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Autore: ChrisAndreini    18/05/2016    0 recensioni
Ci sono tante cose terribili che accadono quando un incendio brucia tutti i tuoi averi: perdi la posizione di prestigio cadendo in rovina, perdi il rifugio sicuro dalle intemperie, perdi la sicurezza di cibo e acqua.
Ma Dipper, un tredicenne sveglio e nobile, perse molto di più.
E quando la sua famiglia cadde nel baratro, e lui fu costretto a lavorare insieme al prozio nella magione della più prestigiosa e importante famiglia della cittadina medievale di Gravity Ville, solo una cosa, una persona, gli mancava.
E desiderava così tanto riaverla indietro, che lei tornò da lui.
Dal testo: 
“-Mabel- sussurrò il ragazzo, mentre le lacrime iniziavano ad uscire senza che lui potesse controllarle -Sei proprio tu, sei proprio…- iniziò a singhiozzare, incapace di trattenersi, mentre la sorella gli metteva una mano sulla spalla, trapassandolo.
-Oh- ritirò la mano di scatto, diventando leggermente violetta, e abbassò lo sguardo.”
 
5° classificata al contest "AU Contest- Wherever we are" di EmmaStarr
Genere: Malinconico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dipper Pines, Mabel Pines, Stanley Pines, Un po' tutti, Wendy Corduroy
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il fantasma del Castello Northwest

 

Caro diario,

Non so cosa sia successo, ma sono davvero spaventato.

Non riesco a credere che abbia fatto una cosa del genere, è impossibile, non è affatto il suo genere, non potrebbe mai…

Io non so assolutamente cosa fare, il libro mi offre la soluzione, ma non voglio coglierla, non voglio affrontare le conseguenze.

Sono troppo debole, non riesco a fare ciò che è giusto.

Ho la mente annebbiata, non ho più possibilità.

Insomma, tante cose terribili stanno succedendo, ed è solo colpa mia che non ho il coraggio di fermare tutto questo.

So di poterlo fare, ma come? Come fermo tutto questo adesso? Non posso semplicemente distruggere ciò che tiene il suo spirito ancorato qui e lasciarlo andare per sempre.

Forse potrei seppellirlo e in questo modo renderlo inoffensivo, incapace di ferire gli altri. Ma sarebbe come rinchiuderlo in gabbia per l’eternità.

Inoltre la storia si ripeterà, è solo questione di tempo, lo so già, e se non fermo la maledizione adesso, non so cosa potrebbe succedere.

Forse potrei aspettare? Aspettare che un altro Pines faccia quello che io non riuscirò a fare? 

È terribilmente egoista da parte mia, ma quali sono le alternative?! Io non riesco a fare il passo decisivo. Gli voglio troppo, troppo bene.

 

 

Mabel aveva sentito, dal tetto, un suono che l’aveva allarmata provenire dalla camera di Stan.

Non si sarebbe tanto preoccupata, a dire il vero, perché dopotutto non aveva grande simpatia per il prozio, ma negli ultimi tempi aveva iniziato a provare per lui una sorta di rispetto, ed inoltre anche la curiosità fece la sua parte, e quindi decise di andare a dare un’occhiata alla camera.

L’ultima cosa che certo si aspettava era di trovare il prozio a terra, ed una figura completamente nera identica a lui che scriveva qualcosa con il suo sangue.

Rimase a fissare la scena ad occhi sgranati per qualche minuto, ma prima che potesse decidere di scappare via ed avvertire il fratello, la figura sembrò notarla, e le parlò con voce profonda e molto cupa, come se avesse difficoltà a parlare per via di tutta l’oscurità che la circondava.

-Sei anche tu una maledetta come me?- chiese, senza girarsi a guardarla.

-Cosa?- sussurrò Mabel confusa e tremante. Il viola era vistoso sul suo corpo.

-Sei una Pines?- chiese il fantasma, voltandosi a guardarla e lasciando incompleto il messaggio.

Mabel annuì.

-Sai che sono stati i Northwest a farci questo? E Stan non mi ha mai permesso di fargliela pagare. Ora però sono libero!- esclamò contento, sorridendo con malvagità.

-Centra qualcosa il libro che Stan aveva detto a Dipper di disseppellire?- chiese Mabel, incerta.

Davvero Dipper lo aveva preso? Voleva liberarsi di lei?!

