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Autore: Lady Darkness    20/05/2016    0 recensioni
L'Italia viene sconvolta dalla guerra. L'UE non esiste più e Scarlett, ventiquattrenne, ha perso l'intera famiglia. Ora vive in un rifugio sotterraneo insieme ad altre famiglie, orfani e superstiti tra cui si sta formando una piramide gerarchica forzata dal proprietario del rifugio.
Scarlett fa parte degli esploratori, giovani che hanno il diritto di uscire dal rifugio per raccogliere il più possibile cibo e altri beni materiali e si prende cura anche dei giovani orfani del rifugio. Ma la guerra cambia le persone e si scoprono cose che per millenni erano solo leggende, storie create per spaventare. Cosa poteva esserci di più spaventoso di tutto quello che stava già accadendo?
Delusioni, intrighi, misteri, violenze, sentimenti si intrecciano continuamente nella vita di Scarlett costringendola a fare scelte che stravolgeranno l'intera situazione.
Et Revelata est in bello - Ed è stato rivelato in guerra
Genere: Drammatico, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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--- Et Revelata est in bello ---



 
-- Cerbiatta --



La mattina decisiva arrivò. Scarlett e Konstantin si alzarono presto per prepararsi al meglio. Lui prese uno zaino molto grande, lei prese un piccolo zaino e una borsa a tracolla. All'interno c'era tutto quello che poteva servire per affrontare un viaggio di quella portata. Acqua, cibo, kit di pronto soccorso, una mappa della città, ecc. Avevano deciso di uscire senza farsi vedere da molti, in modo tale che al capo non arrivasse subito la notizia che gli orfani erano soli per qualche giorno. Se avesse pensato che Konstantin era nella stanza con i bambini, non si sarebbe mai avvicinato e questo fece rassicurare Scarlett. Anche se si sarebbe accorto della loro assenza, come disse Konstantin il giorno precedente, non avrebbe comunque dovuto rimandare i bambini all'esterno perché non avrebbe saputo in quale momento sarebbero rientrati al rifugio e, calcolando che in media Scarlett non rimaneva più di qualche ora in superficie, al capo non conveniva proprio fare una mossa del genere.

<< Pronta? >>

Domandò sicuro di se a Scarlett. A guardarlo sembrava veramente un soldato pronto ad affrontare qualsiasi situazione. Gli rispose con cenno della testa, anche se c'erano grandi possibilità che il capo non facesse nulla di male ai bambini, la sua preoccupazione non l'avrebbe abbandonata così facilmente, ma dopo gli ultimi eventi ha capito che Konstantin era una brava persona e si fidava di lui. Lasciarono la stanza mentre lei diede uno sguardo veloce agli orfanelli. Aveva spiegato a Damiano che avrebbero raggiunto il centro commerciale in periferia e che ci sarebbe voluto più di qualche giorno per andare e tornare. Lui era il nuovo leader del gruppo e doveva a tutti i costi non far scoprire al capo della loro assenza. Damiano era più che motivato, sembrava non vedesse l'ora di essere definito come tale dal restante gruppo. Era abbastanza responsabile, Scarlett sperava solo che non si montasse troppo la testa in sua assenza e che al suo ritorno non trovasse vandalismo ovunque in quella stanza. Sempre se fossero tornati. Sì, c'era da considerare anche quel punto. Se avessero trovato un gruppo militare di stranieri, inutile dire come poteva finire. Forse Scarlett avrebbe dovuto scusarsi con Matt e affidargli gli orfani…

<< Wer Stroh ins Feuer wirft kann sich die Hand verbrennen. >>

Scarlett alzò lo sguardo verso Konstantin facendogli intendere di non aver capito quello che il tedesco aveva appena detto mentre si trovavano faccia a faccia con la porta blindata dell'uscita. Lui sorrise.

<< Chi butta paglia sul fuoco può bruciarsi la mano. >>

Ora era chiaro.

