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Autore: Mimithe_Moonlight    29/05/2016    0 recensioni
Quando eravamo piccoli i nostri genitori ci leggevano fiabe e favole in cui il Bene vinceva sul Male e la magia regnava sovrana. Storie che proiettavano i nostri sogni di bambini in un universo in cui il Per Sempre felici e Contenti era sempre facile da ottenere. Ma cosa succederebbe se i personaggi di quelle storie fossero proiettati nel nostro mondo? Il mondo reale dove non esiste solo il Bianco e il Nero perchè il confine tra di essi è sbiadito e confuso?Cosa accadrebbe a un'innocente Cappuccetto Rosso o Cenerentola, se nascesse nella realtà e vivesse qui la sua vita? Cosa cambierebbe? Ecco cosa voglio raccontare in questa storia che avrà dei contorni un po' cupi, dove Alet, la Fiaba ci racconterà le storie dei nuovi personaggi. Non aspettatevi quindi che raggiungere la felicità sia per loro così semplice ma se vorrete leggere allora io e Alet saremmo felici di avere la vostra compagnia in questo viaggio.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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LA RAGAZZA E IL LUPO


La prima di cui seguii le tracce fu una bambina conosciuta nelle fiabe come Cappuccetto Rosso. Era una bambina sempre felice e gentile con tutti. Era. Ma fu catturata dalla realtà di questo mondo e un po’ di quella spensieratezza sparì. Quando la trovai era già grande e viveva nella periferia di una grande città. Gli abitanti chimavano quella zona della città “The Wood” perchè molti anni prima lì a fianco erano state piantate decine di piante e alberi vari per rendere la zona cittadina più verde. L’unico problema fu che la gestione cittadina iniziò a trascurare quei luoghi dove la natura prese piano piano forza soffocando il resto delle infrastrutture. Le case furono ricoperte di edera e piante rampicanti mentre gli alberi presero a crescere anche in mezzo alle strade rendendo il quartiere una sorta di paese a se stante. Non so se fu una coincidenza se i genitori della nuova Cappuccetto si stabilirono là ma sicuramente questo aiutò me a trovarli.Quando la loro figlioletta nacque, forse ricordaandosi inconsapevolmente del cappuccio che portava nella foresta delle fiabe, la chiamarono Scarlet. Crebbe felice nonostante tutto, lei e i suoi genitori erano molto uniti, e soprattutto il suo legame con il padre era fortissimo. Ma purtroppo non sempre le cose vanno nel verso giusto. A causa degli incendi dilaganti a The Wood , si decise di istituire un corpo di pompieri specializzati per contenerli. Suo padre era uno di questi e non dimenticherò mai le lacrime che solcavano il suo viso ancora bambino mentre guardava la tomba del padre che veniva calata nella terra. Era morto così, per un semplice fiammifero lasciato acceso che aveva incendiato un intero palazzo. Ne aveva salvati molti ma non era riuscito a salvare se stesso. Sua moglie non riusciva più a parlare o ad uscire per il dolore che provava. Iniziò a bere chiudendosi nella loro stanza a piangere e piangere senza mai fermarsi. Scarlett dovette quindi crescere in fretta per fare in modo che la loro famiglia ormai distrutta non perisse definitivamente. 
Gli anni passarono e lei crebbe diventando una ragazza dai lunghi capelli color cioccolato fondente con gli occhi blu oltremare. Era alta con lunghe gambe magre e il corpo snello e veloce grazie al fatto che sin da piccola giocava ad arrampicarsi sugli alberi. Quegli stessi alberi che ormai odiava ma in mezzo ai quali era costretta a vivere.
La trovai una sera tardi, mentre tornava a casa dal suo lavoro part-time. Era stata assunta da una giovane ragazza Clarisse, che ormai tutti chiamavano Granny. Questa aveva infatti lunghi capelli argentati come quelli di un’anziana signora, che le arrivavano fino a metà schiena. Era la più bella ragazza del quartiere, con le sue lunghe gambe e il fisico slanciato. Le curve aggraziate e il seno pronunciato avevano spesso fatto girare la testa a molti ragazzi. Sicuramente lei non lasciava molto all’immaginazione di questi poveretti, dal momento che indossava sempre vestiti piuttosto succinti che le fasciavano il corpo perfettamente. Scarlet un po’ invidiava tutta quella sua sicurezza, non che lei non fosse bella, ma semplicemente non sapeva usare le sue qualità come faceva Granny.
