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Autore: Margarinas    21/05/2016    0 recensioni
Nina ha appena cambiato scuola e si trova spaesata nella nuova classe, senza un'amica o qualcuno con cui parlare. L'unica soddisfazione che trova è accaparrarsi per prima gli scoop, sciverci sopra un bell'articolo per il giornalino scolastico e farlo leggere a Matt, il suo compagno di banco, con un sorriso da far sciogliere il mondo. Ma Nina non sa che basta un sorriso per far innamorare qualcuno...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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NON SCRIVERÒ DI QUESTO SCOOP

 Primo giorno di scuola nella mia nuova scuola. Seguo la massa di studenti diretti verso l'auditorium. Preside e professori al seguito, il primo, che sta nel mezzo, ha in mano dei fogli. Io mi siedo in mezzo a tutti gli altri, che schiamazzano solo per il gusto di farlo. Alcuni professori richiamano al silenzio, ci vogliono tre chiamate prima che il chiasso si attenui e si trasformi in un brusio in sottofondo.
 Il preside ci dà il benvenuto, saluta i vecchi studenti e quelli nuovi, ci augura un buon anno scolastico e prosegue elencando le nuove regole che saranno in vigore per tutto l'anno scolastico e ci informa su quali siano le novità. Infine, salutandoci di nuovo, esce dall'auditorium e consegna un foglio al primo professore alla sua destra. In ordine decrescente annuncia le classi, una per una, e gli studenti appartenenti a quelle classi sfilano davanti ai prof diretti verso le loro aule.
 Io aspetto il mio turno, seduta su una delle scomode sedie di legno. Aspetto che venga chiamata la terza E. La mia classe, la mia nuova classe. Non che mi pesi essere la nuova arrivata in una classe piena di persone che si conoscono già da due anni, in realtà mi eccita l'idea di poter fare nuove conoscenze, nonostante senta comunque la mancanza dei miei vecchi compagni.
 Il professore ci chiama e seguo i miei nuovi compagni fuori dall'auditorium, per il corridoio, su per le scale, di nuovo un corridoio, di nuovo scale, corridoio e infine la classe. Negli ultimi cinque metri la gente inizia a correre per accaparrarsi i banchi dietro. Quando entro c'è gente seduta ovunque, alcuni litigano pure, sostenendo che una è arrivata prima dell'altro e viceversa. Io mi accontento di un banco in seconda fila, appoggio le mie cose e mi siedo con la schiena rivolta verso il muro e con occhi avidi di conoscenza.
 Vedo gente abbracciarsi, salutarsi con baci sulle guance, i ragazzi scherzano tra loro tirandosi pugni affettuasi, le ragazze si stringono l'una all'altra e si dondolano piano in un abbraccio, come se i loro corpi si fondessero e stessero cercando di separarsi in qualche modo, un groviglio di mani, bocche e capelli. Una ragazza appoggia la sua costosa borsa sul banco accanto al mio. Io le rivolgo un sorriso, quella a malapena mi degna di uno sguardo e se ne va a salutare altre ragazze.
 Due minuti dopo una professoressa alta, dai capelli castani, e un paio di occhiali dalla montatura fine, entra in classe e ci invita ad accomodarci. La ragazza di prima, dai vaporosi riccioli biondi si siede, ma continua a rimanere girata verso il resto della classe. Non me ne importa molto, alla fine, avrò modo di capire chi è con il passare del tempo.
 La professoressa si siede sulla cattedra e si presenta a chi ancora non la conosce. «Sono la professoressa Simmons e insegno matematica» dice squadrando la classe da cima a fondo. Si sofferma un attimo sul mio viso e mi rivolge un sorriso. «Inizio subito con il dirvi che questa disposizione va assolutamente cambiata, ragazzi. Non tollero discussioni, ne abbiamo parlato prima di iniziare l'anno e la nuova disposizione sarà scelta da noi professori e rimarrà fino alla fine dell'anno scolastico.»
