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Autore: Blueberry yellow    18/05/2016    1 recensioni
Non vi posso assicurare che sarà anche per voi la storia perfetta, ma vi posso garantire che quando finirete di leggerla qualcosa dentro di voi cambierà, e, cosa più importante, mia nonna continuerà a vivere un poco dentro di voi. Lasciatemi raccontare. Lasciatela vivere.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella che vi voglio raccontare non è la mia storia. Non è una favola, non è un horror e nemmeno un giallo. Perciò se quello che state cercando è un racconto con un lieto fine, siete ancora in tempo per posare il mio testo e iniziare a leggerne un altro. Qui non troverete unicorni, né fate, né tantomeno omicidi o mostri malvagi. Non ci saranno colpi di scena, né colpi di pistola. Ve lo dico a titolo informativo, nel caso non foste interessati a quello che sto per raccontarvi. Perché se devo essere sincera, sono anni che cerco il racconto perfetto, una storia di cui tutti si innamoreranno, una storia struggente e coinvolgente, una storia che non sia la mia. La mia vita è breve, ho solo vent’anni. Ho vissuto quanto basta solo per sapere che il mondo è rotondo, che poi non è nemmeno tanto vero. Ho vissuto abbastanza da poter provare a prendere un aereo, viaggiare in paesi stranieri. Ho vissuto abbastanza da poter andare al concerto del mio gruppo preferito, abbastanza da poter assaggiare tutti i gusti di big-babol esistenti. Nei miei vent’anni ho provato quasi tutto quello che io ritenevo importante. I miei genitori dicono che non sono una persona costante, ma la realtà è che io odio vedermi come qualcosa di fisso, qualcosa che non muta mai. Preferisco essere una farfalla, vivere un solo giorno, ma il giorno migliore di tutta l’esistenza umana. Cambiare, vivere, provare. Per me nulla è mai una perdita di tempo, sono cresciuta con la consapevolezza che avere rimpianti non è utile a niente se non all’autodistruzione. Non ho rimpianti perché tutto quello che ho fatto fino ad ora mi ha portata esattamente dove sono e credo di essere nel posto giusto. “Reclama te stessa. Che sia nel male o nel bene, che sia nella Luce o nelle Tenebre. Reclama chi sei e sarai felice.”. Ecco, questo è il mio motto. Perché vivere vent’anni cercando di essere qualcuno che, evidentemente, non sono, non mi avrebbe di certo portato a condurre una felice esistenza. E basta anche con le cazzate sul credere nel cambiamento, nell’aura positiva, nel cattivo che diventa buono. Io sono cattiva, ma sono anche buona. Io non cambio, cerco un equilibrio, un compromesso. Ma ora mi sto dilungando troppo. Non è di me che devo parlarvi, ma sono convinta che ora che mi conoscete un po’ di più, capirete il perché di ciò che sto facendo. La storia perfetta non è la mia, non è nemmeno quella di Brad Pitt, né quella del mio fantastico gatto. Io voglio parlarvi di mia nonna. Ecco, niente unicorni, ve l’avevo detto. E mia nonna non è una serial killer, o almeno di persone non ne ha mai uccise, però so che quando era bambina si divertiva a catturare, torturare e uccidere le rane, una qualità per cui l’ho sempre ammirata. Ora penserete che io sia stupida, banale e di nuovo stupida. Ma la verità è che voglio raccontarvi una storia che sarà simile a quella di molte altre persone che nessuno ha mai ascoltato. E credo sia importante che ve la racconti ora perché a mia nonna restano poco meno di due mesi di vita e vorrei che fosse in grado di vedere cosa ho fatto della sua vita. Lei non ha deliri di onnipotenza. Non è di certo come quegli eroi dell’antica Grecia che si facevano ammazzare solo per ottenere la gloria presso i posteri. Lei vorrebbe vivere ancora, lo so. E lo so perché sono la sua nipotina adorata e ho passato tutta la mattina a massaggiarle i piedi con la crema all’avena. Due mesi. Tumore al pancreas. Quando mamma mi ha detto che era un tumore grave e aggressivo, le ho chiesto solo: “Quanto?”, e quando ho sentito: “Due mesi al massimo”, una parte di me è morta prima di lei. Perché mia nonna è parte di me, come tutto ciò che mi circonda e io sono convinta che meriti di vivere molto più di due mesi. E sono ancora più convinta che dopo aver letto la sua storia, sarete d’accordo con me. Esatto, niente finale a sorpresa, non l’ho avuto io, perciò non lo avrete nemmeno voi. Non so nemmeno come finirà questa storia, ma sono più che certa che per me non c’è un lieto fine e per mia nonna ancora meno. Tranquilli, tranquilli, non voglio proporvi la banale solita sviolinata. “La mia nonna è la più bella e la più brava di tutte quante!”, questo, da me, non lo sentirete mai. È che noi ci soffermiamo a pensare sempre e solo a noi, a quello che abbiamo visto, che abbiamo fatto, ma soprattutto a quello che vogliamo vedere e che vogliamo fare. Dico vogliamo e non vorremmo perché sarei una falsa ipocrita. L’erba voglio cresce in ognuno dei nostri giardini perché ormai siamo tutti convinti di essere dei re. Noi non ci accontentiamo, noi vogliamo sempre di più. Noi a 12 anni chiediamo di ricevere per Natale l’Iphone più nuovo e più costoso, noi inizieremo a lavorare verso i 25 anni, se ci andrà bene. Noi ci lamenteremo se il nostro capo ci chiederà di fare solo un’ora di pausa e non un’ora e cinque minuti. Non è colpa nostra, è colpa di ciò che cambia intorno a noi. E io voglio solo far riflettere sul fatto che quella che facciamo noi ora è una vita resa possibile da chi, come mia nonna, ha lavorato per permetterci di averla. Perché chi ha cambiato il nostro mondo non aveva solo giacca e cravatta, né una laurea. Perciò, se ancora non avete chiuso la mia storia, se siete anche solo un pochino curiosi di sapere cosa succederà, andate avanti. Non vi posso assicurare che sarà anche per voi la storia perfetta, ma vi posso garantire che quando finirete di leggerla qualcosa dentro di voi cambierà, e, cosa più importante, mia nonna continuerà a vivere un poco dentro di voi. Lasciatemi raccontare. Lasciatela vivere.
   
 
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