La mia vecchia amica Cappuccetto lavorava al locale  come barista da qualche anno, ed è proprio allo ‘Sweet Bastards’ che la rividi per la prima volta. Proprio da lì la vostra Alet, inizierà la sua storia.

Era una sera d’inverno e il vento soffiava impetuoso fra le fronde degli alberi di The Wood. Una giovane ragazza camminava svelta districandosi fra gli arbusti attraverso i pochi sentieri che la popolazione del quartiere si era creata. Sopra di lei il cielo plumbeo minacciava pioggia. Si strinse nella felpa rossa che indossava tirandosi su il cappuccio del medesimo colore. Era un regalo di suo padre, quando gliel’aveva data aveva solo dieci anni e le stava enorme, quell’uomo non era un granchè a scegliere le taglie, ora invece le stava appena lunga sulle maniche che aveva rimboccato leggermente. 
Ammetto che ci misi un po’ a riconoscerla, il suo passo fiero e la sua espressione decisa mi                                                                                                       avevano portato fuori strada ma quel cappuccio era inconfondibile.   
              Forse che un po’ delle fiabe fosse rimasta in lei e nella sua famiglia?
Scarlet era il nome di quella ragazza dagli occhi blu cobalto. Entrò in un locale le cui luci erano ancora spente ma l’insegna splendeva già luminosa. ‘Sweet Bastard’ diceva ammiccante. La giovane si sistemò nel piccolo locale adibito a spogliatoio e indossò l’uniforme, una semplice camicia nera e un paio di shorts di jeans. Ai piedi calzò le sue fedeli all-star nere preparandosi al lavoro che l’aspettava.Raccolse i capelli sopra la testa legandoli stretti in modo che non le ricadessero sul viso e aggiustò il trucco sciolto dalla leggera pioggerella che aveva iniziato a cadere mentre stava arrivando. Si voltò ritrovandosi davanti la proprietaria nonchè capo-cameriera del locale. Clarisse le sorrise radiosa sistemandosi la camicetta bianca dentro la minigonna nera e aggiustando il nodo al finto cravattino. Si avvicinò a lei con passo sicuro nonostante i notevoli tacchi a spillo facendo ondeggiare la capigliatura argentata che era legata in una coda di cavallo. Scarlet si era sempre chiesta se la giovane che tutti ormai chiamavano Granny se li tingesse per qualche oscuro motivo o se fosse semplicemente un po’ pazza. Tuttavia era la migliore amica che avesse e non poteva permettersi di perderla per una sciocchezza del genere. Con un sorriso l’amica le sciolse i capelli e le aprì i primi bottoni della camicetta
-Cosa ti ho sempre detto sul regolamento?-
-Sexy e provocante, lo so, ma tanto io faccio la barista!-
-Proprio per questo devi esserlo ancora di più! Dove sono i tuoi tacchi?-
-Lo sai benissimo che io e quegli affari non andiamo d’accordo- Lei sapeva cosa era successo l’ultima volta che l’amica ne aveva messo un paio per il suo primo appuntamento con un ragazzo conosciuto al locale. Dopo essere inciampata nei suoi stessi piedi ed essergli caduta addosso sicuramente il fatto di avergli rotto il naso nel tentativo di ritirarsi su non aveva proprio aiutato il giovanotto a farsi una buona impressione di lei. 
-Su, su Scarlet ti ho regalato apposta quegli stivali in modo che tu ti senta più a tuo agio-
-Dai, fa questa eccezione per me ti prego!-  L’albina scosse la testa passandole il paio di stivali alti con il tacco a spillo. 
-Le regole sono regole anche per te amica mia- La ragazza sbuffò scalciando via le scarpe da ginnastica e infilando quelli che lei considerava come strumenti da tortura alla moda. Certo le donavano qualche centimetro in più ma le era quasi impossibile camminare dal poco equilibrio che le causavano. Appoggiandosi al muro si alzò faticosamente gettando un’occhiataccia all’amica. 
-Sei responsabile delle vesciche che mi verranno-
-Me ne farò una ragione- rispose ridendo lei.
Le due si presero a braccetto e si allontanarono verso la sala pronte per aprire.

