Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: tectonik978    24/05/2016    0 recensioni
Mi chiamo Keiran Nightingale, e sono un…, e difficile trovare una vera definizione, per quello che sono diventato nel corso della mia vita, quindi lascerò a voi il compito di immaginarvi un nome. Sto per raccontarvi la mia storia è di quelli che mi hanno conosciuto, amici o nemici.
In questo libro sentirete parlare di umani, di Deva esseri che usano i poteri dei elementi come armi, dei Lycan ibridi di umani e lupi, di ninfe e di draghi. Ci sono complotti di esseri venuti da un passato ormai dimenticato, e di relazioni impossibili.
e il mio primo racconto, ve ne sarei grato se mi darete le vostre opinioni o critiche produttive. spero che vi piaccia buona lettura
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 8

 

   E cosi il mio allenamento comincio, mi sedetti nell’acqua e chiusi gli occhi. Mi concentrai sul rumore dell’acqua mentre sbatteva sulle sponde. Aqua non mi aveva dato molti indizi su come trovare la fonte del nostro potere, dentro il nostro animo, ma volevo fare un tentativo. Usai una tecnica di meditazione dei Lycan, che veniva impiegata per facilitarci le trasformazioni parziali.

   Non funziono molto, dopo due giorni non avevo ancora fatto nessun progresso. La meditazione dei Lycan consisteva nel concentrarsi su una parte specifica del corpo e provare a farla cambiare. In quel momento io dovevo sprofondare nel profondo del mio animo.

   Non mi aresi e ci riprovai. Questa volta svuotai la mente e rimassi immobile nell’acqua. La lasciai fluire intorno a me, coprirmi e bagnarmi le gambe. Dovevo diventare tutt’uno con quel lago e con quell’elemento, e allo stesso tempo scendere nei meandri della nostra essenza.

   Stavo ormai meditando da un mese ormai senza sosta giorno e notte. Non ero ancora riuscito ad arrivare alla fonte del mio potere, ma avevo scoperto alcune novità sul mio corpo. Immerso nell’acqua il mio corpo rallentava. Il mio metabolismo, respiro e persino il mio cuore, funzionavano a livelli minimi. Mi bastava mangiare qualcosa una volta a settimana per essere sazio. Il mio respiro e i battiti del mio cuore erano così lievi, che chiunque mi avesse visto in quel stato avrebbe pensato che fossi morto. Ma grazie a queste caratteristiche riuscivo a rimanere in meditazione per giorni interi senza mai distrarmi, e i frutti del mio allenamento sarebbero arrivati presto.

   In una notte candida e senza luna, riuscì ad arriva in fondo al mio essere. Quello che trovai era un’immensa stanza bianca. Dentro questa stanza ero isolato, non riuscivo più a sentire niente al fi fuori di essa. Il mondo al di fuori era scomparso, e li dentro regnava un incredibile silenzio e pace. Non tutto li dentro era bianco, al centro di ogni parete cera un enorme runa di colore rosso sangue. Ogni parete aveva una runa diversa, ma tutte e tre erano circondate dalla stessa frase che si trovava sulla mia daga e sui orecchini. La stessa cosa valeva anche per il soffitto e il pavimento.

   Intorno alle rune sul soffitto e sul pavimento, la frase intorno ad esse era sistemata in modo diverso dalle altre. Sul soffitto la frase era ripetuta in cerchio e intorno alla runa per ben sei volte. Mentre quella sul pavimento due volte, una vicina all’altra e tagliavano la stanza a metta. Dava l’impressione che il pavimento fosse fatto da due porte e in quel momento erano chiuse, e che serviva un innesco per aprirle.

   Intuì al volo quello che stavo osservando con tanta attenzione. Le quattro pareti erano i rami e i poteri derivati dall’elemento acqua. Mentre il pavimento era il limitatore del mio potere che si trovava nella daga. Infine sul soffitto si trovava il sigillo che bloccava la maggior parte del potere di Aqua.

   Su una delle pareti la scritta era sbiadita, e stava scomparendo. Mi diressi nella sua direzione, e quando li fui vicino toccai il muro con una mano. Dove avevo toccato il muro con la mano, parti una sottile linea azzurra e andò a sbattere contro la scritta intorno alla runa. La scritta al contatto con la linea esplose, lasciando la runa scoperta.

   La runa si illumino di un azzurro chiaro, e dal centro di essa comincio a scendere un fiume d’acqua. più che un fiume, era un piccolo ruscello, che cadeva sul pavimento come se fosse una cascata. Per poi proseguire fino al centro della stanza dove si fermava e si accumulava, cominciando a dare vita a quello che sarebbe potuto diventare un lago.