<< Non pensare al peggio. Pensa a quando ritornerai. Se riusciamo a portare abbastanza roba da poter aiutare tutti, probabilmente ti vedranno sotto un'altra luce. >>

Effettivamente non ci aveva pensato. Lui aveva notato la sua preoccupazione anche se si stava sforzando a nasconderla in tutti i modi. Era un bel pensiero, l'aveva tirata su di morale. Era incredibile quanto le parole di Konstantin le riscaldavano l'animo. Gli bastava una semplice occhiatina su di lei per capire il suo stato mentale. Iniziava a pensare che lei per lui era un libro aperto. Aveva offerto la sua spalla per farla piangere e sfogare. Mai nessuno era stato così con lei. Un calore nel petto iniziò a farsi sentire.

- No Scarlett… non devi provare questi sentimenti. Avresti dovuto provarli prima. Prima che accadesse tutto questo. –
 
Konstantin aprì la porta blindata e la osservò per qualche secondo. Svelta Scarlett lo seguì e chiusero la porta alle loro spalle. Salirono la galleria e, finalmente la superficie. Konstantin si guardava attorno per vedere se non c'erano nemici in vista, Scarlett invece chiuse gli occhi e respirò. Il vento mattutino era freddo e l'alba si poteva scorgere tra le nuvole in lontananza. Anche se quello che la circondava era solo un cumolo di macerie ed edifici in rovina, aveva proprio bisogno di uscire. Nel frattempo, Konstantin prese la mappa della città e aprì bocca per chiedere alla ragazza un opinione su che strada intraprendere, ma quando alzò lo sguardo e la vide in quel momento quasi zen, non la disturbò. Si limitò ad affiancarsi a lei e, quando Scarlett si accorse della vicinanza dell'uomo, lo guardò prima in volto poi condivise la mappa con lui. Giusto qualche scambio di pareri per poi partire ufficialmente. Dopo ben cinque ore di cammino decisero di riposare e mangiare qualcosa. Pochi minuti sarebbero bastati. Fortunatamente durante il percorso non avevano trovato nessun nemico. Una gran fortuna. Però intorno a loro c'era troppo silenzio e questo Scarlett lo notò. Guardò Konstantin mangiare la sua porzione in scatola. Da quando erano partiti non si erano scambiati neanche una parola. Mentre si spostavano era meglio evitare di far rumore inutile, soprattutto parlare lo era. Il fiato serviva a camminare il più possibile, ma durante un boccone parlare non avrebbe fatto male a nessuno.

<< Pensi che riusciremo a raggiungere il posto prima che faccia buio? >>

Domandò Scarlett. Lui la guardò alzando le sopracciglia.

<< Dipende da quello che troveremo lungo il cammino. Non sappiamo quanto le strade si siano modificati in quattro anni. E poi… >>

Guardò il cielo.

<< … il tempo non sembra stare dalla nostra parte. Se dovesse piovere molto saremo costretti a ripararci. >>

Konstantin aveva ragione. Il cielo cominciava a diventare sempre più grigio. Il sole era ormai sparito e nell'aria si potevano percepire le molteplici goccioline d'acqua.

<< Be' siamo stati fortunati a non incontrare nessuno, il tempo a confronto non è un problema. >>
 
Disse Scarlett mentre continuavano a mangiare e il silenzio tornò a regnare. Ogni tanto lei dedicava delle occhiatine veloci all'uomo, non voleva farsi scoprire che a volte lo guardava. Molte delle ferite che aveva erano scomparse, solo alcune presentavano ancora il sangue solidificato, ma non rovinavano per nulla il fisico di Konstantin, anzi… per certi versi lo rendevano ancora più attraente. Era un bell'uomo, assolutamente. Scarlett iniziò a pensare a quale mai bellezza di donna gli fosse stata accanto e quanto poteva essere bello il loro bambino? Era davvero un gran peccato non poter averli visti in una loro giornata tipo. Avrebbe fatto piacere a Scarlett vedere Konstantin come si comportava da padre e vedere come si comportava da marito. Già.
Scarlett si alzò improvvisamente. Un velo di tristezza calò su di lei e la nostalgia del passato si face sentire. Era normale dopotutto. Diede le spalle a Konstantin e disse:

