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Autore: ChrisAndreini    21/05/2016    2 recensioni
Ci sono tante cose terribili che accadono quando un incendio brucia tutti i tuoi averi: perdi la posizione di prestigio cadendo in rovina, perdi il rifugio sicuro dalle intemperie, perdi la sicurezza di cibo e acqua.
Ma Dipper, un tredicenne sveglio e nobile, perse molto di più.
E quando la sua famiglia cadde nel baratro, e lui fu costretto a lavorare insieme al prozio nella magione della più prestigiosa e importante famiglia della cittadina medievale di Gravity Ville, solo una cosa, una persona, gli mancava.
E desiderava così tanto riaverla indietro, che lei tornò da lui.
Dal testo: 
“-Mabel- sussurrò il ragazzo, mentre le lacrime iniziavano ad uscire senza che lui potesse controllarle -Sei proprio tu, sei proprio…- iniziò a singhiozzare, incapace di trattenersi, mentre la sorella gli metteva una mano sulla spalla, trapassandolo.
-Oh- ritirò la mano di scatto, diventando leggermente violetta, e abbassò lo sguardo.”
 
5° classificata al contest "AU Contest- Wherever we are" di EmmaStarr
Genere: Malinconico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dipper Pines, Mabel Pines, Stanley Pines, Un po' tutti, Wendy Corduroy
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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L’ultima stella cadente

 

Caro diario,

Ho seppellito il diario.

Poi sono tornato nel castello, ma lui gli stava dando fuoco per spezzare la maledizione. 

Il problema è che per spezzarla serviva che io bruciassi il diario, ma… ma non potevo disseppellirlo e tornare e… e non sapevo cosa fare. 

Se avessi spezzato il legame con Ford e avessi anche bruciato il mio luogo, il luogo dove appartengo adesso… che cosa avrei fatto?! Sarei stato solo, senza un piano di riserva, senza nessuno da cui andare e nulla da poter fare.

Lo so che sono terribilmente egoista, va bene? 

So che probabilmente ho sbagliato, ma non ce l’ho proprio fatta, ed ora Ford mi odia, i Northwest mi ritengono responsabile di tutto e ho condannato un mio futuro nipote o pronipote o comunque membro della famiglia ad un destino infame e ad un sacco di dolore.

Infatti un qualsiasi Pines che proverà a risollevare l’onore della famiglia subirà la stessa sorte di Ford, e solo il parente a cui sarà legato potrà spezzare la maledizione.

Che cosa ho fatto?!

Mi sento così terribilmente in colpa… e Ford mi manca già così tanto!

Che cosa ho fatto?! Che cosa ho fatto?! Ma ormai è troppo tardi!

 

 

-Ok, strano- commentò Wendy dopo aver sentito il discorso pazzesco che Dipper le fece mentre correvano attraverso i lunghi corridoi del castello per sfuggire alla folla inferocita di nobili spaventati e furiosi.

-La stai prendendo davvero molto bene- commentò sorpreso Dipper, iniziando davvero ad ammettere a se stesso quella cotta abissale che provava dal primo incontro avuto con la fulva.

-Quasi quanto tu hai preso bene lo scoprire che io sono una ragazza, pensavo che avresti perso fiducia nei miei confronti- ridacchiò lei.

-Se devo essere sincero ti ammiro almeno dieci volte di più- Dipper si sorprese delle sue stesse parole, ma erano completamente sincere, dato che mai aveva incontrato una ragazza così temeraria, sfrontata e coraggiosa, ad eccezione di sua sorella, e non poteva essere che felice di quello che era successo.

-Molto dolce da parte tua. Comunque, qual è il piano?- chiese velocemente Wendy, per non perdere troppo tempo.

-Devo prendere il diario con tutte le informazioni sui fantasmi ed usarlo per controllare mia sorella e lo spettro del castello- spiegò Dipper, iniziando a pensare al luogo dove lo aveva lasciato, ma trovando un vuoto di memoria.

-Avevi un diario quando siamo andati in camera di Stan, stamattina- ricordò Wendy, pensierosa.

A Dipper venne un guizzo.

