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Autore: Alessia Krum    22/05/2016    1 recensioni
Acquamarina aveva continuato a vedere immagini, immagini brutte e spaventose, che non avrebbe mai voluto vedere. Acqua poteva pensare e vedere quelle figure, ma non stava né dormendo, né era svenuta, non era sveglia e non poteva svegliarsi. Voleva vedere e capire che cosa stava succedendo. Vide un villaggio, un piccolo villaggio sormontato da un castello. Il paesino sembrava tranquillo, ma fuori dalle mura si stava svolgendo una feroce battaglia. Persone con la pelle blu e le pinne combattevano con tutto quello che avevano e una grande speranza contro eserciti interi di mostri viscidi, squamosi e rivestiti da armature pesanti che mandavano bagliori sinistri. La battaglia infuriava. Per ogni mostro abbattuto, morivano almeno due uomini. Poi Acqua vide un uomo, protetto da un cerchio di mostri, che sembravano i più potenti e i più grossi. Quell’uomo aveva un qualcosa di sinistro e malvagio. Indossava un pesante mantello nero e continuava a dare ordini e a lanciare fiamme ovunque.- Avanti, Cavalieri, sopprimete Atlantis e l’oceano intero sarà mio! –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12
Dei e fatine
 
Arrivate al fiume, Acqua guardò il paesaggio intorno. C’erano alcuni alberi tutti attorcigliati. Davano un’impressione un po’ spettrale, ma quei pochi che erano fioriti erano davvero molto carini. Non c’era altro intorno a parte il fiume. Acqua si avvicinò, ma non vide nulla.
- Ma dove sono le fat… -
- Shhh… fai piano, per loro il nostro solito volume di voce è un frastuono fastidiosissimo. Per chiamarle ti devi mettere in contatto con l’acqua del fiume. Loro ti sentiranno. - sussurrò la signora De Orchis. Acqua entrò nel fiume, ma da fuori a dentro non ci fu nessun cambiamento. Era comunque nell’acqua! Chiuse gli occhi e provò ad evocare i poteri proprio come faceva quando andava ad Atlantis. Ci riuscì e sentì di fare parte del fiume e di essere una piccolissima particella d’acqua. Desiderò di poter vedere una fata e, quando aprì gli occhi, la fata era proprio lì, davanti a lei. Era piccolissima ed emanava una leggero bagliore rosa. Le sue ali erano bellissime anche se erano davvero molto piccole. Avevano mille tonalità e sfumature di rosa e sembravano fatte di cristallo.
- Ciao, io sono Lille. Ho sentito il tuo richiamo, hai bisogno di qualcosa? - chiese la minuscola fatina con la sua piccolissima voce.
- Esatto. Mi potresti aiutare? -
- Ma certo! Cosa ti serve? - rispose lei. Acqua notò che aveva un’aria un po’ triste.
- Devo cercare di dominare i miei poteri e usarli solo quando voglio. -
- Ma non l’hai fatto prima? -
- Quando? -
- Quando sei entrata in contatto con il fiume. Tu li hai usati per fare quello che desideravi, non è questo che volevi? -
- É vero, hai ragione! -
- Ti serve solo un po’ di pratica. -
- Grazie per avermi aiutata! - 
- Di niente. Ciao! - Lille salutò Acqua con la sua piccola manina e si nascose trale rocce. La principessa uscì dalle acque del fiume e riferì l’accaduto alla signora De Orchis. Era riuscita ad usare i suoi poteri per fare quello che voleva! E questo significava che l’idea di Max di farle frequentare la scuola in anticipo era assolutamente sensata!
 
***
 
- Concentrati, Acquamarina! -  La voce dell’insegnante le rimbombava nella mente.Seduta a gambe incrociate con i palmi delle mani appoggiati sulle ginocchia,
Acqua cercava di svolgere un semplicissimo esercizio. Doveva riuscire a muovere una piccola corrente d’acqua col pensiero, solo che non ci riusciva. Ma allora come aveva fatto a entrare in contatto con il fiume, prima? Forse il problema era che non si stava impegnando abbastanza. Si concentrò ancora di più, ma la sensazione di appartenenza all’oceano non era ancora arrivata. E di solito, quando la sentiva, significava che i suoi poteri erano in azione. 
- Per oggi può bastare, Acqua, riprenderemo domani. -
- Ma Lille ha detto che dovevo fare pratica! -
- Lo so, ma sforzarti così tanto non servirà a niente, se non a stancarti e basta. -
- Va bene, allora. Arrivederci. -
- A domani. - Acqua uscì dal tempio e si diresse verso il castello. Era davvero sfinita.
 