 Un coro di disapprovazione si solleva subito, non appena la professoressa Simmons smette di parlare. Prende la sua borsa e ci fruga all'interno, ne tira fuori un foglio e si schiarisce la voce. I miei compagni smettono subito di parlare.
 «Allora» comincia a leggere dal foglio. «Abbiamo deciso di mettere Sophie insieme a Jerome. Simon con Lucas. Virginia con Amy.»
 E così via, con riluttanza i ragazzi e le ragazze si spostano dove la professoressa gli indica. La professoressa Simmons emana un'aura di autorità che, sebbene le deboli proteste, nessuno osa contraddirla, ho il brutto presentimento che non appena commetteremo qualche sciocchezza, lei prenderà dei seri provvedimenti nel vero senso della parola.
 «Quindi, Matt insieme a Selena» un brivido mi percorre la schiena.
 Un ragazzo, che prima stava in ultima fila si alza e raccoglie le sue cose. «Dove?» chiede. La professoressa mi indica con un dito e il ragazzo viene verso di me. Si siede buttandosi letteralmente sulla piccola sedia di legno. Matt ha i capelli scuri spettinati, un leggero accenno di barba. Porta una tuta e una felpa colorata di varie tonalità di verde. Si gira verso di me e mi sorride.
 «Ciao» mi dice. «Ti chiami Selena?»
 «Nina, in realtà» lo correggo. «Selena è il mio cognome.»
 «Matt» mi sorride di nuovo e si gira verso il resto della classe per parlare con gli altri ragazzi.

 La prima settimana la passiamo a conoscerci a vicenda e conoscere i nuovi professori. Io devo fare entrambe le cose, ma non ho fatto molte amicizie all'interno della mia classe. Qualcuno è venuto a parlare con me, qualche volta, facendomi le solite domande sul come e sul perché io mi sia trasferita in questa città e in questa scuola, ma noto con dispiacere, fin dal primo giorno, che la classe è fastidiosamente divisa in gruppi, e non riesco a trovarmi in nessuno di questi. Passo le lezioni a rivedere i miei articoli, essendomi iscritta al giornalino scolastico fin dal primo giorno.
 Il nostro non è un semplice giornalino scolastico, è un giornale vero e proprio. Trattiamo vari argomenti, dall'attualità alla cronaca cittadina, abbiamo varie rubriche e con una scuola grande come la nostra, i vari "giornalisti" si danno battaglia per prendere possesso degli scoop più in vista. Avevo preso un grandissimo impegno, avevo dei colleghi che si impegnavano quasi con ossessione nel loro lavoro e io non dovevo essere da meno.
 Mi ritrovavo, durante le lezione, a rivedere i miei articoli scritti a mano su un piccolo bloc notes che portano sempre nello zaino. Non potevo uscire di casa senza. Matt alza la testa dal suo quaderno e punta so sguardo sul mio blocco.
 «Scoop?» legge e mi sussurra. Mi guarda interrogativamente.
 «Faccio parte del giornalino scolastico» sussurro a mia volta spiegandogli. «È il mio primo scoop!» Matt fa scivolare la mano verso il mio blocco e lo prende. Lo mette sopra al suo quaderno e sopra all'esercizio che stiamo svolgendo e si mette a leggere. Alla fine me lo restituisce con un sorriso. Ha un bel sorriso.
 «Molto interessante» mi dice. «Da adesso in poi mi toccherà comprare il giornalino, però voglio sapere tutti gli scoop prima di tutti gli altri. Ci conto!»
 E così inizia la mia amicizia con Matt. Ci riuniamo per il giornalino quasi tutti i pomeriggi e quasi tutti i pomeriggi ci spartiamo gli scoop che poi  dobbiamdo scrivere non appena possibile per far uscire il giornalino non appena possibile con il numero minimo di pagine. Io scrivo l'articolo la sera, dopo aver fatto i compiti e prima di andare a letto. Lo rivedo durante la lezione e nei cambi d'ora. Prima di rimanerne soddisfatta lo passo a Matt che lo legge e mi restituisce il blocco con un sorriso, che di giorno in giorno diventava sempre più bello.