-Dipper è tuo fratello, giusto, e tu ti chiami Mabel- tirò ad indovinare il fantasma, osservandola con più attenzione.

-Come fai a…?- iniziò a chiedere la ragazza, ma la figura agitò una mano come se la cosa non fosse importante.

-Sei legata a lui da una catenella, vero? E non la puoi toccare- affermò poi.

Mabel annuì, senza sapere dove la conversazione sarebbe andata a parare, e cercando di ignorare il cadavere a terra.

-Ti va di fare un accordo? Se io prometto di tenere lontana il tuo ciondolo dalle fiamme, tu puoi fare in modo che il mio libro non faccia la stessa fine? Un tempo avrei voluto fermare la maledizione, ma ora voglio solo vendetta… e vivere, in un certo modo. Non lo vuoi anche tu?- le porse una mano, e Mabel la guardò titubante.

Abbassò lo sguardo.

-Dammi un po’ di tempo per pensarci, e poi magari attueremo la vendetta insieme- propose lei. Era brava a capire le persone, e quel fantasma si sentiva solo.

Forse poteva guadagnare un po’ di tempo ed avvertire Dipper.

-Va bene, ti do un giorno- acconsentì lo spirito, e tornò sui suoi graffiti di sangue.

Mabel uscì nuovamente dalla finestra, aveva bisogno di pensare, così tornò sul tetto, per metabolizzare quello che era appena successo.

 

Quando Mabel raggiunse la stanza di Dipper, il mattino seguente, il ragazzo era già in piedi, con la faccia di chi non ha dormito per tutta la notte, il libro in mano e una candela quasi del tutto consumata vicino.

-Dipper, sei sveglio- constatò la ragazza, un tantino incerta.

-Si, sono stato sveglio tutta la notte a leggere questo diario, chi l’ha scritto è un vero genio, non come il prozio Stan- affermò eccitato, trattenendo uno sbadiglio.

-Il prozio Stan, che c’entra il prozio Stan?- chiese la sorella fluttuando accanto a lui, assumendo un colorito arancione misto a violetto, paura e confusione.

Chissà perché era così strana!

-È lui che mi ha dato le indicazioni per trovare il diario, probabilmente conosceva l’autore, anche se mi pare improbabile che una persona come Stan possa conoscere un uomo dotto ed intelligente come l’autore di questo diario- spiegò lui, continuando a sfogliare le pagine ingiallite.

-A proposito di Stan e di quel diario, Dipper ieri è successa una cosa- Mabel si incupì, ed iniziò a giocherellare con il lembo del vestito che però trapassava.

Dipper non la ascoltava, troppo eccitato.

-E poi ho scoperto che i fantasmi hanno caratteristiche innate, tipo la telecinesi e l’entrare nei sogni, che valgono per tutti i fantasmi, mentre una particolarità che coincide solo con quello che il fantasma sapeva fare meglio da vivo, nel tuo caso credo sia una cosa riconducibile al causare crisi di nervi- ridacchiò, prendendo in giro la sorella, come se non avessero mai litigato.

Probabilmente l’epicità del libro gli aveva fatto passare di mente il motivo per cui l’aveva disseppellito, e soprattutto quello che era successo il pomeriggio prima.

-Dipper…- sussurrò a denti stretti la ragazza, sempre più tesa e dai colori sempre più mutevoli, che passavano dal viola, all’arancione fino ad arrivare all’azzurro.

-Sembra che i fantasmi tornino per qualche maledizione, la scrittura in questa parte è molto confusa, ma credo che l’unico modo per spezzare la maledizione e far passare oltre un fantasma sia fare un falò e bruciare l’oggetto al quale il fantasma è legato, tipo una collana, un libro o dei vestiti di alcun genere- il tono era casuale, ma Mabel divenne completamente viola, segno di terrore profondo.

-Dipper, ti prego…- supplicò, iniziando a tremare.

-Ah, no, aspetta, solo raramente è una maledizione, e in quei casi bisogna bruciare il luogo dal quale la maledizione è partita. Che cosa complicata. Mi chiedo comunque perché Stan era a conoscenza di questo diario e perché voglia che io lo distrugga- rifletté Dipper, leggendo attentamente le pagine -Non ci sono nomi, ma non credo possa…- 

-DIPPER!- Mabel richiamò l’attenzione del fratello urlando il suo nome, e lui si girò, confuso.