La serata trascorse come tutte le altre da quando Scarlet lavorava lì. Ore al bancone a sorridere con fare provocante shakerando drink per tutti i clienti. La maggior parte di loro ormai Scarlet li chiamava per nome e molti facevano lo stesso con lei. L’unica nota di novità era stata il giovane ragazzo con i capelli corvini che l’aveva sorretta quando, come previsto, era inciampata nei suoi tacchi a spillo in modo decisamente poco sexy. Le aveva regalato un sorriso furbo prima di tornare a ridere con i suoi amici. La ragazza non aveva mai vista nessuno di loro al locale prima di allora ma erano piuttosto ricchi a giudicare dai vestiti firmati e dagli orologi costosi. Sorrise sotto i baffi, ecco le sue nuove prede. Perchè purtroppo le serviva qualche furto ogni tanto per arrivare a fine mese comprando le medicine per sua madre e il necessario per non sembrare una totale stracciona. L’avevano beccata qualche volta ma ormai era una veterana di quel lavoro e comunque sapeva correre veloce. Doveva solo aspettare la fine del turno e prepararsi. Quei ragazzi non erano molto furbi. “Se conosci The Wood non vai in giro con il portafogli che spunta dalla tasca di dietro dei tuoi pantaloni da riccone”. Pensava con disgusto Scarlet seduta a gambe accavallate sul suo bancone. Non le piaceva la gente dei quartieri alti. Troppi pieni di sè e sicuramente non degnavano manco di uno sguardo i loro più poveri vicini delle zone malfamate. E poi The Wood non sarebbe neanche diventata così mal tenuta se qualcuno di loro avesse impiegato un po’ di quei soldi per aiutarli. Si guardò le unghie decorate da uno strato mangiucchiato di lucido smalto nero. Insomma lei faceva un po’ come Robin Hood, a eccezione della parte sul dare ai poveri. Ma ognuno fa quello che deve per soppravvivere no?
Finalmente il turno era finito. Scarlet era seduta sulla panca davanti al suo armadietto guardando sconsolata le sue all-star. Un grosso buco sotto la suola si era aperto con il tempo, il che non sarebbe stato un problema se non fosse stato per il fatto che fuori diluviava. Le rimaneva solo una cosa da fare. Si infilò nello zaino le scarpe da ginnastica e afferrò gli stivali. A mali estremi, estremi rimedi. Dopo aver salutato con un sorriso l’amica Granny, si calò il cappuccio sulla testa ed uscì seguendo a debita distanza il giovane ragazzo corvino che si era separato da poco dai suoi compagni. Ridacchiò osservvando compiaciuto che il portafoglio era ancora al suo stupido e inutile posto nella tasca di dietro. “Complimenti il tuo cervello è inversamente proporzionale al tuo patrimonio” pensò accelerando per portarsi più vicina. Allungò la mano verso la tasca del ragazzo facendo finta di scontrarlo per sbaglio con la spalla. Si voltò verso di lui rivolgendogli un sorriso fintamente dispiaciuto mentre si infilava in tasca il suo portafoglio. Lui la guardò confuso per un attimo poi lo vide sollevare un angolo delle labbra mentre faceva scattare in avanti la mano e le bloccava il polso.
-Allora dove pensi di andare cara barista, con il mio portafoglio?-
-Si può sapere di che diavolo stai parlando?!- esclamò la ragazza mentre lui le afferrava l’altra mano costringendola a tirarla fuori dalla tasca mostrando la refurtiva.
-Di questo-
-Merda...- sussurrò la ragazza cercando di divincolarsi. E come se non bastasse ecco spuntare in lontananza la divisa blu di due poliziotti. “Oggi è proprio la mia serata” pensò Scarlet sollevando gli occhi al cielo mentre il ragazzo attirava l’attenzione dei due agenti. Lei alzò un attimo lo sguardò verso di lui per osservarlo meglio. Lunghe ciglia nere contornavano un paio di occhi grigio chiaro in cui ricadevano i ciuffi troppo lunghi dei capelli lisci e neri. Era più alto di lei di almeno una testa buona. La sua presa salda lasciava intendere che a celarsi sotto quella camicia bianca leggermente stropicciata si nascondesse un fisico forte e scolpito. Scossa la testa allontanando da lui lo sguardo imbarazzato e aguzzando la vista verso gli agenti in arrivo. Le sembrò di riconoscere uno dei due, anzi non si sbagliava lei uno di loro lo conosceva e anche bene. 
-Scarlet, di nuovo tu?- La ragazza sorrise al vecchio amico di suo padre. Le coincidenze avevano portato proprio Max ad arrestarla.
-Sai ogni tanto succede, è assurdo però che debba provare a derubare qualche idiota dei quartieri alti per vederti-
-Io sarei qui presente- disse il ragazzo schiarendosi la voce.
