PARTE PRIMA
Aira stava passando il tempo curiosando su un sito di fotografia quando trovò un link che diceva : “La famosa fotografa Katrine Woods parte per un progetto itinerante in giro per il mondo”, fu subito interessata dall'articolo, adorava i lavori della Woods ed inoltre aveva solo 3 anni più di lei ma aveva già portato a termine notevoli progetti professionali ed interpersonali!
Leggendo lo scritto risultò che Katrine avrebbe tenuto alcune conferenze aperte al pubblico nella parte iniziale del suo viaggio, prima di passare un anno e mezzo completamente isolata dal mondo alla ricerca della vera essenza della Terra.
Il ciclo di conferenze era già iniziato (l'articolo era vecchio di due settimane) ne manca solo una che, neanche a farlo apposta, si sarebbe tenuta l'indomani a Roueh, città a sole 4 ore di macchina da Blueville.
Aira chiuse la pagina web e rimase a guardare il centro del desktop per almeno 5 minuti, la mente silenziosa e volta alla ricerca di una qualche segnale di assimilazione dell'informazione appena ricevuta.
*Era troppo bello per essere vero! Aveva sempre sognato di poter ascoltare la Woods dal vivo, sapeva a memoria tutti i suoi progetti e avrebbe avuto, se Dio avesse voluto, l'occasione di potersi confrontare di persona con una delle più importanti ispirazioni che aveva!*
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L'ho tralasciato perché fino ad ora di irrilevante importanza ma tra le innumerevoli attitudini di Aira vi era anche quella per la fotografia. Nonostante seguisse più o meno tutto ciò che aveva una parvenza di artistico ed introspettivo, la fotografia giocava un ruolo di primario interesse nella sua vita e quindi Katrine era una specie di idolo irraggiungibile e fantastico.
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Finalmente uscì dalla trance catatonica che l'aveva assalita e si decise: doveva partire.
E doveva partire al più pesto!
Come al solito si era persa nelle sue fantasie ed erano ormai le 3 di notte la conferenza sarebbe iniziata da lì a 5 ore e aveva almeno 4 ore di macchina da percorrere.
Aira saltò in piedi quasi trascinata da una forza sovra umana e inarrestabile; afferrò al volo uno zaino e ci infilò dentro portafogli, chiavi, un cambio, un thermos pieno di caffè e l'immancabile macchina fotografica. Si preparò più in fretta che poteva, scrisse una lettera ai genitori (vivevano in un paese li vicino) e uscì di casa chiudendo a chiave la porta.
L'orologio del telefono segnava le 3:37
“Ottimo” pensò e accese il motore della macchina preparandosi al lungo viaggio.
Alle 7.45 era a Roueh con in corpo più caffè che soffio vitale e trasportata solo dall'inerzia del viaggio in macchina e dall'adrenalina di poter finalmente assistere ad una delle conferenze della Woods.
Arrivò al luogo dell'incontro leggermente in ritardo, il posto era ghermito di persone, quindi Aira rimase discretamente in piedi in fondo alla sala per non disturbare; mantenendo rigorosamente addosso gli occhiali da sole per mascherare la sua faccia da “notte insonne e 4ore di guida per essere qui”.
Guardandosi intorno notò divertendosi l'innumerevole numero di occhiali presenti, oltre ai suoi, tutti da vista.
La sala era piena di studentelli di università quattrocchi perfettini nei loro pullover color kaki, intervallati qua e la da qualche pensionato o padre di famiglia fotografi amatoriali.
Così che Aira, se non per il fatto di essere arrivata per ultima, sarebbe sicuramente stata notata per il suo abbigliamento: jeans strappati, scarpe da ginnastica e giacca di pelle.
I suoi vestiti spiccavano lì in mezzo secondo lei come una rosa rossa in un campo incolto o, secondo loro, come un brutto anatroccolo in mezzo a passerotti.
Gli sguardi di scherno furono più di uno ma la ragazza non se ne accorse nemmeno tanto era presa dall'imminente arrivo di Katrine.
Quando finalmente la vide entrare nella stanza, con un luminosissimo sorriso e con vestiti non meno “trasandati” dei suoi (indossava jeans scuri ed una camicia a quadri) Aira pensò che forse qualcosa in comune lo avevano.