-Già, l’ho lasciato cadere e poi… probabilmente Mabel l’ha nascosto da qualche parte approfittando della mia distrazione. Devo andare in camera sua. Tu distrai le guardie- Dipper cambiò direzione per dirigersi nell’ala della servitù, e Wendy lo fermò un attimo, prima di andare verso la direzione opposta.

-Fa attenzione, Dipper. Ti raggiungo- gli assicurò, e prima che Dipper potesse obiettare scomparve alla sua vista.

Il ragazzo percorse velocemente le ultime rampe di scale e corridoi che lo separavano dal suo obiettivo, ma una volta raggiunta la camera del prozio capì che sarebbe stato difficile trovare il diario.

Infatti la stanza era completamente in disordine, con mobili gettati in aria e vestiti alla rinfusa. Probabilmente Mabel o il fantasma erano passati e in un impeto di rabbia avevano sfasciato tutto.

Dipper era abbastanza sicuro che fosse stata la sorella, ma decise di non pensarci, ed iniziò a rovistare tra le varie cianfrusaglie e vestiti, alla ricerca della copertina bordeaux con una mano a sei dita sul davanti.

Più andava avanti nella ricerca più scopriva dettagli sulla vita personale del prozio che avrebbe felicemente fatto a meno di sapere, ma procedette senza darsi per vinto e senza fermarsi, trasalendo di tanto in tanto per uno spiffero di vento o per lo scricchiolio di un mobile.

Aveva paura di starci mettendo troppo tempo, temeva che il fantasma del castello fosse lì, ma tenne duro e fece il più in fretta possibile.

Ci fu solo un oggetto che lo distrasse, ma fu meglio per tutti in questo modo.

Infatti, dentro un cassetto, c’era un diario del tutto uguale a quello che cercava solo che privo di mano dorata.

Lo prese aggrottando le sopracciglia, e lo sfogliò velocemente.

Era il diario segreto di Stan.

Convinto di trovarci solo altri segreti imbarazzanti fece per metterlo a posto, ma lesse di sfuggita, su una delle pagine, qualcosa che lo bloccò.

“…spezzare la maledizione”.

Così era vera la leggenda?

Decise di sfogliarlo velocemente, forse avrebbe potuto trovare qualcosa di interessante da quella lettura, e così fu.

Stan aveva passato la stessa identica cosa che ora premeva lui e sua sorella, e non aveva fatto nulla per bloccarlo.

Dipper si sentì tradito e ferito dal più profondo del cuore.

Se avesse avuto il prozio davanti probabilmente l’avrebbe ucciso di nuovo in un impeto di odio e rabbia.

Come aveva osato trasferire la maledizione su di loro quando avrebbe potuto spezzarla!

Dipper avrebbe voluto gettare il quaderno via, ma si bloccò di nuovo, osservando l’ultima pagina, scritta velocemente e con una calligrafia parecchio confusa.

Ci mise molto a capirla, ma il testo gli apparve chiaro come se lo stesse scrivendo in quel momento, dicendogli le parole una ad una nell’orecchio.

 

“Dipper, spero proprio che troverai questo diario.

So che hai disseppellito il libro, devo dire che non mi aspettavo lo avresti fatto così presto, o che lo avresti fatto in generale.

Stanford era mio fratello, è morto in un incendio quando avevamo vent’anni, e pochi mesi dopo è tornato sotto forma di fantasma. La sua capacità in più era quella di conoscere moltissime cose che in vita non conosceva. Il diario che hai disseppellito è ciò che lo teneva qui e tutto ciò che mi era rimasto di lui, e con il tempo ha continuato ad aggiornarlo con tutto quello che ha scoperto, anche se non mi faceva leggere molto.

Abbiamo anche scoperto insieme in biblioteca che i Northwest hanno secoli fa lanciato una maledizione sulla nostra famiglia, poiché insieme a loro siamo la famiglia fondatrice della città, solo che nessuno lo ricorda più.