-Shh, con te finiremo più tardi. Come sta la famiglia vecchio mio?-
-Niente da lamentare, devo ammettere che ce la caviamo piuttosto bene-
-Vai ancora a caccia? Non mi hai più invitato, mi sento leggermente offesa-
-Sentite per quanto sia felice di assistere a questa riunione fra amici non potremmo occuparci del fatto che questa ragazza mi stesse derubando?- Intervenne il giovane con gli occhi spalancati e la vena del collo che pulsava per la rabbia.
-Io in realtà vedo semplicemente un ragazzo che trattiene una giovane donna per i polsi impedendole di allontanarsi e che questa CASUALMENTE tenga in mano il suo portafogli magari caduto per terra. Questo atteggiamento da parte sua, signore, potrebbe farla arrestare per aggressione se non per molestie sessuali-
-Molestie sessuali?!- Esclamò il giovane arrossendo con gli occhi spalancati.
-Ma se lei la lasciasse potrei essere disposto a chiudere un occhio- continuò Max
-Inoltre se la ragazza glielo restituisse, magari lei sarebbe disposto a chiudere un occhio? Almeno per questa volta- Il giovane abbassò lo sguardo verso di lei incrociando il blu degli occhi della ragazza che riflettevano la poca luce dei lampioni. Ci pensò qualche secondo e poi annuì.
-Scarlet...-
-Ma Max era una preda facile!- esclamò lei con uno sbuffo.
-Non così tanto se ti ho beccata!-
-Stai zitto damerino, sto parlando con l’agente- Nel frattempo il collega di Max ridacchiava sbocconcelando cibo cinese da un contenitore maleodorante.
-Il tuo collega domani avrà la dissenteria, spero non abbia ordinato da Made In Asia, quelli ci mettono il cane nel cibo cinese- Il giovane agente sputò subito affianco a se il poco cibo che stava mangiando guardandolo disgustato mentre Scarlet rideva.
-Scarlet, molla il portafoglio- disse il più anziano guardandola serio. Fine dei giochi. La ragazza lasciò la preziosa refurtiva al ragazzo che la afferrò con fare circospetto per poi reinfilarla al solito, stupidissimo posto.
-Tu non imparerai mai la lezione vero?- sussurrò la giovane alllontanandosi da lui con le mani nelle tasche della felpa. Lui la guardò probabilmente perchè aveva sentito qualche arola del suo borbottio.
-Allora se a voi due baldi giovani non dispiace io e il mio amico ci andremmo a fare il nostro giro di Ronda, ciao Scarlet, salutami tua madre-La ragazza rispose con un cenno del capo mettendosi subito in marcia verso casa. Stava camminando già da un po’ quado una mano la prese per la spalla costringendola a voltarsi. Scarlet si ritrovò a fissare negli occhi il giovane di prima che le sorrideva leggermente imbarazzato.   
- Ti accompagno a casa-
-Non ce n’è bisogno, me la cavo benissimo da sola-
-Lo so, ma è tardi e siamo a The Wood- Lei lo guardò esasperata per la sua cocciutaggine.
-Senti fai come vuoi- Rispose lei incamminandosi sentendo dopo poco il passo leggero del ragazzo al suo fianco. 
-Scarlet, giusto?-
-Non fraternizzo con i figli di papà-
-Io mi chiamo Jonathan, Jonathan Wolf-
-Ma io dico sei sordo? Smettila di parlarmi- Esclamò Scarlet mentre con un ghigno si infilava il portafoglio del ragazzo magistralmente rubato nella tasca della felpa.

Angolo dell’autrice.
Hello everybody! come state? pultroppo quella che doveva essere una raccolta di storie brevi si trasformerà in una raccolta di one-shoot in quanto, già questo capitolo mi stava venendo troppo lungo e non vorrei asfissiarvi con troooooooppe parole quindi vi butto lì la prima parte della storia su, come avrete capito, Cappuccetto Rosso. Ammetto di non sapere perchè ho iniziato proprio da questa fiaba ma mi è venuta in mente durante l’ora di greco e ho deciso di buttarla giù. La seconda parte è già in via di scrittura quindi potrei aggiornare anche prima di un mese. Perciò rimanete pronti e allerta che non si sa mai quando la metterò. Fatemi sapere cosa ne pensate e ringrazio che ha già recensito. Un bacione a tutti.
Darkalyce che fra poco, se EFP me lo permette, diventerà Mimithe
   
 
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