<< Sai Konstantin, ora che sto iniziando a conoscerti meglio penso che… Come posso dire… ehm… Ecco… A volte, egoisticamente, penso che la guerra abbia fatto cose orribili solo a me e forse dipenderà dal fatto che non riesco a combatterle faccia a faccia. Quando ho perso la mia famiglia, mi trovavo già in lutto ed è stato proprio per quel dispiacere che mi sono allontanata da loro. Io… so perfettamente dove si trova questo centro commerciale. Ci ho perfino pensato più e più volte a tentare di avvicinarmi, se lo avessi fatto tempo fa tante situazioni sgradevoli nel rifugio non sarebbero accadute. Ma, avendo perso la mia famiglia proprio in un luogo come quello, non sono mai riuscita ad avvicinarmi. Per questo mi sono sempre sentita colpevole di tutto quello che mi circonda. Mi sono data la colpa per aver scelto di essere debole. >>

Konstantin ascoltò la ragazza che gli dava le spalle in silenzio.

<< Che stupida che sono. Tutte queste parole inutili per dirti solamente che… Avrei tanto voluto vedere la tua famiglia. Mi sarebbe piaciuto conoscerti… non so, in un bar? In un parco per bambini? In una sagra della birra? C'erano milioni e milioni di luoghi e periodi storici in cui fare conoscenza. E, invece… mpf. >>
 
L'uomo lasciò a terra la lattina e si alzò in piedi. Lei si voltò verso di lui. Non sapeva perché avesse detto quelle cose, ma sentiva di dovergliele dire. Sentiva il dovere di essere sincera. Lui le si avvicinò guardando il panorama che avevano davanti.

<< Immagino che debba ringraziarti. Anche a me sarebbe piaciuto incontrarti sotto un altro tipo di situazione che non era questa e hai ragione ad incolparti. Hai detto che ti dai la colpa per aver scelto di essere debole. È vero, perché te non lo sei e te lo dimostro. >>

Scarlett fu stupita e quasi contenta quando sentì che anche lui l'avrebbe voluta incontrare in un'altra occasione che non fosse in guerra, ma poi lui finì la frase voltandosi verso di lei.

<< Colpiscimi con tutta la forza che hai. >>

<< Cosa? >>


Domandò lei. Lui si limitò a rispondere con un sorriso e un gesto della mano.

<< Era questo il famoso addestramento? Non posso ho paura di farti male alla ferita. >>

<< Non puoi averlo detto sul serio. >>


Ma lei rimase muta. Non aveva alcuna intenzione di colpirlo in alcun modo, ma non perché aveva paura di fargli male, sapeva che non era possibile, ma se lui avesse fatto un movimento sconsiderato sarebbe stato troppo rischioso. Era un pericolo che dovevano evitare assolutamente. Lui la guardò con disappunto. Sembrava deluso della decisione della ragazza.

<< Bene. >>

Disse lui mettendo le mani dietro la schiena.

<< A terra. Cinquanta flessioni. >>

<< Eh? >>

<< Cos’hai? Non capisci nulla oggi? Te lo ripeto: cinquanta flessioni a terra. >>


Era assurdo. Per un attimo le sembrava avere davanti uno di quei soldati tedeschi che si vedevano nei film ambientati nella seconda guerra mondiale. Sembrava molto deciso nel fargliele fare, il suo sguardo glielo fece comprendere perfettamente. Scarlett si sdraiò a terra a pancia in giù e iniziò a fare qualche flessione. Le prime dieci non erano state un problema, poi la situazione si faceva sempre più difficile. Dubitava fortemente di arrivare alla cifra imposta. Konstantin aveva un'aria soddisfatta mentre si riavvicinava al suo enorme zaino per prenderlo. Pochi minuti dopo Scarlett si era fatta almeno venticinque o trenta flessioni, ma poi si mise in ginocchio esausta. Konstantin le passò la sua borsa.