Non è molto importante il come, probabilmente hanno fatto un accordo con un demone o qualcosa del genere, fatto sta che l’unico modo per fermare la maledizione ed evitare che altri Pines subiscano la nostra stessa sorte è bruciare per intero il castello e gettare tra le fiamme ciò che tiene i fantasmi legati alla terra. Inoltre dovrai spezzare il legame con Mabel.

Dopo averlo fatto potrai ancora vederla, ma solo toccando l’oggetto che la tiene confinata qui.

Ti prego, prenditi cura di Soos e Wendell da parte mia, e di loro che il piano B è sempre valido.

Ti voglio bene.”

 

Dipper crollò a terra, vicino al letto, conscio di quello che avrebbe dovuto fare ma senza volerlo accettare.

Era da un po’ che si preparava all’idea che avrebbe dovuto lasciar andare Mabel, ma non credeva di riuscirci, ed ora doveva pure distruggere il castello dei Northwest senza nessuna prospettiva per il futuro.

Inoltre non aveva la più pallida idea di quello che teneva sua sorella legata a quel mondo.

Avrebbe voluto distruggere il diario che gli aveva fornito così tante brutte notizie, ma prima che potesse decidersi a liberarsene una volta per tutte fu attirato dallo scintillio di una copertina dorata sotto al letto, di cui stranamente prima non si era accorto.

Prese il libro con cautela, come se un piccolo movimento potesse risvegliare lo spirito inquieto che stranamente non aveva dato molti segni di se dopo l’omicidio di Stan.

L’ultimo oggetto che a Stan era rimasto di suo fratello.

Gli venne un lampo di consapevolezza, ed in un riflesso incondizionato, si portò la mano al ciondolo con la stella cadente che come sempre teneva sotto i vestiti, realizzando la sua funzione e trovando consapevolezza di ciò un una visione spaventosa che gli si presentò davanti dopo quel contatto.

Vide l’immagine sfocata di sua sorella, con occhi luminosi e vuoti ed il corpo quasi completamente nero ad eccezione di qualche macchia rossa tra i capelli e in alcuni punti sparsi del corpo che, con una mano sollevata, teneva Preston Northwest per il collo, soffocandolo lentamente.

Il nobile si dimenava con forza, ma nulla poteva contro quella forza sovrannaturale.

E Dipper, che oltre alla collana aveva in mano anche il Diario di Ford, vide una figura ancora più spaventosa che osservava Mabel a distanza, con un sorriso malvagio e divertito.

Era completamente nera, e da quel poco che Dipper riusciva a capire era del tutto identica a Stan, forse solo un tantino più giovane e con sei dita per ogni mano invece che cinque.

-Su, Mabel, fallo- la incitò la figura nera, e Mabel, con un sorriso che non prometteva nulla di buono, strinse la presa invisibile sul collo di Preston, che si dimenò con più forza.

-Finalmente una Pines che capisce cosa si deve fare- commentò quello che Dipper iniziò ad appellare mentalmente come Ford, Stanford Pines, un altro suo prozio.

Era stranissimo pensare di essere imparentato con una creatura del genere, strano e spaventoso.

Ma la cosa che lo sbloccò da quella visione spaventosa fu la consapevolezza che Mabel, di lì a poco, sarebbe diventata esattamente come lui.

-Mabel, fermati!- esclamò preso dal momento, anche se non credeva che la sorella lo avrebbe sentito.

Lei però rimase immobile, come bloccata dalla forza delle sue parole.

Ford si guardò intorno, seccato, come a chiedersi la fonte dal quale proveniva quella distrazione, e sembrò per un attimo fissare Dipper dritto negli occhi.

-Tranquilla, Mabel, mi libererò io dello scocciatore, così potremo poi finire il compito, e vivere per sempre. Così come promette il nostro accordo- la voce del fantasma nero era roca e ridondante, come se venisse dal più profondo girone dell’inferno, e Dipper impallidì, spaventato a morte da quella minaccia.

Poi Ford uscì velocemente dalla stanza.

Dipper lasciò andare il ciondolo così in fretta che non notò ciò che accadde alla sorella non appena ebbe udito le parole del prozio fantasma.

