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Autore: TheStrangeCaseOfCass    24/05/2016    0 recensioni
Durza ed il suo esercito di Urgali sono stati sconfitti e i Varden si stanno spostando verso il Surda mentre i loro agenti nell'Impero diffondono notizie su Eragon. Fergal, un giovane che viene da una famiglia benestante ma non ricca, decide di unirsi a loro. Non sa dove si trovino, ma lungo la strada farà un incontro inaspettato...
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dove l'aria è polvere


Fergal avanzava sulla strada polverosa con aria falsamente disinvolta, cercando di passare per un viaggiatore qualsiasi. Purtroppo per lui, un giovanotto sulla trentina con una spada al fianco e un arco a tracolla attirava facilmente l'attenzione degli altri passanti, soprattutto in un momento come quello, in una zona tanto vicina ai confini dell'Impero. Ancora due giorni di viaggio, forse uno, e avrebbe varcato il confine con il Surda.
Fergal fu scosso da un brivido di eccitazione all'idea di sè stesso in una terra diversa da quella su cui regnava Galbatorix. Non era mai stato fuori dall'Impero, anzi, non aveva mai neanche lasciato il paesino ai piedi del monte Marna dove era cresciuto. Solo i libri, i tantissimi libri donatigli dal padre avevano instillato nella sua mente concetti come "libertà" e "giustizia", lo avevano accompagnato in mille e mille viaggi in su e in giù, in lungo e in largo per tutte le terre conosciute e anche attraverso quelle di cui si era persa la memoria o che erano state create dalla mente umana. Laddove il tiranno aveva impedito che la storia venisse ricordata, intervenivano i racconti di suo padre. E così Fergal aveva appreso la verità sui Cavalieri dei Draghi e su come il re avesse tradito i suoi fratelli. E sapeva anche che i Varden stavano radunando le loro forze nel Surda per sferrare finalmente un attacco, ma per sapere questo bastava tenere occhi e orecchie bene aperti. Quando lo era venuto a sapere aveva passato settimane senza quasi mangiare, tanto era indeciso fra il restare dov'era a vivere la sua vita da giovane benestante e il partire per rincorrere i suoi ideali. Alla fine, con la benedizione dei genitori, aveva preso un cavallo ed era partito al galoppo nella notte, diretto verso Cithrì. In quel momento si trovava alle porte di una cittadina a sud di Furnost, dove avrebbe passato la notte in qualche locanda. Certo, sarebbe arrivato prima cavalcando, ma l'aria calda e secca del pomeriggio rendeva piacevole la passeggiata, inoltre quel povero cavallo meritava un pò di riposo. 
Le sentinelle alle porte del villaggio gli rivolsero un'occhiata annoiata e lo lasciarono passare. 
All'interno delle mura le strade erano abbastanza larghe da far passare un carro e si dipanavano fra le case come una ragnatela polverosa. A mano a mano che Fergal si avvicinava al centro del paese la folla aumentava: incrociò bambini vivaci che si rincorrevano, uomini che discutevano del prezzo della carne, donne che portavano sotto il braccio ceste di verdure. Doveva essere giorno di mercato. Da un banchetto veniva un odore dolce e invitante, che risvegliò l'appetito del giovane. Comprò una ciambellina alle erbe e notò, in una piazzetta nascosta, un nutrito gruppo di persone che si accalcava attorno ad una ragazza. Incuriosito, Fergal si avvicinò.
Dai gradini di una casa osservò meglio la fanciulla: sembrava più giovane di lui, aveva la pelle bianca ed il naso affilato, le labbra pallide e gli occhi dorati, incorniciati da una massa di capelli corvini lunghi e mossi. Indossava un vestito rosso scuro le cui maniche non le coprivano che le spalle, un mantello verde oliva col cappuccio abbassato e portava una borsa di pelle alla cintura, mentre una tracolla giaceva ai suoi piedi. Sembrava una girovaga. A Fergal piacevano i girovaghi, quindi decise di aspettare che la ragazza si esibisse. 