-Che c’è, Mabel?- chiese lui, piegando la testa in attesa di una risposta.

-Stan è…- ma proprio in quel momento, un urlo fece sobbalzare i due ragazzi, uno più dell’altra.

-Soos!- Dipper riconobbe subito la voce, che veniva da qualche piano di distanza, ma chiaramente nella zona dei domestici.

Il ragazzo prese il libro come in un riflesso incondizionato ed uscì correndo dalla porta, per aiutare l’amico che probabilmente era in difficoltà.

Mabel divenne del tutto viola, terrorizzata, e seguì il fratello, cercando di fermarlo.

-Aspetta, Dipper, non è un bello spettacolo!- lo avvertì, seguendolo, poco prima che lui raggiungesse la porta dalla quale provenivano i lamenti ed i singhiozzi del tuttofare.

-Cosa? Di che stai parlando, tu sai qualcosa?- chiese Dipper, guardando confuso ed indagatore la sorella, che assunse qualche sfumatura azzurra e rosso acceso, quello che indicava l’imbarazzo.

-No, cioè, si, ma ti devo spiegare per bene- asserì con convinzione la ragazza, e Dipper si fermò, a metà corridoio, per guardarla con più attenzione.

-Spiegarmi cosa?- chiese, schivo.

Il rosso divenne più scuro, difficile da mascherare, ma prima che Mabel potesse giustificarsi, Wendell fece la sua comparsa in corridoio, con i capelli schiacciati sotto il cappello e i vestiti del pigiama ancora addosso, conditi con degli stivali da caccia e una giacca molto larga.

-Dipper, cosa è successo?- chiese incrociandolo, lui lasciò perdere la sorella.

-Non ne ho idea, ma sembra essere stato Soos. Proviene da quella parte- Dipper indicò la stanza alla fine del corridoio, sforzandosi di non arrossire pensando a Wendell in quello stato così disordinato ma concentrandosi invece sulla situazione problematica che si stava andando a creare.

Wendell impallidì.

-È la stanza di Stan- disse solo con voce tremante, prima di correre nella direzione da Dipper indicata, seguito dal castano.

Non appena entrarono, la scena che si presentò loro davanti fu orrenda.

Soos si precipitò piangendo copiosamente tra le braccia di Wendell, che lo strinse a se senza parole.

Dipper si portò una mano alla bocca, sconvolto e pieno di sensi di colpa.

Perché solo fino a qualche minuto prima continuava a lamentarsi del prozio, di quanto fosse stato pessimo, stupido e superficiale. 

Ed ora, quello stesso prozio, era a terra, in un mare di sangue ed in una situazione che si poteva trovare solo nei più tetri incubi.

Sul muro dietro di lui, c’era una scritta rossa che solo Dipper in tutta la stanza era in grado di leggere, in quanto l’unico ad aver imparato questa abilità: “Ora non c’è più nessuno a proteggervi, Northwest”.

Dal colore non ci voleva molto a capire con cosa era stata segnata, e a Dipper venne da vomitare.

Il libro che teneva ancora in mano gli cadde a terra, e Mabel approfittò della distrazione per spostarlo sotto al letto con una discreta magia telecinetica.

Dipper non si accorse di niente.

-Come… come…?- il ragazzo non riusciva a parlare, e Mabel si rivolse a lui, accennando a mettergli una mano sulla spalla.

-Te lo stavo per dire, Dipper- ammise Mabel, abbassando la testa, del tutto azzurra in quel momento -È un peccato che sia stato proprio Soos a trovarlo, lui teneva così tanto a Stan-

Dipper sembrò accorgersi della sua presenza solo in quel momento, e si ritirò dalla mano che comunque non poteva toccarlo, guardando la sorella incredulo.

-Dobbiamo subito avvertire qualcuno. Dipper, va a chiamare il signor Northwest, io mi occuperò di Soos- Wendell si riprese in fretta, e subito prese in mano la situazione, pur restando sempre abbastanza pallido.

-Dipper? Mi stai ascoltando?- gli sventolò una mano davanti al viso per attirare la sua attenzione, ma lui tenne lo sguardo fisso su Mabel anche durante la sua risposta.

-Si, ho sentito, vado ad avvertire il padrone- disse in un sussurro, uscendo dalla stanza lentamente, come se temesse di fare un passo falso.