Infatti la ragazza sgranò gli occhi, come se si fosse ripresa da una trance, e lasciò andare il nobile che si portò le mani alla gola e fu circondato dalla famiglia, che continuava a guardarsi intorno.

Mabel osservò quello che aveva fatto, incredula, e si portò una mano alla bocca, diventando viola e azzurra.

Non riusciva a crederci, non era da lei.

Iniziò a credere che Dipper avesse avuto ragione su ogni cosa, forse davvero stava venendo controllata da qualcosa di più grande di lei, qualcosa che non riusciva a tenere a bada.

Probabilmente Stan aveva ragione, i morti e i vivi non dovevano incontrarsi.

E soprattutto… lei non poteva permettere che a Dipper e agli altri venisse fatto qualcosa di male.

Strinse i pugni, mentre una determinazione tutt’altro che negativa iniziava a scorrerle nel corpo semitrasparente, diradando il nero che l’aveva quasi del tutto sommerso.

Si mise all’inseguimento del fantasma, decisa a raggiungere Dipper prima di lui.

Per far finire quel caos non doveva eliminare i Northwest, ma fermare Ford.

 

Dipper prese i diari e cercò una via d’uscita il più in fretta possibile. 

La porta della camera era del tutto esclusa, e se ci fossero stati passaggi segreti senz’altro Dipper non li avrebbe trovato tanto presto.

Decise di optare per la finestra, e prese velocemente legna e vestiti per poter appiccare un incendio sul tetto del castello Northwest.

Arrivato alla finestra una chioma lunga e rossa lo fece sobbalzare e cadere all’indietro.

-Dipper, hai trovato qualcosa? Quasi tutti i nobili sono scappati in città, e la servitù è nascosta in cucina, spaventata… è il materiale per un incendio?- chiese Wendy entrando con un balzo ed osservando tutto.

Dipper si era quasi dimenticato del fatto che fosse una ragazza, ad annuì velocemente, tenendo stretti i due diari e guardandosi intorno spaventato.

-Ford vuole uccidermi. Devo bruciare il castello per fermare la maledizione. Evacua tutti e, Stan mi ha scritto di dirvi che il piano B è sempre valido, qualsiasi cosa significhi, io devo… fare ciò che è giusto, e pensavo di andare sul tetto- spiegò brevemente il ragazzo, in completo panico.

Si accorse solo in quel momento che il sole stava tramontando. Era stato in giro per tantissimo tempo, eppure sembravano passate pochissime ore.

Sembrò che un enorme peso si togliesse dal petto di Wendy.

-Grazie al cielo, non ci aveva fatto sapere nulla, temevamo che… per fortuna Stan pensa sempre a tutto. Buona fortuna allora, evacuerò tutti il prima possibile, quando hai finito ci vediamo al porto- Wendy gli mise una mano sulla spalla in segno di incoraggiamento ed uscì dalla finestra.

Dipper rimase parecchio sorpreso da quella affermazione.

-Come?- chiese, confuso.

-Il piano B. Vieni con noi, giusto? Insomma, se fossi in te non rimarrei qui dopo aver bruciato il castello della famiglia più importante della città- gli diede una spinta amichevole, ma il sorriso si spense non appena vide lo sguardo di Dipper, pieno di lacrime.

-Ehi, non penserai mica che ti lasceremmo qui, dopo tutto quello che hai fatto per noi. Siamo una grande famiglia, non dimenticarlo- lo guardò dritto negli occhi, cercando di trasmettergli tutto l’affetto che provava per lui.

Dipper arrossì, e abbassò lo sguardo.

-Ah, e vedi di tornare, capito!- Wendy gli diede un lievissimo bacio a fior di labbra che fece diventare Dipper più rosso di un peperone maturo, e poi si avviò definitivamente alla finestra.

Il ragazzo era completamente senza parole, ed annuì solamente, incapace di aggiungere altro.

Wendy gli fece un occhiolino, prima di sparire.

Il primo pensiero lievemente razionale di Dipper fu che doveva assolutamente dire a Mabel quello che era successo, poi, pensando alla sorella, si ricordò la situazione, e si affrettò a salire sul tetto, tenendo attaccati a sé gli oggetti che gli servivano con una corda improvvisata con le coperte di Stan.

