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Autore: Misaki Starlyght    19/05/2016    3 recensioni
|| U s a g i X M i s a k i || M i s s i n g M o m e n t ||
Sapeva quello che provava nei suoi confronti; ma il sentimento era così grande e forte da spiazzarlo. Come si fa a dire quanto si ama una persona, se l’amore stesso non può essere definito con una misura? Come si fa a descrivere una cosa tanto grande quanto intangibile? E soprattutto…come si fa a dire una cosa così importante…così pura…così meravigliosa…con una tale semplicità? Come?
(STORIA REVISIONATA il 21/06/18)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akihiko Usami, Fuyuhiko Usami, Misaki Takahashi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buon salve a tutti! Questa è la prima ff che scrivo su Junjou Romantica. Questa shot mi frullava in testa già da un po’ ma non avevo mai osato metterla per iscritto. In generale mi ritengo abbastanza soddisfatta. Ovviamente i miei bimbi preferiti sono Usagi e Misaki…quanto li amo!! *__* La ff è nata da un dialogo avvenuto tra Misaki e Usagi nella prima stagione, quando si parlava del passato di quest’ultimo e sul fatto che era meglio che Misaki non venisse a saperne niente. Così la mia mente disagiata ha partorito questa cosa super fluffosa: la mia idea su come andrebbe a finire se Misaki venisse a sapere tutta la verità. Spero di avervi incuriosito, e se siete arrivati fin qui non posso che augurarvi buona lettura! Spero vi piaccia. Chiedo scusa per eventuali errori e se vi va lasciate pure un commento/critica/tutto quello che vi pare. Le opinioni altrui fanno sempre comodo :) Baci Misaki.

 
 

PASSED BY YOU, THE FUTURE FOR US
 

Era successo. Ancora non ci poteva credere, eppure era successo per davvero.

Impossibile! impossibile! impossibile! IMPOSSIBILE!

Continuava a ripetersi Akihiko nella mente a rotazione continua, come un disco rotto. A volte più lento e debole, altre volte più veloce e forte. Le mani, posate sul volante, stringevano con tale forza, da sbiancargli le nocche; mentre il piede schiacciava con insistenza sull’acceleratore.

Accanto a lui, al posto del passeggero, sedeva Misaki in preda al panico, con nessuna idea in testa per placare la sua ira. Aveva tentato di urlargli di rallentare, di calmarsi; ma era stato tutto inutile. La sua mente aveva eretto un muro talmente impenetrabile, da impedire a qualsiasi voce di raggiungerlo. Perfino la sua. L’unica cosa che poteva fare era tenersi stretto al sedile della macchina, e pregare che arrivassero sani e salvi a casa senza alcun incidente.

Ci arrivarono in pochi minuti, da quanto erano andati veloci sulla strada. Akihiko parcheggiò la macchina alla belle meglio nel parcheggio sotterraneo, e Misaki non fece nemmeno in tempo a slacciare la cintura, che l'uomo era già davanti alla sua portiera per trascinarlo fuori, e portarlo dritto in casa. Il moro continuava a dimenarsi e urlare, per cercare di fermarlo; ma lui era implacabile. Tanto che ad un certo punto per facilitarsi la strada, lo prese di peso e se lo caricò sulle spalle così che il ragazzo non potè più rallentargli il cammino.

Giunti all’appartamento, Akihiko aprì la porta per lasciare andare Misaki e richiuderla dietro di sé con uno scatto violento. Fu così forte che per un attimo il moro credette che la porta sarebbe crollata a terra. Il cuore gli batteva forte nel petto tanta era stata la paura nell’ultima ora. Gli era già capitato di vedere Usagi-san in situazioni simili, ma mai a tali livelli. Non lo riconosceva proprio, e questo gli faceva paura. Poteva ancora sentire il polso pulsare dove la sua stretta era stata troppo forte.
 
Ancora a terra Misaki, d’impulso, si portò le braccia sopra la testa, abituato alle reazioni dell’uomo che di solito gli si buttava addosso con tutta la furia che aveva in corpo; per spogliarlo e farlo suo nell’unico modo che conosceva per dimostrargli quanto lo amasse e gli appartenesse. Ma non fu così. Il moro abbassò leggermente le braccia per vederlo dirigersi al divano come uno zombie. L’ira funesta che lo aveva posseduto poco prima, sembrava svanita non appena erano entrati in casa.
Akihiko si accasciò pesantemente sul divano per poggiare la testa all’indietro, mentre Misaki ancora a terra accanto alla porta lo osservava angosciato. Non aveva idea di che fare per farlo uscire da quello stato, e non osava pronunciare il suo nome per paura di scatenare qualcosa di peggio. Eppure doveva agire in qualche modo, ma di una cosa era certo: non avrebbero mai dovuto andare a quella maledetta riunione della famiglia Usami.