L’azzurro di Mabel tornò ad accendersi di arancione.

-Perché mi guardi così, Dipper?- chiese, senza capire, poi arrivò alla soluzione in un lampo, cambiando tra vari colori che si susseguivano troppo velocemente per essere identificati.

-Credi che sia stata io?!- chiese poi incredula, arrivando ad una conclusione dal suo punto di vista davvero assurda -Dipper, io non potrei mai fare una cosa del genere, davvero credi che ne sia capace?!- insieme alla rabbia, la tristezza, la confusione e la paura anche un leggero verde la colorava, il disgusto, e probabilmente, in quel momento, anche Dipper, se fosse stato un fantasma, avrebbe avuto quelle esatte emozioni.

Guardò la sorella senza dire niente per qualche altro secondo, poi le diede le spalle, e corse ad avvertire qualcuno della scoperta.

 

Non appena ebbe informato il signor Northwest, Dipper si diresse in cucina, pallido come un fantasma, beh, un fantasma neutro.

-Dipper, mi dispiace tanto, te lo avrei detto subito, ma non mi lasciavi…- stava dicendo Mabel sconvolta quanto lui e molto nervosa, glielo si leggeva nei movimenti e negli occhi molto più che nei colori, che erano così confusi da mischiarsi tra loro.

-Mabel, ho paura- ammise il ragazzo, guardando fisso la sorella come se non la riconoscesse.

Lei lo guardò a bocca aperta.

-Hai paura di me?- chiese, indietreggiando, alternando vari colori tra l’arancione, il viola e l’azzurro, con prevalenza di quest’ultimo.

La macchia nera sul suo petto era sempre lì.

-Ho paura per te- corresse Dipper, continuando per la sua strada -Gli avvertimenti di Stan, quel libro, la macchia nera sul tuo petto. E se… e se tu stessi cambiando, se stessi diventando sempre meno umana?- ipotizzò Dipper in un sussurro, come se nemmeno lui volesse credere in quell’eventualità.

-Ma io sono tua sorella, Dipper, puoi fidarti di me- Mabel fece per mettergli una mano sulla spalla, ma anche se non poteva toccarlo lui la scansò ugualmente.

-Non lo so, Mabel, forse è qualcosa che non puoi controllare- rifletté Dipper preoccupato.

Mabel si spaventò ulteriormente, conscia di quello che probabilmente il fratello stava pensando, e rimase zitta, anche perché non aveva la minima intenzione di dire al fratello il luogo dove aveva spinto il libro.

Il fratello però non aprì di nuovo bocca, anche se sembrava sempre in procinto di farlo fino al raggiungimento della cucina.

Ma una volta aperta la porta e iniziato ad ascoltare quello che si stava dicendo al suo interno, le parole morirono definitivamente in bocca ai due ragazzi.

-È stato il fantasma del castello Northwest. La maledizione della famiglia Pines- stava infatti dicendo Susan, rivolta ad un chiaramente scettico Wendell, che sorseggiava un po’ di zuppa calda seduto al grande tavolo della servitù.

Soos era poco lontano, e piangeva copiosamente con la testa tra le mani.

Melody cercava di rassicurarlo accarezzandogli le spalle, ma tra tutti era il più sconvolto, dato che Stan era sempre stato come un padre per lui.

-Susan, è solo una stupida leggenda, inoltre se anche fosse, Stan è sempre riuscito a controllare il fantasma, cosa può essere cambiato da un giorno all’altro- obiettò lo stalliere.

Nessuno nella stanza si accorse di Dipper, che guardò Mabel ad occhi sgranati, conscio che in quel momento i suoi sospetti stavano avendo conferma.

Mabel iniziò a scuotere la testa, non voleva accettare quello che Dipper stava pensando.

-Maledizione della famiglia Pines?- chiese, entrando nella stanza.

Tutti sobbalzarono, e lo guardarono cauti e preoccupati. Poi si guardarono tra loro, come ad accordarsi su cosa dire, o a chiedere il sostegno reciproco per far uscire le parole.

-Niente, Dipper, è solo una leggenda. Una storia che Stan si divertiva a raccontare quando era giovane. Con il tempo anche lui ha affermato che fosse una follia, quindi non devi dargli peso. Un po’ di zuppa?- Susan cercò di tagliare corto prima ancora che il discorso cominciasse, e porse una ciotola fumante, che Dipper prese titubante. Si sedette sul tavolo, poi sollevò nuovamente lo sguardo sulla cuoca.