 Non me ne capacito. Sì, Matt è carino, ma tutto qui. In classe nostra ci sono altri ragazzi, alcuni così belli da togliere il fiato, per così dire. Eppure, per qualche strana ragione, Matt ha il sorriso più bello di tutti. Dopo un paio di settimane iniziamo a parlare, all'inizio del più e del meno, con il tempo anche di altro. Quando mi sento abbastanza in sintonia, entro in classe tranquillamente, butto lo zaino a terra e con impeto sbatto le mani sul banco di Matt, su cui è seduto, o meglio, ci si è stravaccato sopra perché sta dormendo. Si sveglia di soprassalto e io mi guardo intorno con circospezione, come se dovessi raccontargli qualcosa di vitale importanza e nessun altro lo deve sapere, quindi mi avvicino a lui e gli sussurro tutto quello che ho scritto sul mio scoop giornaliero. Matt alla fine si mette a ridere.
 «Va bene, Nina, ma la prossima volta cerca di non farmi prendere un infarto!»
 Io rido e mi siedo. All'intervallo scopro che Matt ha la ragazza. La nostra scuola è fatta di corridoi e di scale, se vuoi andare da qualche parte devi almeno fare una rampa di scale e due corridoio. Io percorro il mio, diretta verso le macchinette che si trovano vicino ai bagni. Svolto a destra, scendo i quattro gradini e quindi svolto a sinistra. Per poco non vado a sbattere contro una ragazza che esce dal bagno e, vicino al muro, vedo la mia vecchia compagna di banco, che ho scoperto chiamarsi Liz, che tira verso di sè Matt e lo bacia appassionatamente, così, davanti a tutti. Io mi volto imbarazzata e prendo quello che posso dalla macchinetta prima di fuggire via.
 Sono sulle scale quando con la coda dell'occhio vedo una ragazza avvicinarsi a me, da dietro, distendere il braccio e cingermi le spalle. Si chiama Andrej, è russa, credo. O qualcosa del genere. Non so cosa fare, quindi ricambio la stretta avvolgendo il braccio intorno alla sua vita. Camminiamo così per il corridoio, avanti e indietro un paio di volte.
 «Andrej?» la chiamo dopo un po'.
 «Dimmi, Nina.»
 «No, niente, era solo così, per dire. Perché mi hai preso sotto braccio?»
Andrej scrolla le spalle.
Dopo un po' riprende a parlare. «Perché ti sei iscritta al giornalino scolastico?»
 Scrollo le spalle anche io.
 Passano i mesi e io mi sto lentamente innamorando del sorriso di Matt. Mi piace quando mi sorride e faccio di tutto perché lo faccia. Alle volte scherziamo, lui mi fa il solletico durante la lezione e io devo stare attenza a non urlare perché se la prof ci scopre sono cazzi. Quasi ogni giorno riesco ad accaparrarmi tutti gli scoop più buoni e rimango sveglia fino a tardi per scrivere qualcosa al riguardo e il giorno dopo li faccio leggere a Matt. Il professore di italiano mi fa i complimenti, perché è lui che sorveglia il nostro lavoro di giornalisti e mi mette un voto in più in pagella.
 Le vacanze di natale si avvicinano e io sono in ansia perché per settimane non vedrò Matt. Al ritorno, ci sarà la gita e propabilmente saremo così occupati non riuscirci nemmeno a vedere, ma non penso che Matt se ne preoccupi, con quel sorriso e quel viso potrebbe far cadere ai suoi piedi chiunque. Anche Andrej lo trova carino, ma è troppo innamorata del suo ragazzo per provarci con lui.