Quel breve incontro con la fulva gli aveva dato determinazione, e gli aveva anche fatto capire una cosa importante.

Lui, a differenza di Stan, aveva un posto dove andare, una famiglia acquisita con cui avrebbe potuto ricominciare anche dopo aver salvato Mabel.

Non voleva usare altri termini per indicare quello che stava per fare.

Raggiunto il tetto ebbe il tempo solo per provocare la prima scintilla necessaria al falò, prima che una forza lo prendesse da dietro e lo gettasse via.

Perse la presa sul diario di Ford, pur tenendo sempre stretto quello di Stan, perciò non vide la figura che gli aveva provocato un bel bernoccolo.

Non che vederla avrebbe fatto qualche differenza, dopotutto l’unico modo per sconfiggerla era gettare il suo quaderno tra le fiamme.

Dipper si sentì una morsa al petto, come se tutte le sue costole si stessero piegando su se stesse per frantumargli i polmoni.

Strizzò gli occhi, preparandosi al peggio, ma esso non arrivò.

-Giù le mani da mio fratello!- esclamò una voce furente davanti a lui, la presa si fece più leggera.

Il ragazzo aprì leggermente gli occhi.

-Mabel?- sussurrò incredulo.

Subito si accorse che il nero si era diramato, ed ora era visibile solo nel petto e agli estremi degli arti.

-Dipper, mi dispiace- si scusò lei, con occhi da cerbiatto, passandogli con uno schiocco di dita il libro di Ford, che permise al ragazzo di vederlo di nuovo.

-Pensavo avessimo un accordo, ragazzina. I Northwest devono pagare!- esclamò furente quell’immagine quasi identica a Stan.

Dipper quasi gettò il diario per non vederla più, tanto era spaventosa.

-La distruzione del castello di famiglia mi sembra una punizione sufficiente, e se Pacifica sposa Gideon sarà anche meglio- commentò la ragazza, cercando di sembrare tranquilla, ma con tanti dubbi ancora per la testa.

Di una cosa era certa, Dipper doveva salvarsi.

-Brucia il diario- sussurrò al fratello, gettandosi contro il fantasma che avrebbe fatto di tutto per fermarlo.

Dipper si alzò velocemente in piedi e si avviò verso l’incendio appena appiccato, sperando in cuor suo che il fatto che fossero fantasmi non mettesse in pericolo Mabel.

Purtroppo la fisica dei fantasmi funzionava in una maniera tutta sua, e Ford era uno spettro molto più potente e vecchio di Mabel, quindi non ci mise molto a bloccarla ed a raggiungere Dipper, scuotendolo in modo da fargli nuovamente lasciare il diario con gli appunti, e bloccandolo a mezz’aria, pronto a finire entrambi i fratelli.

Dipper sollevò la mano libera che non teneva l’unico diario che era riuscito a conservare, ovvero quello di Stan, verso la sorella, come a tenerla stretta nei suoi ultimi momenti, e lei fece altrettanto.

Sembrò quasi che i due si potessero toccare, poi accadde qualcosa di strano, una stella cadente squarciò il cielo, e Ford perse la presa su Dipper, che cadde a terra.

Lo spettro oscuro, per la sorpresa, lasciò andare Mabel, che riprese in fretta l’equilibrio e guardò sorpresa la figura che era appena comparsa davanti al fratello, e che si guardava le mani, confuso e sorpreso.

-Speravo che fosse finita- commentò quasi seccato.

-Prozio Stan?- chiesero insieme i due ragazzi.

-Stanley!- mormorò a denti stretti Ford, seccato, stringendo i pugni in segno di rabbia.

-Speravo davvero che quelle sarebbero state le mie ultime parole. Immagino che adesso dovrei fermarti. Non posso avere un po’ di pace neanche da morto- sospirò Stan, provando a sollevare il libro abbandonato sul tetto con la telecinesi ma fallendo nel tentativo. Evidentemente non aveva ancora sviluppato poteri di telecinesi.

