Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mistiy_Ronny    25/05/2016    4 recensioni
"Levi! " il chiamato arrestò i propri passi ma non si voltò.
" Là fuori, noi due ci rincontreremo sotto al sole " la voce tremante dall'emozione giunse così forte e chiara che non c'era bisogno d'aggiungere alcuna altra parola.
Levi andò avanti e un sorriso tirato si disegnò sul suo volto, voleva credere alla promessa silenziosamente stipulata.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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A passo di gambero


vecchi tempi- prima parte


Era calata una notte buia, priva di stelle e luna. Al di fuori della finestra tutto pareva immobile, neppure il vento si muoveva nell'oscurità. Il silenzio esterno rispecchiava quello interno: il castello era silente dato che tutti s'erano coricati, da ore avevano annunciato la “buona notte” ma Levi lo sapeva, si trattava d'una farsa dato che il giorno seguente era stata organizzata una spedizione al di fuori delle mura. Se l'immaginava i membri della sua squadra sotto alle coperte con gli occhi spalancati colmi di paura ed eccitazione. Chi morirà? Chi sopravviverà? Domande che verranno sanate quando il sole sarà alto, quando i cancelli delle mura s'innalzeranno.
Le notti precedute dalle missioni erano sempre così silenziose e Levi ne approfittò per starsene solo con i suoi pensieri, difatti era in cucina, sedeva al tavolo in compagnia d'una tazza di tè e i suoi pensieri erano tutti rivolti verso quel futuro così prossimo. Mentalmente rielaborava il piano di Erwin, non si domandò se andrà a buon fine perché non aveva alcun senso: potevano anticipare tutti gli imprevisti possibili ma alla fine si trattava sempre d'una questione di attimi, bisognava sempre avere la lama a portata di mano e gli occhi ovunque.
Decise di liberare la mente dal futuro prossimo focalizzando lo sguardo sulla notte nera e i pensieri camminarono all'indietro ritornando a un passato lontano.


. * .


Un giovane Levi camminava lungo un terriccio roccioso stando ben attento a non calpestare pozzanghere aquitrine. Ai lati di quella sotto specie di strada, c'erano case scosciate ricoperte di muffa e fango. Gli parevano delle tane per topi perchè solamente questi erano creati per vivere sotto terra.
Il fetore di piscio e fogna era devastante per le narici, stava andando a casa perché lì l'odore del disinfettante soffocava quello della muffa. Il desiderio venne soffocato da una distrazione: vide una nuca argentea appartenente a un vecchio uomo, l'andatura barcollante e le rughe profonde gli suggerirono che doveva avere più di sessanta anni. Lo seguì con lo sguardo e questo scomparì dietro le ante d'una lurida taverna. Lo seguì anche con il passo perché il vecchio doveva aver vissuto a lungo nel mondo sovrastante poiché nessun uomo nato nel ghetto riusciva a raggiungere quell'età. Proprio perché non erano ratti, la mancanza dei raggi solari provocavano delle debolezze nel sistema immunitario così molti finivano per morire precocemente a causa di qualche sciocchezza.
Aprì le ante di legno ammuffite per entrare in una stanza circolare cosparsa di tavoli occupati da uomini. Gli ubriaconi parlavano con toni vocali troppo alti per i suoi gusti. Nell'angolo a sinistra vi era una nicchia di gente che stava in piedi intrattenendosi nel gioco delle freccette, quelli erano i più rumorosi. Il suo sguardo andò al banco dove china vi era una testa argentata, lo sgabello accanto al suo era vuoto. Levi vi si sedette senza troppi complimenti

<< Vecchio >> disse secco e due occhi spenti dalle cataratte si voltarono.

<< Ti offro da bere >>

<< Tu sì che sei un bravo ragazzo! >> lo sguardo divenne subito allegro e come se temesse un repentino cambiamento d'idea, il vecchio si sbracciò attirando l'attenzione del barista, ma poteva fare anche con comodo poiché Levi non avrebbe di certo ritirato l'offerta. Kenny gli aveva insegnato a comportarsi così quando voleva sciogliere la lingua di un alcolista.