-Raccontamela- la incitò, deciso a scoprire di più di quel mistero.

Susan cercò l’aiuto dei membri della stanza. Soos non si era nemmeno accorto di quello che stava succedendo, e Melody era troppo impegnata a consolarlo per aiutarla. Wendell, dal canto suo, beveva la zuppa a testa bassa, cercando di non dare alcun segno di debolezza. Scosse la testa, quel discorso non gli piaceva per niente.

-Su, io sono un Pines, lui era il mio prozio, se c’è una maledizione su di me mi piacerebbe saperlo- affermò battendo un pugno sul tavolo, e facendo sobbalzare nuovamente la cuoca, che sospirò.

-Trent’anni fa Stan venne assunto qui. Io lavoravo già da una decina di anni, dato che ero figlia della precedente cuoca e quindi ero stata assunta molto presto. Stan aveva una ventina d’anni, ma non si era mai sposato. Se non ci fosse stato l’incendio probabilmente si sarebbe dato alla vita da chierico, comunque…- iniziò a raccontare Susan, prendendo una ciotola di zuppa e sedendosi accanto a Dipper. Il ragazzo la interruppe subito.

-L’incendio?- chiese, incredulo.

Susan abbassò lo sguardo.

-L’incendio che mandò in bancarotta i tuoi bisnonni. Tuo nonno si era già staccato e nel vecchio maniero della famiglia Pines, con i genitori era rimasto solo Stan, beh… Stan e il suo gemello- affermò, in un sussurro, come se solo nominandolo potesse tradire la fiducia dell’amico ormai morto.

Wendell alzò lo sguardo, confuso.

-Aveva un fratello gemello?- chiese, incredulo.

Dipper era semplicemente senza parole, e Mabel si portò le mani alle orecchie, scuotendo la testa con più forza.

-Si, non amava parlarne perché era rimasto molto sconvolto dalla sua morte. Quando è venuto qui era devastato- rispose Susan, tenendo lo sguardo fisso sulla ciotola.

-Il fratello è morto nell’incendio?- chiese Dipper, con voce spezzata.

-Si, esattamente come tua sorella- ammise Susan, sollevano appena lo sguardo per lanciargli un’occhiata intenerita.

-Se c’è qualcuno che poteva veramente capire quello che hai passato quello era Stan- sollevò una mano per stringere il braccio di Dipper in segno di affetto, ma lui la scansò, asciugandosi gli occhi che avevano iniziato a riempirsi di lacrime.

-Continua- la incitò solamente, e la cuoca prese un sorso di zuppa, prima di proseguire con il racconto.

-Accadde che un giorno, qualche mese dopo l’arrivo di Stan, iniziarono ad accadere cose strane: quadri che si stracciavano, stanze che venivano messe a soqquadro… si iniziò a pensare che ci fosse una strega nella servitù. Stan sembrava diverso in quel periodo, meno triste, più allegro, ed iniziò a dimostrare anche quanto fosse brillante e carismatico. Iniziò a frequentare moltissimo la biblioteca- Susan continuò, ma venne interrotta nuovamente da Wendell.

-Una biblioteca, c’era una biblioteca qui?- chiese la ragazza, confusa.

-Era un’enorme biblioteca- annuì Susan -Sorgeva nell’ala est del castello, ma un giorno Stan trovò qualcosa al suo interno. E questo lo fece imbestialire- gli occhi di Susan iniziarono ad inumidirsi mentre ricordava i bei tempi.

-Cosa accadde?- chiese Dipper, sempre più convinto che quello che era successo a Stan si stesse ripetendo con lui e Mabel, che dal canto suo era sempre meno convinta di tutta la faccenda, e continuava a scuotere la testa.

-Stan non mi disse molto, solo che aveva scoperto che i Northwest avevano maledetto la sua famiglia, i Pines, da secoli, in modo da governare indisturbati su Gravity Ville. Era furioso, e da quel momento, anche la strana creatura che sembrava infestare il castello, divenne inquieta, crudele-

-Il fantasma del Castello Northwest- provò ad indovinare Dipper, abbassando lo sguardo e poi lanciando una brevissima occhiata alla sorella, che aveva smesso di scuotere la testa e se la stava solo tenendo tra le mani, ad occhi chiusi come a non voler sentire.