-Fermare me? Non credo proprio che un neo fantasma come te possa anche solo pensare di potermi battere- Ford bloccò Stan come aveva fatto prima con Mabel, e sollevò nuovamente la mano per prendere Dipper che non poteva vederlo e non aveva nemmeno assistito a tutta la conversazione. Era parecchio confuso, e Mabel stava iniziando a temere questa situazione. Voleva aiutare Dipper, ma poi… Dipper avrebbe dovuto bruciare anche lei. Era così combattuta che non fece in tempo nemmeno a provare a proteggere Dipper dalla presa di Ford, ma non ce ne fu bisogno, perché il ragazzo era diventato intoccabile.

-Cosa?- Ford era parecchio confuso, e provò nuovamente, senza risultati.

Dipper stringeva convulsamente la collana e il diario di Stan, senza sapere bene cosa fare.

-A quanto pare la mia capacità particolare da fantasma è proteggere le persone che amo con la semplice forza del pensiero. Abbastanza umiliante, ma tanto sono già morto- osservò Stan, ancora bloccato dalla magia telecinetica del gemello -Dipper, prendi il diario- incoraggiò poi il ragazzo, che con le gambe che tremavano, si alzò per raggiungere il luogo dove il libro era caduto, trovandolo, però, vuoto.

Mabel, quasi inconsciamente, lo aveva portato verso di sé, ed ora lo teneva sollevato in modo tale che sembrasse tra le sue mani.

-Dipper? Bruciamo il diario, e poi?- chiese sottovoce al fratello, la voce tremante e preoccupata e il corpo completamente viola. Il nero sembrò tornare ad espandersi.

-Mabel…- Dipper non sapeva che risponderle.

-Ti distruggerà, butterà quella collana nelle fiamme! Ma se lo uccidiamo saremo entrambi liberi, per sempre!- cercò di convincerla Ford, che porse la mano verso di lei come a chiederle di dargli il diario che comunque lui non avrebbe potuto prendere.

-Divertente pensare che tu inizialmente volevi che io ti uccidessi bruciando quello stesso diario nell’incendio che avevi fatto scoppiare in biblioteca con tutte quelle persone rinchiuse- commentò Stan, prima di aggiungere qualcosa a sua volta, diretto verso la ragazza -Mabel, finché noi saremo in circolazione le cose per la nostra famiglia andranno solo male-.

-Ma ormai siamo morti, cosa vuoi che ce ne importi!- esclamò Ford, infervorato.

-Appunto perché siamo morti dobbiamo pensare alle persone a cui volevamo bene in vita e fare il meglio per loro- continuò a dire Stan, pensando a Soos e a Wendy.

-A che scopo, se loro sono le prime ad odiarci?- provò a metterci un po’ di logica Ford.

Mabel tremava, mentre il nero prima si espandeva poi sembrava ritirarsi, e ad occhi chiusi non aveva la più pallida idea di cosa fare.

-Mabel…- Dipper provò nuovamente a parlare, e Mabel  alzò lo sguardo su di lui, aspettandosi una qualche rassicurazione -Io voglio spezzare la maledizione, ma qualsiasi scelta tu farai… io l’accetterò- Dipper abbassò lo sguardo, pronto a qualsiasi cosa e tenendo stretta la collana tra le mani.

-Ricordi cosa ti avevo chiesto di non fare?- chiese Stan, guardando la pronipote con uno sguardo eloquente e quasi supplicante.

-Prozio Stan…- Mabel, guardò il libro, poi il falò, Dipper, ed infine il prozio, ricordando la loro conversazione notturna -…mi fido di te- cedette poi, e, mentre tutto il nero scompariva quasi di botto dal suo spirito, lanciò il diario tra le fiamme.

-No!- urlò Ford, cercando in qualche modo di impedire l’inevitabile, ma i suoi poteri non funzionavano con l’oggetto che lo teneva in vita.

Stan venne lasciato andare, e il nero sul corpo di Ford evaporò come fumo, lasciando la figura di un ventenne che lentamente scomparve nella luce.

Si guardò intorno come spaesato, e puntò lo sguardo su Mabel, Stan e Dipper.