 Anche Andrej è bella, ma non bella come Liz. Andrej ha i capelli neri, tagliati corti e non se li pettina quasi mai. Si mette un sacco di matita sotto agli occhi, così da farli risultare ancora di più, perché sono scuri e lei ha la carnagione chiara. Veste come le capita, prendendo la prima cosa che le capita a tiro dentro all'armadio, ma a volte sceglie di abbinare le cose e quando lo fa mi ricorda tanto quel tipo di donna mistica, quelle che vengono raffigurate a cavallo di stalloni neri dagli occhi rossi con quel tipo di bellezza che non perderà mai il suo fascino.
 Andrej e io siamo compagne di stanza, in gita, e come avevo previsto, per una settimana riesco a vedere Matt solo da lontano, non riesco a scambiarci nemmeno una parola. Andrej se ne accorge, ma non mi dice niente. Io e lei siamo amiche, ma non è che parliamo così tanto. A me sta bene e a lei pure, ma credo di poter affermare che se mai avrò bisogno di lei, lei ci sarà per me. E io ci sarò per lei.
 Non ho idea di come abbia fatto ad innamorarmi di Matt. Probabilmente è successo senza che io me ne accorgessi, a poco a poco. Il suo sorriso, forse, credo che sia anche stato merito di quello. È un mistero, per me e continuo a chiedermi se sia possibile chiamare questa sensazione amore. Non ho idea di che cosa pensi Matt di me, non voglio sminuirmi, ma di certo non sono all'altezza della bella Liz, o della divinità antica Andrej. Sono solo Nina, la piccola Nina.
 Torniamo a scuola dopo la gita, e fin dal primo mattino capiamo che c'è qualcosa che non va. È scoppiata una tubatura, ci dicono i professori e due interi piani sono allagati. Veniamo tutti stipati nell'auditorium mentre i professori decidono che cosa fare con noi. Sono appoggiata ad un muro, ho il mio blocco in mano, ma non ho scoop da rivedere e il professore di italiano mi ha concesso un'intera settimana per lavorare su una "recensione" sulla nostra gita, deve essere di almeno dieci pagine e fino ad adesso ho solo messo già una piccola scaletta, ma c'è troppo chiasso perché io possa mettermi seduta a scrivere qualcosa di sensato.
 «Nina!» qualcuno mi chiama e capisco subito di chi si tratta. È Matt, che si avvicina a me, Liz al seguito. Lei si ferma a chiacchierare con qualcuno, Matt, invece, mi raggiunge e mi abbraccia. Rimango impietrita per un attimo, ma poi lo stringo a mia volta.
 Matt è un ragazzo magro, l'ho visto un paio di volte, a dorso nudo, in palestra, mentre giocava con gli altri nostri compagni a fare la lotta e nell'impetuosità del gioco, per qualche momento sono riuscita a vedere il suo fisico. Eppure, per quanto sia magro, al mio tocco, Matt è morbido e non spigoloso come pensavo. Scommetto che se passo la mano sulla sua schiena posso sentire i muscoli, ma non lo faccio, mi limito sono ad inspirare il suo odore. Profuma di mele e di lavanda.
 «Scoop?» mi chiede e si stacca da me, mi sorride, ma io mi sento triste e non capisco il perché. Scuoto la testa e lui mi guarda interrogativamente facendo scomparire il suo bellissimo sorriso. Prima che possa chiedermi qualsiasi cosa, Liz arriva e se lo porta via trascinandolo letteralmente per un braccio. Sospiro e ritorno a guardarmi intorno. Afferro il mio zaino ed esco dall'auditorium, c'è un sacco di gente in giro e io mi avvio verso le macchinette, ho voglia di un tea caldo.
 Il braccio di Andrej mi cinge le spalle e camminiamo insieme per un paio di metri. Tengo il blocco nella mano destra e quindi la mia spalla è appiccicata al seno sinistro di Andrej. Con la sinistra lo prendo e metto il braccio intorno alla sua vita. Saliamo le scale, svoltiamo corridoio e arriviamo al nostro. Ci sono un paio di ragazze che gironzolano ridendo tra di loro.