-Falla smettere, Dipper- supplicò il fratello, sottovoce, ma lui voleva risposte, perciò lasciò che la cuoca continuasse.

-Già, iniziò a distruggere intere stanze, e a ferire i nobili. Spesso mi sono ritrovata a sentire Stan che sembrava parlargli, ma non capivo mai cosa gli dicesse, e la maggior parte dei discorsi sembrava assurda- continuò Susan, prendendo un altro sorso di zuppa.

Dipper fece lo stesso, qualcosa di caldo gli serviva proprio per soffocare il gelo che stava provando in quel momento nel suo petto.

-Poi un giorno accadde- Susan chiuse gli occhi, e prese un bel respiro.

-La biblioteca andò a fuoco, l’incendio sembrava volersi spargere per tutto il castello, ma fu Stan a fermarlo. Parlò chiaramente con la creatura, una creatura invisibile che però lui sembrava vedere. Gli disse che doveva smetterla, che non lo riconosceva più, poi tutto si spense. L’incendio si placò, e Stan crollò a terra, molto provato- Susan interruppe un attimo il racconto per posare gli occhi su Soos, che aveva alzato la testa e stava ascoltando tutto.

Gli lanciò uno sguardo materno, e fu lui a continuare, con voce spezzata dai singhiozzi, guardando Dipper con un sorriso appena accennato.

-Nessuno capisce cosa sia successo quella notte. Ma una cosa era chiara, Stan poteva controllare quel fantasma, e così ha fatto per trent’anni, proteggendo tutti noi- concluse commosso. L’ammirazione che provava per lui non trovava davvero nessun ostacolo.

-Ed ora è morto!- sbottò Wendell, mettendo all’attenzione di tutti che quella storia non aveva cambiato come stavano le cose.

Soos ricominciò a piangere, mentre Wendell si prese la testa tra le mani, cercando di restare forte ma con il labbro inferiore che tremava.

-Che sia stato un fantasma o una persona, Stan è morto. E non tornerà- le lacrime iniziarono a salire anche a lui -Ormai è finita per tutti noi- affermò con convinzione, asciugandosi gli occhi.

Soos gli mise un braccio intorno alle spalle.

-Non è finita per noi- gli lanciò uno sguardo di intesa, e Wendell sospirò.

Mabel approfittò di quel momento di calma per avvicinarsi a Dipper.

-Dipper, io non diventerò così. Devi fidarti di me, io sono una brava persona, non farò del male a nessuno, devi credermi- se fosse stato fisicamente possibile, di certo Mabel avrebbe pianto, ma non ci riusciva, e tutto ciò che aveva per dimostrare la tua devastazione era il colore azzurro vivido con tracce viola e la voce impastata e tremante.

La paura però superò la tristezza quando Dipper alzò la testa, determinato, e si spinse lontano dal tavolo come ad andarsene.

-Devo riprendere quel diario!- affermò con convinzione, guadagnandosi occhiate confuse da tutti i presenti, e un terrore cieco da parte di sua sorella.

Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, il ragazzo era già fuori dalla porta

-Dipper, ti prego- lo supplicò Mabel, seguendolo fluttuando.

-È per il tuo bene, Mabel. Se dovessi diventare come il fratello di Stan, io…- Dipper non poteva neanche pensare a come potesse essere vivere con un rimpianto simile. Non c’era da meravigliarsi che Stan fosse così scorbutico.

-Mi vuoi davvero morta?!- Mabel si portò le mani davanti al viso, come ad asciugarsi lacrime che non poteva avere.

-No, Mabel, io voglio solo aiutarti. E comunque non… non so cosa farò. Per ora voglio solo trovare il libro e fare qualcosa contro il fantasma del castello. Non prenderla sul personale, ok?- cercò di rassicurarla, ma Mabel sembrava sulla via di non ritorno per un collasso nervoso, o per la dannazione eterna.

La macchia nera sul suo petto si espanse un po’, e Dipper le si avvicinò per essere sicuro che stesse bene, che lo avesse sentito. Non voleva perderla o lasciarla andare, era solo confuso e molto sconvolto per quello che era accaduto, oltre ad essere anche molto spaventato.