   Mentre osservavo come scendeva l’acqua sulla parete, alle mie spalle senti apparire una presenza, e girai subito la testa. Dietro di me cera Aqua. Non era piccola come al esterno, ma immenso e possente come il suo vero corpo infondo al lago.

·         Vedo che finalmente sei riuscito ad arriva qui. Sei stato molto bravo, pensavo che ci avresti messo più tempo. Mi disse lei con una voce contenta.

·         Devo dire che non e stato così facile come immaginavo. Ed una volta arrivato ho trovato questa stanza un po’ spoglia. Quelle rune e le scritte sono i sigilli che avete messo su di me, dico bene? Le chiesi serio.

·         Proprio cosi, ci vorrà un po’ di tempo per toglierli tutti. E dipenderà tutto dal tuo impegno.

·         Adesso quale il passo successivo?

·         Vedo che sei impaziente, ma non hai ancora completato ancora questa prima parte dell’allenamento. Ti devo ricordare che ci hai messo un mese interno per arrivare qui. Per usare il tuo potere al meglio dovrai trovare questo posto in un istante. Arrivare in questo posto ti deve risultare facile come respirare. Deve essere un’azione del tutto involontaria, come il battito del cuore. Solo cosi potrai usare il potere in modo rapido e senza distrarti durante un combattimento. Parleremo della prossima fase quando sarai in grado di raggiungermi qui in soli pochi attimi di concentrazione.

   Quando apri gli occhi, mi vidi galleggiare sopra l’acqua, ma basto solo il pensiero di sorpresa per farmi cadere. Avevo il corpo indolenzito per tutta l’inattività, ma era riposato e pieno di energia. La stessa cosa non potevo dirla della mia mente. La testa mi stava scoppiando per tutto lo sforzo che avevo fatto, e la mia pancia chiedeva qualcosa da mangiare. Erano giorni che non mettevo qualcosa sotto i denti, e visto che dovevo sgranchirmi tutto il corpo, decisi di andare a cacciare qualcosa nella foresta.

   Essere diventato un deva, le mie doti fisiche non erano diminuite. La forza era rimasta la stessa, ma la velocita e l’agilità che prima avevo nel mio stadio selvaggio, adesso riuscivo a richiamarle anche quando ero in forma umana. Sentivo ancora la mancanza nel trasformarmi in un Lycan, e mi mancava terribilmente. Non riuscire a trasformarmi mi dava una sensazione incompletezza, come se mi mancasse un braccio o una gamba. Ma cominciavo ad abituarmici a quel idea, e ad accettare il mio nuovo corpo.

   Continuai i miei allenamenti con la meditazione, e ogni volta riuscivo a ritrovare quella stanza sempre più veloce. Impiegai più di quattro mesi a raggiungerla solo concentrandomi per un istante. Non era ancora ad un livello adatto per un combattimento, ma per Aqua basto per cominciare la fase successiva del mio allenamento.

   La fase successiva consisteva nel rimanere in contato con la mia fonte di potere, e usarla per esercitare un controllo sull’acqua del lago. Non era un principio molto difficile, perché lo facevo incoscientemente ogni volta che meditato. Era per questo motivo che ogni volta che aprivo gli occhi galleggiavo sulla superfice dell’acqua. ma questa volta dovevo rimanere cosciente nella realtà, e applicare quel controllo con la mia volontà. Un compito che si rivelo tutt’altro che facile.

   Le prime volte che ci provavo, succedevano due cose. Se ero troppo concentrato nell’attingere il potere, la mia coscienza veniva risucchiata in quella stanza e io perdevo i contatti con l’esterno. Invece se mi concentravo troppo sulla manipolazione dell’acqua, perdevo il contatto con la sorgente del mio potere e non succedeva niente.

   Riuscivo a tenere in equilibrio le due parti per pochissimi istanti, nei quali se ero fortunato riuscivo a sollevare qualche goccia d’acqua. Quell’allenamento richiedeva uno sforzo mentale tremendo. Ogni sera avevo dei terribili mal di testa, che pero venivano alleviati dalle mie amiche ninfe.

   Ormai ero cresciuto, ed ero un ragazzo con un fascino unico, e io di sicuro non riuscivo a resistere al loro. Cosi una sera quando stavo riposando, la Driade decise di sedurmi ed insegnarmi la bellezza dei rapporti carnali. Da quella notte, ogni sera in cui non ero troppo esausto, una di loro mi insegava nuovi metodi di dare e ricevere del piacere.

   Le settimane e i mesi passavano, e io cominciavo a prenderci la mano con i miei allenamenti. Aqua aveva sempre avuto ragione. Fu solo quando, entrare in quella stanza e attingere alla fonte del mio potere, divenne un’azione involontaria e ormai automatica come un battito di cuore, o un respiro che cominciai veramente la seconda fase del mio allenamento.

