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Autore: Cest97    27/05/2016    0 recensioni
La storia di una ragazza sfortunata che ripensa alla propria vita sul tetto della biblioteca della propria città.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due persone qualunque che si stringono in una stanza buia.
Due amanti contro il mondo intero.
Due anime tormentate che si proteggono dal vento dell’universo, che li sferza e cerca di staccarli dal suolo per portarseli via, farli ruotare e schizzare lontano nel nulla.
Qualche bacio umido scambiato come consolazione reciproca.
“Non possiamo farlo” dice lei, piano.
“Non voglio rinunciare a te per questo”
“… forse nascerà normale”
“No, sappiamo che non accadrà. Ma non voglio arrendermi al mondo, non voglio piegarmi”
“Forse nascerà normale …” continua a ripetere lei imperterrita.
“Sai che non sarà così”
“Ma allora perché? Perché dovremmo?”
“Perché questo siamo noi”
Così doveva andare, così me li immagino i miei genitori quando presero la terribile decisione di concepirmi.
Fingo che avessero un’idea di cosa li aspettasse, fingo che si amassero realmente, fingo di non essere una svista.
Fingo che non siano stati solo due egoisti che ben sapendo cosa avrebbero prodotto si sono lasciati trasportare da un temporaneo e sfuggente attimo di ‘passione’, ma non chiamiamola passione.
Mai lo farei.
La realtà è che gli uomini seguono il proprio pene più del cervello, e che le donne sono talmente stupide da concedersi a cani e porci, da farsi raggirare, credere ai principi delle menzogne e, in men che non si dica, da ritrovarsi incinte.
Me la sento di condannare ogni singolo individuo di questo infame pianeta? Si.
Tutti uguali, tutti falsi, tutti animali.
Io? Anche io, sono l’animale peggiore che esista.
Questo perché tutti hanno un branco a cui tornare, appartengono a qualcosa, ma non io.
Io sono sola.
Do una schicchera alla cicca e la faccio volare giù dal tetto, la vedo precipitare fino a spegnersi piombando in una pozzanghera e andando a fondo di colpo annerita.
Che vuoi che ti dica, anche io ho i miei vizi.
Ti stai chiedendo di cosa voglia parlarti?
Spero tu lo stia facendo, perché personalmente non riesco a smettere.
Diciamo che mi andava di chiacchierare, un diario mentale per capire cosa ci sia di sbagliato in me. Ho trovato giusto cominciare dall’inizio, dall’origine della mia persona, ancora prima che esistessi.
Ma effettivamente io non ero presente, e potremmo dire che neanche i miei genitori erano lì; c’erano quando hanno deciso di abbandonarmi ad un orfanotrofio, e ovviamente c’ero anche io, e sicuramente un ipotetico resoconto di quella calda giornata estiva potrebbe essere più interessante, attendibile e veritiero di un mio personale vaneggio sull’istante in cui mio padre ha penetrato mia madre.
Strano, voglio raccontarti di quel momento preciso.
Perché, è disgustoso, smettila, ti prego …
No.
Scusa, storia mia, regole mie.
Comunque sia, tornando alla procreazione … si, loro non c’erano.
Non con la testa almeno, probabilmente i loro cervelli erano occupati a fare altro, o avevano una grave carenza di ossigeno, o erano strafatti.
Ho qualche ricordo dell’appartamento in cui vivevamo e potrei essere fortunata nel caso fossi stata creata sul pavimento, lo preferirei al letto marcio della loro camera, o al divano ricoperto di pezze, macchie e peli di cane.
Ah, te lo dico subito, odio i cani.
Si, esatto, mi dispiace caro amante degli animali ma il mio era solito ringhiarmi e mordermi, e mi dispiace se si trattava di un caso particolare, se lo picchiavano, se non gli davano mai da mangiare e via discorrendo, resta il fatto che ho un pessimo passato con gli appartenenti a quella specie. E continuerò ad averlo.
Sento già il suono dei tuoi passi mentre ti allontani per smettere di ascoltarmi (metaforicamente parlando), fai pure, non saresti il primo e sicuramente non saresti l’ultimo, solo uno di una lunga serie.
Mentre pensi a cosa fare, se valga la pena perdere tempo con una come me oppure no, io mi avvio verso casa.
Ti dispiace? Spero di no.
Mi piace venire sul tetto della biblioteca a fumare, mi schiarisce le idee e mi permette di pensare, non penso mai a nulla di bello ma è apprezzabile anche solo avere occasione di prendere una boccata d’aria.
Che poi questa sia densa di tabacco ha poca importanza.
Ma anche questi momenti devono avere una fine, e la fine di oggi è già arrivata.
Mi sono rotta di parlarti, continuiamo un’altra volta. Facciamo … stessa ora, stesso luogo?
Che tu ci creda o no mi ha fatto quasi piacere parlarti.
   
 
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