<< Dovremmo lavorarci un po', ma già che sei arrivata a più di metà strada è un buon inizio. Andiamo ora. >>

Disse il soldato mentre si allontanava. Scarlett prese la sua borsa e si alzò seguendolo. Pensava ancora al motivo per cui Konstantin le avesse chiesto di colpirlo. Era inutile domandarglielo, il fatto di averla punita con cinquanta flessioni le fece capire che era in torto e non voleva ulteriormente infierire. Ma comunque la decisione di non colpirlo era ancora valida. Scarlett non lo avrebbe mai fatto dopo tutto quel tempo che ci aveva speso per farlo stare bene. Era fuori discussione.
 
Lasciarono la zona cittadina per inoltrarsi in un luogo più boschifero. Secondo la mappa avrebbero tagliato un bel po’ di strada e avrebbero raggiunto prima la destinazione. Camminavano a passo veloce e deciso in silenzio. Il vento tra le foglie era l'unico padrone che riempiva il silenzio. Scarlett ricordava quella zona verde, ma non così vasta. Sicuramente dopo quattro anni, le piante avevano allargato il loro territorio invadendo anche piccole case. Ora sembrava una foresta a tutti gli effetti. La ragazza alzò lo sguardo e vide qualche scoiattolo saltare da un albero all'altro. Fece un sorriso enorme alla vista di quella scena. Ma ad un tratto uno strano brusio tra i cespugli fece insospettire i due. Immediatamente Konstantin si mise davanti a Scarlett facendole da scudo e rimasero immobili per vedere chi mai potesse fare la sua comparsa. Scarlett notò un ramo abbastanza grande ai suoi piedi e lentamente cercò di abbassarsi per prenderlo, ma non fece in tempo. Alzò lo sguardo quando intravide la figura uscire tra i cespugli. Una cerbiatta che con eleganza si fermò davanti a loro. Li scrutò. Konstantin e Scarlett fecero un sospiro di sollievo. Erano disarmati, se fosse stato un nemico poteva essere un gran problema. L'animale con eleganza mosse le sue orecchie e guardò altrove. Improvvisamente si sentirono dei versi animaleschi che si stavano avvicinando facendo scappare in fretta la cerbiatta.

<< Cani randagi? >>

Domandò Scarlett intimorita. Era un problema se attaccavano in branco.

<< Dobbiamo allontanarci immediatamente! >>

Disse Konstantin spingendo la ragazza nella direzione del centro commerciale e iniziarono a correre il più velocemente possibile. Evitarono tronchi, massi, ma i cani erano molto più veloci e abili non ce l'avrebbero mai fatta a seminarli. La milza di Scarlett iniziò a farle male, ma se avesse rallentato sapeva di essere spacciata. Konstantin era poco più avanti di lei, sperava che quell'intrepida e inaspettata corsa non creasse danni alla sua ferita. Quando ad un certo punto vide l'uomo mettere una mano proprio sul fianco dove c'era la ferita e fece una smorfia di dolore. Ma fu proprio guardando Konstantin che Scarlett non guardò dove mise i piedi, cadendo pancia a terra. Il dolore la pervase, ma doveva alzarsi se non voleva morire lì.