Quando si fu radunata ancora altra gente, la ragazza si accovacciò per terra e iniziò a cantare con voce bassa.
- Cronaca del giorno in cui l'aquila volò su confini dove l'aria è polvere. 
  Storia di un bambino che quell'aquila incontrò e tese le sue braccia a chi le braccia gli rubò.
  Ed un soldato raccontò di come il cielo si oscurò e in terra pianse lacrime, urlando ruggine.
  Ma che cos'è la libertà, e che significato ha?
  Non si può credere a una bandiera se è il sangue a vincere. 
  A vincere... -
Un brivido attraversò la schiena di Fergal, non solo per la bellezza della voce della ragazza. Doveva essere molto coraggiosa o alla ricerca della morte per cantare simili versi, anche uno sciocco avrebbe capito che l'aquila era in realtà Galbatorix! Infatti un uomo si allontanò velocemente, quasi avesse paura di ascoltare quelle parole. Fergal era letteralmente ipnotizzato dalla voce della fanciulla e dal suo sprezzo del pericolo. 
- L'aquila non dorme mai, sacrifica i suoi eroi, mette in mostra le sue stelle e i suoi trofei.
  AH!
  Il bambino è orfano di casa e di poesia per l'indifferenza che la guerra ha dentro sè!
  Ed un soldato raccontò di come il tempo si fermò, la terra pianse lacrime d'aceto e grandine!
  Ma che cos'è la verità, e che significato ha?
  Non si può credere a una bandiera se è il sangue a vincere! -
Ma sa cosa sta cantando??? pensò Fergal allibito. Gli eroi sacrificati erano i Cavalieri dei Draghi, le stelle e i trofei i Rinnegati e le teste dei nemici del re, mentre il bambino rappresentava probabilmente l'intero popolo di Alagaesia. Una donna prese per un braccio il figlioletto e lo trascinò via. Alcuni uomini la seguirono scuotendo la testa e gettando occhiate preoccupate tutt'intorno.
- Oh, che cos'è la libertà, e che significato ha?
  E' il sole che non sorge mai, è il buio addosso a noi!
  Ed un soldato raccontò di come il cielo si oscurò, di come a vincere c'è una bandiera che ha il sangue dentro sè!
  Dentro sè!
  Dimmi che cos'è la libertà, cos'è? -
Quando la ragazza smise di cantare era rimasto un pugno di persone. Fergal stava per lanciare una moneta nella bisaccia ai piedi della ragazza quando giunse un discreto gruppo di soldati. Uno di loro ordinò, con l'aria spavalda dei capitani:
- Chi non vuole rendersi colpevole di lesa maestà si allontani immediatamente da quella ribelle! Tu, sei in arresto, in nome del re! -
La parola "ribelle" risvegliò una vocina nella mente di Fergal: e se la ragazza fosse stata in contatto con i Varden? Se fosse stata una specie di reclutatrice? Un soldato si avvicinò alla ragazza per legarle le mani. Quella però afferrò la bisaccia e con questa colpì il soldato alla guancia, facendolo barcollare. Doveva esserci qualcosa di molto pesante lì dentro. Lo stesso trattamento fu riservato ad altri due soldati, ma era evidente che la ragazza non avrebbe resistito a lungo.
Fergal tentennava, desideroso di intervenire e allo stesso tempo consapevole che questo avrebbe significato non essere più il benvenuto in una qualsivoglia locanda nei dintorni. Fu una voce nella sua testa a dissipare gli ultimi dubbi, una voce che non aveva niente a che vedere con la sua coscienza. Non sono una Varden, ma posso portarti da loro. Sempre che non mi ammazzino prima. Ti dai una mossa o resti lì a guardare? Gli occhi dorati della ragazza incatenarono per un secondo quelli castani di Fergal, che si rese conto a posteriori che la ragazza era una frangisenno. Nel frattempo il capitano aveva sguainato la spada e stava per abbatterla sulla giovane, quando una freccia gli si piantò nel braccio, facendogli perdere la presa sulla lama. Nelle mani di Fergal, la corda dell'arco vibrava ancora. I soldati furono colti alla sprovvista e impiegarono qualche secondo a comprendere chi fosse l'arciere, tempo che la ragazza impiegò per disarcionare il più vicino e prendere il suo posto in sella. Quindi sfrecciò accanto a Fergal a tutta velocità, facendogli cenno di seguirla. Lui si affrettò a spingere il cavallo verso le mura. Più di una volta furono costretti a saltare botti, gabbie di galline,sacchi di tela, e per poco Fergal non investì un ragazzino.
