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Autore: CassandraBlackZone    22/05/2016    5 recensioni
Raccolto tutto il suo coraggio, Maria uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò al grosso cilindro di vetro. All’interno di quest’ultimo, il corpo del riccio antropomorfo nero e rosso galleggiava nel liquido verde fluorescente con gli occhi chiusi e un’espressione serena sul volto. Improvvisamente, non le fece più così paura. Provava più pena, vedendo tutte quelle ventose e fili attaccati su diverse parti del corpo.
«Ti ricordi come si chiama?»
Maria si voltò verso il nonno. «Shadow, giusto?» riportò l’attenzione sulla Forma di vita Definitiva. «Shadow… the Hedgehog.»
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Gerald Robotnik, Maria Robotnik, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fu una tale sorpresa vedere quel corpo muoversi in quella cella di contenimento, che Maria si nascose velocemente dietro la schiena del nonno, impaurita.
L’uomo, con fare paterno, accarezzò dolcemente i capelli dorati della bambina, rassicurandola. «Non preoccuparti. Non ti farà niente.» le disse sorridendo.
«Ora si sveglia?» chiese lei con la voce strozzata.
«Lo farà molto presto.»
Raccolto tutto il suo coraggio, Maria uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò al grosso cilindro di vetro. All’interno di quest’ultimo, il corpo del riccio antropomorfo nero e rosso galleggiava nel liquido verde fluorescente con gli occhi chiusi e un’espressione serena sul volto. Trovava curiosa la forma degli aculei bicolori, ma ne era soprattutto affascinata; un po’ meno lo era dei piccoli artigli delle mani e dei piedi.
Improvvisamente, non le fece più così paura. Provava più pena, vedendo tutte quelle ventose e fili attaccati su diverse parti del corpo.
«Ti ricordi come si chiama?»
Maria si voltò verso il nonno. «Shadow, giusto?» riportò l’attenzione sulla Forma di Vita Definitiva. «Shadow… the Hedgehog.»
«Esattamente. Al suo risveglio potrai giocare con lui.»
Maria rabbrividì, cercando gli occhi del nonno dietro ai suoi piccoli occhiali rotondi, invano.
«Oh, piccola mia» percepita la preoccupazione della nipotina, l’uomo le si avvicinò per darle una bacio sulla fronte. «Devi stare tranquilla. Lui è diverso. Shadow ha bisogno di qualcuno che gli faccia compagnia.»
«Fa bene ad essere spaventata» disse acido Morris, l’assistente di Gerald, che guardò dall’alto in basso la bambina. «Una ragazzina come lei non è in grado di badare al progetto Shadow.»
Maria accolse lo sguardo smeraldo, rispondendo a tono, mentre Morris sogghignò senza perdere la sua arroganza. «Pensi davvero di poter tenere testa ad uno come il progetto Shadow? Sbaglio o piagnucolavi ogni volta che Biolizard ruggiva?»
«Suvvia, Morris!» il professore diede una pesante pacca sulla spalla dell’assistente, cogliendolo di sorpresa. «Biolizard ha spaventato praticamente tutti. Soprattutto te.»
«Non mi pare il caso, professor Robotnik…» disse l’altro a denti stretti.
Gerald allargò un sadico sorriso strizzando un occhio a Maria, che ricambiò. «Morris caro, mi faresti il favore di controllare i valori del nostro Shadow?»
Morris acconsentì, tirando un sospiro di sollievo e si avviò verso l’uscita.
«Lui non mi piace» disse Maria alla chiusura delle porte automatiche. «Dovevi proprio scegliere lui, nonno?»
«Maria Robotnik, non ti facevo così spietata» ridacchiò l’uomo. « Purtroppo per te, Morris è l’unico qualificato per questo lavoro.»
«È arrogante e antipatico» disse la bambina con lo sguardo basso.
Maria ricordava fin troppo bene l’arrivo di Morris sulla colonia spaziale ARK. Le bastò un solo sguardo per capire che non sarebbero mai andati d’accordo, a partire dal suo petto gonfio di alterigia, il volto squadrato e i capelli ingellati all’indietro che trovava di cattivo gusto.
«Sì. È arrogante, antipatico, ma è anche un ragazzo brillante» Maria fece una leggera smorfia che divertì non poco il professore. «Che ne dici se ora ci facciamo una cioccolata calda?» chiese con una punta di entusiasmo.
Gli occhi della bambina si illuminarono di colpo. «Con la panna?»
Gerald la tirò su con facilità per prenderla in spalla. «Tre belle cucchiaiate.»
I due si avviarono all’uscita ridendo e pregustando già la bella tazza di cioccolata fumante.
 