<< Scarlett! >>

Urlò il tedesco. Scarlett cercò di alzarsi, ma a quanto pare aveva fatto una brutta distorsione alla caviglia sinistra e non riusciva a tirarsi su. Si limitò semplicemente a sedersi mentre stringeva a se la caviglia. Se fosse stato qualcun altro l'avrebbero usata come esca per fuggire, ma Konstantin tornò indietro per aiutarla. La faccenda si fece veramente brutta. I cani raggiunsero Scarlett prima di Konstantin e l'accerchiarono con le chiare intenzioni di attaccarla. Molti di loro avevano della bava schiumosa che usciva dalla bocca. Anche se fosse riuscita a farla franca con un semplice morso, c'erano alte probabilità che la loro saliva contenesse la rabbia e sarebbe comunque stata spacciata. Era spaventata, non poteva finire così. La ragazza si guardò velocemente intorno, prendendo sassi e rami di varie dimensioni per poi lanciarli contro i poveri animali quando ad un tratto si fermò. I cani cambiarono totalmente espressione. Da rabbiosi affamati di cibo a sospettosi. Fiutarono tutti verso di lei che si strusciò all'indietro fino a che qualcosa la fermò. Si voltò, era Konstantin. In piedi, fermo immobile che guardava intensamente i cani e loro guardavano lui intimoriti. Ci fu silenzio. Scarlett si limitava solo ad osservare la scena, cercando di capire cosa stava accadendo. L'uomo superò la ragazza avvicinandosi ai cani, ma ad ogni passo di Konstantin i cani indietreggiavano. Scarlett non credeva ai suoi occhi, come faceva a farlo?

<< Sie ist mein*. >>

Disse Konstantin con un tono quasi violento, ma bastò per far allontanare velocemente i cani spaventati. Scarlett era stupefatta, non aveva mai visto una cosa del genere. Konstantin chiuse gli occhi e poggiò una mano sulla tempia, sconvolto, per poi voltarsi verso Scarlett che era rimasta seduta a terra dietro di lui. La raggiunse chinandosi verso di lei.
 
<< È slogata? >>

Domandò lui, ma Scarlett era pietrificata, cercando nella sua testa una possibile logica di quello che aveva appena visto.

<< I-io non… non riesco a muoverla. >>

Voleva chiedergli come avesse fatto ad allontanare quegli animali, almeno sapere il perché non l’avesse fatto prima che di cadere e farsi male. L'uomo la prese da un braccio, aiutandola a stare in piedi. Soffrì un po’ all'inizio.

<< Fa male, ma dovrei farcela. >>

Konstantin la guardò mentre lei provava a fare qualche passo. Certo soffriva, ma sembrava andar bene così continuarono il cammino. Ad ogni passo, Scarlett sentiva il dolore alla caviglia aumentare sempre di più tanto che dopo mezz’ora circa iniziò a diminuire il passo e rallentare sempre di più. Quando Konstantin la sentì lontana da se si voltò osservandole la caviglia. Lei lo notò.

<< Sto bene, sto bene. >>

Konstantin distolse lo sguardo sospirando avvicinandosi a lei. Si tolse l'enorme zaino e lo tenne tra le mani.

<< Mettiti questo, ti porto in spalla. >>

<< Cosa? Non posso fartelo fare, è troppo anche per te. >>

<< Di questo passo saremo costretti a passare la notte senza un posto in cui ripararci. >>

<< Non se ne parla. Non voglio che ti sforza troppo. >>


Konstantin le sorrise e Scarlett arrossì distogliendo lo sguardo altrove e lui ne approfittò velocemente per infilarle lo zaino e metterla sulle sue spalle.

<< Ehi!? >>

Esclamò lei infastidita ora appoggiata sull'ampia schiena dell'uomo mentre continuò a camminare. Scarlett si arrese, sapeva che era una causa persa, non l'avrebbe fermato nessuno e poi se si sarebbe dimenata per costringerlo a farla scendere, avrebbe potuto peggiorare la situazione della ferita. Quindi controvoglia non disse nulla. Le ci volle qualche secondo per rendersi conto di quale effetto le provocava quel contatto con Konstantin. Le sue braccia erano intorno al suo collo fino ad arrivare alle sue clavicole e le sue gambe attorno alla sua vita. Poteva sentire ogni muscolo dell'uomo. Dopotutto erano impossibili da evitare. Arrossì un po’, la gentilezza che le dimostrava quell'uomo stava avendo degli effetti collaterali su di lei e non poteva non notare quanto fosse bello. Per Scarlett non aveva neanche un difetto e osservare quanto era forte e protettivo nei suoi confronti, le faceva salire il cuore in gola. Si era promessa di evitare di provare quei sentimenti per qualcuno, non trovava giusto desiderare di creare una relazione amorosa durante il periodo di guerra. Era poco rispettoso per la situazione che li circondava. Doveva smetterla e prendere le azioni di Konstantin solo come quelle che farebbe un amico… o un padre. Andarono avanti ancora per un po', fino a quando in lontananza non si intravide l'edificio del centro commerciale. Ovviamente Scarlett ci era stata già più volte in passato e rivederlo dopo quattro anni le fece uno strano effetto nostalgico. Riuscirono a raggiungerlo poco prima del tramonto, si vede che la corsa per fuggire dai cani era servita.
 