-Grazie…- sussurrò, prima di sparire in un lampo di luce.

Una stella cadente sferzò il cielo.

Stan sospirò. Probabilmente se fosse stato umano avrebbe pianto, ma per fortuna non poteva, così la sua reputazione non ne avrebbe risentito ulteriormente.

Il suo spirito però si accese di azzurro.

-Dipper?- si avvicinò al pronipote, e si chinò alla sua altezza, indicando il diario ancora ben stretto tra le sue braccia -Potresti farmi questo ultimo favore?- gli chiese indirettamente, e Dipper annuì lentamente, e con mano tremante e occhi lucidi gettò il diario tra le fiamme, che si iniziavano ad espandere.

Non aveva molto tempo, se voleva riuscire ad allontanarsi da lì.

-Vi voglio bene ragazzi- con queste ultime parole, anche Stan scomparve in un lampo di luce con una stella cadente a segnalare la sua ascesa, o discesa, verso qualsiasi cosa ci fosse al di là.

-Mabel…- Dipper si diresse lentamente verso la sorella, che fissava il falò cercando di farsi forza -…forse per spezzare la maledizione non c’è bisogno che tu te ne vada- provò a dire. Non credeva di riuscire a farlo, ora che se lo trovava davanti.

Aveva già perso sua sorella una volta, perché doveva perderla di nuovo?

-Invece devo farlo, Dipper. Io sono morta, e questo non si può cambiare. Sono stata bene con te, e mi sono divertita come mai avevo fatto da viva, ma adesso… è giunta la mia ora, e se questo potrà salvare te e il resto della famiglia, che ben venga- Mabel gli fece uno dei sorrisi brillanti che avevano sempre caratterizzato la ragazza quando era viva.

Dipper pensò a tutti i momenti che avevano passato insieme in quei tredici anni.

Le cacce alle streghe quando erano piccoli, i vari compleanni, le notti passate a vedere le stelle, i segreti detti sotto il tavolo, le confidenze fatte prima di dormire, prima che venissero separati…

Le lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance senza che neanche se ne accorgesse.

-Mabel, io non ce la faccio- sussurrò, tra i singhiozzi.

Non riusciva a rivivere quel dolore di nuovo, a lasciarla andare per la seconda volta, semplicemente non ci riusciva.

-Se Stan avesse spezzato la maledizione trent’anni fa…- cercò di asciugarsi le lacrime, ma erano molte più quelle che uscivano di quelle che Dipper riusciva a togliere.

Mabel gli si avvicinò.

-Dipper, è difficile anche per me, ma tu starai bene. Vedi solo di ricordarti di me al tuo matrimonio con Wendell- ridacchiò, con voce alquanto spezzata.

Dipper accennò una risata.

-Si chiama Wendy, sai- le rivelò, con voce tremante.

-Un bellissimo nome, molto appropriato anche- commentò, sorridendo.

Pensare al futuro era peggio che concentrarsi sul presente, perché Dipper non riusciva proprio a capacitarsi di dover dire addio alla persona più importante della sua vita.

-Mabel, io non riesco a vivere in un mondo dove tu non ci sei- le rivelò, in un sussurro, e lei aprì la braccia.

-Abbraccio imbarazzato tra fratelli?- chiese, anche se era fisicamente impossibile.

-Abbraccio imbarazzato tra fratelli- Dipper le si precipitò addosso, e mimarono un abbraccio che sembrarono quasi sentire.

-Pat pat- dissero insieme, come da tradizione, dandosi delle pacche sulla schiena in simultanea.

-Mi mancherai tantissimo- sussurrò Dipper alla sorella, mentre sfilava la collana dal suo collo e la avvicinava all’incendio che ormai aveva preso buona parte del tetto -Spezzo il legame- sussurrò poi, controvoglia.

-Io sarò sempre con te- gli promise lei, simulando un bacio sulla fronte.

Lui si impose di rimanere con gli occhi aperti mentre avvicinava ulteriormente la catenella alle fiamme.

E si guardavano negli occhi quando la lasciò andare, ed essa cadde, ed iniziò a sciogliersi.