Le due guardie che stazionavano alla porta del paese, che già non sorvegliavano l'esterno delle mura, figurarsi l'interno; quasi morirono di spavento quando i due cavalieri li superarono di gran carriera. La ragazza rallentò l'andatura quel tanto che bastava perchè Fergal arrivasse a portata d'orecchio, quindi disse:
- Seguimi, conosco un posto sicuro. - e riprese a galoppare verso la barriera di alberi della foresta bianca.
Fergal non era del tutto sicuro che fosse una buona idea, si diceva che strani spiriti vivessero all'ombra di quegli alberi, ma che altro poteva fare? Doveva raggiungere i Varden, anzi, magari gli spiriti erano proprio loro! Con un sospiro, Fergal si rassegnò a seguirla mentre si inoltrava nel bosco. 
Dopo qualche ora di cavalcata, quando ormai il cielo era infiammato dal tramonto, la ragazza si fermò in una radura. Una tenda di stoffa verde era tesa fra due pioppi bianchi, davanti ad un cerchio annerito di braci. La ragazza smontò da cavallo e, senza degnare Fergal di uno sguardo, legò l'animale in un angolo della radura.
- Grazie per avermi aiutata. - disse, stringendo il nodo.
- Dovere. - rispose semplicemente lui. 
La ragazza si voltò e inarcò un sopracciglio.
- Nessuno si sente in dovere di aiutare una girovaga. Lo hai fatto perchè vuoi andare dai Varden. -
Fergal si sentì punto nel vivo: era vero, la pinta finale era stata quella, ma avrebbe comunque scoccato la freccia. Lo disse alla ragazza, che stavolta gli sorrise distendendo il volto. Era molto graziosa.
- Allora devo ringraziarti doppiamente. Oh, a proposito Fergal, il mio nome è Mohana. - 
Fergal non si stupì quando Mohana lo chiamò per nome, era stata nella sua testa dopotutto. Purtroppo lui non sapeva schermare la mente. 
- Se non sei una Varden, come mai sai dove sono? - le chiese, legando a sua volta il cavallo.
- Circa due mesi fa sono stata catturata da dei mercanti di schiavi diretti a sud-est, verso i Beor. Ho dovuto seguirli nei loro viaggi e... beh, puoi immaginare come sia stato. -
Mohana si strinse le braccia attorno al corpo rabbrividendo. I muscoli di Fergal si contrassero per la rabbia. Odiava i mercanti di schiavi, non li riteneva neanche degni di essere chiamati uomini. Più per calmarsi che per altro, disse:
- Però sembri essertela cavata bene. -
Mohana sorrise amaramente e rispose:
- Diciamo di sì. Eravamo accampati ai piedi delle montagne quando il capo dei mercanti ha visto un gruppetto di viaggiatori. Ha radunato un manipolo e li ha circondati, mentre noi prigionieri restavamo nella macchia con delle sentinelle. Sembrava non facessero resistenza, ma poi dal cielo è arrivato un drago blu. -
Lo sguardo della fanciulla si illuminò nel pensare a quella creatura stupenda che le aveva permesso di fuggire. Insieme ad altri prigionieri aveva sopraffatto le sentinelle, rubato quante più provviste possibile e poi si era messa sulle traccie dei viaggiatori e del drago. Ben presto si era accorta che non era l'unica a seguirli: anche un esercito di Urgali era loro alle costole, così lei si era nascosta in una valle laterale e aveva seguito a debita distanza i mostri.