***

Tutto era iniziato qualche giorno prima con una lettera da parte della famiglia di Usagi-san, che affermava un urgente riunione per questioni legali di vitale importanza, con una notevole nota finale, gigante quanto una casa, che obbligava l’uomo al non esimersi dai suoi doveri familiari. Ovviamente Akihiko non era stato per niente entusiasta della cosa, e conoscendo l’uomo non erano venuti a mancare i vari tartassamenti da parte di quest’ultimi, per convincerlo a partecipare. Pure Misaki aveva iniziato a intimargli di andare non potendone più di chiamate a qualsiasi ora del giorno e bigliettini d’invito infilati da tutte le parti. Al che per la disperazione aveva accettato di accompagnarlo, pur di far cessare tutto quel trambusto; anche se l’idea di ritornare in quella casa non lo allettava per niente.

Nei giorni seguenti, Usagi-san non aveva dato segno di tensione riguardo la questione “riunione di famiglia” e questo aveva tranquillizzato Misaki almeno un poco. Quello che non sapevano era che il peggio doveva ancora venire.
Giunto il giorno della riunione, raggiunsero la villa degli Usami, che agli occhi del moro pareva sempre di più una reggia reale e non di meno. Solo in seguito si resero conto che non c’era nessuna riunione ufficiale. Il tutto era stato progettato dal padre di Usagi-san, Usami Fuyuhiko. Non ci volle molto per capire il motivo di quella farsa: la separazione tra Misaki e Akihiko. Con l’unica differenza che sta volta l'uomo aveva giocato bene le sue carte.
L’ultima volta che aveva tentato di separarli, aveva fallito miseramente. Aveva commesso l’errore di considerare Misaki un normale ragazzo, facile da corrompere, ma il moro non era una persona comune; dopotutto era l’unico individuo che riuscisse a stare accanto a suo figlio.

Anche dopo quella battaglia persa, non si era dato per vinto al suo obiettivo e dopo aver atteso pazientemente in un angolo per mesi, finalmente la soluzione gli si era palesata su un piatto d'argento. Se c’era una cosa che Usagi-san temeva in articolar modo, era il suo passato. Per quanto non frequentasse abitualmente Akihiko da anni, conosceva abbastanza bene suo figlio da sapere che mai avrebbe rivelato qualcosa al compagno per la troppa paura di perderlo. Ed era proprio su questo che aveva giocato il suo tiro.

Caduti nella trappola, e troppo tardi per scappare via; Fuyuhiko aveva spiattellato l’intero passato oscuro del figlio al giovane, sperando che questo lo avrebbe convinto a separarsene. Sapeva che Akihiko non se ne sarebbe mai diviso, quindi l’unica soluzione era puntare tutto su Misaki. Ogni faccenda, azione, decisone, che lo scrittore aveva compiuto fin dall'adolescenza era ormai impressa nella mente del moro senza che lui potesse fare niente.

Misaki non poteva che ascoltare e vedere ciò che il padre gli presentava davanti, diventando sempre più sconvolto. Finché Akihiko, dopo essere passato dall’incredulità, alla rabbia, alla stato catatonico, sopraggiunse infine il disprezzo per suo padre; che risvegliandolo dalla sua catarsi gli permise di portare se stesso e Misaki, fuori quella maledetta casa. Da li erano saliti in macchina e come una furia Usagi-san aveva iniziato a sfrecciare sulla carreggiata, mentre il moro era ancora in stato confusionale. Pochi minuti dopo aveva iniziato a riprendersi, per poi pregare l’uomo di rallentare finché non erano arrivati al presente.

***

Misaki sapeva bene perché il padre aveva puntato tutto sul passato del figlio. Già una volta Usagi-san gli aveva confidato la sua paura sul parlare del proprio passato. E per quanto lui stesso lo avesse tranquillizzato affermando che niente li avrebbe separati, non aveva parlato comunque; e Misaki dal canto suo per non turbarlo ulteriormente, aveva lasciato cadere la cosa, anche se la curiosità di sapere non aveva mai lasciato il suo cuore. Daltronde, chi meglio di lui avrebbe dovuto conoscerlo a fondo, se non la persona che lo amava di più al mondo.