Due bicchieri di Gin si deposero sotto ai loro nasi. Il vecchio trangugiò avido una buona parte del liquido, Levi ne prese un sorso sentendo quanto bruciante fosse quella porcheria, lo depose di nuovo sul banco. Ovviamente la sua espressione non tradì alcun disgusto.
Quando constatò che il calice del vecchio era stato svuotato, decise che era giunto il momento di parlare.
<< Vecchio, presuppongo che hai vissuto a lungo in superficie >>
la nuca scompigliata annuì
<< Bene, allora devo … >>
<< Prendo un altro bicchiere, va bene ragazzo? >>
<< Sì >> sputò fuori irritato dal fatto d'essere stato interrotto
Arrivò il secondo bicchiere di Gin e Levi con un tutta la calma di cui disponeva, riagganciò il discorso.
<< Allora, hai vissuto a lungo fuori da questa topaia? >>
<< Sì, sì. Mi sono rintanato qua sotto perché ho assassinato uno della capitale reale, sai uno di quelli che indossano il cappello a cilindro >>
<< Questo non mi interessa >> sentenziò arido.
<< Quello che voglio sapere è come è la vita là sopra, sicuramente si sta meglio che in questo buco di merda, però voglio sapere come? Parlami anche dei giganti, sono una minaccia? >>
<< Oh, i giganti! Mi ricordo che quando ero un moccioso e andavo a scuola, un mio compagno di classe salì su dei trampoli indossando una maschera inquietante, gridò: “son un gigante, ora vi mangio tutti”. Nessuno si spaventò, ma quando quell'idiota cadde, dio quanto ridemmo! Rido ancora oggi al solo pensiero >>
<< Non mi interessa >> Levi serrò i denti reprimendo l'impulso di sferrare un pugno sulla mascella del vecchio << quello che voglio sapere è quanto è migliore la vita là sopra >>
Il vecchio lo fissò, l'euforia nata dal racconto di poco fa era svanita
<< Ragazzo, ho capito cosa vuoi dire. Certo ero giovane il corpo non mi faceva male ed ero pieno d'entusiasmo, allora stavo meglio rispetto ad ora. Un tempo non dovevo alzarmi sette volte a notte per pisciare, ora bevo una pinta di birra e dopo poco rischio di farmela addosso. Giusto … >>
Si alzò dallo sgabello portando la mano sulla patta del pantalone << vado al cesso >>
Levi non attese il suo rientro e s'immerse nelle strade della città.
Tutti parlavano di come erano giunti in quel posto, del crimine che avevano commesso come se fosse una sorta di manifesto, di pubblicità. Senza problemi lo narravano, eppure nessuno raccontava come era la vita là fuori. Era come se tutti eliminassero dal passato i raggi solari.
Sapeva che doveva uscire da lì, non sapeva cosa lo aspettasse al di fuori di quel soffitto roccioso ma ne era cero, sarebbe stato meglio vivere sotto una volta celeste piuttosto che schiacciati da stalattiti rocciosi. Questo era il suo unico scopo, racimolare più soldi che poteva per procurarsi dei documenti falsi e uscire da quello schifo, però avere qualche informazione in più sulla vita esterna gli avrebbe fatto comodo. Un domani si sarebbe ritrovato là fuori e avrebbe anche voluto conoscere la faccenda dei giganti che venivano qualche volta menzionati ma di fatto sembrava che nessuno li avesse mai visti.

Il flusso dei suoi pensieri venne spezzato da un grugnito quasi animalesco, Levi si blocca sui propri piedi dato che quel ruggito lo conosce fin troppo bene.
Si voltò e vide una ragazza che se ne stava con la schiena abbandonata contro il muro. La chioma bionda brillava nella semi ombra, gli occhi invece non emanavano alcun riflesso, erano fissi verso un punto ceco. Stava immobile mentre il grassone le si spalmava addosso, le metteva le mani ovunque, le dita tozze la percorrono da capo a piede, dalla bocca uscivano grugniti sconnessi quando non era impegnata a leccare il profilo della giovane.
Poteva andarsene, girare i tacchi e proseguire per la sua strada dato che non era in cerca di rogne, ma successe. La ragazza girò il capo come se si fosse accorta della sua presenza, lo fissa e i suoi occhi erano due pozzi neri nel quale non si poteva far altro che sprofondare.