<< Puoi mettermi giù adesso? >>

Konstantin obbedì facendola scivolare sulla sua schiena finché non toccò terra. Poi lei gli ridiede l’enorme zaino a lui che si rimise sulla schiena. Dopo lo sguardo di entrambi si posò sul loro obbiettivo.

<< D'ora in avanti dobbiamo essere cauti. L'ultima volta che sono stato qui con il mio gruppo, abbiamo dovuto scontrarci con diversi nemici che stavano cercando un modo di entrare. Si erano divisi sulle varie entrate principali, ma essendo tutte bloccate, hanno provato a buttarle giù con degli esplosivi senza risultati e hanno abbandonato il luogo. Probabilmente non volevano sprecare altri esplosivi. Ma io e i miei compagni abbiamo notato una crepa nel terreno. Laggiù poco distante dal perimetro. Ci permetterà di entrare, a 10 metri circa ci troveremo direttamente al piano inferiore. >>

<< A 10 metri circa? Dovremmo fare un salto di 10 metri? Davvero? >>

Konstantin era serio. Lei deglutì con fatica, non sapeva nemmeno come fare con quella caviglia.

<< Non ho parlato di saltare. Sono riuscito a trovare una corda nel magazzino del rifugio. >>

Lei era senza parole, per un gli diede un colpetto al braccio per fargli capire che le aveva fatto prendere una preoccupazione inutile. Lui ricambiò con una risata. Man mano che si avvicinavano la tensione aumentava, ma sembrava con esserci davvero nessuno. Konstantin camminava molto basso e veloce, ogni tanto si fermava dietro qualche maceria per fare cenno a Scarlett di raggiungerlo nello stesso modo. Infine arrivarono alla meta, ma Scarlett non vedeva alcuna crepa a terra e Konstantin sembrava cercarla spostando i vari massi e piccoli cespugli.

<< È qui. >>

Disse lui indicando a Scarlett la crepa. Lei si avvicinò e si chinò in avanti mettendo le mani sulle ginocchia per osservare meglio l'interno.

<< Wow! Si vede a malapena il fondo. >>

Finì la frase voltandosi verso Konstantin che lo vide attaccare saldamente la corda ad una vecchia auto incastrata tra i massi. Ma se sarebbero scesi insieme era un problema lasciare la corda lì, se qualcuno l'avesse notata avrebbe potuto scoprire l'entrata e sarebbe stato un problema. Konstantin prese l'altra estremità della corda e si avvicinò alla ragazza che lo fissava. Le mise la corda intorno alla vita facendo un bel nodo stretto.

<< La corda non sarà un problema se rimane così in vista? >>

Domandò lei.

<< Certo che lo è. >>

Rispose lui.

<< Per questo scenderai solo te. >>

Scarlett non fece neanche in tempo per chiedere dei chiarimenti da quella frase che aveva appena detto che lui, con una spintarella la fece scendere giù dalla crepa, ovviamente spaventandola.

<< Konstantiiiiiin!!! Che cosa ti salta in mente? >>
 
Urlò la ragazza toccando il suolo con la punta dei piedi.