Mabel fece uscire una singola lacrima perlacea quando scomparve in un lampo di luce, e l’ultima stella cadente della notte solcò il cielo notturno, luminosa come nessun’altra stella Dipper avesse mai visto.

Ogni volta che qualche spirito scende dal cielo per vegliare su un proprio caro o ritorna nell’oltre, una stella cadente sferza il cielo notturno, come lacrime di luce su guance blu. Qualcuno esprime un desiderio… e qualcuno si asciuga gli occhi, perché sa di aver perso o guadagnato, un custode davvero speciale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note d’Autore:

Ho davvero amato scrivere questa fanfiction, anche perché è partita in un modo ed è continuata quasi da sola.

Ho cercato come sempre di mantenere i personaggi IC e a proposito di questo ho qualche piccolo appunto da fare.

Le età sono, rispettivamente: 13 anni per Dipper e Mabel. Mi sono informata sui matrimoni nel medioevo ed è risultato che partivano da un’età di 12 anni e mediamente le spose ne avevano 14. Gideon l’ho fatto dodicenne, diciamo che era impaziente di sposare Mabel. Stan ne ha 50. Per gli altri l’età è quella canon. Non potevo permettermi di far avere a Stan un’età troppo avanzata perché per gli standard dell’epoca già 50 anni era un’età davvero avanzata, specialmente per un uomo di servitù.

I colori delle emozioni di Mabel sono ispirati in parte ad Inside Out, o almeno quelle principali.

Per quanto riguarda i caratteri dei personaggi ho cercato anche di adattarli all’epoca.

Perciò la maggior parte della servitù è analfabeta, compresi Soos e Wendy, e a proposito di quest’ultima, non ho messo l’avvertimento Gender bender perché non lo è, e già dall’inizio si capiva che c’era qualcosa che non andava.

E poi non sapevo bene se metterlo o no perché alla fine si scopre che non lo è.

Wendy l’ho resa una ragazza che ha cercato in tutti i modi di non essere una semplice cameriera ma di sentirsi libera, e in un mondo di quel tempo le donne non avevano molte altre alternative.

Wendy è l’unica che poteva tenere quel teatrino per così tanto tempo e reagire a testa alta anche nella situazione più disperata.

Un personaggio per me importante e difficile da rappresentare è stato Stan, dato che è un personaggio che si capisce bene dal suo passato, e qui il passato è diverso.

La sua storia è molto più statica, ma comunque ha sofferto e ciò lo ha portato a diventare il brontolone che conosciamo. Però dato che lavora a stretto contatto con tutti la sua maschera è un po’ crollata, e tutti sanno che tiene davvero tanto alle persone che ha intorno, come si vede abbastanza nel cartone.

Spero di averlo reso bene, perché è il mio personaggio preferito.

Le pagine di diario all’inizio di ogni capitolo sono sue, e non di Dipper come ho voluto far intendere all’inizio. Infatti ho usato pronomi neutri per il fantasma così si poteva intendere sia Mabel che Ford.

E a proposito di Ford, il suo carattere è completamente corrotto dall’oscurità, quindi è come se ci fosse un Bill a controllarlo, pur mantenendo in un certo modo un po’ del suo carattere.

Poi Dondolo l’ho chiamato con il nome originale Waddles perché sono più abituata a quello.

Poi ho messo alcuni riferimenti a scene di Gravity Falls, come l’abbraccio imbarazzato tra fratelli e soprattutto riferimenti alla 2x11, che è una delle mie puntate preferite.

Un’ultimo accorgimento che ho solo un po’ accennato senza dirlo esplicitamente è l’abilità da fantasma di Mabel.

Così come Ford ha l’abilità di sapere le cose perché da vivo era un grande studioso e Stan protegge con la sola forza della volontà perché da vivo proteggeva tutti, così Mabel, che è pura di cuore, riesce a sconfiggere l’oscurità anche quando sta avendo la meglio su di lei.

Credo sia tutto, spero che la storia piaccia e che sia bene strutturata.

Un bacione e alla prossima :-*

   
 
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