<< Lo hai steso con un calcio? >> disse la ragazza incredula nell'osservare il vecchio riverso a terra.
<< Non è morto, perciò ti conviene sloggiare >> difatti il vasto pancione si muove con una certa fretta, su e giù. Levi era intervenuto perché non era stato in grado di mettere a tacere la coscienza, a dirla tutta non l'ascoltò appieno: quest'ultima voleva uccidere, voleva vedere il vecchio porco morto con le budella squarciate. La sua coscienza sarebbe stata soddisfatta, lui no, non voleva seguire le orme di Kenny per diventare “Levi lo squartatore”.
Girò le spalle pronto per tornare a casa.
<< Aspetta! >>
Con una certa noia arrestò i propri passi, non voleva alcun ringraziamento, era intervenuto solamente per soddisfare un desiderio personale.
Lei si piazzo dinnanzi a lui a tre dita di distanza, per istinto Levi arretrò d'un passo, mai stare troppo vicini a una persona, per quanto piccola ed innocua quella potrebbe tirare fuori un pugnale. Kenny gli aveva insegnato così.
<< Il mio nome è Erika >> disse abbozzando un sorriso.
<< Levi >> disse lui secco, non avevano altro da di dirsi perciò era giunto il momento d'andarsene ma successe. In uno scattò lei accorciò la distanza e le sue labbra si posero sulle sue combaciando alla perfezione. Levi rimase granitico con gli occhi sbarrati dalla sorpresa, reagì solamente nel momento in cui sentì la lingua estranea intrufolarsi oltre le labbra.
Levi si staccò facendo un balzò all'indietro, portò le mani alla bocca umida riscoprendosi sorpreso,accaldato e sconcertato.
<< Che c'è? Hai forse avuto delle brutte esperienze col sesso? >> chiese lei allarmata dallo sguardo che le stava rivolgendo, pareva aver voglia di sgozzarla.
<< Scusa, io volevo solamente ringraziarti >> disse lei senza avvicinarsi. 
Levi s'asciugò con la manica della camicia la bocca umida e si ricompose ricercando quell'autocontrollo che non riuscì a riacquistare, era percosso da troppe sensazioni.
<< Potevi evitare, non voglio i tuoi fottutti ringraziamenti >>
Levi le cacciò un ultima occhiata rognosa e svanì con velocità dalla vista lasciando una ragazza senza domande e risposte, non aveva visto nessun uomo reagire in quel modo ad una sua attenzione.


Levi sbattè la porta con rabbia.
La prima cosa che fece fu quella d'andare in bagno, acchiappò lo spazzolino e prese a spazzolarsi il denti con furia. Sciacquò la bocca, sputò riprendendo a spazzolare con frenesia la cavità. Le gengive avevano preso a bruciare ma non gli importava, la bocca era sporca e quella sporcizia pareva non volersene andare.
Prese a lavarsi il viso con foga, anche quello gli pareva lercio.
Era arrabbiato, non per il bacio in se ma per le sensazioni che gli aveva arrecato. Era un ventenne e come tutti i giovani aveva fatto i conti con le sensazioni elettriche derivanti dalla giovinezza, ma nonostante ciò mai, neppure per un secondo, gli era saltato alla testa l'idea di intrattenersi nel calore d'una donna. Le ragioni erano tante, di fatti era un ragazzo dall'aria scontrosa, i suoi modi di fare poco gentili non attiravano affatto l'altro sesso, e poi aveva tante cose da fare. Stava racimolando denaro per uscire dalla città sotteranea, era un progetto ambizioso che richiedeva tutte le sue energie, non poteva spendere queste ultime per coltivare la sessualità. Inoltre l'idea di toccare qualcuno gli pareva così sporca come il bordello in cui era vissuto. L'odore della muffa s'appiccica ovunque, nei muri, nelle strade, sui vestiti, nei capelli. Non importava quanto ti lavassi, l'odore ti s'addossava come una seconda pelle, non voleva odorare il fetore addosso ad un'altra persona.
Era strano, nonostante tutti questi elementi, la bocca dello stomaco s'era chiusa.
Una sensazione solleticante correva lungo tutta la lunghezza della pelle.
Era stato disgustoso ma ne voleva ancora, voleva sentire di nuovo quelle labbra color pastello sopra le sue.
L'incisivo affondò nella carne morbida, il fatto che gli fosse in un qualche modo piaciuto, gli faceva schifo. 


Buona sera! :)

Questa piccola long (sarà lunga all'incirca otto capitoli), è in corso da così tanto tempo che finalmente mi son decisa a pubblicare il primo capitolo.
Non voglio anticiparvi nulla di questa storia, posso solamente dirvi che i capitoli sono quasi tutti scritti e pubblicherò con cadenza regolare ( non lo prometto ma ci proverò >.< )

Spero che questo primo capitoletto vi sia piaciuto e non vedo l'ora di conoscere le vostre impressioni.

un abbraccio grande

Mistiy

   
 
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