   Esseno diventato un gesto automatico attingere al mio potere, ormai potevo chiamare quella forza quando volevo e senza sforzi. Questo mi diede la possibilità di concentrarmi totalmente sulla manipolazione dell’acqua.

   Al inizio riuscivo a controllare solo piccole sfere d’acqua e mantenerle in aria. Ma grazia agli eserciti e alla persistenza, le sfere diventavano sempre più grosse. Per aumentare la difficolta, Aqua mi ordino di dare delle forme a quelle sfere. Provare a farle assumere le sembianze di foglie, fiori e persino animali. Più miglioravo più i dettagli che Aqua mi chiedeva erano dettagliati, e non mi molava finché non facevo tutto alla perfezione.

   Quando diventai abbasta discreto nel manipolare che prendevo dal lago, mi mise ulteriormente alla prova. Questa volta dovevo addentrarmi nella foresta, e provare a raccogliere l’umidità e ogni goccia d’acqua che avevo nei dintorni. Era una maestra tremendamente severa e instancabile. Ogni giorno mi spingeva sempre oltre i miei limiti. E io grazie alla sua insistenza miglioravo sempre di più.

   Dopo circa dieci mesi dalla mia trasformazione in un deva. Stavo diventando abbastanza discreto nel controllare il mio elemento. Aqua ormai mi aveva tutte le basi di quel potere, spettava a me migliorarlo e diventare più forte. Per questo ogni giorno provavo a mischiare i miei esercizi di combattimento con quelli sull’acqua. Dovevo imparare a combattere al massimo e allo stesso tempo manipolare il mio elemento. Era una bella impresa, molto difficile, ma con il tempo cominciavo a prenderci la mano.

   Alla fine passo un anno, e io cominciavo a sentirmi pronto ad abbandonare quella foresta. Fu un anno molto impegnativo, ma anche molto bello e sereno, gli allenamenti mi avevano permesso di non pensare ad altro, che non fosse diventare sempre più forte. Con l’arrivo della primavera arrivo anche il momento che io cominciassi a intraprendere il mio viaggio.

   Nel corso dell’ultimo anno ho discuso molte volte con Aqua sui nostri piani futuri, su quello che avemmo fatto o dove saremmo andati. Alla fine tutti e due siamo giunti a una conclusione sensata. Visto che ero diventato un Deva era logico che io andassi a Drarress. Li con un po’ di fortuna, sarei riuscito a trovare alleati o un aiuto di qualche tipo.

   Sarei partito quella primavera, e mi aspettava un lungo viaggio. Non sapevo da che parte era Drarress, e nemmeno quanto tempo ci avrei impiegato nel arrivarci. Avevo alcune mappe, che avevo raccolto nel villaggio. Ma erano un po’ vecchie, e io non sapevo leggerle. Erano scritte in due lingue diverse, e io non ne conoscevo nemmeno una. Questo sarebbe stato il mio primo e il più grande problema, imparare le lingue dei umani e dei deva.

   Per il mio viaggio avevo tenuto solo una sacca con i vestiti che mi stavano meglio, e con le cose che mi sarebbero potuto servire. Per ricordare i miei genitori, avevo tenuto solo il bracciale di mia madre e il cappotto di mio padre, anche se era un po lungo.

   Lasciai il lago di mattina presto, ma non prima di aver salutato le mie amiche. La Driade mi avrebbe accompagnato fino al confine della foresta, mentre con le altre dovetti salutarmi li. Sui loro visi si poteva vedere un’ombra di tristezza per la mia partenza, ma i loro occhi erano fieri del uomo che ero diventato. In tutti quei anni da quando le avevo conosciuto, il mio animo era rimasto puro. Non ero cambiato nemmeno quando avevo perso tutto, non avevo macchiato il mio animo con la rabbia, il odio oppure con la sete di vendetta.

   Dopo tante parole di conforto e di speranza, e dopo lunghi abbracci e baci ci separammo. Io misi la mia sacca sulla schiena e accompagnato dalla Driade ci inoltrammo nella foresta. Quando stavo studiando la mappa con Aqua e le ninfe, la Driade aveva individuato con facilita la sua foresta e le strade che ci passavano vicine. Ci avrebbe accompagnato ad una di esse, e da li sarei stato completamente solo.

   Comminare con la Driade al mio fianco nella foresta, mi riportava alla mente moltissimi e bellissimi ricordi, di quando ero più piccolo e lei si era preso cura di me. Sembrava essere passato una vita da quei tempi, e il ragazzino che passeggiava con lei mano nella mano, sembrava essere morto. E al posto su era nato un giovane ragazzo, con ferite ancora aperte nel cuore.

