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Autore: _shin    22/05/2016    1 recensioni
Cosa può spingere la mente umana a rinunciare alla vita? Quando la giovane Giovanna Pugliesi muore suicida nel bagno di un liceo, tutti rimangono sorpresi dal tragico gesto. Ma i strani rumori e le tentazioni suicide che attraversano la mente degli studenti dell’istituto è l’inizio di un lungo percorso di morte? Tre ragazzi sono pronti a vivere questo incubo ma riusciranno a reggere al potere demoniaco che aleggia nelle pareti dell’Istituto”?
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Entrammo in classe giusto il tempo che la prof di latino iniziasse la lezione. Ci sedemmo accanto al penultimo banco della fila di destra e salutammo gli amici che erano in torno. Eravamo una classe atipica visto che eravamo solo 14 elementi e per una classe di seconda era un numero veramente esiguo. Questo era da imputare alle 10 espulsioni dell’anno precedente, credo record storico per l’istituto. “Ehy Dario bel taglio di capelli” disse Simona facendomi arrossire prepotentemente. “Ehm grazie ero stanco di tenerli sempre così semplici e quindi ho optato per un taglio un po’ più sbarazzino” dissi sperando che non notasse il fatto che il suo sguardo mi scioglieva ogni grammo di sicurezza nella voce. “Hai fatto proprio bene, sei molto più carino così” disse ammiccando e portando la mia soglia di arrossamento ai limiti del colore di Marte. “Grazie” gli dissi solo semplicemente non sapendo cosa altro dire anche se in cuor mio le parole correvano a fiotti ma intasavano quei pochi neuroni funzionanti che Simona stava intasando. Ah com’era bella lei, con quei suoi capelli rossi che gli cadevano dolcemente sulle spalle, e quel neo sulla guancia destra che sembrava prendere la forma di un cuoricino quando rideva; e anche se aveva un filo di pancetta e non era propriamente la classica fotomodella da rivista, mi piaceva, soprattutto il suo sorriso e la sua dolcezza quando mi parlava, senza quel classico sguardo giudicante che intravedevo in tutte le altre persone che guardavano la mia pancia. Mi girai verso Dario che appena mi vide con la faccia paonazza non potè fare a meno di ridere e darmi una gomitata, “Quand’è che la inviterai fuori per un caffè e un aperitivo eh? Quando il Milan tornerà a vincere un’altra Champions? Non mi sembra il caso di aspettare così tanto” disse senza smettere di sorridere. “Aspetto il momento adatto, ricorda le donne devi farle bollire nel loro brodo” anche se sapevo che stavo dicendo una palla colossale non volevo che Dario iniziasse la solita manfrina su Simona. “Si si tu aspetta e aspetta e quando finalmente ti sarai deciso di invitarla, e secondo i miei calcoli tra almeno altri 12 anni, lei sarà già che bella che sposata”. “Dai Max smettila seguiamo la lezione prima il prof inizi a cazziarci” tagliai corto per cambiare discorso sapendo purtroppo che Dario stava dicendo la verità. E spesso la verità fa male, molto male. Pensavo a questo quando sentii una sensazione sgradevole che mi partiva dalla schiena e si insinuava nel cervello. Non saprei come spiegarla ma la parola più adatta credo sia ansia anche se non capivo per che cosa in particolare. Sembrava che le mura della scuola si stringessero attorno a me e sentivo un urlo agghiacciante che partiva dalle viscere della terra e scoppiava nella mia testa. Tutto questo sarà durato si e no 20 secondi e come iniziò, così terminò e notai che nessuno dei miei amici aveva sentito quest’urlo che mi aveva congelato l’anima e mi aveva fatto sentire impotente, un essere inutile nella classe. Non riuscivo a comprendere cosa era successo ma imputai tutto all’ansia delle prossime 3 ore con il professor Ferrante e la chiacchierata, se così si può definire, con Simona. Presi un bel respiro profondo e mi sforzaii di seguire la lezione, ma sentivo che quell’urlo aveva assorbito da me tutte le energie e mi sembrava di vivere in universo parallelo, come se le persone presenti in classe erano perfetti sconosciuti. “Ehy Dario ti senti bene? Sei diventato pallido quasi come Michael Jackson e non è certo un bel vedere” mi disse Enzo che probabilmente era la persona che mi conosceva più di tutti sulla faccia della Terra e a cui non sapevo e non potevo nascondere nulla, tanto lui avrebbe scoperto cosa non mi andava solo guardandomi fisso negli occhi. Avevo sempre un po’ di timore di quegli occhi azzurri, sembrava che aveva i raggi X e che non gli potevi nascondere nulla. A volte è proprio vero che gli occhi oltrepassano barriere che noi costruiamo per proteggerci. “Si Enzo credo ho solo un pò di mal di testa ora esco un pò fuori a prendere una boccata d’aria”. “Vai vai fai bene” disse scrutandomi come sempre. Chiesi alla prof di uscire, e lei, forse notando anche il mio colorito, non fece storie anche se era la prima ora e mi fece andare in bagno. Uscii e mi diressi verso il bagno, e a ogni passo mi sembrava che le pareti della scuola si stringevano sempre di più e mi sentivo le gambe come due blocchi di cemento. Arrivai arrancando al bagno e aprii la porta. Quello che vidi all interno è la causa dei miei incubi notturni da 20 anni. Era l’inizio dell’Inferno e quando ci entri dentro e lo superi il resto della tua vita rimane un esile purgatorio. Urlaii, eccome se urlaii, un urlo che riecheggia ancora nelle mura della mia vita come un martello pneumatico.
  
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