 «Dobbiamo fare qualcosa per questa tua cotta per Matt» dice Andrej, dopo un po'.
 «Non è una cotta» rispondo io. Poi scrollo le spalle. «Ma va bene così, comunque.»
 Per la prima volta Andrej si ferma, toglie il braccio dalle mie spalle. Io mi giro e la guardo, lei mi guarda fisso negli occhi. Rimaniamo così per un po', poi Andrej riprende a camminare, prima di rimettere il braccio sulle mie spalle mi sorride.
 «Nina, Nina...» sospira.
 Due giorni dopo torniamo a scuola, il tubo è stato riparato e la scuola ripulita, ma c'è la metà della gente, perché hanno quasi tutto approfittato per starsene a casa in panciolle ancora per un giorno. Sto camminando lentamente per i corridoi, è presto, la campanella è suonata un minuto fa e molta gente sta ancora entrando prendendosela con calma.
 «Nina!» mi giro, un po' infastidita. Sono giorni che la gente mi chiama da lontano e io mi scoccia continuare a girarmi a destra e a manca. Ma quasi prendo un colpo quando vedo Matt correre verso di me. Mi fermo e lui si ferma davanti a me, con il fiatone.
 «Nina» mi dice e mi sorride. Maledetto sorriso. Rimango in silenzio aspettando che riprenda fiato.
 «Nina, Andrej ieri mi ha parlato» mi sento raggelare. Andrej, che cosa diamine ti è saltato in mente? «Lo sai che siamo molto amici, io e lei, vero? Perché non mi hai detto prima che cosa provavi?»
 Non rispondo, guardo in basso, seguo il contorno dei miei piedi con gli occhi. «Nina, anche io provo qualcosa per te. Lo so, sono un'idiota, probabilmente avrei dovuto fartelo capire, ma non sapevo come fare, e poi pensavo che non ti saresti mai innamorata di uno come me. Ci ho pensato a lungo, Nina, e ti giuro che quello che sto dicendo è vero. Io voglio stare con te, Nina, perché con te mi sento bene, con te riesco a sorridere veramente.»
 «Mi piace il tuo sorriso» dico io. Matt ridacchia, poi mi prende il viso tra le mani. Ha le mani ruvide e grandi, ma non mi danno fastidio. Nel corridoio non c'è nessuno, e anche se ci fosse, non me ne importerebbe niente, perché Matt mi bacia. Le nostre labba si toccano, è un bacio dolce e leggero, pieno di affetto e di amore. Mi tira verso di sè e mi abbraccia e io abbraccio lui.
 «Ma Liz?» mi stacco e riprendo a camminare verso la classe, creando una piccola nota nella mia mente, devo ringraziare Andrej per tutto questo. Andrej è fantastica, forsa la persona più fantastica di questo mondo, la mia Andrej.
 «Ma chissenefrega di Liz. È una stronza e francamente non so nemmeno io perché ci sono stato insieme fino ad adesso.»
 Matt mi precede e poi si ferma prima di scendere le scale, mi porge la mano.
 «Vieni, Nina» io prendo la sua mano e la stringo, lui ricambia la stretta, più forte. «Questo può essere considerato uno scoop, ma per favore, non scriverci un articolo sopra.»
 Matt ride e io rido con lui.




 Buonasera.
Per prima cosa voglio rassicurare i lettori di "Quella Vecchia Storia Sotto a Quel Vecchio Albero", la storia non è finita e prometto che appena avrò un attimo di tempo pubblicherò gli altri capitoli. Maledetta scuola. :ç
Questa piccola storia è stata scritta di getto, ci sono dei momenti mancanti, me ne rendo conto e avrei potuto descrivere meglio certi pezzi, ma è tutto il pomeriggio che ci lavoro e francamente ho deciso di scrivere tutto ciò solo perché nel sogno che ho fatto questa notte c'era Andrej.
Vi prego di scusarmi per tutti gli errori e le mancanze, spero lo stesso che vi piaccia.


-Marga.
  
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