E la paura aumentò quando vide che effettivamente qualche lacrima era uscita dagli occhi della sorella. Lacrime nere che avevano iniziato ad oscurare anche il suo viso.

-Mabel!- esclamò, portandosi una mano alla bocca.

-Tu odi me! Hai paura di me! Ma i veri cattivi sono i Northwest! Se conoscessi la storia che lui mi ha raccontato…- cominciò a dire lei, bloccandosi però subito, e voltando le spalle al fratello.

-Che storia? Un momento, tu ci hai parlato?- chiese Dipper incredulo, avvicinandosi.

Mabel si irrigidì, poi scomparve attraverso un muro, senza aggiungere nient’altro.

Dipper fece per inseguirla, ma una campana iniziò a suonare.

Non l’aveva mai sentita prima, ma sapeva il suo significato: tutti gli abitanti del castello dovevano riunirsi nel grande salone principale.

Di solito quella campana significava un bel licenziamento di massa, a detta di Wendell quando gli aveva spiegato la procedura, ma qualunque cosa fosse successa, a Dipper quel suono non piaceva.

Dopotutto lui era lì solo grazie a Stan, ed ora che il suo protettore era morto, Wendell aveva ragione, poteva davvero essere la fine.

 

Non ci misero molto a radunarsi tutti, e Dipper poté constatare che i nobili nella sala erano tanti quanto i domestici, e che molti di loro non erano veri e propri nobili, ma uomini di chiesa.

Era per caso una specie di funerale anticipato per Stan?

Preston iniziò ad avvicinarsi, nervoso.

Pacifica aveva uno sguardo soddisfatto, e guardava Wendell convinta che sarebbe stato licenziato su due piedi.

Il ragazzo aveva lo sguardo basso e i denti stretti.

Dipper era proprio accanto a lui, e stava cercando parole per confortarlo, pure se lui per primo era davvero giù di corda.

-Il fantasma è stato liberato, ed abbiamo ragione di credere che sia stato esso ad uccidere il nostro caro Stanley Pines- iniziò a dire, senza peli sulla lingua.

A quanto pare quella leggenda era di dominio pubblico. Forse Dipper era l’unico a non esserne stato a conoscenza fino a quel momento.

-Mi sono confrontato con il prete della città Toby e la conclusione è una soltanto: nella servitù c’è una strega che ha liberato il fantasma e ne ha assunto il controllo, quindi tutte le domestiche verranno sottoposte ad una prova così da scoprire chi tra loro è la strega e condannarla al rogo- disse il signor Northwest, scatenando un mormorio concitato e confuso.

Wendell alzò la testa, disgustato.

-Non starete mica dicendo sul serio! È una cosa barbara ed inutile. Nessuno di loro è una strega, lavorano qui da anni, se avessero saputo come fare…- cominciò ad obiettare, ma Preston, avvicinandosi a lui con sguardo freddo, lo interruppe.

-…Probabilmente è un piano che va avanti da anni, ma cosa ne può sapere uno stalliere raccomandato come te. A proposito di ciò, sei licenziato- gli diede una spinta, e Dipper sgranò gli occhi.

Dalla faccia di Wendell, Dipper capì che si aspettava una cosa del genere, e dagli occhi soddisfatti di Pacifica il ragazzo dedusse che finalmente i suoi sogni si erano realizzati.

-Wendell ha ragione. Non è possibile che sia una di loro- Soos prese le difese delle donne, tenendo la mano di Melody come a proteggerla, ma Preston non sembrava voler sentire ragioni.

-Soos, dopo tutto quello che abbiamo fatto per te- si rammaricò Preston, in un tono che non tradiva emozioni. Si avvicinò al tuttofare, che iniziò ad indietreggiare leggermente, poi prese Melody, e la lanciò verso la calca di ecclesiastici, per sottoporla al test.

-Fermi!- provò ad aiutarla Soos, ma venne spinto indietro.

L’attenzione di Dipper venne catturata da una figura che proprio in quel momento entrò trapassando il muro alle spalle dei nobili.

-Dipper!- lo chiamò. Sembrava davvero spaventata, e si guardava indietro.

Rimase stupita da quello che stava succedendo, passando dal viola all’arancione.

Le macchie nere che si erano formate fino a quel momento, al contrario, rimasero le stesse.