Di certo l’ultima cosa che si aspettava era che fosse il padre di lui a mettere insieme tutti i pezzi del puzle. Non avrebbe potuto farlo in un modo più brutale. Ma la domanda cruciale restava: era riuscito a fargli cambiare idea?? Al momento non sapeva dirlo. C’era troppa confusione nella sua testa. I momenti passanti con Usag-san si sovrapponevano con le parole dettate da Fuyuhiko e viceversa. L’unica cosa di cui era certo in quel momento era che gli stava venendo un gran mal di testa.

Decise di andare in bagno per darsi una rinfrescata alla faccia e se possibile anche una alle sue idee, visto che non ci capiva più un fico secco; inoltre avere davanti Akihiko in quello stato non aiutava a migliorare la situazione. Sapeva che l’unico modo per aiutarlo era capire cosa voleva fare lui stesso. Ormai lo aveva capito. Tutte le volte che l’uomo cadeva in un simile stato era perché qualcosa minava la loro relazione e lui temeva di perderlo.; e se c’era una cosa che aveva imparato vivendo al fianco di Usagi-san, era la costante ricerca di certezze da parte sua. Ne aveva fisicamente bisogno, tanto quanto i polmoni di ossigeno.

Ed era anche l’unica cosa su cui Misaki faticasse non poco ad esprimersi verbalmente. Fuyuhiko aveva giocato maledettamente bene la sua mano. Ma prima di fare qualsiasi cosa doveva mettere in ordine le sue idee. Chiuse il rubinetto dell’acqua e poggiò le mani sul lavabo per guardarsi allo specchio; mentre goccioline d’acqua gli scendevano ancora lungo il viso e il collo.

Voleva davvero abbandonare Usagi-san cosciente di quello che ora sapeva? Per mesi aveva desiderato quelle risposte. Tanto da essere geloso di altri che lo conoscevano da più tempo di lui, e ora il suo desiderio era stato brutalmente esaudito. Non poteva negare che in alcuni momenti avrebbe voluto e potuto andarsene. Vivere con Usagi-san non era un’impresa facile e capitava che alcune giornate fossero particolarmente ardue da superare. Usami Akihiko era un uomo complicato con abitudini al limite dell’assurdo. Spaventosamente scontroso al risveglio, troppo geloso, TROPPO ESPLICITO, incurante di sé stesso, e soprattutto lo faceva impazzire quando dopo una notte di passione passata insieme non mancava di cogliere l’occasione per scrivere uno dei suoi maledetti boy’s love. E questi erano solo alcuni dei suoi difetti…ma…nonostante tutto…. Amava quanto si preoccupasse per lui anche se un po’ lo imbarazzava. Lo amava perché tra tutte le altre persone che poteva scegliere più vicine al suo calibro, Usagi-san aveva scelto lui. Lo amava perché lui c’era. Sempre. Nonostante tutto, lo amava e basta in tutta la sua complicata unicità che solo lui riusciva a districare.

Io amo Usagi-san?

Si…

Anche dopo aver saputo il suo passato?

SI.

Non servì altro. Bastarono quelle due semplici domande a spazzare via tutto il caos nella sua testa. Si sentì subito uno sciocco a non esserci arrivato prima. Era così ovvio! La parte difficile sarebbe stata dirglielo a parole. Ma doveva farlo!

Per lui.

Per loro.

Lui era suo. E nessuno al mondo glielo avrebbe portato via!

Prese un respiro profondo e si diresse in sala dove era situato il divano; sperando che fosse ancora li. Pochi passi e lo vide. Era esattamente nel punto dove lo aveva lasciato, sembrava non si fosse mosso di un centimetro. Facendo più piano possibile si posizionò dietro il divano,così da poter vedere il suo volto rivolto all’indietro; con gli occhi chiusi e la mente persa chissà dove.

Sapeva ben che non appena avesse iniziato a parlare Usagi-san avrebbe alzato lo sguardo per osservarlo, e l’unica cosa di cui non aveva bisogno erano i suoi occhi addosso pronti a perforagli l’anima. Doveva restare saldo. Delicatamente legò la fodera di un cuscino, che aveva trovato nel cesto dei panni, sulla testa dell’uomo in modo da oscurargli la visuale. Istintivamente ad Usagi- san sfuggì un sussulto di sorpresa e portò le mani alla testa, sentendosi improvvisamente toccare. Non si aspettava di essere sfiorato e l’atto lo aveva risvegliato dal suo stato catatonico.

-Ti prego…lasciami…fare.-

Le parole dalla bocca di Misaki uscirono tremanti ed insicure; ma almeno aveva ottenuto il risultato sperato. L’uomo si era fermato per poi posare di nuovo le braccia lungo i fianchi.