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«-dow… Sha… dow…»
Nonostante muovesse le sue orecchie, un fischio assordante impediva al riccio nero di riconoscere la voce che lo chiamava. Sentiva un dolore lancinante al petto e alla testa. «Cosa diamine…» provò a parlare, ma senza sentire la sua voce.
«Shadow! Avanti, alzati!»
Riacquistato l’udito, Shadow riconobbe la voce: era Sonic, suo amico e rivale.
«Sonic? Che cosa è successo?» chiese rialzandosi.
«È quello che vorrei chiedere a te!»
«Io? Che cosa avrei fatto?» Shadow si lascò guidare dagli sguardi di Sonic che indicavano sostanzialmente tutto ciò che circondava i due ricci. Guardatosi attorno, il nero spalancò gli occhi dalla sorpresa. «No, non è possibile.»
«Bene. Almeno sai dove ci troviamo» disse Sonic inarcando un sopracciglio. «Si può sapere perché siamo qui?»
Shadow si voltò verso Sonic. «Sarei stato io?»
Il blu si portò una mano sulla fronte e sospirò «Stavamo combattendo contro Eggman» disse con tutta la pazienza che aveva. «Ma l’attacco di un robot ha sorpreso entrambi e tu hai usato il Chaos Control.»
Il nero rievocò il momento della battaglia alla base del dottor Eggman, quindi anche il suo salvataggio.
«Te lo ricordi?»
«Sì. Anche fin troppo» si toccò il petto ancora dolorante. Si era salvato per un pelo.
«Andiamo al dunque. Dove ci troviamo?»
Shadow si concesse una pausa di silenzio per poter confermare la loro posizione. Macerie a parte, gli schermi, i macchinari e le diverse consolle di comando erano familiari al riccio nero. Non c’era alcun dubbio: si trovavano sulla colonia spaziale ARK.
«Cosa?! Siamo dove sei nato tu? » chiese Sonic sorpreso.
«Tecnicamente creato» lo corresse la Forma di Vita Definitiva con amarezza.
«Nato. Creato. Non fa differenza» si difese il blu.
«Non lo è per te» Shadow si fece strada tra i rottami e i vetri rotti per raggiungere una leva. Incanalata una piccola quantità di energia caotica, la abbassò.
La stanza iniziò ad illuminarsi. Diverse luci si accesero all’istante, altre esitarono un paio di volte. Le ultime puntarono un grosso cilindro di vetro alto quattro metri e largo due. Era vuoto e impolverato.
«E quello cos’è?» domandò Sonic avvicinandosi al centro della stanza.
«È la cella di contenimento in cui sono stato creato» rispose freddo Shadow.
Sonic sfiorò con una mano il vetro, spostando uno strato di polvere. All’interno penzolavano delle ventose attaccate a dei cavi. Intravide anche dei grossi aghi che lo fecero rabbrividire. «Allora non scherzavi.»
«Ti sembro uno che scherza, impostore?» ruggì Shadow alterato. «E comunque ormai non ha alcuna importanza. Sono passati cinquant’anni.»
«Perché siamo qui?» tentò di nuovo Sonic. «Perché siamo sull’ARK, se l’abbiamo distrutta tempo fa?»
Shadow gli lanciò un’occhiata veloce. «Non ne ho idea.»
Stretti con forza i pugni, il riccio bicolore cercò invano di ricordare quel sogno dimenticato, ovvero  il giorno in cui incontrò per la prima volta la sua adorata Maria, ma le immagini vennero offuscate da numerose domande: cosa lo ha portato a teletrasportarsi lì? Perché proprio adesso? Che fosse una conseguenza dell’essere la Forma di Vita Definitiva?
Shadow scosse la testa, deluso. Non era una conseguenza, bensì una debolezza. Il solo pensiero di quella notte lo ha portato a viaggiare nello spazio e nel tempo e quindi tornare nel posto in cui tutto ebbe inizio. O per meglio dire: dove tutto ebbe fine.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
La mia immaginazione non ha freni. Nonostante sia impegnata ( e anche in crisi) con un’altra storia ho voluto ugualmente iniziarne un’altra. Sono un’idiota. Ma ormai… il danno è fatto.
Sono una fan di Shadow, poiché è un personaggio con una back story a dir poco fantastica. Con questa storia vorrei illustrarmi la mia versione del passato di Shadow e Maria. Giusto per chiarire la presenza dei due ricci, esseno un “What if”, ho lasciato che Shadow sopravvivesse dopo aver salvato la Terra dalla collisione con l’ARK. Perciò, vi prego di non uccidermi e spero che vi piaccia ugualmente questa storia ^__^.
Vi prego di segnalarmi qualsiasi tipo di errore, sia inerente al personaggio che alla grammatica.
Detto questo, grazie per aver letto questo primo capitolo!
A presto!
 
Cassandra
   
 
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