   Ci misi una settimana per attraversare la foresta ed arrivare alla strada che indicava la mappa. Per tutto il tragitto mentre la driade mi ripeteva fino allo sfinimento di non fidarmi mai dei umani e dei deva, io avevo continuato i miei piccoli esercizi. Ormai li facevo ogni volta che potevo, erano esercizi semplici come accumulare l’acqua presente nell’aria e giocarci.

   Era pomeriggio quando uscimmo in strada, e io non sapevo ancora se ero pronto a salutare la mia amica. Lei e le altre ninfe, erano le uniche creature a quel mondo che mi conoscevano, o che io conoscevo. Fuori da quella foresta sarei stato da solo, in un mondo a me sconosciuto, e con nessuno a guidarmi o da considerare amico.

   Prima di separarci, mi diede un lungo abbraccio per poi mettermi una mano sulla guancia.

·         Abbi sempre cura di te, e non dimenticare mai chi sei. Il mondo qui fuori potrà anche essere crudele e spietato, ma tu hai la forza di superare ogni avversità. Gli orecchini che io e le mie sorelle ti abbiamo, sono un simbolo per tutte le ninfe di questo mondo. Se mai ti trovassi in difficolta e avrai bisogno di un aiuto, grazie agli orecchini tutte le ninfe che incontrerai saranno disposte ad aiutarti. Mi disse lei con un sorriso radioso.

·         Non so che cosa dire. E un dono stupendo, e ogni volta che li toccherò penserò sempre a voi. In tutti questi anni per me siete state delle amiche, delle amanti e persino una nuova famiglio. Non saprò mai come sdebitarmi con voi.

·         Non essere sciocco, non ci devi niente. Anche tu per noi sei molto importante, sei un figlio della mia foresta, cosi come tutte le creature che la popolano. Prima di separarci io e le mie sorelle, abbiamo pensato di farti donno di un altro regalo. Spero che ti ricorderai di lui. Mi disse prima di indicare una parte della foresta.

   Dal punto da lei indicato, usci un enorme e bellissimo stallone nero. Era il cavallo più grosso e più imponente che io avessi mai visto. Al garrese arrivava benissimo a un metro e novanta, mentre la testa mi superava di un bel po’. aveva una criniera molto lunga e liscia, cosi come la coda. E i suoi occhi, erano qualcosa che io non avevo mai visto in natura. Erano di un verde simili a quelli della Driade, e da essi si percepiva un’intelligenza fuori dal comune. Fu quando vidi le sue zampe che capi chi era quel stallone. La pelliccia intorno alle zampe era finca, e mi ricordai subito del piccolo puledro con cui giocai quando ero piccolo.

·         Dalla tua faccia vedo che l’hai riconosciuto. E il piccolo puledro con cui giocavi da piccolo, ma come puoi vedere ormai e diventato uno stallone. Mi disse lei sorridendo alla faccia che io stavo facendo.

·         Come mai e qui? Chiesi a lei, mentre lo stallone si avvicinava a noi.

·         Non ti ha mai dimenticato in tutti questi anni. Tra voi due, si e creato un legame molto stretto, per questo e qui. Non molto tempo fa, il guardiano di questa foresta e morto, e questo giovane stallone e venuto da me per prendere il suo posto.

·         Che cose un guardiano della foresta? Chiesi io curioso.

·         Il guardiano della foresta, e un animale che io scelgo. Lui ha il compito di mantenere la pace e proteggere tutti gli animali, di queste terra. io non posso essere da per tutto, per questo ho bisogno di un aiuto ogni tanto. Diventare guardiani della foresta, vuol dire assumersi quel compito. E per farlo la foresta ti da un aiuto. Come vedi e molto più grande di un cavallo normale, ma e anche più intelligente e vivrà molto di più, all’incirca come te.

·         Certo che e sorprendente. Non avevo mai visto un animale emanare questa presenza opprimente e reale. Li dissi mentre accarezzavo il muso del cavallo.

·         E difficilmente ne vedrai altri. Li ho chiesto di seguirti e di accompagnarti nel viaggio che intraprenderai nella tua vita. Spero che lo tratterai come un compagno fedele, e lo considerai un buon amico. Perché lui per te ci sarà sempre. Nella sua assenza ci occuperemo io e le mie sorelle dei suoi doveri, quindi spero apprezzerai il nostro regalo.

·         Non so che dire, e più di qualunque cosa io potessi mai desiderare. Come si chiama?

·         Lui e Thalion, abbine cura per me. Mi disse prima di darmi un ultimo bacio e scomparire tra gli alberi.

   Rimasi da solo con lui, li accarezzavo il muso e la criniera finché lui non mi diede un piccolo colpo con la testa invitandomi a salire. Con un salto, li saltai in groppa, e misi la sacca davanti a me. Con le mani mi tenevo alla sua criniera, e quando fui pronto lui comincio a galoppare.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: tectonik978