<< Tranquilla, dammi il tempo di nascondere in qualche modo la tensione della corda poi ti raggiungo. >>

<< Potevamo farlo anche insieme sai? >>


Disse ironicamente lei. Effettivamente bastava decidere prima cosa fare. Si snodò la corda attorno alla sua vita e iniziò a guardarsi intorno. Era in uno di quei corridoi lunghi, dove sia a destra che a sinistra si trovavano la serie di negozi. Stranamente alcuni erano stati aperti violentemente, probabilmente erano stati proprio Konstantin con il suo gruppo precedentemente.

<< Sembra che dopo il mio passaggio non ci siano stati altri ospiti. >>

Disse Konstantin raggiungendo anche lui il sottosuolo. Scarlett lo guardò un po' imbronciata, non le era piaciuto il modo in cui si era comportato poco prima. Lui non fece molto caso all'espressione della ragazza e disse:

<< Ispezioniamo l’edificio. Dobbiamo prendere solo le cose essenziali. Cibo, abiti e attrezzi che ci potranno essere utili per qualsiasi cosa. >>

<< So cosa dobbiamo fare. >>

Ribatté lei iniziando a camminare verso uno dei diversi percorsi. Ora Konstantin notò il modo in cui la ragazza le rispose, ma non disse nulla perché sapeva che il modo in cui l'aveva mandata nel sottosuolo l'aveva infastidita. Lo fece per scherzare ovviamente ma era stato più forte di lui. Seguì la ragazza. Si guardavano intorno alla ricerca di quelle cose essenziali che potevano servire al rifugio. Dopo tutto il viaggio che avevano affrontato, avrebbero dovuto essere almeno contenti di aver raggiunto quel posto sani e salvi. Ma più si guardavano intorno più sentivano una strana sensazione d'angoscia. Quel luogo li travolgeva nel loro passato. Scarlett ricordava il momento in cui di era separata dalla sua famiglia e Konstantin il momento in cui perse il suo gruppo militare. Fu proprio al di fuori di quel luogo che accadde la tragedia. Per questo camminarono in silenzio. O almeno fino a quando Scarlett non notò un negozio di giocattoli. In vetrina si potevano vedere chiaramente peluche, modellini d'automobile e animali di plastica. Si fermò proprio davanti a quella vetrina ripensando alla pietra con cui Gilda giocava ultimamente… ma doveva prendere solo il necessario. L'uomo la guardava da dietro e capì le sue intenzioni. Si girò intorno alla ricerca di qualcosa in grado di spaccare la vetrina. Sì lo avrebbe fatto. Quanto spazio potevano occupare una macchinina e un peluche? Notò un vaso con una palma abbastanza pesante da poter rompere il vetro. Posò lo zaino a terra e si avvicinò al vaso afferrandolo sulla circonferenza. Scarlett sembrò ipnotizzata da quella vetrina, tanto che non si accorse nemmeno di quello che stava facendo Konstantin. Per lui era meglio così, se si fosse accorta di quello che stava facendo lo avrebbe immediatamente interrotto. Fece un notevole sforzo per alzarlo da terra.

<< Spostati! >>

Scarlett si voltò verso la voce di Konstantin che stava facendo dondolare un enorme vaso avanti e indietro, verso la vetrina. Alla ragazza le si rizzarono i capelli. Quante volte ancora doveva dirgli che non doveva fare assolutamente sforzi eccessivi? Ma era più testardo di un mulo. Inutile ribattere. Fece spazio al lancio del vaso che distrusse in milioni di pezzi il vetro facendo un rumore stordente. Konstantin sembrava soddisfatto, non aveva neanche sentito molto dolore in quell'azione. Scarlett si limitò a girare gli occhi al cielo. Se quella ferita si sarebbe aperta di nuovo era la volta buona per lasciarlo morire dissanguato. La ragazza si avvicinò ai vari giocattoli. Un peluche in particolare la colpì in particolar modo. Era una bambola di pezza dai capelli arancioni e le lentiggini. Sorridente e vestita da contadinella. Scarlett la trovò adatta per Gilda. La prese tenendola con entrambe le mani mettendola alla sua stessa altezza del viso.

