel cofanetto ma Sophie lo guardava con rabbia. Guardava con rimpianto invece una vecchia foto di un ragazzo di diciassette, massimo diciotto anni con gli occhi di colori diversi. Poteva sembrare una donna distrutta, eppure nei suoi occhi non c'era dolore. Per questo la guardava con sospetto, per quel dolore mancato. "Dimmi tutto, caro." la sua voce era tranquilla e ponderata, i bracciali avevano accennato un leggero tintinnio al muoversi della sua mano. Più che bracciali sembravano manette ma nessuno le aveva mai chiesto perché le portasse. "La macchina ha bisogno di manutenzione." "Non per molto." rispose Sophie, sorridendo. Jules ebbe paura, come mai ne aveva avuta in vita sua. "Perché?" chiese. "Io so molte cose. Ricordati di queste mie parole. Comunque darò un'occhiata alla macchina, non ti preoccupare." Sarebbe potuta piacere a Jules, se non l'avesse odiata così tanto. Non voleva il bene di Nazelie, nonostante continuasse a dire il contrario. Era venuta da loro dicendo di conoscere Nazelie e di avere un debito con lei. Nient'altro. Che tipo di debito, nessuno lo sapeva. A Jules sembrava falsa eppure li aveva aiutati. Era grazie a lei se ancora non erano stati scoperti. Il ragazzo fece per andarsene "E Jules..." lo fermò lei. "Non perdere tempo dietro a quella ragazzina. Non ti porterà nulla di buono." "Staremo a vedere." fu la sua lapidaria risposta. Uscì soddisfatto, lasciando quella donna contrariata. Sophie Hurner però sapeva cosa fare. Era arrivato il momento di porre la parola fine a tutta quella storia. Erano passati venti anni, era arrivato il momento di iniziare a scrivere la battuta finale.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: PeterPan_Sherlocked