Dipper stava per farle un cenno o qualcosa che passasse inosservato, ma venne distratto da Wendell, che si era precipitato a salvare Melody, superando tutte le guardie in un modo davvero incredibile.

-Fermatelo!- ordinò Preston, ed il ragazzo venne bloccato da alcune guardie.

Provò a dimenarsi, ma non era abbastanza forte.

-Wendell- sussurrarono preoccupati Dipper e Mabel all’unisono.

Melody era tornata al sicuro tra le braccia di Soos, che cercava di proteggerla, e che perciò non poteva aiutare l’ex stalliere.

-Pagherai davvero molto caro questo affronto- minacciò, e sollevò una mano.

Dipper non ebbe tempo nemmeno di cacciare fuori una sillaba prima che il potente schiaffo si abbattesse sul volto dell’amico, togliendogli il cappello e ferendogli a sangue la guancia per quanto era forte.

Ci fu un attimo di puro silenzio.

Infatti sotto il cappello c’era una lunga chioma fulva.

Dipper capì all’improvviso il grande segreto di Wendell che Mabel non gli aveva voluto rivelare, e se da una parte si sentì quasi sollevato, dall’altra non era minimamente positivo che tutti l’avessero scoperto.

Infatti Wendell non era un ragazzo, ma una ragazza. Una bellissima ragazza, a parer di Dipper.

Wendell, o almeno quello che diceva di chiamarsi Wendell, sputò un po’ di sangue a terra, e proruppe in un sorriso di sfida.

L’accenno di barba e baffi si tolsero dal suo volto.

-Sorpresa- il tono non faceva trasparire alcuno timore, ma gli occhi, gli occhi erano rassegnati ad un destino che probabilmente da anni si aspettava.

-Vedo che…- Preston si pulì le mani, come se toccarla l’avesse sporcato, cercando di rimanere impassibile -… vedo che abbiamo trovato la strega- affermò, con un sorriso soddisfatto.

Poi si rivolse ai tipi che la tenevano legata, due cavalieri di nome Blubs e Durland.

-Bene, portatela sul rogo- ordinò.

Wendell incrociò per un decimo di secondo lo sguardo di Dipper, che intervenne, e non fu il solo.

Come se fossero parte della stessa anima, lui e Mabel fecero la stessa identica cosa nel medesimo momento.

Solo che i risultati che sua sorella provocò furono molto più devastanti dei propri.

I gemelli sollevarono entrambi una mano, come per fermare l’ordine di Preston.

-Non osate toccarla!- dissero insieme, e un enorme lampadario cadde verso i nobili, investendo in pieno i cavalieri.

Wendell venne spedita verso il resto dei domestici, dritta tra le braccia di Soos.

Ma la sorpresa non si mise molto ad esaurirsi.

Preston si voltò verso Dipper.

-Allora sei tu ad aver preso il controllo del fantasma. Avrei dovuto capirlo, cattivo sangue non mente- l’uomo si lanciò verso Dipper, ma venne preso per la gola da una forza invisibile prima ancora che potesse sfiorarlo.

-Non lo farei se fossi in te!- esclamò Mabel, con la mano sollevata diretta verso di lui.

Venne sbattuto dall’altra parte della stanza, provocandosi una brutta botta alla testa.

Altre persone provarono a prendere Dipper, ma Mabel creò un muro invisibile tra la servitù e la nobiltà.

Ed iniziò a braccare uno ad uno tutti i potenti con vari oggetti della stanza, in un mare di terrificante caos distruttivo.

-Mabel, smettila!- provò a fermarla Dipper, cercando di avviarsi verso di lei, ma venne preso di peso da qualcuno, che lo trascinò velocemente fuori dalla stanza.

-Finché sei in pericolo non si fermerà mai- gli disse la persona allontanandosi il più possibile da quel posto.

-Wendell?- chiese Dipper, incredulo. Immaginò che avesse iniziato ad usare la sua voce normale, perché non riconobbe il tono, ma quel modo di parlare lo conosceva abbastanza bene.

-Wendy, piacere di conoscerti, Dipper- lei gli fece l’occhiolino, e lui le sorrise, seguendola.

-Allora, spiegami in pochissime parole quello che sta succedendo- lo incitò la neo-ragazza, mentre correvano trafelati diretti il più lontano possibile da lì.

E Dipper iniziò a raccontare.

   
 
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