<< È per la piccola? >>
 
Domandò Konstantin. Scarlett annuì.

<< Ne sarà entusiasta. >>

Poi Scarlett spostò lo sguardo anche sugli altri giocattoli, avrebbe voluto portare a tutti gli orfani qualcosa, ma purtroppo non rientravano nelle cose essenziali che avevano promesso di portare al rifugio. Quindi prese solo quella bambola mettendola nel suo zaino per poi riprendere il cammino. Si fermarono in tanti altri negozi, prendendo grandi quantità di cibo, bevande piccole e vestiti per tutti. Presero le cose essenziali che potessero entrare nei loro zaini. Dopo un paio d'ore circa si fece sera e decisero di raggiungere il posto da cui si erano calati con la corda. Anche se non era il posto più comodo, era il migliore per controllare che nessuno altro potesse calarsi dalla corda. Da un negozio presero due sacchi a pelo che stavano sistemando a terra per passare la notte, fin quando l'occhio di Scarlett non cadde in un angolo del centro commerciale che non avevano ancora visitato. Sapeva quali negozi si trovavano lì e, per passare il tempo, le venne in mente di dare un'occhiata anche a quelli.

<< Konstantin, vado laggiù a dare un'occhiata veloce. >>

Gli disse mentre lui stava per preparare un piccolo falò con le attrezzature appena trovate. Si limitò ad annuire. Iniziò ad incamminarsi e dopo qualche secondo si trovò davanti al negozio di abiti molto eleganti dalle varie marche come Atelier Versace e Valentino. Scarlett lo trovava stupendi, ma non ne aveva mai indossato uno. Non poteva certo permetterseli e poi in quale occasione avrebbe mai indossato un abito simile? Non partecipava a piccole feste scolastiche, figuriamoci in una serata galante piena di gente dalle buone maniere. Si soffermò in particolar modo su un manichino che indossava un abito lungo, color bordeaux, fasciante, in seta e chiffon: dettagli preziosi e ricami unici impreziosivano il corpetto.

- Ma a quale donna non piacerebbe indossare un abito come questo… -

E lo pensò lei. Lei che di femminile aveva solo i lunghi capelli, ma fu proprio quel pensiero che le fece venire in mente un'idea. Se ne avrebbe indossato uno solo per gioco nessuno glielo avrebbe proibito no? Guardò l'altra parte della vetrina. Una serie di eleganti abiti maschili aggiunsero la ciliegina sulla torta firmata “ideona del secolo”. Sorrise a ciò che le stava frullando nella testa. Cercò qualcosa per rompere la vetrina. Un cestino dei rifiuti era più che convincente. Era uno di quelli fatti in ferro battuto, quindi non avrebbe dovuto avere grosse difficoltà. Lo prese e lo alzò da terra. Era pesante, ma poteva farcela. Lo poggiò sull'addome, parallelo al terreno, in modo tale da usarlo come ariete. Prese la rincorsa e partì velocemente per poi schiantarsi nella vetrina che andò a pezzi. Konstantin, sentendo quel rumore, lasciò tutto quello che stava facendo per andare a controllare Scarlett. Non era preoccupato, dal rumore aveva capito che si trattava di una vetrina in frantumi, ma avevano già preso tutto quello che poteva servirgli, quindi perché saccheggiare un ulteriore negozio?

<< Scarlett! >>

Gridò lui non vedendola all'esterno del negozio con la vetrina a pezzi. Poi Scarlett si affacciò e vedendo il tedesco gli fece cenno con la mano di raggiungerla. Mentre Konstantin si avvicinava alzò lo sguardo sull’insegna del negozio e capì cosa poteva trovarci.

- Che diamine sta facendo? –

Pensò lui. Quegli articoli erano totalmente inutili in quel momento, quindi si ripeté più volte quel pensiero nella testa prima di soffermarsi lì davanti.




*tradotto dal tedesco in italiano: lei è mia
  
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