-Voglio solo che…mi ascolti…per un momento.-

Doveva fare meglio di così. Doveva essere più sicuro di sé. Doveva farlo per lui. Sapeva quello che provava nei suoi confronti; ma il sentimento era così grande e forte da spiazzarlo. Come si fa a dire quanto si ama una persona, se l’amore stesso non può essere definito con una misura? Come si fa a descrivere una cosa tanto grande quanto intangibile? E soprattutto…come si fa a dire una cosa così importante…così pura…così meravigliosa…con una tale semplicità? Come?

La sua meste si stava di nuovo affollando. Non doveva permetterlo, o avrebbe fallito. Nel frattempo Akihiko era rimasto fermo ad aspettare che Misaki andasse avanti. Le mani del moro intanto, arano ancora appoggiate sulla sua fronte.

-Io…ecco…per molto tempo…sono stato curioso..del tuo passato. E..e…ho sempre pensato che un giorno…saresti stato tu…a dirmelo.-

Prese un respiro profondo. Pronunciare ogni singola frase era davvero un impresa ardua.

-Come sappiamo…non è andata così. Io non avevo idea…che tu avessi sofferto tanto…-

La voce gli si spezzò e un paio di lacrime gli solcarono il viso. Di rimando Usagi-san posò la sua mano sinistra su quella dell’altro, per invitarlo a continuare. Misaki intuì il suo gesto e preso coraggio proseguì.

-Quello che sto cercando di dirti…è che…non mi importa del tuo passato…voglio dire…sì…mi importa… ma non mi importa…insomma…il tuo passato fa parte di te. E tu non saresti così senza il tuo passato…e io…-

Sentì un leggero cambio di pressione sulla sua mano sinistra, Akihiko aveva iniziato a stringerla più forte. A quel punto Misaki si abbassò per abbracciarlo da dietro per abbandonare la testa sulla sua spalla, a pochi centimetri dal suo orecchio.

-Io ti amo.-

Lo aveva detto, sussurrato. E per tutte quelle rare volte che le aveva pronunciate, ogni volta si sorprendeva di quanto quelle poche sillabe potessero contenere così tanto.
Akihiko dovette intuire che il suo discorso non era ancora finito perché a parte la tensione alla mano sinistra non muoveva nessun latro muscolo.

-Ti…amo…e…non sarebbe così se fossi diverso. Perciò…qualunque cosa ti sia successa…la accetto…perché ti ha permesso…di portarti da me…e non potrei esserne più felice…perché…l’unica cosa che voglio… è restare al tuo fianco per sempre.-

Fu questione di secondi, Misaki non fece nemmeno in tempo ad accorgersene. Usagi-san lo aveva preso e trascinato sul divano insieme a lui. Subito portò le braccia in alto nel tentativo di parare l’assalto dell’altro e invece…

-Misaki…-

Eccola.

Quella voce.

La sua voce.

Dell’Usag-san che conosceva e amava. Era come lava bollente sulla sua pelle. L’aveva sentita tante di quelle volte e ogni volta era come la prima. La cadenza unica e sensuale che usava, riusciva a mandargli in tilt tutti i neuroni del cervello. Era di nuovo lui.

-U-Usagi-san…-

Si tolse la benda dagli occhi e il moro poté rivederli di nuovo, più vivi e ardenti che mai. L’uomo si distese sopra di lui e Misaki non poté che accoglierlo in un abbraccio, dopo che aveva infranto le sue difese con un'unica parola. Non una comune. Con il suo nome. Che pronunciato dalle sue labbra, pareva tanto erotico da essere illegale.

-Grazie.-

Fu quasi un sussurro, eppure Misaki poté percepire tutto l’amore, la gratitudine e la speranza che riuscì ad infondergli. Dopo di che lo baciò. Le labbra di Akihiko erano delicate nel lambire quelle dell’altro eppure nascondevano una grande ardore; e Misaki non poté che arrendersi a quelle carezze tanto invitanti. Eppure quella volta Usagi-san non si spinse oltre. Si staccò da lui dolcemente, per andare ad accoccolarsi con la testa nell’incavo del suo collo. Ci sarebbero state altre occasioni nel quale lasciarsi andare alle meravigliose sensazioni dell’amore carnale. Ma quello, era il suo momento adesso. Il momento di Misaki, e voleva assaporarlo appieno, senza sprecare neanche una goccia. Rimasero lì, stesi sul divano stretti l’uno all’altro in un profondo abbraccio. E in quel momento seppero che nessuno al mondo gli avrebbe separati. 

FINE

  
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