***
 
- Ciao, cara. Come stai? E’ da un po’ che non ci vediamo. - salutò la zia Olimpia appena la ragazza entrò nel salone.
- Ciao zia. Sono distrutta. - rispose lei sprofondando in una poltrona.
- E come mai? Vuoi che ti prepari una tazza di infuso di alghe? -
- Tanto per cominciare non dormo da circa ventiquattro ore. In più ho fatto una simpatica chiacchierata con le fate del torrente, che, per la cronaca,  non sono proprio vicinissime al villaggio. Aggiungi un’ora di esercizi per provare ad usare i poteri e ottieni una principessa distrutta. -
- Ah, capisco. La vuoi sì o no questa tazza di infuso? - chiese la zia ridendo.
- Sì, grazie. - Acqua la seguì con lo sguardo fino a quando scomparve in cucina. Ritornò dieci minuti più tardi con due tazze bollenti in mano.
- Ecco, tieni. Stai attenta, che scotta. -
- È buonissimo! Prima o poi mi insegnerai a farlo! -
- D’accordo. Allora, sei stata al fiume? - chiese la zia soffiando sulla tazza.
- Sì, ed è stato fantastico! Ho parlato con una fatina, ma alla fine avrei anche potuto non farlo. Dovevo solo usare il cervello. -
- Come si chiamava la fatina con cui hai parlato? -
- Lille, perché? -
- Lo dovevo immaginare. Era amica di tua madre. - Acqua quasi si strozzò con l’infuso quando lo sentì.
- Cosa? E perché non me l’ha detto? -
- Perché le fate rispondono alle domande, non sono il tipo da iniziare una conversazione. Non hanno molta voglia di parlare, sono timidissime. -
- E quando si sono conosciute? -
- Chi? -
- Lille e mia mamma. -
- Più o meno quando Azzurra aveva la tua età. Andava sempre al torrente a trovarla. Pensa che una volta sua mamma, che è anche tua nonna, la stava cercando per portarla a un ballo, ma non la trovava. Ha sguinzagliato amici, parenti e conoscenti, praticamente tutta la città per cercarla. E alla fine, dov’era? Al torrente. -
- É come ascoltare una favola. E secondo te, a Lille manca mia mamma? -
- Secondo me, sì. Perché me lo chiedi? -
- No, stavo solo ripensando alla prima volta che mi hai visto: hai detto che sono identica alla mamma. Vedendomi, Lille avrebbe potuto pensare che fossi lei. Poverina…io non sapevo che conoscesse mia mamma, dev’essere stata una bella delusione sapere che non ero lei! Tra l’altro, io non sapevo nemmeno che si conoscevano e non le ho detto nulla. Come mi dispiace… -
- Non ti preoccupare, sono certa che ha capito. Le fate hanno come…un sesto senso! - disse Olimpia per consolare Acqua. Poi decise di cambiare argomento:
- E invece ieri, com’è andata ad Arkàn? A parte l’attacco, intendo. Quello non dev’essere stato molto divertente! -
- Bene, ma è stato un po’ triste vedere tutta quella desolazione… -  poi si ricordò di quello che aveva detto a Max, la mattina prima. - Ah, zia, ti devo dire una cosa. Quando sono stata davanti alla statua del dio Horun… ho provato qualcosa. Una sensazione strana. E poi l’ho toccato, e sono entrata nella sua mente, ho visto i suoi ricordi, credo, ma Max ha detto che non era mai successo prima e non mi ha saputo spiegare il perché. Tu lo sai, vero? -
- Come hai detto che si chiamava il dio? -
- Horun. -
- Horun…fammi pensare… Horun…ci sono! E so anche perché hai fatto quello che hai fatto. -
- Cioè? -
- Ascolta. Horun in realtà non era proprio un dio, ma era un re e aveva poteri speciali. Controllava l’acqua e per questo tutti iniziarono a venerarlo come una divinità. Ma ora ascoltami. Tu controlli l’acqua e le fai fare quello che vuoi. Tu e lui avete gli stessi poteri, che sono stati originati dalla stessa identica particella di magia. Praticamente tu e lui siete la stessa persona, dal punto di vista dei poteri. Ed ecco spiegato perché solo tu sei riuscita ad entrare nella sua mente e a vedere i suoi ricordi. Solo tu perché tu e lui siete una cosa sola. Ed è come se i suoi ricordi fossero i tuoi ricordi. -
- Sì, il ragionamento non fa una piega, anche se faccio un po’ fatica a crederlo. Va beh! Non mi dovrei più sorprendere davanti ad una cosa simile. Peccato che io non sappia ancora usare i miei poteri. -
- Con i poteri della mente si può fare tutto. Te l’ho già detto, no? -
   
 
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