- Le loro tracce erano molto più facili da trovare. - scherzò frugando nella bisaccia. -Accidenti, devo aver regalato un acciarino a quei soldati... uff! - sbuffò, gettando un'occhiata veloce a Fergal per poi puntare il dito contro il cerchio di braci e ordinare - Brisingr! - . Delle fiamme arancioni danzarono sui ciocchi di legno consumati. 
- Tu sai usare la magia?!? - gridò Fergal esterrefatto. Quella ragazza era sorprendente. Lei si strinse nelle spalle.
- Se non lo sapessi fare a quest'ora sarei piena di cicatrici. Ma rispetto ad altri della mia carovana sono una principiante. -
- Perchè hai seguito il drago invece di cercare di tornare dalla tua carovana? -
- Era troppo tardi, avrei dovuto attraversare mezza Alagaesia. In questo momento saranno a Dras-Leona, o a Teirm. Non avevo altra scelta se non aspettare che tornassero qui al sud, quindi ho seguito gli Urgali. Ho trovato i Varden, o meglio, loro hanno trovato me e mi hanno riaccompagnata nell'Impero, a patto che fossi sempre pronta ad aiutarli. Pochi giorni fa mi hanno contattata chiedendomi di portare le persone dalla loro parte, di spingerle ad abbracciare la loro causa, la nostra causa. E come potevo farlo se non cantando? E' la mia arte. -
La passione che permeava la voce di Mohana colpì Fergal. Era questo che apprezzava dei girovaghi, dedicavano la loro vita alla "loro arte", qual che fosse. Chi cantava, chi danzava, chi scolpiva, chi recitava, chi suonava, chi dipingeva... erano un popolo di artisti.
- E tu? Come fai ad avere la spada di un Cavaliere? - chiese Mohana con uno sguardo furbetto.
Fergal ridacchiò e slacciò il fodero dalla cintura, porgendo la spada alla giovane.
- Undbitr... è stupenda. - sussurrò lei, sfiorando con reverenza il marchio nero impresso sul fodero turchino. Afferò l'elsa argentata con uno zaffiro incastonato nel pomolo ed estrasse la lama con una maestria insolita per una ragazza. Ammirò i riflessi traslucidi della lama sottile.
- Che strano... sono gli stessi colori del drago che ho visto... -
- La spada è antica. Mio nonno l'ha trovata dove venne ucciso Morzan, non sapeva a quale Cavaliere appartenesse. -
- Ti porterò dai Varden. Sì, lo farò. Credo che Lady Nasuada sarà molto interessata a te. - disse lei a voce ancora bassa, riponendo la spada nel fodero e restituendola a Fergal. 
- Lady Nasuada? -
- E' il nuovo capo dei Varden. Ti piacerà, condividete molte idee a quanto pare. -
- Mi fido... ma potresti smettere di leggermi nel pensiero per favore? -
Il bosco risuonò delle risate di Mohana.

Spazio dell'autrice
Salve, purtroppo per voi appartengo anche a questo fandom e ho deciso di "invaderlo" con questa song-fiction che spero vi sia piaciuta. E' la prima che pubblico (ma non che scrivo) ed è anche la mia prima storia sul Ciclo dell'Eredità. 
La canzone è Dove l'aria è polvere di Laura Pausini ( https://youtu.be/02V5UssZX-U )
I personaggi principali sono di mia invenzione mentre i luoghi appartengono alla mappa di Alagaesia (non trovo la "e" con la dieresi, mi dispiace). Fergal significa "verdeggiante", credo in celtico ma non ne sono affatto sicura, mentre Mohana è indiano e significa "incantevole". E no, non credo di scrivere altre storie su di loro, nè long nè one-shot.  
Naturalmente non potevo lasciare Undbitr nelle mani di Galbatorix, inoltre mi divertiva l'idea di farla stare così vicina ad Eragon senza che lui venisse mai a saperlo. 
Non mi pare di avere altro da aggiungere, ringrazio in anticipo qualunque anima buona che deciderà di lasciarmi una recensione e chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare fin qui ^^
Bye! 
Cass
   
 
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