Serie TV > I Borgia (Faith and Fear)
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Autore: heather16    28/05/2016    1 recensioni
"Le campane delle chiese suonarono. Roma era un concerto a tre rintocchi. Lei non poteva resistere. Per una notte lo voleva, per poi lasciarlo per sempre."
eccomi tornata con un'altra flash-fic! fatemi sapere cosa ne pensate, il vostro parere è importante!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cesare Borgia, Lucrezia Borgia
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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-Resterò qui a vegliare alla tua porta.-

la serratura scattò. Lucrezia si accasciò alla parete. Il giorno dopo sarebbe stata una sposa, sarebbe partita per Ferrara. E Cesare? Cosa ne sarebbe stato di loro? Quando lo avrebbe rivisto? Si mise a letto, guardando sul manichino il suo vestito da sposa. Ricordò quella notte lontana, in cui lo aveva baciato. E poi lei si era sposata, e poi era rimasta vedova. Sembrava sempre che, in un modo o nell’altro, Cesare riuscisse a uccidere i suoi uomini. Ma questa volta non lo avrebbe fatto. Alfonso D’Este sarebbe stato suo marito. Per sempre. Lucrezia inorridì nel rendersi conto che vedeva la salvezza del futuro coniuge dalla spada di Cesare quasi come un peccato. Le campane delle chiese suonarono. Roma era un concerto a tre rintocchi. Lei non poteva resistere. Per una notte lo voleva, per poi lasciarlo per sempre. Nel suo sospiro c’era un singhiozzo soffocato.

 

Dall’altra parte della porta, Cesare sedeva in terra. Non dormiva, come al solito. La sua testa era affollata di pensieri malinconici, dolorosi. Il giorno dopo la sua Lucrezia sarebbe stata di qualcuno. Non sua. Mai e mai più. Si ritrovò a desiderare di essere Alfonso D’Este. Per un attimo pensò che se avesse potuto, avrebbe rinunciato al suo dominio, alla sua fama, a se stesso, solo per poter stare al fianco della sorella. Chiuse gli occhi e si rivide a ballare con lei, davanti agli occhi di tutti. E lui sapeva che Alfonso credeva, che tutti credevano che Lucrezia in fondo sarebbe stata per sempre sua. E poi ricordò il rumore dei loro passi nelle stanze vuote, le loro risate che spezzavano il silenzio pesante di quella notte prima delle nozze, illudendosi che quelle ore sarebbero potute durare in eterno. Se solo avesse potuto stringerla fra le sue braccia,un momento e per sempre. Entro la sera del giorno dopo, sarebbe stato di nuovo Cesare Borgia, una gloriosa furia a cavallo, un soldato, un re. Ma quella notte, lui era solo schiavo dell’amore proibito e bruciante.

Tre rintocchi di campana.

La porta cigolò. E come una visione, Lucrezia apparve dalla camera da letto con un lume in mano. Il moro cadde con la schiena per terra, che prima era appoggiata alla porta ora aperta. La guardò con gli occhi spalancati. Lei abbozzò un sorriso timido: - è vero che non dormi mai, allora.-

Cesare la guardò, i suoi occhi azzurri esplorarono il viso della sorella, i suoi capelli, le sue mani. Si alzò e la seguì dentro. Lei si chiuse la porta alle spalle.

Non parlarono, nemmeno una volta. Lei lo strinse forte, pianse. Le lacrime di lei bagnarono il viso di lui. Il giorno dopo sarebbe tutto finito. Quella notte non si guardarono negli occhi nemmeno una volta. Cesare se ne andò quando lei ormai dormiva. Lucrezia era sua.  Al mattino la futura sposa si svegliò nel suo letto, con le coperte che l’avvolgevano. Addosso aveva ancora l’inconfodibile odore del fratello, unico ricordo di quell’ultima, unica, notte. Era il giorno delle sue nozze. Sarebbe stata una D’Este.
  
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