That’s not my name
[Taylor Lautner]
- Sono
seduto su una delle panchine del parco vicino casa mia, c’è il sole, sto bene…
- “Moccioso,
spero che abbia finito i compiti” la voce al mio orecchio è canzonatoria.
- Okay,
sto bene, a parte il rompiscatole con cui sto conversando.
- “Jackson,
vecchiaccio che non sei altro…” mi lamento, nonostante il sorriso nasca
spontaneo sulle mie labbra. Qualcuno scoppia a ridere, lo sento attraverso il
cellulare.
- “Povero
piccolo lupacchiotto… il vampiro cattivo ti da fastidio!”
“Ti hanno affibbiato l’immortalità solo per rompermi le scatole fino alla mia morte?” rispondo a tono.
Una voce si intromette, ma stavolta non viene dal telefonino. - “Scusa?”
- Guardo
la ragazza che è davanti a me. Sembra in attesa di qualcosa.
- “Jackson…
ti chiamo più tardi, okay?”
- “Ma
che-“
- “Ciao
nonnetto, non stare troppo in ansia”
- Riattacco
e torno a guardare la ragazza. È carina; ha i capelli come Ashley sul set. Ma
ha la pelle scura, i tratti più marcati.
- Mi
ispira. Sfoggio un sorrisone. Dai che
rimedio il suo numero. Dai che è
forse è quella giusta!
- “Dimmi”
la guardo fisso negli occhi. Sorride, dai
che ho fatto colpo!
- “Sei
Taylor Lautner?”
- Evvai!
Mi conosce! Mi darà il suo numero più tranquillamente.
Sorrido ancora. - “In
persona. In cosa posso esserti utile?” meglio mostrarsi simpatico e affabile.
- “Mi
chiedevo se potessi farmi un autografo” dice,
tendendomi un foglio ed una penna. Certo, non è proprio discreta, ma va bene
così, non mi dispiacciono le ragazze schiette.
- “Certo”
- Afferro
il foglio e la penna e torno a guardarla, in attesa che mi dica il suo nome.
- “Ad
Eyre, con affetto, Taylor” fa, socchiudendo gli occhi. Con affetto… be’, quello
poi si vedrà tra un paio di uscite…
- Scrivo
con cura sul foglio e, dopo averlo firmato, glielo restituisco con un altro
sorriso.
- “Ecco
a te”
“Grazie” risponde lei, sorridendo. Lo guarda un momento. Poi fa una faccia stupita. “E questo cos’è?” - “Cosa?”
chiedo, innocentemente.
- “Questo
numero” puntualizza, sollevando un sopracciglio.
- “Tu
cosa credi?” le sorrido, malizioso. Accidenti, speravo ci arrivasse prima. Be’,
non si può avere tutto dalla vita.
- “Ah”
dice solo e sorride. Riprende il foglio dalle mie mani e scuote la testa.
- “Be’,
chiamami, Eyre” dico io, sporgendomi verso di lei.
- Lei
ridacchia e… si avvicina pericolosamente… che sta…
- “Sai”
sussurra al mio orecchio “il mio nome è Alice”
- Mi
sa che mi sono perso.
- “Alice?”
faccio io, confuso.
Si allontana, ancora sorridendo. - “Mi
dispiace tanto, Jacob, ma io sono
team Edward”
- E mentre si allontana, penso: stupido vampiro.
- Okay,
salve gente.
- Eccomi
qui, di nuovo.
- Mi
sto mettendo nei guai da sola… già, perché avrei una pseudo-long-fiction da
portare avanti.
- Eppure non ho proprio resistito!
- È
un’idea che mi è venuta qualche tempo fa: com’è la vita di un attore, dopo il
rientro dalle riprese?
- Seriamente,
voi non ve lo chiedete mai?
- E allora ho pensato di creare una raccolta di Flash Fiction sul cast di Twilight in cui immagino degli spaccati della loro vita.
- Ho scritto tutto senza pretese –infatti questa storia è molto irreale, ma va bene, la mia mente contorta non ha limiti- e spero che vi possa piacere. Io mi sono divertita ad immaginare questi momenti.
- Ringrazio la mia mammina che mi legge le storie e me le corregge –sperando che due teste siano meglio di una sola- e l’aMMourr mio, Daiana.
Ovviamente –mi disclaimerizzo qui- nessuno dei personaggi citati mi appartiene e non è mia intenzione, scrivendo queste storie, offenderli. I fatti narrati sono pura e semplice fantasia. E se a qualcuna è successo qualcosa del genere… beata lei…
Federica